Ciao a tutti!
Lo so, sembra
incredibile ma sono qui per
concludere questa storia. Mi sono gettata quando ancora avevo
l’ispirazione e
adesso vi lascio all’ultimissimo capitolo di questa vecchia
storia.
Spero che
soddisfi tutte le vostre domande.
Ringrazio
tutti quelli che hanno recensito,
inserito la storia nelle preferite, ricordate e seguite e chi ha
semplicemente
letto. Spero vi siate divertiti.
Adesso vi
lascio al capitolo conclusivo.
BUONA LETTURA!
---ooOoo---
“Ciao,
Bella! Sei pronta per partire? Rose non sta più nella
pelle” esclamò Emmett. Il
suo vocione riempiva tutto lo ufficio grazie al viva voce, ma non era
come
averlo lì davanti.
“Devo
finire di infilare gli ultimi vestiti in valigia e volo lì.
Jacob è già
arrivato?” chiese Bella alzandosi dalla poltrona ed
avvicinandosi alla
finestra.
Il suo
sguardo accarezzò il panorama grigio di Boston e la sua mano
corse distratta a
sfiorare la cicatrice che deturpava la sua pelle, sotto la camicetta.
Erano
passati quasi cinque mesi da quando era esploso il colpo di pistola
nella
assolata California.
Carlisle
non aveva mirato al cuore, per fortuna o per inesperienza. Il
proiettile le
aveva attraversato i tessuti molli al di sotto della clavicola e si era
incastrato nella scapola.
L’intervento
era stato lungo e la riabilitazione del braccio ancora di
più, ma ora tutto era
andato per il meglio e lei era di nuovo a capo delle industrie
Explosion di
Boston.
La risata
di Emmett la riscosse dai pensieri e le strappò un sorriso
indulgente.
“Puoi
dirlo
forte. È piombato qui come una furia, sbraitando su Riley
come un ossesso. Il
poveretto era terrorizzato e sarebbe fuggito a gambe levate se Irina
non lo
avesse difeso. Ha giurato che non risponderà mai
più a un telefono se non il
suo personale”.
Anche
Isabella scoppiò a ridere “Dovevi vederlo quando
ha telefonato a Reneesme per
prendere accordi sulla nostra partenza. Quando ha risposto quel ragazzo
al
cellulare ha cominciato a urlare ‘Chi cazzo sei?’
‘Se tocchi la mia donna sei
morto’ e cose simili da epoca giurassica. Inoltre non me lo
ha detto nessuno
che si erano messi insieme”.
“Infatti
non lo sono, ma credo che dopo questa piazzata, sarà
difficile per Jake non
esporsi e far finta di niente” rispose Emmett ridacchiando.
“E
Reneesme, cosa ne pensa?” chiese ancora Bella, mentre
cominciava a infilare
alcuni documenti nella sua valigetta.
“Felice
e
solare come al solito. Lei è riservata, ma secondo la mia
Rosy, è cotta persa
per il nostro Jake… e noi due sappiamo che anche lui ormai
è perso” confermò
Emmett.
“Spero
che,
almeno loro non mi facciano lo scherzo di fuggire a Las Vegas dopo
appena due
settimane! Mi devi ancora un rinfresco di nozze! Secondo me Rosalie
dovrebbe
mandarti in bianco sino a quando non la sposi davanti a tutti noi.
Elvis
dovrebbe essere vietato!” gli ricordò Bella.
Emmett e
Rosalie erano scappati a Las Vegas per sposarsi, non appena Bella era
stata
dichiarata fuori pericolo e nel bel mezzo delle indagini della polizia
per il
tentato omicidio della signorina Swan.
La notizia
aveva lasciato tutti stupefatti, ma loro si erano giustificati dicendo
che non
avrebbero voluto aspettare e, visto il momento difficile, non volevano
far
pesare l’organizzazione di un matrimonio e della loro
felicità in quel momento
difficile.
