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Autore: dalialio    16/09/2014    4 recensioni
Raccolta di flash-fic e one-shot sulla coppia Felicity/Oliver.
Perché diciamocelo, Fever è un nome che fa più scena di Olicity per lo ship.
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#1 - You probably look better naked
#2 - Rule number one: don't kiss your boss if you have a cold
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fever #1
Non credevo che ci avrei messo così poco a tornare a scrivere nel fandom di Arrow, ma aspettando la terza stagione e che Olicity diventi canon shhh ho confezionato una serie di idee molto a caso per alcune flash-fic e one-shot e ho deciso di cercare di svilupparle. Ripeto, sono davvero molto a caso, quindi non esiste un filo conduttore tra le diverse storie (non sono manco in ordine cronologico). Prendetele per come sono e fatemi sapere cosa ne pensate!









# 1 - You probably look better naked.




"Probabilmente stai meglio nudo."
No. Non l'aveva detto.
Lei, Felicity Smoak, non aveva appena detto a Oliver Queen una frase contenente la parola nudo. Non importava quanto alcol avesse assunto quella sera, non avrebbe mai detto una cosa simile.
Oppure sì?
Sentì una risata risalire la propria gola e la sputò fuori con un suono stridulo che non sapeva nemmeno di riuscire a produrre. Sembrava che l'alcol facesse imparare cose nuove.
La risata si trasformò presto in isteria. Felicity sapeva di dover smettere, ma non ci riusciva. La sua fronte toccò una superficie liscia e si ritrovò con la testa appoggiata al bancone del bar. Sapeva che Oliver la stava guardando, probabilmente con il suo solito sguardo omicida, ma non le importava. Continuava a pensare a ciò che aveva detto, e presto le sue stesse parole crearono un immagine vivida nella propria mente. Un Oliver nudo steso sul suo letto. Quella possibilità sì che faceva ridere!
"Felicity, ti prego, trattieniti." La voce di Oliver era un sussurro deciso. "Stai attirando l'attenzione."
Felicity si sollevò con non poca fatica - la sua testa era sempre stata così pesante? - e si ritrovò a guardare l'espressione preoccupata di Oliver. Riuscì a smettere di ridere solo facendo un respiro profondo. Si schiarì la voce. "Quello che ho detto poco fa... non lo intendevo," disse, sforzandosi di tornare seria.
"Non me la sono presa," rispose Oliver, afferrandole il gomito per farla alzare dallo sgabello.
Felicity fece resistenza. Non poteva trascinarla via, doveva prima riuscire a spiegarsi! "Aspetta, prima voglio chiarire!" esclamò. Teoricamente l'alcol doveva rendere tutto più facile, ma Felicity sentiva di far fatica ad articolare le parole. "Quando ho detto che staresti meglio nudo, non lo intendevo. Cioè, sì, perché staresti benissimo nudo..." Sentì di nuovo una risata in arrivo, ma con un colpo di tosse riuscì a spazzarla via.
"Felicity..." insistette Oliver, con il palese tentativo di ignorare le sue parole e portarla via.
"Aspetta!" Felicity si ritrasse, tornando con il sedere sullo sgabello. "Voglio dire che la felpa non ti si addice. E il cappellino da baseball? Pfff!" Ricominciò a ridere, sapendo che quella volta sarebbe stato difficile smettere.
Il contorto giro di pensieri che aveva portato Felicity a dire l'imbarazzante frase "Probabilmente stai meglio nudo" era iniziato dall'aver visto Oliver avvicinarsi a lei con indosso una felpa. Quello avrebbe anche potuto perdonarglielo - certo avrebbe preferito vederlo con qualcos'altro addosso, ad esempio uno dei suoi costosi abiti firmati o, meglio, una maglia alquanto attillata -, ma appena si rese conto che calcava in testa un berretto con il frontino... quello no. Così gli aveva detto che quell'abbigliamento non gli donava. O almeno questo era il pensiero che la sua mente aveva formulato; che poi dalla sua bocca fossero uscite delle parole un tantino diverse... per quello dava la colpa all'alcol.
Oliver approfittò della temporanea incapacità di Felicity di fare resistenza per afferrarle i fianchi e sollevarla di peso dallo sgabello. La mise in piedi, ma sembrava poco stabile sui tacchi degli stivaletti, infatti si appoggiò al braccio di Oliver quasi fosse un appiglio sicuro per non affogare.
