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Autore: Iuccy_97    16/09/2014    1 recensioni
"Forse... c'è del metodo in questa nostra pazzia!"
W. Shakespeare

-Allora, John, mi sa dire perché oggi non si è legato le scarpe?-
-Perché non voglio diventare pazzo- rispose sorridente l'uomo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Salve John, come va oggi?-
-Bene dottore, grazie. E lei?-
-Bene.- l'uomo col camice sorrise -Allora, si ricorda che ieri è passata Helena a trovarla?-
-Certo, è mia moglie, come potrei dimenticarmene?-
-Ecco, ho parlato con la signora mentre usciva... lei dice che a suo parere non ci sono stati... miglioramenti. Che ne dice, proviamo a migliorare? Così la prossima volta la facciamo felice?-
L'altro lo guardò storto. In piedi vicino alla finestra, i capelli chiari spettinati e la camicia girata al contrario per sua spontanea volontà, aveva l'aspetto di chi si è appena svegliato. Lui non era malato, eppure il dottore continuava a trattarlo come tale.
-Dottor Martin, io sto benissimo. C'è sempre un motivo a tutto, ma l'unica cosa che non riesco a spiegarmi è la mia presenza qui.-
-Allora perché non si è ribellato quando l'hanno portata?-
Il paziente alzò le spalle, avvicinandosi allo specchio accanto a lui.
-Volevo vedere fino a che punto sarebbe andata avanti questa storia. Se anche la mia famiglia avesse fatto quel passo, che la sta avvicinando sempre più al burrone.-
Afferrò un pettine e iniziò a sistemarsi i capelli. Restò un attimo con il braccio alzato, pensando al giorno precedente. Se li era sistemati all'indietro. Oggi li avrebbe messi con un ciuffo verso destra.
-E lei cadrà nel burrone, John?-
L'interessato si girò verso il dottore, che intanto si era seduto su una poltrona con le lunghe gambe incrociate.
-Spero di no, sto cercando di scappare. Eppure a volte continua ad afferrarmi. Ma per ora le sono sempre sfuggito.-
-Cosa intende per sfuggito?- Alan Martin si aggiustò gli occhiali sul naso, rimettendo a fuoco la figura davanti a lui -Da che cosa scappa?-
John sorrise, cambiando la direzione del suo sguardo. Il viso per metà illuminato dalla luce mattutina che s'infiltrava dalla finestra socchiusa, si contrasse in una smorfia.
Incrociò le braccia dietro le spalle per sbottonarsi la camicia azzurra che portava allacciata sulla schiena. Quando, dopo un po' di difficoltà, se la fu tolta, la rimise, questa volta dalla parte giusta.
-Se io la indossassi così mi direbbe "normale"?- chiese, allargando le braccia in un gesto di resa.
Il medico si tolse gli occhiali:-Dipende. Eppure non mi ha ancora spiegato perché prima la indossava al contrario. E perché fa tutte le sue cose strane. Come versarsi da bere l'acqua nel bicchiere da vino, quando sa riconoscere benissimo i due. O cambiare acconciatura ogni giorno, come ha appena fatto. Tornare qui dalla mensa passando per l'ala nord, anche se sa che la strada è notevolmente più lunga. Fa molte cose bizzarre John. E' per questo che è qui dentro. Lo capisce questo?-
L'uomo non rispose subito, così il medico si sentì libero di continuare.
-Ma la cosa interessante di lei è che non lo fa tutte le volte. Solo ogni tanto. Però ogni giorno ha un'azione bizzarra da svolgere.- disse sfogliando il fascicolo che teneva tra le mani -Mi può spiegare il perché? Se non sbaglio è stato lei prima a dire che ogni cosa ha un motivo.-
-Infatti c'è un motivo.- rispose pronto John, sistemandosi il colletto della camicia. -Come si sentirebbe se ogni giorno fosse uguale al precedente?-
Il medico non rispose, aspettandosi la soluzione dal paziente.
