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Autore: theseeker64    16/09/2014    5 recensioni
Il cavaliere Lautrec si è imbattuto in una terribile rivelazione: Lordran è intrappolata in un ciclo di eroi "Prescelti". Ora il suo obiettivo è trovare un modo di mettere fine a questa follia con l'aiuto di Quelana, Madre della Piromanzia, Patches la Iena e altri per risolvere questo eterno conflitto - e rompere il Ciclo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, questa è la prima traduzione che faccio quindi vi chiedo un po' di pazienza in caso notiate errori di ortografia o traduzioni un po' azzardate. Per il resto vi auguro una buona lettura! Se masticate un po' di inglese, questa è la fanfic originale: https://www.fanfiction.net/s/9209033/1/Breaking-the-Cycle
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Attraverso le pianure infestate della Città Infame, oltre la sudicia palude verde e i pilastri, crepati e decadenti che reggevano il mondo, lei lo vide arrivare; la sua armatura dorata tintinnava e scintillava alla luce della sua torcia ad ogni passo prudente che faceva. L’uomo e la sua armatura erano ridicoli alla vista. Non c’era posto per l’oro nella palude. La palude era fatta per le cose oscure, come lei, e Quelana decise che, se il folle si fosse portato a tiro, gli avrebbe fuso quell’armatura attorno al corpo per impartirgli una lezione.
 
Man mano che l’uomo avanzava a stento attraverso la palude, menando colpi decisi agli insetti giganti e aggirando attentamente dei ragni infetti che stavano nutrendosi di un cadavere, Quelana realizzò che il folle non stava solo cercando di avvicinarsi a lei, ma che lei stessa sembrava essere il suo obiettivo. La visiera dell’elmo continuava a spostarsi su di lei, sul terreno, e poi ancora su di lei, mentre l’uomo si avvicinava sempre di più.
 
Il battito del cuore di Quelana accelerò. Stette ferma e preparò la piromanzia sotto gli spessi strati del suo mantello nero, tenendo gli occhi fissi sullo straniero che si avvicinava da sotto il suo cappuccio. Il folle dorato, ora solo a pochi passi di distanza, si fermò, immerso fino alle caviglie nel fango, fissandola.
 
Nessuno dei due parlò per un lungo momento, poi il suono di una risata risuonò dall’elmo e l’uomo si tolse l’oggetto dorato dalla testa. Quelana socchiuse gli occhi, rimanendo cauta, mentre l’uomo portava l’elmo al suo fianco e si spostava le sottili ciocche lunghe fino al mento di sporchi capelli biondi dal volto. I suoi occhi si fissarono su di lei, freddi e grigi, e le sue labbra, circondate da un sottile accenno di barba, si aprirono in un largo sorriso; i suoi denti bianchi, ordinati e puliti. “Rilassati, strega. Non voglio farti del male.”
 
Quelana arretrò leggermente. Se l’uomo la chiamava ‘strega’, voleva dire che sapeva chi era, e improvvisamente non si sentiva più a suo agio in sua presenza, esposta e sola. “Che cosa vuoi?” Sibilò da sotto il cappuccio, sperando di suonare intimidatoria.
 
L’uomo dorato fissò quei suoi occhi grigi su di lei e fece un passo avanti. Quelana alzò il braccio, lasciando cadere la manica fino al polso, e gli mostrò le fiamme che avvolgevano la sua pelle chiara e le sue dita sottili, pronte a colpire; pronte a bruciare. L’uomo si fermò, s'inginocchiò e piantò la sua torcia nel fango prima di estrarre uno shotel dal fodero sulla sua schiena. Lo tenne di fronte a sé e mosse la lunga lama ricurva dell’arma in semicerchio, lasciando che la fiamma della torcia giocasse e danzasse sulla sua riflettente superficie d’acciaio. Alzò lo sguardo su di lei e le offrì un altro sorriso smagliante. “Mi puoi bruciare, strega, non lo nego. Ma sopravviverei al primo colpo e ne uscirei terribilmente arrabbiato. Riusciresti a colpirmi ancora, prima che scatti avanti e ti colpisca con la mia lama? Forse, forse no. Nessuno di noi due vuole veramente scoprirlo, vero?” Aspettò che lei rispondesse. Dato che taceva, rispose lui per lei. “No, non vogliamo. Spegni la fiamma, strega. Ti ho detto che non ti avrei fatto del male…ma lo farò senza dubbio. Se vi si dovesse arrivare.”
 
