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Autore: Ariana_Silente    15/09/2014    2 recensioni
"Si sentiva confuso, il suo vero padre non aveva detto niente per difenderlo quel giorno, quando era stato portato via; lord Stark, anche se era il bastardo che aveva contribuito alla morte dei suoi fratelli e alla sconfitta di suo padre, aveva detto poche parole, ma erano bastate a difenderlo da quanti avessero dei conti in sospeso con gli Uomini di Ferro."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Theon Greyjoy, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'astinenza da Cronache si fa sentire, purtroppo. Questa è una storia che riguarda Theon attraveso gli anni. Questo primo capitolo in particolare e il secondo sarà un presaga, più o meno. All'incirca una mia riflessione sugli eventi e le ragioni che hanno spinto Theon a fare quello che ha fatto, finendo poi - chiamatelo karma, se volete - nelle grinfie del bastardo di Bolton. No, quei bambini arrostiti e decapitati non li ho dimenticati. Quel suo "meglio crudele che stupido" non l'ho ancora digerito.
Un'ultima cosa: Asha è sempre la Yara della serie tivi, simpatica sorella di Theon.
Via libera alla lettura!
AS




 

 

§§§

Tra l'Antro e la Tana

§§§

 

I. Tradito

 

 

 

Molto spesso aveva osservato l'isola diventare sempre più piccola, facendosi cullare dal vento e dalle onde regolari, si era sempre divertito a indicare all'equipaggio di suo padre o dei suoi fratelli, ogni torre e a elencarne il nome e poi a spiegare dove fossero le cucine, i pozzi, i villaggi, i selvaggi boschi, mentre si destreggiava in bilico tra le corde e il parapetto, scrutando ora l'orizzonte, ora le onde con il sole a luccicare ad ogni increspatura, mormorando mezze preghiere al Dio Abissale.

Non quella volta, quella volta il cielo era grigio e le acque scure. Minacciose: da un momento all'altro il Kraken sarebbe emerso per fare giustizia o il Dio Abissale sarebbe intervenuto, non poteva rimanere indifferente alle sue disperate invocazioni, non lo era mai stato: erano sempre tornati vittoriosi a casa.
Il bambino lo sapeva.
Ma nessun mostro marino si erse dal suo regno di onde, all'orizzonte non si vedeva nessuna nave.
Il mare gli apparve morto, vuoto come mai prima d'allora.
Quella volta guardava la sua casa rimpicciolirsi e scomparire mano a mano, non capiva perché ma non riusciva a vedere né le torri, né i ponti sospesi né nient'altro. Era tutto dannatamente confuso e quella corda al collo gli faceva male. Un male atroce, anche se nessun segno sarebbe rimasto sulla delicata pelle del collo.
Le immagini gli vorticavano davanti agli occhi e pur essendo in mare aperto, vedeva la sala di suo padre, il suo trono, la vedeva piena di gente in armi che vociava o malediva o che si lamentava per le ferite subite...
...Vedeva sua madre piangere, mentre lo stringeva al suo petto, lui inspirava il suo odore di lavanda – e ancora riusciva a percepirlo – spaventato, ma quella volta non riuscì a rassicurarlo, e sua sorella tremante e pallida, aggrappata alla septa, a pochi passi di distanza, suo padre invece immobile, il volto tirato, mentre ascoltava iracondo e sprezzante le parole di quelle persone, di quegli invasori che avevano ucciso i suoi fratelli e gli uomini migliori di suo padre... E poi, un uomo si era staccato da quello che parlava a suo padre ed era venuto verso sua madre e loro.
Il bambino lo aveva osservato avvicinarsi, tra le mani stringeva una corda. Sul petto aveva incisa una paurosa testa di una bestia ringhiante.
Il Lupo e il Cervo erano arrivati nell'antro del Kraken.
Non era possibile. Non era logico... c'era qualcosa che gli sfuggiva.
Il Lupo lo aveva tolto con decisione dalle braccia di sua madre, con uno sguardo grigio glaciale lo aveva allontanato dalla sua presa disperata...
Era stato attento però a non essere violento e a non stringergliela troppo stretta la corda intorno al collo, ma evitò di toccarlo, evitò di guardarlo. Ebbe la delicatezza di non trascinarlo: si mise dietro di lui e camminò, in modo tale che il bambino spaventato non avesse altra scelta che avanzare.
Suo padre, re Balon, li stava guardando, studiava lui, il suo ultimogenito. Gli sembrò che fosse arrabbiato con lui.

Doveva dire qualcosa?

Doveva forse fare qualcosa?

I suoi impavidi fratelli cosa avrebbero fatto al posto suo?