“Dimmi
quando
ha scoperto che Riley è il ragazzo di Irina” lo
incoraggiò Bella ricominciando
a ridere.
“Difficile
a dire chi era più rosso, se Jake o Riley o zia
Carmen… ci pensi? Quel donnone
come suocera? Io mi ritengo fortunato” disse Emmett
terminando in una risata
sguaiata.
“Non
dire
così. Carmen è stupenda. Secondo me è
peggio avere Irina come cognata. Quella
ragazzina è una mina impazzita” gli fece il verso
Bella.
Le risate
scemarono e la ragazza terminò di sistemare la scrivania,
pronta per volare
dall’altra parte degli Stati Uniti.
“Emmett…
hai più sentito Edward” chiese infine Bella con un
filo di voce.
La prima
risposta fu un lungo profondo sospiro. “Mi dispiace, Bels. Da
quando i federali
lo hanno portato via non abbiamo più saputo nulla. Ogni
tanto chiama Esme per
dire che sta bene, ma sono proprio solo due parole che interrompe
subito. Non
sappiamo se gli stanno facendo qualcosa”.
Anche
Emmett era preoccupato. Aveva cercato di indagare con i suoi contatti
ma si era
arenato davanti all’omertà dell’Fbi e
dopo vari tentativi si era dovuto
arrendere.
Edward era
finito nei guai non appena era subentrata la polizia per le indagini.
Nel
momento in cui avevano aperto la porta del suo studio, era intervenuta
l’Fbi e
lo aveva prelevato per interrogarlo sulle sue attività in
rete.
Da quel
momento la famiglia non aveva più avuto notizie e quando
Bella si era ripresa
dall’operazione aveva solo potuto ascoltare quanto era
capitato durante la sua
degenza in ospedale.
In quel
periodo aveva sognato spesso il ragazzo. Per la prima volta in vita sua
voleva
provare seriamente a stare con una persona, perché nel
profondo, sapeva che
sarebbe stata una storia d’amore indimenticabile.
Non
importava se Carlisle, che aveva ucciso i suoi genitori, era suo padre.
Lei
amava Edward per quello che era e si era svegliata con la
necessità impellente
di confessarglielo. La vita era troppo breve per farsi sfuggire anche
solo un
attimo di felicità.
Purtroppo
lui non c’era e non ci sarebbe stato chissà per
quanto ancora. Forse mai più.
“Però
sarà
sicuramente al processo. Deve testimoniare contro Phil e Carlisle per
quello
che ha sentito sull’incidente dei tuoi genitori. Credo che
potremo incontrarlo
lì. Esme ne è sicurissima e io mi
fiderei” cercò di consolarla Emmett.
Caro amico.
Sapeva capire il suo stato d’animo anche da un sospiro.
Nessuno sarebbe stato
un fratello maggiore migliore di lui.
“Okay,
grande fratello orso, passo da casa a prendere la valigia e ci vediamo
tra
qualche ora all’aeroporto. So che il jet è pronto
in pista, quindi ci metterò
davvero poco. A dopo Emmett, e salutami Rosalie”.
Così dicendo Bella chiuse la
telefonata e si avviò all’uscita.
Il traffico
era caotico a quell’ora del primo pomeriggio e Max, il
vecchio autista di
famiglia, faceva del suo meglio per far avanzare velocemente
l’automobile tra i
veicoli.
Bella
guardava distrattamente le vetrine, senza vedere nulla in
realtà. La sua mente
era lontana miglia, in una valle assolata, piena di viti rigogliose, in
compagnia di un ragazzo che le mostrava come staccare i grappoli dalle
piante.
Un lampo
rosso attirò la sua attenzione e per un attimo le
sembrò che fosse Edward, ma
la persona in questione era già scomparsa tra la folla sul
marciapiede o forse
non era mai esistita.
Il viaggio
a Sonoma fu tranquillo e senza intoppi. Isabella riuscì
anche a fare un
sonnellino e a sognare ancora il tango che aveva ballato con Edward
alla festa.
