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Autore: gaccia    16/09/2014    6 recensioni
Isabella, ricca e potente, proprietaria delle Industrie Explosion di Boston se la vedrà con Edward, testardo e indomabile responsabile dell'azienda vinicola di famiglia a Sonoma. Un detto latino recitava In Vino Veritas (nel vino la verità) leggete se è vero
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ciao a tutti!

Lo so, sembra incredibile ma sono qui per concludere questa storia. Mi sono gettata quando ancora avevo l’ispirazione e adesso vi lascio all’ultimissimo capitolo di questa vecchia storia.

Spero che soddisfi tutte le vostre domande.

 

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, inserito la storia nelle preferite, ricordate e seguite e chi ha semplicemente letto. Spero vi siate divertiti.

Adesso vi lascio al capitolo conclusivo.

BUONA LETTURA!

 

---ooOoo---

 

“Ciao, Bella! Sei pronta per partire? Rose non sta più nella pelle” esclamò Emmett. Il suo vocione riempiva tutto lo ufficio grazie al viva voce, ma non era come averlo lì davanti.

“Devo finire di infilare gli ultimi vestiti in valigia e volo lì. Jacob è già arrivato?” chiese Bella alzandosi dalla poltrona ed avvicinandosi alla finestra.

Il suo sguardo accarezzò il panorama grigio di Boston e la sua mano corse distratta a sfiorare la cicatrice che deturpava la sua pelle, sotto la camicetta.

Erano passati quasi cinque mesi da quando era esploso il colpo di pistola nella assolata California.

Carlisle non aveva mirato al cuore, per fortuna o per inesperienza. Il proiettile le aveva attraversato i tessuti molli al di sotto della clavicola e si era incastrato nella scapola.

L’intervento era stato lungo e la riabilitazione del braccio ancora di più, ma ora tutto era andato per il meglio e lei era di nuovo a capo delle industrie Explosion di Boston.

 

La risata di Emmett la riscosse dai pensieri e le strappò un sorriso indulgente.

“Puoi dirlo forte. È piombato qui come una furia, sbraitando su Riley come un ossesso. Il poveretto era terrorizzato e sarebbe fuggito a gambe levate se Irina non lo avesse difeso. Ha giurato che non risponderà mai più a un telefono se non il suo personale”.

Anche Isabella scoppiò a ridere “Dovevi vederlo quando ha telefonato a Reneesme per prendere accordi sulla nostra partenza. Quando ha risposto quel ragazzo al cellulare ha cominciato a urlare ‘Chi cazzo sei?’ ‘Se tocchi la mia donna sei morto’ e cose simili da epoca giurassica. Inoltre non me lo ha detto nessuno che si erano messi insieme”.

“Infatti non lo sono, ma credo che dopo questa piazzata, sarà difficile per Jake non esporsi e far finta di niente” rispose Emmett ridacchiando.

“E Reneesme, cosa ne pensa?” chiese ancora Bella, mentre cominciava a infilare alcuni documenti nella sua valigetta.

“Felice e solare come al solito. Lei è riservata, ma secondo la mia Rosy, è cotta persa per il nostro Jake… e noi due sappiamo che anche lui ormai è perso” confermò Emmett.

“Spero che, almeno loro non mi facciano lo scherzo di fuggire a Las Vegas dopo appena due settimane! Mi devi ancora un rinfresco di nozze! Secondo me Rosalie dovrebbe mandarti in bianco sino a quando non la sposi davanti a tutti noi. Elvis dovrebbe essere vietato!” gli ricordò Bella.

 

Emmett e Rosalie erano scappati a Las Vegas per sposarsi, non appena Bella era stata dichiarata fuori pericolo e nel bel mezzo delle indagini della polizia per il tentato omicidio della signorina Swan.

La notizia aveva lasciato tutti stupefatti, ma loro si erano giustificati dicendo che non avrebbero voluto aspettare e, visto il momento difficile, non volevano far pesare l’organizzazione di un matrimonio e della loro felicità in quel momento difficile.

 

“Dimmi quando ha scoperto che Riley è il ragazzo di Irina” lo incoraggiò Bella ricominciando a ridere.

“Difficile a dire chi era più rosso, se Jake o Riley o zia Carmen… ci pensi? Quel donnone come suocera? Io mi ritengo fortunato” disse Emmett terminando in una risata sguaiata.

“Non dire così. Carmen è stupenda. Secondo me è peggio avere Irina come cognata. Quella ragazzina è una mina impazzita” gli fece il verso Bella.

 

Le risate scemarono e la ragazza terminò di sistemare la scrivania, pronta per volare dall’altra parte degli Stati Uniti.

“Emmett… hai più sentito Edward” chiese infine Bella con un filo di voce.

