"C'è
una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l'intelletto."
Gilbert
Keith Chesterton (1874-1936),
scrittore e critico inglese.
Così
come sei
L’ennesimo coccio di cristallo che cade senza eppure far
rumore alcuno. Il tuo respiro d’altronde è troppo forte e copre ogni gesto,
ogni azione.
Scivola quella traccia visibile di te, nel silenzioso e
lugubre castello.
Il sangue si raggruma sospetto, su un lembo di stoffa, lì per
terra. Il pezzo di vetro muto un po’ più avanti a te, non ti è mai apparso così
invitante.
Scuoti la feroce mascella con la luna alta nel cielo a
beffarsi di te, della tua sorte.
E desideri il sole più di ogni altra cosa.
Che illumini quel sangue, quello specchio in frantumi che
illumini te ridandoti la vita che meriti almeno fino al tramonto.
E urli disperato che non l’hai scelto tu il tuo destino, che
ti è stato imposto dall’alto senza alcuna spiegazione. Sei nato così? Non lo
ricordi, non hai memoria del passato…sai solo che le due personalità che
convivono dentro di te sono complementari: l’una non esiste senza l’altra.
In fondo anche il tuo nome è una muta constatazione del tuo
essere uomo-bestia. Non è forse con soprannomi che l’uomo va avanti cercando di
arrivare al nocciolo delle cose? Adesso ignori anche questo; muto e solitario
nel tuo dolore, nel buio e luccicano i canini aguzzi, gli occhi stanchi, il vetro per terra.
E aspetti il raggio di sole cercando il modo di convivere con
te stesso, con le due parti di te…anche se mai lo accetterai perché è assurda
la forma che ti racchiude, la vita che ti ha voluto così.
I mostri hanno anima?
È questo che ti tortura.
La tua anima rimane tale anche in questa forma?
Ti chiudi in quel silenzio che conosci solo di notte, perché
nel giorno tu sei diverso loquace prendi beffe di tutto anche di te stesso. E
poi…sparisci al tramonto, facendo rumore la notte e cercando spiegazioni
assurde il giorno quando miti cameriere si domandano perché ogni notte, oramai
da anni, lo specchio vada in frantumi. E non sai quanti specchi hai rotto,
quanti cocci hanno raccolto…tanto che nemmeno più loro ci fanno caso,
presentandosi con una paletta per raccogliere ciò che giace per terra.
E al primo raggio esci fuori, ruggendo quasi, per la luce del
sole che lambisce il tuo volto i tuoi lineamenti, i tuoi capelli neri mossi
dalla brezza della mattina.
Poi è arrivata.
Arrivata la vita a rispondere alle domande che non trovano
soluzione di notte.
Arrivata sotto forma di una cugina, bella, prepotente mandata
dagli zii a vivere con te nel tuo castello. La vita non era mai stata più
assurda nel presentare quella forma di carne e di viola
davanti ai tuoi occhi.
Perché se eppur vero che la tua forma cambia di notte…mai
avresti pensato delle tonalità che poteva assumere una zazzera completamente
diversa e mai vista prima di allora. Un colore che non esiste né in cielo, né
in terra; ma che sta lì, sull’orizzonte unendo il cielo d’un blu profondo con
il marrone cangiante della terra. È li, che osservando bene capisci qual è il
vero colore dell’orizzonte: viola.
È assurdo come anche il petto e l’anima di giorno prendano
nuova vita; come se mai la parola rimpianto avesse sfiorato la sua mente. Litighi,
urli, lanci maledizioni senza fermarti a quel viola; che risponde, non come
vorrebbe una signorina d’alta classe alla ricerca del marito. Sorridi, provando
solo tenerezza allo sguardo di una donna che mai poteva essere tua confidandoti
con lei per la sciattezza della cugina. Lei che invece ride e ti confonde
parlando d’amore… Amore che tu eri sicuro di provare per lei ma che in realtà è
sbocciato prepotentemente per un altro nome, per altra forma, altro colore.
Ti chiamava con soprannomi la dolce Hikari e anche i tuoi
amici che solo di giorno frequentano il tuo giardino (non trovando ancora
spiegazioni perché di sera la tua casa mai l’hanno vista, compreso te) tu eri:
Dai, Davis. Forse il tuo nome era troppo lungo ?
Ma lei non si fa intimorire. Non ti chiama Conte. Mai
l’avrebbe fatto. Tu per lei sei solo Daisuke.
E rompendo lo specchio la notte fai meno rumore, aspettando
solo con più ansia il giorno.
Daisuke sei solo Daisuke, Non Davis o Dai non due parti del
tuo essere che ti confondono…sei Daisuke.
Poi l’hai vista presa da qualcuno con lineamenti giusti, che
non cambiava la sua forma… da una zazzera quasi come la sua…e tu sentivi di
essere il castano della terra e lui il mare….Lei avrebbe dovuto scegliere il
colore dal quale attingere di più.