“Devo
smetterla e togliermelo dalla testa o impazzirò”
borbottò la ragazza non appena
sveglia.
Poco dopo
scese dal jet e si diresse verso Renée che la stava
aspettando a bordo pista.
“Tesoro!
Quanto tempo! Sei in forma perfetta, ti sei ripresa bene dalla
operazione. Hai
ancora difficoltà con il braccio?”. La donna
iniziò subito a sommergerla di
tenere domande. Si erano tenute in contatto da quando si erano
conosciute in
quella terribile vacanza e Isabella sentiva del vero affetto per quella
imprevedibile fotografa. Capiva anche come lei e sua madre fossero
state tanto
legate ai tempi della sua nascita.
“Credo
che
la nostra Reneesme abbia trovato un innamorato” disse
sogghignando Renée non
appena salirono sulla nuova jeep. “Proprio in questo momento
è chiuso nello
studio con Eleazar ad ascoltare la predica del padre sui doveri,
obblighi e
pregi che deve avere il suo futuro genero. Se questa sera non compare
un anello
di fidanzamento, credo che dovrai riportare le spoglie di Jake a Boston
per la
cremazione, perché non rimarrà molto da
seppellire” terminò facendo scoppiare
Bella in una allegra risata.
“E
dire che
non avevo mai creduto che Jacob fosse un tipo da matrimonio”
commentò alfine.
“Basta
trovare la persona giusta. Come Rosalie ed Emmett. Sono davvero
innamorati quei
due. Una dolcezza che dà alla testa solo a
guardarli”.
Ancora una
volta percorsero la strada polverosa che le avrebbe portate alla tenuta
dei
Cullen, dove avrebbero pernottato per le ultime udienze del processo.
Isabella si
trovò ancora una volta a ripercorrere quei giorni di cinque
mesi prima.
L’incontro
con Edward, la gonna rotta, lui addosso, lui che la baciava, le
parlava, la
consolava, la stringeva, ballava con lei… le rapiva il
cuore.
Doveva
assolutamente smetterla, o non sarebbe più riuscita ad
andare avanti con la sua
vita.
Aveva delle
responsabilità. Non poteva fermarsi e sospirare per un uomo
che non sapeva se
avrebbe mai rivisto. Era inaccettabile.
Finalmente
arrivarono a destinazione e vennero subito accolti da una sorridente
Esme,
decisamente più in forma rispetto alla figura apatica di
qualche mese prima.
“Isabella,
tesoro! Ben arrivata!” la accolse festosa.
Poco dopo
arrivò Emmett a prendere il bagaglio, mentre Rosalie la
accompagnava alla sua
camera.
“Sono
felice che sia venuta e soprattutto che ti sia ripresa dal ferimento.
Emmett
era terribilmente preoccupato” disse sorridendo la bionda,
mentre il marito grugniva
alle loro spalle, come a ribadire il suo essere maschio.
“Devo
dirti
un segreto… saresti la prima a saperlo. Emmett voleva essere
lui ma…”.
“Rosalie!”
protestò il ragazzo ma non riuscì a dire altro
che la bionda saltellò battendo
le mani e annunciando “Sono incinta!”.
Un urlo di
giubilo da parte della bostoniana accompagnò le parole e
precedette un gran
numero di abbracci, lacrime e risate che si propagarono per tutta la
villa.
Quella
sera, nel salone da pranzo, si festeggiò il prossimo arrivo
del nuovo McCharty
e il fidanzamento di Jacob e Reneesme che, nel frattempo, erano
arrivati con
sorella e genitori.
Sembravano
davvero una grande felice famiglia.
“Ehi,
Isabella”. Jasper attirò la sua attenzione.
“Se poi vuoi vedere i registri
contabili. Sembra che la vendemmia sia andata bene, nonostante tutto e
con i
nuovi macchinari…”.