La prima risposta fu un lungo profondo sospiro. “Mi dispiace, Bels. Da quando i federali lo hanno portato via non abbiamo più saputo nulla. Ogni tanto chiama Esme per dire che sta bene, ma sono proprio solo due parole che interrompe subito. Non sappiamo se gli stanno facendo qualcosa”.

Anche Emmett era preoccupato. Aveva cercato di indagare con i suoi contatti ma si era arenato davanti all’omertà dell’Fbi e dopo vari tentativi si era dovuto arrendere.

 

Edward era finito nei guai non appena era subentrata la polizia per le indagini. Nel momento in cui avevano aperto la porta del suo studio, era intervenuta l’Fbi e lo aveva prelevato per interrogarlo sulle sue attività in rete.

Da quel momento la famiglia non aveva più avuto notizie e quando Bella si era ripresa dall’operazione aveva solo potuto ascoltare quanto era capitato durante la sua degenza in ospedale.

In quel periodo aveva sognato spesso il ragazzo. Per la prima volta in vita sua voleva provare seriamente a stare con una persona, perché nel profondo, sapeva che sarebbe stata una storia d’amore indimenticabile.

Non importava se Carlisle, che aveva ucciso i suoi genitori, era suo padre. Lei amava Edward per quello che era e si era svegliata con la necessità impellente di confessarglielo. La vita era troppo breve per farsi sfuggire anche solo un attimo di felicità.

Purtroppo lui non c’era e non ci sarebbe stato chissà per quanto ancora. Forse mai più.

 

“Però sarà sicuramente al processo. Deve testimoniare contro Phil e Carlisle per quello che ha sentito sull’incidente dei tuoi genitori. Credo che potremo incontrarlo lì. Esme ne è sicurissima e io mi fiderei” cercò di consolarla Emmett.

Caro amico. Sapeva capire il suo stato d’animo anche da un sospiro. Nessuno sarebbe stato un fratello maggiore migliore di lui.

“Okay, grande fratello orso, passo da casa a prendere la valigia e ci vediamo tra qualche ora all’aeroporto. So che il jet è pronto in pista, quindi ci metterò davvero poco. A dopo Emmett, e salutami Rosalie”. Così dicendo Bella chiuse la telefonata e si avviò all’uscita.

 

Il traffico era caotico a quell’ora del primo pomeriggio e Max, il vecchio autista di famiglia, faceva del suo meglio per far avanzare velocemente l’automobile tra i veicoli.

Bella guardava distrattamente le vetrine, senza vedere nulla in realtà. La sua mente era lontana miglia, in una valle assolata, piena di viti rigogliose, in compagnia di un ragazzo che le mostrava come staccare i grappoli dalle piante.

Un lampo rosso attirò la sua attenzione e per un attimo le sembrò che fosse Edward, ma la persona in questione era già scomparsa tra la folla sul marciapiede o forse non era mai esistita.

 

Il viaggio a Sonoma fu tranquillo e senza intoppi. Isabella riuscì anche a fare un sonnellino e a sognare ancora il tango che aveva ballato con Edward alla festa.

“Devo smetterla e togliermelo dalla testa o impazzirò” borbottò la ragazza non appena sveglia.

Poco dopo scese dal jet e si diresse verso Renée che la stava aspettando a bordo pista.

“Tesoro! Quanto tempo! Sei in forma perfetta, ti sei ripresa bene dalla operazione. Hai ancora difficoltà con il braccio?”. La donna iniziò subito a sommergerla di tenere domande. Si erano tenute in contatto da quando si erano conosciute in quella terribile vacanza e Isabella sentiva del vero affetto per quella imprevedibile fotografa. Capiva anche come lei e sua madre fossero state tanto legate ai tempi della sua nascita.

 

“Credo che la nostra Reneesme abbia trovato un innamorato” disse sogghignando Renée non appena salirono sulla nuova jeep. “Proprio in questo momento è chiuso nello studio con Eleazar ad ascoltare la predica del padre sui doveri, obblighi e pregi che deve avere il suo futuro genero. Se questa sera non compare un anello di fidanzamento, credo che dovrai riportare le spoglie di Jake a Boston per la cremazione, perché non rimarrà molto da seppellire” terminò facendo scoppiare Bella in una allegra risata.

“E dire che non avevo mai creduto che Jacob fosse un tipo da matrimonio” commentò alfine.

“Basta trovare la persona giusta. Come Rosalie ed Emmett. Sono davvero innamorati quei due. Una dolcezza che dà alla testa solo a guardarli”.

 

Ancora una volta percorsero la strada polverosa che le avrebbe portate alla tenuta dei Cullen, dove avrebbero pernottato per le ultime udienze del processo.

Isabella si trovò ancora una volta a ripercorrere quei giorni di cinque mesi prima.