Il respiro del bambino era spezzato e tremava da capo a piedi.
Re Balon lo guardava, anche se quell'uomo alto e dinoccolato, dallo sguardo severo, il cervo impresso nell'armatura, aveva detto che suo padre non era re, ma solo un lord, sottomesso a re Robert Baratheon; non per lui, per lui, suo padre, rimaneva il re.
E il re lo stava fissando, con occhi cupi e irosi.
Lo guardò disperato di rimando, in mezzo a tutti quegli invasori. Era dalla parte sbagliata, non doveva stare lì in mezzo. Doveva tornare da suo padre.

Era il Kraken non lupo né cervo.
Acqua, non terra.
Predatore, non preda.

Prese fiato per parlare, anche se non sapeva bene cosa dire, ma l'uomo tremendo dietro di lui gli pose una mano sulla spalla e strinse, lo sentì chinarsi su di lui.
«Sarà più facile per tutti se resti in silenzio.» lo avvertì in un sussurro solo per lui.
Il bambino chiuse le labbra e tornò a guardare suo padre, mentre gli invasori iniziarono ad uscire. Mentre iniziavano a portarlo via. Si divincolò, nonostante la presa salda dell'uomo di ghiaccio che gli aveva messo la corda attorno al collo.
Sua madre piangeva, stretta ad Asha ora, tutte le persone che conoscevano lo stavano guardando con sguardi avviliti, colpevoli, sconfitti e disperati.
Il re, suo padre, era fermo vicino al suo trono, immobile e distante, lo sguardo fuori dalla finestra.
«Padre?» mormorò il bambino e nonostante il frastuono di uomini che si spostano e metallo che cozza contro metallo, quel richiamo disperato e incerto risuonò nella sala.
Balon Greyjoy finalmente si scosse e tornò ad osservare la misera scena della sua sconfitta: quei maledetti che se ne andavano, quel bastardo di Stark che trascinava via suo figlio. Il suo unico, ultimo figlio.
«Ciò che è morto non muoia mai.» tuonò.
Il bambino non poté portarsi il pugno al cuore, perché l'uomo di ghiaccio si affrettò a portarlo fuori dalla sala.
Ma nelle orecchie gli rimbombavano quelle parole. Gli erano sempre parse ben auguranti, ma quella volta gli sembravano una condanna, un addio.
Avevano attraversato Pyke a cavallo, mentre tutta la gente lo additava.
Erano saliti sulle navi.
Lo avevano messo ben in vista dall'isola, sulla poppa, con quella maledetta corda, mentre la nave aveva la prua verso la terra ferma.
Nessuno, per tutta la durata del viaggio gli aveva rivolto la parola, ma tutti gli occhi indagatori erano concentrati su di lui.
E il Dio Abissale rimaneva sordo e cieco e immobile.
E il Kraken non dava segno di sollevarsi dalle onde.
Il mare, il suo mare, gli stava tirando un gioco mancino. Era morto.
E al collo, quella maledetta corda gli pesava.
Il viaggio proseguì spedito, fino a raggiungere la destinazione, una terra che gli era estranea.
Nessun dio e nessun mostro marino era intervenuto a interrompere quel viaggio, a riportarlo indietro, nessuna nave degli uomini di ferro era arrivata sull'onda di un vento salvatore.

Pioveva.

«Ragazzo.» la voce dura e nervosa dell'uomo che aveva parlato a suo padre. Si voltò, cercando di darsi un contegno.
«D'ora in avanti sarai il protetto di lord Stark, ragazzo; fila dritto, prega che tuo padre non faccia sciocchezze e non ti verrà fatto alcun male.» gli disse presentandogli l'uomo di ghiaccio che gli aveva messo la corda. Il bambino percepì l'implicita minaccia, quella parola significava ostaggio, non era difficile capire la differenza.
Lord Stark gli si avvicinò.
«Come ti chiami?» il bambino guardò in su, verso il lord. Per un attimo gli parve che non fosse così vecchio come gli era sembrato e meno tremendo, ma fu solo per un attimo.
Lui era il bastardo Stark che aveva contribuito all'uccisione dei suoi fratelli, alla sconfitta di suo padre e alla sua prigionia.
«Sono Theon Greyjoy.» affermò orgoglioso il bambino, guardandolo dritto negli occhi.
«Mi sembri un bambino intelligente. Tenterai di fuggire, Theon?» si guardarono.

Cosa avrebbero fatto i suoi impavidi fratelli?
Cosa avrebbero detto?

«Non lo farò.»

Lord Stark gli si avvicinò e gli tolse quella corda infame.

La pioggia cessò mentre iniziavano il viaggio verso le selvagge terre del Nord.

 

Era l'uomo che gli aveva messo la corda al collo e poi l'aveva liberato.  

 
  
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