“Lascia
stare, Jasper. Mi fido di te e di Esme, come di me stessa. Poi se hai
bisogno
di qualche cosa, qui hai Emmett. Adesso sono in vacanza, non il
rappresentante
delle industrie Explosion” rispose Bella sorridendo e
lasciando il ragazzo alle
sapienti e tenere mani della sua Alice.
Alla fine
le industrie Explosion avevano rilevato l’ipoteca della
tenuta, ma l’avevano
convertita in un apporto di capitale diventando soci di minoranza dei
Cullen,
mantenendo l’indipendenza e gli standard della produzione
vinicola, aiutando a
commercializzare i prodotti in tutti gli Stati Uniti. E questo affare
stava
portando interessanti profitti.
Qualche
giorno dopo si svolse l’udienza in tribunale per il processo
contro Phil e
Carlisle. Anche questa volta Esme non si presentò in
tribunale. Non voleva che
la sua presenza sembrasse di appoggio al fratello che aveva rinnegato o
al
marito da cui aveva chiesto immediatamente il divorzio.
Subito dopo
la testimonianza di Bella, venne chiamato Edward Cullen alla sbarra.
Tutti si
voltarono verso la porta che si aprì immediatamente, facendo
comparire un uomo
elegante in completo di lino color sabbia e camicia bianca.
Non
guardava nessuno mentre si avvicinava al banco dei testimoni.
Passò accanto ad
Alice che venne trattenuta da Jasper, per evitare di correre ad
abbracciarlo e
mai una volta distolse lo sguardo dal giudice.
Dopo la
formula di rito sul giuramento si accomodò alla sbarra e
rispose alle domande dell’avvocato
dell’accusa con voce chiara e stentorea, senza indecisione.
Isabella lo
fissava con occhi spalancati, cercando di attirare la sua attenzione.
Anche
solo uno sguardo le sarebbe bastato, per capire se c’era
qualche cosa in cui
sperare oppure no.
Quando
anche l’avvocato della difesa finì le sue domande
ed Edward fu congedato,
tutti, da Isabella a Jasper ad Emmett a Eleazar, trattennero il fiato
osservando il ragazzo che passò accanto a loro senza neanche
dare segno di
riconoscerli. Sembrava che fosse un'altra persona, se non che, a un
passo dalla
porta, si girò e fece un piccolo sorriso ad Alice prima di
uscire direttamente
dall'aula.
Né
Alice né
Bella furono in grado di aspettare oltre e scattarono verso l'uscita
dove era
appena passato il ragazzo. Appena arrivarono nel corridoio, trovarono
Edward
abbracciato ad Esme che gli si aggrappava con le lacrime agli occhi.
“Mamma,
dai
non fare così. Sto bene, vedi? Davvero, va tutto
bene” mormorava il rosso
carezzandole la schiena.
“Edward”
pigolò Alice correndogli incontro ed allacciandogli le
braccia al collo.
“Pulce.
Non
piangere anche tu, altrimenti affogo” borbottò
stringendo anche lei.
Era un
quadretto commovente. Anche Bella, se pur in disparte, si sentiva
emozionata
nel guardare l'affetto dei Cullen. Erano mesi che Alice ed Esme non
vedevano il
ragazzo e non le sembrava corretto distogliere l'attenzione da questa
riunione
di famiglia.
“Edward,
dobbiamo andare. Neal ci sta aspettando” disse allora un uomo
in giacca e
cravatta che era accanto a loro.
“Mamma,
Alice, vi presento Peter Burke dell'Fbi, il mio referente... adesso
devo
proprio andare. Mi faccio sentire presto” salutò
con un bacio sulla fronte sia
la madre che la sorella e si allontanò dopo aver dato uno
sguardo carico di
rimpianti a Isabella che era ancora ferma a guardarlo.
“Edward
è
un bravo ragazzo e davvero in gamba. State tranquille, ci occupiamo di
lui con
molta attenzione e vi posso assicurare che non corre alcun rischio.