L’incontro con Edward, la gonna rotta, lui addosso, lui che la baciava, le parlava, la consolava, la stringeva, ballava con lei… le rapiva il cuore.

Doveva assolutamente smetterla, o non sarebbe più riuscita ad andare avanti con la sua vita.

Aveva delle responsabilità. Non poteva fermarsi e sospirare per un uomo che non sapeva se avrebbe mai rivisto. Era inaccettabile.

 

Finalmente arrivarono a destinazione e vennero subito accolti da una sorridente Esme, decisamente più in forma rispetto alla figura apatica di qualche mese prima.

“Isabella, tesoro! Ben arrivata!” la accolse festosa.

Poco dopo arrivò Emmett a prendere il bagaglio, mentre Rosalie la accompagnava alla sua camera.

“Sono felice che sia venuta e soprattutto che ti sia ripresa dal ferimento. Emmett era terribilmente preoccupato” disse sorridendo la bionda, mentre il marito grugniva alle loro spalle, come a ribadire il suo essere maschio.

“Devo dirti un segreto… saresti la prima a saperlo. Emmett voleva essere lui ma…”.

“Rosalie!” protestò il ragazzo ma non riuscì a dire altro che la bionda saltellò battendo le mani e annunciando “Sono incinta!”.

Un urlo di giubilo da parte della bostoniana accompagnò le parole e precedette un gran numero di abbracci, lacrime e risate che si propagarono per tutta la villa.

 

Quella sera, nel salone da pranzo, si festeggiò il prossimo arrivo del nuovo McCharty e il fidanzamento di Jacob e Reneesme che, nel frattempo, erano arrivati con sorella e genitori.

Sembravano davvero una grande felice famiglia.

 

“Ehi, Isabella”. Jasper attirò la sua attenzione. “Se poi vuoi vedere i registri contabili. Sembra che la vendemmia sia andata bene, nonostante tutto e con i nuovi macchinari…”.

“Lascia stare, Jasper. Mi fido di te e di Esme, come di me stessa. Poi se hai bisogno di qualche cosa, qui hai Emmett. Adesso sono in vacanza, non il rappresentante delle industrie Explosion” rispose Bella sorridendo e lasciando il ragazzo alle sapienti e tenere mani della sua Alice.

Alla fine le industrie Explosion avevano rilevato l’ipoteca della tenuta, ma l’avevano convertita in un apporto di capitale diventando soci di minoranza dei Cullen, mantenendo l’indipendenza e gli standard della produzione vinicola, aiutando a commercializzare i prodotti in tutti gli Stati Uniti. E questo affare stava portando interessanti profitti.

 

Qualche giorno dopo si svolse l’udienza in tribunale per il processo contro Phil e Carlisle. Anche questa volta Esme non si presentò in tribunale. Non voleva che la sua presenza sembrasse di appoggio al fratello che aveva rinnegato o al marito da cui aveva chiesto immediatamente il divorzio.

Subito dopo la testimonianza di Bella, venne chiamato Edward Cullen alla sbarra.

Tutti si voltarono verso la porta che si aprì immediatamente, facendo comparire un uomo elegante in completo di lino color sabbia e camicia bianca.

Non guardava nessuno mentre si avvicinava al banco dei testimoni. Passò accanto ad Alice che venne trattenuta da Jasper, per evitare di correre ad abbracciarlo e mai una volta distolse lo sguardo dal giudice.

Dopo la formula di rito sul giuramento si accomodò alla sbarra e rispose alle domande dell’avvocato dell’accusa con voce chiara e stentorea, senza indecisione.

Isabella lo fissava con occhi spalancati, cercando di attirare la sua attenzione. Anche solo uno sguardo le sarebbe bastato, per capire se c’era qualche cosa in cui sperare oppure no.

Quando anche l’avvocato della difesa finì le sue domande ed Edward fu congedato, tutti, da Isabella a Jasper ad Emmett a Eleazar, trattennero il fiato osservando il ragazzo che passò accanto a loro senza neanche dare segno di riconoscerli. Sembrava che fosse un'altra persona, se non che, a un passo dalla porta, si girò e fece un piccolo sorriso ad Alice prima di uscire direttamente dall'aula.

 

Né Alice né Bella furono in grado di aspettare oltre e scattarono verso l'uscita dove era appena passato il ragazzo. Appena arrivarono nel corridoio, trovarono Edward abbracciato ad Esme che gli si aggrappava con le lacrime agli occhi.

“Mamma, dai non fare così. Sto bene, vedi? Davvero, va tutto bene” mormorava il rosso carezzandole la schiena.

“Edward” pigolò Alice correndogli incontro ed allacciandogli le braccia al collo.