Oliver doveva ammetterlo: la situazione era un pochino divertente.
"La felpa posso capirla, ma il cappellino da baseball?" Felicity era ostinata a non far cadere il discorso. Gli tolse il berretto e se lo calcò sulla testa. "Non mi piace su di te, ti copre gli occhi."
Oliver sospirò. La fine di quello spettacolo sembrava molto lontano, quindi cinse Felicity con un braccio e la trascinò fuori dal bar come meglio poté.
Appena uscirono, il cambio di paesaggio la riscosse. "Ehi, che ci fai qui?" domandò, rendendosi conto che Oliver Queen in tenuta sportiva al piano aperto al pubblico del Verdant non era cosa di tutti i giorni. Perché diavolo si era fermata al Verdant ad ubriacarsi, poi?
"Thea ti ha vista e mi ha chiamato," rispose Oliver. Si stava davvero impegnando per farla camminare, ma si ritrovò a trascinarla fino all'auto, visto che le gambe di Felicity non sembravano molto intenzionate a collaborare. "Ero al piano di sotto ad allenarmi e, visto che la cosa sembra averti alquanto offeso, ho una spiegazione per il berretto: l'ho messo per cercare di non essere riconosciuto. Ma credo che la tua scenata abbia reso vano il mio tentativo."
"Mmh..." mugugnò Felicity. Era una risposta talmente vaga che Oliver non si scomodò per vedere se aveva capito la sua spiegazione. La appoggiò alla portiera dell'auto e si mise a cercare le chiavi.
Felicity impiegò tutte le proprie forze per tenere i piedi piantati a terra e le gambe dritte. Non voleva rovinare a terra e dare un motivo in più a Oliver per crederla una damigella in pericolo che doveva essere salvata.
In effetti, lei non aveva bisogno di Oliver.
"Prendo un taxi," annunciò, sollevandosi dall'auto. L'improvviso spostamento di peso le fece quasi cedere le gambe, ma riuscì a recuperare l'equilibrio e strinse la propria borsa sotto il braccio per usarla come zavorra. Iniziò ad incamminarsi, allontanandosi dall'auto e da Oliver.
Dopo solo alcuni passi lui la agguantò per un braccio. "Dove credi di andare?"
Lei non si voltò. "A casa. Non serve che mi accompagni, posso cavarmela da sola."
"Felicity, non essere sciocca," rispose. "Sono qui io, ti do un passaggio."
"No."
C'era qualcosa nel tono della sua voce che lo fece preoccupare. Le posò le mani sulle spalle e la fece voltare. Vide che i suoi occhi luccicavano.
E i suoi occhi luccicavano perché improvvisamente il motivo per cui si era rintanata al Verdant a bere le tornò in mente. Il problema era Sara. E Laurel. Ed Helena. E - la più recente - Isabel. E tutte le santissime donne che apparivano nella vita di Oliver e sembravano sempre essere migliori. Cos'era in grado di fare lei, invece, oltre ad hackerare uno o due server e beccarsi le sgridate di Oliver?
Forse a pensarci bene l'unico problema di Felicity era essere se stessa.
"Cos'è successo?" Ora sì che Oliver era preoccupato. Felicity scosse la testa. "Dimmelo," ordinò lui.
"Sono io. Il problema sono io," rispose. L'alcol, mischiato con le lacrime, le fece venire il mal di testa.
"Che vuoi dire?"
Felicity si sforzò di non battere le palpebre per non far cadere le lacrime. "Tutte le donne che ti circondano sono migliori di me. Più belle, intelligenti e cazzute. Come posso competere?" Il suo tentativo fallì e le guance si bagnarono.
La mano calda di Oliver fu sul suo viso e le asciugò le lacrime. "Non devi competere contro nessuno, Felicity," mormorò.
"A me sembra di sì." La sua voce era un sussurro. Se avesse parlato con un tono più alto la sua voce si sarebbe rotta. "Sono sempre stata qui, Oliver, mentre tu sembri notarmi a malapena. Ho capito qual è il tipo di donna che attira la tua attenzione e chiaramente non sono una di loro."
Passarono alcuni secondi prima che lui replicasse. "Felicity, tu sei la più bella, intelligente e cazzuta donna che è attorno a me. Quindi smettila di pensare di non esserlo e sali in auto."
Felicity non sapeva come reagire. Non voleva prendere quelle parole per qualcosa che in realtà non era, quindi si disse che era troppo ubriaca per pensarci e, per una volta, fece ciò che Oliver le aveva ordinato senza fiatare.