E la presenza della terra è così data per scontata… che
quando ti chiese se potevi organizzare una serata di gala per lei, per
l’Ichijouji… hai solo pensato che il mare è anche più forte della terra perché
con l’onda distrugge anche la roccia più ferrea.
E allora la notte facevi più rumore portavi di nuovo dei
segni sulle mani, sul collo di giorno, riaprendo vecchie ferite che all’arrivo
di quel viola si erano man mano attenuate.
E i cocci si sporcavano di più lentamente, sempre di più. E
morivi dalla voglia di uscire da quella stanza, di far vedere il tuo vero
essere.
Non eri mai presente la sera.
Lei non scoprì mai il perché, convinta che tanta era la
rabbia nei suoi confronti e la non voglia di stare con lei, da far rinchiudere in
un primordiale sonno.
Spinta da un orgoglio superiore, lo stesso che li faceva
litigare di giorno continuamente, mai aveva bussato alla sua porta,
interrogando tutt’al più i camerieri che scuotevano le teste non spiegandosi
nemmeno loro tale comportamento.
Solo il più vecchio, il più accorto cameriere, sorridendole
le fece capire che lei faceva bene al signor conte, che lei gli aveva ridato
luce e nuova vita e che non se la doveva prendere se mancava al tramonto. Le
fece capire che si chiudeva in un dolore non voluto e tutto suo.
Miyako Inoue fu, per l’ennesimo tentativo di capire che
propose quella cena, non perché agoniava una vita mondana e già da moglie, non
perché innamorata come tutti credevano dell’Ichijouji….
Quella era una prova. Di sera, lui avrebbe dovuto affrontarla
prima o poi.
Ma il padrone di casa le lasciò tutto in mano, si occupò lei
di ogni dettaglio e quella famosa sera come le altre precedenti…fu assente.
I rumori del ballo salivano fin dentro la sua stanza. Lo
specchio ancora integro rimandava la sua immagine inumana.
Daisuke ovattò come meglio potè ogni rumore, cercando di
placare i battiti del cuore…e capendo che la sua anima no, era sempre la
stessa, anche se in quella forma…che forse dopotutto non era un mostro.
Ma la gente mai lo avrebbe capito, lei nemmeno! Anche se era
l’unica a dargli solo un nome e che testarda mai ne avrebbe inventati o dati
altri!
“Daisuke!” Strillava incollerita o sussurrava con stupore se
intenerita da un suo sorriso o parola…o gesto.
Era solo Daisuke per lei…eppure… mai lo avrebbe amato per
come era… innamorata del mare e non della terra.
Si mordeva le labbra, cercando di non urlare. “E Dai,
contessa Miyako, dov’è?”
“E Davis?”
Sbuffava. “Daisuke…non si sente tanto bene…credo sia a letto”
E tamburellava i pollici sulla tavola. Il viola raccolto da una elegante
crocchia…vestita di tutto punto…con la speranza di…e invece!
Fu allora guidata da un forte istinto che non ci fa capire il
perché delle azioni e di quello che stiamo per fare… che Miyako Inoue imboccò
il salone mollando il gala, la festa, le voci che la chiamavano.
Era convinta che la gente avesse un’idea sbagliata del
cugino, appropriandogli dei soprannomi che non lo rispecchiavano. Lo definivano
perfino superficiale…forse un po’ lo era…ma lei l’aveva conosciuto sotto un
altro aspetto… dopo il tramonto chiuso in una stanza all’insegna del suo
dolore.
“Mi dispiace se ogni sera…non sono presente e perdo la tua
compagnia, cugina” Glielo aveva detto quasi prendendola in giro sotto la luce
del giorno, eppure aveva visto il marrone luccicare come all’insegna di
qualcosa di cui vergognarsi. “Mi dispiace molto…”
“Daisuke!!” Aveva urlato di fronte alla sua porta in quella
zona dove non metteva mai piede. “Daisuke!! Scendi ti prego…o almeno apri
questa porta!”
Aveva sentito solo un ruggito sommesso, malamente. Il sangue
le si era ghiacciato nelle vene.
Era scesa senza insistere velocemente dalle scale incontrando
il dolce Ichijouji.
“Miyako Inoue…domani mi rifarò chiedendo un favore al conte
vostro cugino…ma perdonatemi se oso troppo chiedendovi adesso la mano”
Ed era rimasta attonita nel muto della sala. I volti di tutti
sorridenti, ipocriti quasi, e si rivedeva solo nella confusione e
nell’incredibilità di altri…Hikari, Takeru erano fra questi gli amici del conte
per eccellenza.
“No!” Aveva urlato forse scoppiando a piangere. “Perdonatemi
Ichijouji, perdonatemi!”