Buona
giornata” salutò Peter prima di seguire Cullen
verso l'uscita.
In pochi
istanti i due uomini scomparvero lasciando le tre donne attonite a
stringersi
tra loro per consolarsi della mancanza del ragazzo.
Edward non
tornò e Isabella, trascorsi quindici giorni con i suoi
amici, tornò a Boston in
compagnia di Jacob, lasciando Emmett al nuovo ufficio legale a Sonoma.
Il processo
si era concluso con la condanna dei colpevoli all'ergastolo e, con la
scomparsa
di Edward, nulla tratteneva ancora Isabella nella assolata California.
La
tristezza che l'aveva riempita, non passò a Boston,
nonostante il trascorrere
lento dei mesi successivi.
Jake
trascorreva il suo tempo tra l'est e l'ovest degli Stati Uniti,
utilizzando il
jet privato delle industrie con il consenso di Bella e la gioia di
Reneesme che
poteva vedere il suo fidanzato quasi ogni settimana.
Ormai era
settembre e tra pochi giorni avrebbe preso il jet per andare alla
tenuta dei
Cullen per partecipare alla vendemmia. Era già passato un
anno da quei giorni e
il suo cuore non aveva fatto neanche un passo avanti. Era ancora
lì ad
aspettare un Edward che pareva scomparso dalla faccia della terra.
Isabella
aveva appena finito di chiudere la valigia, quando il campanello della
porta
suonò. Probabilmente era Jacob che si era stufato di
aspettarla in macchina.
“Arrivo,
arrivo, Jake. Uffa che fretta che…”. Bella non
riuscì a finire la frase. Le parole
le morirono in gola quando, al posto del suo assistente, si
trovò sulla porta
Edward.
Il ragazzo
la trascinò all’interno
dell’appartamento e richiuse l’uscio alle sue
spalle.
“Bella,
non
mi mandare via, ti prego. Mi dispiace. Non ho potuto contattarti prima.
Quelli dell’Fbi
mi hanno reclutato per tutta la durata della mia pena, ma adesso sono
libero. So
che non mi dovresti amarmi, visto quello che ti ha fatto mio padre, ma
dammi
una possibilità. Vedrai che non te ne pentirai”.
Era un appello accorato di un
cuore innamorato che le fece salire le lacrime agli occhi.
Doveva mandarlo
via? Doveva rischiare? Considerando come era stata la sua vita
nell’ultimo
anno, c’era solo una risposta.
“Certo
che
non ti mando via! Io ti amo!” rispose Isabella con voce tanto
alta da sembrare
un urlo liberatorio.
“Dio
ti
ringrazio! Perché anche io ti amo e non sarei sopravvissuto
senza di te” disse
Edward prima di immergersi in un dolce, passionale, lunghissimo bacio.
Il jet
privato partì con Jacob a bordo. Gli altri sarebbero
arrivati con un altro
volo, ora c’erano cose più importanti a cui
dedicarsi…
Fine.
---ooOoo---
Angolino mio:
prima nota.
Peter Burke e Neal sono ovviamente i
protagonisti di White Collar, telefilm sulle indagini di frodi e furti
dei
colletti bianchi di New York. Mi sono immaginata che l’FBI
avesse preso l’hacker
come collaboratore e in questa divisione sarebbe stato più
realistico.
Sembra di
aver ricordato tutto, almeno credo. La tenuta
è salva, tutte le coppie sono a posto, Isabella e Edward
insieme…
Sì.
Ho finito.
Questa storia
è stata lunga e dura da portare a
termine. Soprattutto sono tre anni! Mai dire mai. Ho tenuto fede alla
promessa
di concludere le storie.
Pat, pat, mi
faccio i complimenti da sola.
Ora
affronterò un’altra delle mie sospese. Non so
ancora quale ma voi tenetemi d’occhio.
Grazie per
l’attenzione
Alla prossima
Baciotti.
Grazia