***




Quando la mattina dopo Felicity si svegliò senza ricordare immediatamente come fosse arrivata al proprio letto, il mal di testa non le impedì di stupirsi nel vedere una schiena nuda nella sua cucina.
Poi, quando si rese conto che quella schiena nuda apparteneva ad Oliver, la sua sorpresa non potè che aumentare.
E poi rimase pietrificata.
"Buongiorno," salutò Oliver allegramente.
Felicity rimase immobile al centro del salotto. Non volle pensare a quale fosse il proprio aspetto, perché - mentre il livello di perfezione di Oliver sembrava essere elevato anche di prima mattina -, lei aveva addosso i vestiti stropicciati della sera prima, la coda spostata di quarantacinque gradi a destra e, probabilmente, il trucco colato.
Ma la domanda che martellava la propria testa assieme all'emicrania era un'altra: cosa ci faceva Oliver mezzo nudo nella sua cucina?
"B-buongiorno," balbettò, strabuzzando gli occhi.
"Ho preparato il caffè," dichiarò lui, versando il liquido in due tazze.
"Grazie," rispose Felicity incerta. Le sembrava che la memoria fosse a posto, ma non riuscì a trovare nella sua testa un ricordo della sera precedente che spiegasse la presenza di Oliver nella sua cucina. "Che ci fai qui?"
Le porse una tazza. "Ieri ti ho accompagnata a casa," spiegò.
"Sì, me lo ricordo," replicò Felicity, afferrando il caffè.
Oliver annuì. "Ricordi anche il discorso che mi hai fatto?"
Oddio. "Più o meno," mentì. La verità era che le si era stampata a fuoco nella mente ogni parola che era uscita dalla propria bocca. Iniziò a bere il caffè per nascondere l'imbarazzo.
"Eri scossa, ieri sera, e ho preferito rimanere con te tutta la notte," disse Oliver. Quando vide Felicity spalancare gli occhi, si affrettò ad aggiungere: "Sul divano."
Avrebbe anche potuto dormire a letto con lei, pensò Felicity, ma aveva preso sonno così velocemente che non se ne sarebbe nemmeno resa conto.
"E perché sei mezzo nudo?" domandò, ma subito se ne pentì. Perché sembrava che la sua bocca avesse vita propria? "Cioè, non vedo una palestra super attrezzata nelle vicinanze...". Si fermò, rendendosi conto che continuando a parlare avrebbe fatto solo altri danni. Si morse il labbro e si mise a fissare il pavimento. "Grazie per quello che hai fatto," mormorò.
"Figurati," replicò Oliver con uno dei sorrisi che la facevano squagliare. "Dovresti ubriacarti più spesso. Sei uno spasso," aggiunse, palesemente divertito.
Felicity non credeva alle proprie orecchie. Si sedette al tavolo della cucina con un grugnito.
Le parole che si erano scambiati la sera prima erano ancora impresse nella mente di Oliver. Viste tutte le cose che lei non gli diceva, sembrava che ci fosse voluta una Felicity ubriaca per sapere cosa davvero passasse in quella sua testolina.






Note dell'autrice

Prendete questa storia come un missing moment da piazzare da qualche parte dopo la 2x06, quando Felicity si incacchia (anche se pacatamente) con Oliver perché è andato a letto con Isabel (mi pare che questo ragazzo non sappia tenere la patta chiusa, ma chissà che con la terza stagione non cambi qualcosa? *urla 'olicity' dalla vetta di una montagna*).
La frase "you probably look better naked" mi sembra di averla letta su una foto di instagram di Emily Bett quando, l'altro giorno, stavo guardando le sue vecchie immagini. Ovviamente all'istante nella mia mente si è dipinto uno scenario Olicity.
Per dirla tutta questa storia doveva essere qualcosa di molto più comico e meno triste, ma mi sono lasciata un po' trasportare perché non riesco a fare a meno di scrivere cose tristi, anche se mi sento lo stesso soddisfatta. Perché diciamocelo, tra tutti i personaggi femminili della serie, Felicity è la più cazzuta di tutte.
   
 
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