“Rispondimi,” scattò Quelana, sentendosi sempre meno a suo agio a ogni secondo che passava. “Che cosa vuoi, folle!?”
 
“Una fine,” le disse l’uomo, la sua espressione improvvisamente più buia. “Una fine…a tutto questo. Questa follia. Questo…ciclo di follia.”
 
“Di che follia parli, oltre alla tua?”
 
“Ci siamo già incontrati prima, strega, e so che tu lo sai,” disse l’uomo. “Pensaci bene. Mi conosci.”
 
La fronte di Quelana si aggrottò sotto il cappuccio. “Io…tu menti. Non solo un folle, ma anche un bugiardo.”
 
“Qual è il mio nome?” Insistette l’uomo. “Lo sai. Avanti. Pensa. Il primo nome che ti viene in mente. Qual è?”
 
“Lautrec,” disse lei immediatamente.
 
“Sì. È quello. Hai indovinato. Vedi?”
 
Quelaana scosse la testa. “Che stregoneria è questa? Cosa…” Lanciò uno sguardo alle proprie spalle, con il crescente presentimento di un attacco. Rimpianse di non essersi nascosta prima dell’arrivo dell’uomo. Voleva farlo. Se solo fosse stata più veloce.
 
“Sono solo, strega,” spiegò Lautrec. “Rilassati e svuota la mente. Sei l’unica altra persona che può capire cosa ti sto per dire. Lo so, perché te l’ho già spiegato in passato.”
 
“Non ha senso!” scattò Quelana. “È il tuo tentativo di confondermi! Di distrarmi! Dove sono i tuoi compagni? Stanno sgattaiolando nell’ombra dietro di me?”
 
Lautrec rise. “Strega, se ti avessi voluta morta, saresti morta, ora. Non mi avresti visto mentre mi avvicinavo da trecento piedi di distanza. Mi sarei avvicinato a te di nascosto e ti avrei piantato la mia lama nella gola. Hai un’incredibile maestria con le fiamme, questo è vero. Ma per un cavaliere come me? Nelle tue vesti logore e a piedi nudi? Pensi che non sarei piombato su di te per farti fuori? Avrei potuto. Non l’ho fatto. Non voglio farti del male. Non lo dirò un’altra volta. Ora ascoltami. Il prescelto è quasi pronto a nascere nel mondo, e non abbiamo molto tempo.”
 
“Il prescelto…” Gli fece eco Quelana e un velo di confusione si alzò dalla sua mente. “Vuoi dire…il mio alunno.”
 
Lautrec sorrise. “Ora ci siamo. Hm, avrei dovuto iniziare con quello. Un promemoria per la prossima volta se, dimenticati dagli Dei, ne vivremo un’altra. Sì, il prescelto è spesso un tuo studente. Tuttavia a volte non lo sono. A volte ti uccidono. A volte, perfino, non ti incontrano affatto. Sei parecchio abile a nasconderti.”
 
“Parli del Prescelto come se fossero molti invece di uno. Perché?”
 
“Perché ho imparato la verità, strega. Che questo ‘Prescelto’ che viene a calpestare il nostro mondo, ammazzando bestie, suonando campane, riempiendo ricettacoli…se fossero veramente scelti per essere ‘colui’ che mette fine a tutto, allora hanno fallito. Uno dopo l’altro. Ci hanno deluso. O forse…noi li abbiamo delusi.”
 
“Come lo sai?”
 
“Perché siamo ancora qui,” spiegò Lautrec. Alzò le mani e diede uno sguardo alla palude circostante. “Pensaci, strega. Hai una probabilità di sopravvivenza più alta della mia durante questi cicli. Il Prescelto nasce in questo mondo, porta a termine tutti i suoi obiettivi, parte per il sottosuolo con il vecchio Frampt, e poi uccide Gwyn. A volte accendono la fiamma, a volte no. In ogni caso, eccoci qui. Sopravviviamo. Il mondo…si resetta e arriva un nuovo prescelto. Tu questo lo sai, strega. Tu ed io abbiamo vissuto attraverso questo ciclo per molto, molto, tempo.”
 
