Newt prese la mano di Thomas correndo verso il Casolare.
“Che caspio fai, amico?” chiese lui. Ma l’amico non gli diede risposta finchè non si trovarono in una stanza isolata da tutte le altre dove tutto ciò che c’era all’interno era solo un letto piccolo e stretto senza le lenzuola e con solo un sudicio materasso.
Newt lasciò entrare Thomas per primo, per poi entrare lui stesso e chiudere la porta. Aspettava questo momento da quando aveva visto il ragazzo uscire dalla Scatola e quello era l’unico momento in cui potesse fare ciò che aveva sempre desiderato. Sapeva che era il momento giusto. Sapeva anche che forse Thomas non ci sarebbe stato, ma doveva farlo. Doveva farlo o non ne avrebbe più avuto la possibilità.
“Per favore, Tommy.” iniziò Newt sedendosi sul vecchio e sudicio letto.
Anche Thomas si sedette al suo fianco e gli sorrise debolmente.
“Allora? Perché caspio siamo qui?” chiese di nuovo Thomas, iniziando a irritarsi.
“Prima di vedere quella tua testa di caspio comparire dalla Scatola, non credevo nell’amore. Non credevo che esistesse un sentimento talmente forte da farti dimenticare di ogni cosa, da farti quasi smettere di vivere perché tutto quello che vuoi è stare accanto a quella persona.”
“Che cosa stai cercando di dirmi, Newt?” chiese Thomas confuso cercando di non arrossire.
“Sto cercando di dirti questo.” disse il ragazzo zoppo avvicinando le sue labbra a quelle di Thomas.
Erano morbide. Proprio come le aveva immaginate nei suoi sogni più remoti, proprio come si aspettava.
Voleva stringere quel ragazzo tra le sue braccia, voleva possederlo, voleva sapere che anche lui provava la medesima cosa.
Newt si staccò dalle labbra dell’amico e lo guardò dritto negli occhi castani. Lui sembrava sorpreso, emozionato e confuso allo stesso tempo. Sembrava provare emozioni contrastanti tutte insieme.
Poi Thomas sorrise.
Erano quei sorrisi che riservava solo a lui, solo a Newt.
E così il ragazzo capì.
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò di nuovo, colti da un emozione senza fine.