Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
Segui la storia  |       
Autore: Felurian    15/09/2014    3 recensioni
Seconda raccolta per la serie 'Songs'
Le storie dietro le canzoni del secondo CD di Ed, 'X'.
Spero possano piacervi!
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Songs'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Photograph








Era una fotografia leggermente scolorita quella caduta dal diario di Ed.
Anche il diario era vecchio, con le pagine lievemente ingiallite.


Quella foto era stata scattata all'alba del tre Dicembre di svariati anni prima. La prima cosa che avreste notato, se l'aveste vista, non sarebbe stato il Tamigi sullo sfondo, che sotto quella leggera neve sembrava quasi limpido, come se i fiocchi lo avessero purificato.
Non sarebbero stati neanche gli alberi ai lati che, anche se ormai secchi, sembravano in fiore con tutta quella neve posatasi sopra.
La prima cosa che avreste notato sarebbero stati gli incredibili occhi neri di una ragazza altrettanto meravigliosa che la neve non solo la riflettevano, ma sembravano trattenerla, mentre lei, con un incantevole cappotto bianco, guardava il manto, appoggiandosi con la testa sulla spalla di... un nulla.
Se aveste visto quella foto, infatti, avreste notato che l’altra metà era andata persa.


Era la notte del due Dicembre, una notte d'inverno incredibilmente fredda anche per Londra, che, si sa, non è proprio la città più calda al mondo.
Stavamo correndo per le strade, per quanto correre per le strade di una metropoli non sia la cosa più sicura. Ma alla sicurezza, a quell'età, non si pensa molto. Soprattutto se due ragazzi hanno bevuto qualche bicchiere di troppo, trovandosi così in quello stato di tenera euforia, leggermente folle ma non così tanto da essere pericolosa. Di quel tipo che ti permetterebbe di compiere qualcosa di molto stupido, ma non completamente stupido.
E' una sensazione gradevole e, delle volte, molto utile.


I lampioni erano accesi e mostravano i primi fiocchi di neve che iniziavano a scendere, mano a mano, in contrasto con il buio. Ecco, l'essere leggermente sbronzi faceva sì correre tra le strade londinesi, ma faceva anche scegliere le vie più vuote e silenziose, per quanto esistano delle zone vuote e silenziose nel centro di una così grande città.
Anche la neve, spesso, è utile. Rende tutto un po' più magico, un po' più etereo, come se le cose che accadono sotto la neve non siano poi cose così reali, hanno quell'aria tremolante dei sogni più belli.


Correvamo, quindi, sotto la neve, mano nella mano, o meglio, guanto nel guanto. Infagottati in sciarpa e cappello, iniziavamo anche ad avere caldo.
Correvamo sotto la neve senza un motivo in particolare, solo perché era una sensazione gradevole quella dei minuscoli fiocchi che si posavano sul viso, unica parte scoperta. Anche l'aria era gradevole. Non so se siete mai usciti mentre nevica: l'aria ha un profumo particolare, una fragranza che è data dall'assenza di odori mischiata ad altro. E' strano, ma non trovo modo migliore per descriverlo.
Quella sarebbe stata l'ultima sera che avremmo passato insieme per un lungo tempo, e facevamo di tutto per dimenticarcene, correndo come per fuggire da quella consapevolezza, correndo per costruire ricordi da custodire gelosamente nell'assenza.


Ci fermammo su una panchina, sotto un lampione, con alle spalle il Tamigi che scorreva lento e costante, indifferente al dolore di due giovani amanti, godendosi la compagnia dell'amata neve.


Seduti vicini, in silenzio, ci scambiavamo solo qualche sorriso complice di tanto in tanto, per non toccare discorsi che morivamo dalla voglia e dal terrore di fare.