Quelaana si portò una mano alla testa, fissando le acque fangose vicino ai suoi piedi. “Non…può essere.”
 
“Eppure è così,” disse Lautrec con un sospiro.
 
“Come fai a sapere cose come queste?” Domandò Quelana. “Non sei che un uomo mortale, eppure parli come se fossi un Dio.”
 
“Mi ci è voluto molto tempo per penetrare nell’abisso e vedere qualcosa di più dell’abisso stesso,” spiegò Lautrec, e Quelana notò che aveva fatto un altro passo verso di lei nel parlare. Lo voleva bruciare, ma ora…ora voleva anche sapere cos’aveva da dire. “Credo sia iniziato con una sensazione di familiarità da parte mia. Una frase detta, forse. Un movimento. Un’azione. Una folata di vento che catturò la mia attenzione. Non posso esserne sicuro. In qualche modo, tuttavia, ad un certo punto ho realizzato che avevo già vissuto questa vita prima d’ora. Più ci pensavo, e più evidente è diventato. Non l’ho vissuta solo una o due volte. L’ho vissuta decine di migliaia di volte. Forse milioni. Forse…forse da sempre.”
 
Quelana iniziò a vedere il volto del suo alunno. Aveva pensato, per così tanto tempo, al suo alunno come uno, ma il volto iniziò a cambiare e distorcersi fino a che diventarono molti volti…troppi per vederli chiaramente. Lei seppe, allora, che il folle stava dicendo la verità. “Il Prescelto…hai ragione. Ce ne sono molti.”
 
Troppi, se chiedi a me,” disse Lautrec con una smorfia amara. “Quando realizzai la prima volta la nostra eterna prigionia nel tempo, credetti che i Prescelti fossero intrappolati nel nostro mondo, e che questa fosse la loro punizione. Ma ora la vedo in un altro modo. Noi siamo i prigionieri, strega. Tu ed io e ogni altro abitante di questo regno maledetto. Loro non sono imprigionati nel nostro mondo, noi siamo imprigionati nel loro. E, francamente, sono stanco di questo.”
 
“Cicli…tu parli di cicli.”
 
“Sì. Il ciclo inizia quando un prescelto prende vita. Finisce quando affrontano il vecchio Gwyn. Poi arriva un altro prescelto. A volte sembrano…freschi. Come se non avessero mai fatto tutto questo prima d’ora. Ma molti di loro…molti di loro ritornano! Ritornano con nuove conoscenze e impeccabili abilità. Uccidono i mostri di questo mondo con facilità, scattando verso il traguardo, e a che scopo? Perché, per rifare tutto di nuovo!” Il cavaliere dorato era sempre più arrabbiato, mentre parlava, e ora il suo volto era rosso e sconvolto, e i suoi denti erano serrati. “Sai quante volte mi hanno ucciso, strega?”
 
 “Meritavi di morire. Sei un uomo malvagio,” gli disse Quelana. Stava ricordando sempre di più mentre l’uomo parlava, e ora le era tornato in mente qualcosa di terribile. “Un uomo malato! Tu uccidi la povera Anastacia di Astora! Quella donna non ha la lingua, e nonostante questo la uccidi! Ancora e poi ancora! Assassino!” Le fiamme che lambivano le sue dita crescevano e pulsavano mentre la sua rabbia cresceva.
 
Lautrec alzò gli occhi al cielo. “Si arriva sempre a questo, vero? Povera, muta, Anastacia. Ciò che faccio sono affari miei, strega. Non ne sai niente. Non giudicarmi come se ne sapessi qualcosa. E tu pensi che i Prescelti mi ammazzino per un qualche senso di giustizia? Ha! Forse un paio, ma conosci la vera ragione per la quale sono stato ammazzato decine di migliaia di volte?” Tese la mano in avanti e si tolse un guanto. Su un dito portava un anello dorato. “Per un gioiello.” Fece una risata amara. “Un anello che li aiuta nel loro viaggio. Ecco perché muoio. Se io sono malato per aver ucciso una guardiana del falò muta un paio di volte, cosa fa questo dei Prescelti? Hanno ucciso milioni, e non danno segno di volersi fermare.”
 