-Glielo dico io. Impazzirebbe. Lo so, perché l'ho fatto, anni orsono. Ma quella volta non mi hanno rinchiuso qui dentro. Sono arrivato sull'orlo del baratro, finche non sono riuscito a rialzarmi, miracolosamente. Sa cos'è successo quel giorno, dottore? Stavo male, peggio degli altri giorni. Tutta la monotonia mi stava divorando. Ebbene quel mattino, aprendo il cassetto, ho visto che tutti i calzini erano accoppiati in modo sbagliato. Uno blu con uno grigio, quello nero con quello bianco. Non so cosa fosse passato per la mente alla nostra domestica, forse era uno scherzo di mia figlia. Però, quel giorno ho sorriso. Per la prima volta dopo mesi, ho perso tempo, restando a risistemare calzini per mezz'ora: è stato quello a salvarmi. Ho potuto osservare il sole che disegnava ombre sui mobili della mia camera, i passeri che ho scoperto avere un nido sulla mia grondaia. Ho scoperto che mia figlia prima di andare a scuola, ogni mattina passa dieci minuti a bagnare i fiori sul suo davanzale.-
Si voltò verso il medico, sorridendogli:-Quel mattino ho capito che dovevo cambiare, me stesso e il mio mondo. Perché non potevo perdermi tutto ciò.-
Fece una lunga pausa, mentre si appoggiava allo stipite della finestra con aria sconsolata.
-Eppure, nel momento in cui ho capito come salvarmi, come scapparle, il mondo mi è caduto addosso. Sembra che lo spirito di sopravvivenza sia stato confuso con la follia.-
-Quindi, secondo lei, siamo tutti in errore?-
-No, non tutti. Forse io sono un po' troppo preso da questa fuga, ma vi raccomando di seguirmi, almeno per qualcosa. Siamo così frettolosi, così superficiali, che non ci accorgiamo più di quello che facciamo. La monotonia e la routine sono come una grande spugna, dottore. Se le seguiamo per sempre, anche le azioni più insensate ci sembreranno adatte. E si inizierà a finire qui, in manicomio, come mi è successo, per aver cercato di sfuggirle.-
Alan si tolse gli occhiali, abbassò lo sguardo e pensò a ciò che gli era appena stato detto.
John, lo sguardo rivolto fuori dalla finestra, continuò.
-Ma dobbiamo fare veloce, prima che il vizio diventi maledizione. Si fidi dottor Martin. Non le serve a nulla piegarsi il tovagliolo accanto al piatto prima di mangiare. Tanto poi lo userà. Eppure lo fa, senza pensarci, ogni volta che si siede a tavola. E se, invece di fare gli origami con un pezzo di stoffa, accostasse la sedia alla signorina seduta accanto a lei o servisse del vino agli ospiti? Aiuti chi è vicino a lei, dottore. Perché le esigenze altrui sono sempre diverse dalle nostre, e ci aiutano a scappare.-
L’uomo col camice si alzò.
-Grazie signore. E’ stato un piacere parlare con lei.-
Uscì e si chiuse la porta alle spalle.
 
Quel giorno la signora Martin si preoccupò più del solito. Oltre alla solita ansia per il marito che lavorava a stretto contatto con pazzi, quel giorno lui era pure in ritardo.
Quando stava per telefonare alla polizia però, eccolo arrivare dal viale davanti casa a piedi.
Gli corse incontro, felice.
-Alan! Ero tanto in pensiero! E la macchina? Cos'è successo?-
Lui le rivolse un sorriso entusiasta.
-Non indovinerai mai quante bellezze ci sono sulla strada tra il manicomio e qui. Vieni, chiama i bambini. A piedi, con calma, cercando le cose più improbabili, si trovano le cose migliori.-


Angolo autrice
Ciao a tutti! :)
Questa storia l'ho scritta per scuola un po' di tempo fa. In una verifica studio architettura al liceo artistico) dovevamo progettare una stanza e il suo arredamento e scrivere qualche riga per descrivere una situazione che si svolgeva all'interno. Questo era la consegna, ma ho dedicato molto più tempo a scrivere, tanto mi ero fatta prendere dalla cosa. Beh, questo è quello che ne è uscito. Spero vi sia piaciuto o, per lo meno, interessato.
Ringrazio chi ha letto e chi pensa di recensire!!
Saluti!!:)
   
 
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