E le luci della festa lo scintillio della vita che avrebbe
potuto avere…erano svaniti in un lampo. Solo i sorrisi sinceri di due
partecipanti l’avevano capita e benedetta con lo sguardo.
Forse loro sapevano? Forse loro per questo chiamavano
un’anima in due modi diversi?per alleggerire la condanna?
“Daisuke!” La notte fonda ribussò a quella porta, aveva
sentito distintamente dei cocci cadere a pezzi nel silenzio del castello.
“Daisuke apri..apri ti prego, apri questa porta.. qualsiasi dolore tu affronti
voglio esseri vicina…”
“…Ichijouji” Un logorio sommesso rauco.
“Oh lui… lui non è ciò che voglio! Daisuke apri!!”
Non sapeva per quale motivo i suoi artigli lunghi,
scintillanti, si erano mossi verso la maniglia d’ottone.
“Te ne pentirai… e io ti perdonerò” aveva mugolato con una
voce rauca che non gli apparteneva.
Quando la porta si spalancò mostrando una bestia. Miyako
rimase immobile. Le fauci che sporgevano e i peli che coprivano una figura
aiutante. Però…Miyako alzò gli occhi verso le pupille dell’animale e rivide
Daisuke.
“Daisuke”
I cocci gocciolarono per terra a quel suono.
“Cosa…cosa…sei?”
Lui ruggì e lei indietreggiò emanando un urlo spaventata.
“Vattene via adesso!Vattene!” ringhiò la bestia e la voce d’uomo a malapena si
riconosceva.
Lei scappò… scappò barricandosi nella sua stanza…piangendo
come quello specchio in frantumi.
Ma la mattina giunse a riscaldare la anime. Al primo raggio
Miyako camminava per il castello, ancora verso quella stanza. “Daisuke” chiamò
stupefatta persino lei dalla sua determinazione, dalla determinazione del suo
amore…nell’amare senza sapere un perché, un licantropo che tale non era.
Daisuke aveva solo un’anima malgrado due forme diverse.
Aprì la porta e trovò il giovane d’un bianco di carne tra le
sue coperte. Gli occhi chiusi, il sangue che si era fermato adesso colorava
leggermente i palmi della sua mano, macchiando in un’unica scia come una
lacrima le lenzuola.
“Daisuke…” sussurrò piano con dolcezza.
Lui si svegliò a quel suono con un sussulto. E come al solito
si soffermò per un attimo sulle mani ritornata quelle d’uomo.
Non fece domande vedendola. Ed anche lei rimase in silenzio
forse solo imbarazzata come se si trovasse davanti a un amore e per di più alla
prime armi.
Rimasero in quella stanza… cominciando a parlare e del più e
del meno come se il segreto non fosse mai venuto a galla. Si presero anche con
i soliti insulti o violenti scambi di battute ma né lui né lei fecero né diedero
segno di voler lasciare la camera.
Lo specchio solo nel mentre era stato sostituito e le ferite
curate da mano attenta, da quella incredibili a dirsi, di Miyako.
All’improvviso con gli ultimi istanti del giorno, con il
sonno dell’astro. Lui fece cenno che adesso poteva andarsene ma lei rimase,
cocciuta e determinata.
“è il tramonto”
Lei le prese la mano ancora d’umano e lo condusse alla luce
della terrazza. “Non ho paura”
Con la morte dell’ultimo raggio e con il tocco di colore che
cambiava il cielo una luce violastra avvolse dapprima le mani, trasformandole
in arti pelosi e poi il resto della forma del conte.
Miyako non disse una sola parola.
Lo condusse allo specchio. Accedendo la luce di una candela
mai consumata nella stanza.
Disse solo “non ho paura perché sei sempre tu Daisuke”
E sorridendo donna e nuova forma aspettarono il sorgere della
luce assieme.
Lo specchio per la prima volta non cadde in frantumi e da
allora le cameriere dimenticarono improvvisamente tutte le volte che dovevano pulire
e stare attente ai cocci impregnati di rosso.
“Daisuke, sei tu, così come sei”
**
Eccomi, stavolta porgo omaggio a Roe, perché le
avevo promesso una fic per il compleanno ^.^!!! Spero ti piaccia questa Miyako
per Daisuke portata ai limiti dell’Au! Spero davvero ti piaccia Rò!
Un bacione a tutti e ringrazio la mia Sora89 e Padme Undomiel che hanno commentato il primo capitolo!
Vostra Sae
p.s.: proponetemi voi la prossima coppia o situazione irreale XD
cercherò D’ accontentarvi!
(p.p.s avviso per Spdl… Tex T-T t’aggia dì na cosa:
sempre te voglio bene e maledetti cellulari che vanno come mucche
pazze XD ancora rotolo!! Baci Tex)