“Basta così, folle!” Sibilò Quelana. “Perché sei qui a dirmi questo? Se questo ciclo è così infinito come dici, non c’è niente che tu od io possiamo fare!”
 
“Ah, ecco dove ti sbagli, strega! Vedi, il Prescelto, questo Prescelto, almeno, si sta dirigendo verso Gwyn proprio ora mentre parliamo. Mi sono nascosto da lui. Ammantato nell’ombra mentre passava. Mi sono liberato dalla mia prigione. Ho viaggiato attraverso Lordran. Ucciso più di un nemico. Sceso con quell'infernale ruota di legno qui nella Città Infame, e ora intendo prenderti e fare un ultimo viaggio prima che Gwyn emetta l’ultimo respiro. Un viaggio lontano da Lordran, verso il luogo dove tutto inizia. Il Rifugio dei Non Morti. Tu ed io saremo lì quando nascerà il nuovo Prescelto. Poi troveremo un modo per rompere questo ciclo e mettere una fine a questa follia. Per sempre.”
 
Quelana stette immobile, pensando a tutte queste nuove informazioni. Un’ultima domanda valeva ancora la pena di fare. “Perché io?”
 
“Io sono il miglior cavaliere di Lordran,” disse Lautrec senza un briciolo di umiltà nella sua voce. “Ma persino il miglior cavaliere non può portare a termine una missione così monumentale come arrestare la natura stessa del mondo da solo. Tu sei Quelana, progenie della Grande Strega Izalith, Figlia del Caos, e Madre della Piromanzia. Con te al mio fianco, non ho bisogno di nessun altro.”
 
Ora era il turno di Quelana di ridere. “Il tuo errore, folle dorato, è stato credere che avrei accettato di aiutare un uomo così spregevole, mostruoso e presuntuoso come te. Vattene. Questo ‘ciclo’ che sei così deciso a terminare non mi disturba. In verità, mi ci sono abbastanza affezionata. Ora lascia questo posto.”
 
Lautrec la fissò per un momento. Un sorriso si formò lentamente sul suo volto. “Il tuo errore, strega, è stato pensare che io stessi chiedendo il tuo aiuto. E, certamente, credermi quando ho detto di essere venuto da solo.”
 
Un secondo uomo balzò fuori dalle tenebre di fianco a lei prima che Quelana potesse accendere la sua piromanzia. IL suo peso la schiacciò e li spedì entrambi a terra. Lei sussultò dal dolore e urlò, cercando di divincolarsi dalla presa dell’uomo. Le fiamme emisero delle scintille dalle sue dita, ma se si fosse spinta oltre, avrebbe rischiato di dare fuoco alle sue stesse vesti. Il secondo uomo stava ridacchiando mentre forzava le sue braccia lungo i fianchi e iniziava a legare i suoi polsi con una corda. “Ce l’ho, Lautrec! L’ho presa! Hihi! Cagna infuocata! Presa!”
 
“Bravo, Patches,” disse Lautrec seccamente, avvicinandosi a loro. “Ha sopraffatto una fragile donna. E da dietro per di più. Ora legala velocemente prima che ti fonda la carne sulle ossa.”
 
L’uomo calvo ridacchiò. “Non può farlo!”
 
“Lo può fare. Lo farà. Sbrigati, idiota,” insistette Lautrec.
 
Il sorriso sul volto dell’uomo svanì ed egli abbassò lo sguardo su Quelana. “Vuoi bruciare Patches, cagna di fuoco? Hm?” Ridacchiò. “Te l’ho fatta alla grande, non è così?”
 