«Mi mancherai.» esordì lei.
«Non ci pensare, non ancora.»
«Non ancora? Partirai tra meno di cinque ore. Mi sembra il momento di iniziare a pensarci»
«No. Potrai iniziare a pensarci circa cinque minuti prima, quando saremo già alla stazione. Fino ad allora, nulla. Silenzio. Non voglio sentire.»
Mi tappai le orecchie e iniziai ad urlare. Non proprio, intendiamoci, sarei stato completamente folle a mettermi a urlare nel centro di Londra alle quattro del mattino.
Giusto quel poco per mimare i bambini. Che poi, non che io fossi molto più che un bambino.


Lei rise, abbassando lo sguardo, con una mano a coprire la bocca. Era il suo modo di ridere, come se fosse una cosa sbagliata e lei fosse colpevole. Come se il suo sorriso non fosse la cosa più incantevole, per me.


«Ho una cosa per te.» Tirai fuori la collana che le avevo comprato.
Che cliché, penserete voi, una collana come addio. Davvero originale, Ed.
Avete ragione. In mia discolpa, posso dire che ero solo un ragazzino alle prime armi che affrontava, per la prima volta, il dolore di un cuore incrinato, e cercava di affrontarlo al meglio delle sue possibilità.
Raffigurava un semplicissimo fiocco di neve. L'avevo acquistato in un negozietto per pochi dollari quello stesso pomeriggio. Banale, forse, ma sentito.


Eh, beh, a giudicare dalle sue lacrime, a lei piacque, e questo è tutto ciò che conta.


Erano quasi le otto quando il Sole iniziò a sorgere. Il panorama era spettacolare.
«Facciamoci una foto, voglio ricordare questo momento!» le dissi, tirando fuori la macchina fotografica.
E subito dopo ci baciammo, sotto un lampione non ancora del tutto inutile. Il nostro ultimo bacio. Lo avrei ricordato a lungo.






Qualche giorno dopo mi trovavo in America e stavo per spedire una lettera.
Dentro c'era metà di quella foto, la metà che ritraeva me, con scritte dietro poche righe.

Ho messo tutto il mio amore per te dentro questa foto.
Così mi potrai avere sempre vicino, magari nella tasca alta del tuo giubbotto, vicino al cuore. So che è difficile, lo è anche per me. Non sempre l'amore è facile, anzi. Spesso fa male, ti lacera dentro. Ma è anche l'unica cosa che può curartelo.
E' insieme la malattia e la cura. E' questo che tu sei per me.

Se mai ti sentirai sola, guarda questa foto e ricordati che non lo sei. Ci sono io con te.
Aspettami.






 
Loving can hurt, loving can hurt sometimes
But it's the only thing that I know
When it gets hard, you know it can get hard sometimes
It is the only thing that makes us feel alive

We keep this love in a photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Hearts are never broken
And time's forever frozen still

So you can keep me
Inside the pocket of your ripped jeans
Holding me closer 'til our eyes meet
You won't ever be alone, wait for me to come home

Loving can heal, loving can mend your soul
And it's the only thing that I know, know
I swear it will get easier,
Remember that with every piece of you
And it's the only thing we take with us when we die

We keep this love in this photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
hearts are never broken
And time's forever frozen still

So you can keep me
Inside the pocket of your ripped jeans
Holding me closer 'til our eyes meet
You won't ever be alone

And if you hurt me
That's okay baby, only words bleed
Inside these pages you just hold me
And I won’t ever let you go
Wait for me to come home
Wait for me to come home
Wait for me to come home
Wait for me to come home

You can fit me
Inside the necklace you got when you were sixteen
Next to your heartbeat where I should be
Keep it deep within your soul

And if you hurt me
Well, that's okay baby, only words bleed
Inside these pages you just hold me
And I won’t ever let you go

When I'm away, I will remember how you kissed me
Under the lamppost back on Sixth street
Hearing you whisper through the phone,
"Wait for me to come home."





Sono tornata, strano ma vero.
Ho poco da dire. Solo, grazie.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran / Vai alla pagina dell'autore: Felurian