“Pulce. Non piangere anche tu, altrimenti affogo” borbottò stringendo anche lei.

Era un quadretto commovente. Anche Bella, se pur in disparte, si sentiva emozionata nel guardare l'affetto dei Cullen. Erano mesi che Alice ed Esme non vedevano il ragazzo e non le sembrava corretto distogliere l'attenzione da questa riunione di famiglia.

“Edward, dobbiamo andare. Neal ci sta aspettando” disse allora un uomo in giacca e cravatta che era accanto a loro.

“Mamma, Alice, vi presento Peter Burke dell'Fbi, il mio referente... adesso devo proprio andare. Mi faccio sentire presto” salutò con un bacio sulla fronte sia la madre che la sorella e si allontanò dopo aver dato uno sguardo carico di rimpianti a Isabella che era ancora ferma a guardarlo.

“Edward è un bravo ragazzo e davvero in gamba. State tranquille, ci occupiamo di lui con molta attenzione e vi posso assicurare che non corre alcun rischio. Buona giornata” salutò Peter prima di seguire Cullen verso l'uscita.

 

In pochi istanti i due uomini scomparvero lasciando le tre donne attonite a stringersi tra loro per consolarsi della mancanza del ragazzo.

Edward non tornò e Isabella, trascorsi quindici giorni con i suoi amici, tornò a Boston in compagnia di Jacob, lasciando Emmett al nuovo ufficio legale a Sonoma.

Il processo si era concluso con la condanna dei colpevoli all'ergastolo e, con la scomparsa di Edward, nulla tratteneva ancora Isabella nella assolata California.

 

La tristezza che l'aveva riempita, non passò a Boston, nonostante il trascorrere lento dei mesi successivi.

Jake trascorreva il suo tempo tra l'est e l'ovest degli Stati Uniti, utilizzando il jet privato delle industrie con il consenso di Bella e la gioia di Reneesme che poteva vedere il suo fidanzato quasi ogni settimana.

 

Ormai era settembre e tra pochi giorni avrebbe preso il jet per andare alla tenuta dei Cullen per partecipare alla vendemmia. Era già passato un anno da quei giorni e il suo cuore non aveva fatto neanche un passo avanti. Era ancora lì ad aspettare un Edward che pareva scomparso dalla faccia della terra.

 

Isabella aveva appena finito di chiudere la valigia, quando il campanello della porta suonò. Probabilmente era Jacob che si era stufato di aspettarla in macchina.

“Arrivo, arrivo, Jake. Uffa che fretta che…”. Bella non riuscì a finire la frase. Le parole le morirono in gola quando, al posto del suo assistente, si trovò sulla porta Edward.

Il ragazzo la trascinò all’interno dell’appartamento e richiuse l’uscio alle sue spalle.

“Bella, non mi mandare via, ti prego. Mi dispiace. Non ho potuto contattarti prima. Quelli dell’Fbi mi hanno reclutato per tutta la durata della mia pena, ma adesso sono libero. So che non mi dovresti amarmi, visto quello che ti ha fatto mio padre, ma dammi una possibilità. Vedrai che non te ne pentirai”. Era un appello accorato di un cuore innamorato che le fece salire le lacrime agli occhi.

Doveva mandarlo via? Doveva rischiare? Considerando come era stata la sua vita nell’ultimo anno, c’era solo una risposta.

“Certo che non ti mando via! Io ti amo!” rispose Isabella con voce tanto alta da sembrare un urlo liberatorio.

“Dio ti ringrazio! Perché anche io ti amo e non sarei sopravvissuto senza di te” disse Edward prima di immergersi in un dolce, passionale, lunghissimo bacio.

 

Il jet privato partì con Jacob a bordo. Gli altri sarebbero arrivati con un altro volo, ora c’erano cose più importanti a cui dedicarsi…

 

Fine.

 

 

---ooOoo---

Angolino mio:

prima nota. Peter Burke e Neal sono ovviamente i protagonisti di White Collar, telefilm sulle indagini di frodi e furti dei colletti bianchi di New York. Mi sono immaginata che l’FBI avesse preso l’hacker come collaboratore e in questa divisione sarebbe stato più realistico.

 

Sembra di aver ricordato tutto, almeno credo. La tenuta è salva, tutte le coppie sono a posto, Isabella e Edward insieme…

 

Sì. Ho finito.

Questa storia è stata lunga e dura da portare a termine. Soprattutto sono tre anni! Mai dire mai. Ho tenuto fede alla promessa di concludere le storie.

Pat, pat, mi faccio i complimenti da sola.

 

Ora affronterò un’altra delle mie sospese. Non so ancora quale ma voi tenetemi d’occhio.

 

Grazie per l’attenzione

Alla prossima

Baciotti.

Grazia

  
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