Argh!” ruggì Quelana tra i denti, provando a divincolarsi dalla sua presa. Non servì a nulla. Sentì i suoi polsi legati assieme davanti a lei mentre l’uomo stringeva e assicurava i nodi. Poi la girò sul fianco e le strinse le braccia al corpo, facendo girare la corda tutto attorno fino a che lei non fu legata dalle spalle fino agli avambracci.
 
“Hihi,” ridacchiò Patches. “l’ho legata stretta, Lautrec. Non brucerà niente, ora.”
 
“Buon per te. Legale i piedi,” ordinò Lautrec, rinfoderando lo shotel ora che lei era inoffensiva. “Sbrigati. Se Gwyn muore prima che noi lasciamo Lordran…tutto questo sarà stato inutile.”
 
“I piedi? Come farà a camminare con i piedi legati?” Chiese Patches, grattandosi la sua testa calva.
 
“Non lo farà, idiota. La porterai tu.”
 
“Io? Portarla?!” scattò Patches. “Non è giusto! Non voglio!”
 
Lautrec si inginocchiò affianco all’uomo e lo fissò con quei suoi freddi, grigi occhi. “Davvero? Parlami ancora delle cose che non vuoi fare, Patches. Avanti…protesta ancora.”
 
“Io…io…” l’uomo era chiaramente spaventato dal cavaliere dorato. Deglutì, si grattò la testa e distolse gli occhi da quelli di Lautrec. “Ok, va bene allora. La porterò io. Solo che non vedo il bisogno di tutto questo…”
 
“Perché siamo nel suo dominio quaggiù. Potrebbe liberarsi, scappare via e dovremmo sprecare tempo prezioso per cercarla. Tempo che non abbiamo. Quindi legala e sollevala. Se ti lamenti ancora…beh, sai come sono quando mi arrabbio.”
 
“S-sì, Lautrec,” balbettò Patches.
 
Lautrec annuì, stette lì per un momento ed estrasse la torcia da terra. Si girò verso la palude e si rimise l’elmo dorato in testa.
 
“Lasciami andare, folle!” Insistette Quelana, tirando la corda. “Liberami e brucerò solo lui,” disse, guardando Lautrec attraverso il suo cappuccio.
 
“Taci, cagna di fuoco,” la ammonì Patches, girandola sulla schiena e spostandosi verso le sue gambe. “Uuuh, scalza cagna di fuoco? Non ci possiamo permettere degli stivali, cagna? Hihi!” Le sue dita le solleticarono le piante dei piedi.
 
Quelana sollevò di scatto il piede e sentì il tallone sbattere contro la mascella dell’uomo. Patches ululò e cadde indietro sul sedere. Lei si spostò sul fianco, si mise sulle ginocchia e si preparò a correre via nella palude.
 
Fece due passi prima che Lautrec la prendesse per il mantello e la tirasse indietro. “No!” Urlò Quelana mentre le braccia dell’uomo si avvolgevano attorno a lei e la tirassero verso il suo corpo. Il freddo acciaio della sua armatura era duro e affilato, premuto contro il suo mantello. “Lasciami andare! Non hai alcun diritto di farmi questo!”
 
Lautrec la fissò. Alzò il braccio e le tolse il cappuccio dal viso. Quelana odiava avere il cappuccio abbassato. Si sentiva esposta, nuda. Arricciò il naso, l’aria fredda della palude le spazzava le guance, le correva attraverso i capelli, le danzava sulle labbra. Provò a voltarsi, ma il cavaliere dorato la teneva ferma, tendendo il collo per poterla osservare. “Beh, le voci sono vere. Sei parecchio bella, strega.” La fissò ancora a lungo,Quelana si dimenava a disagio tra le sue braccia, mentre i suoi occhi grigi guizzavano su ogni particolare del suo viso. “Molto bella, senza dubbio.”
 
Patches tornò, mormorando maledizioni sotto i baffi, e le legò caviglie e ginocchia all’istante, mentre Lautrec la teneva ferma. Poi il cavaliere dorato la lasciò, e l’uomo calvo la prese, ridacchiando ancora, mettendosela sopra la spalla.
 
“Ora diamoci una mossa,” disse Lautrec, camminando nella palude, tenendo la torcia davanti a sé. “Abbiamo un mondo da cambiare.”
 
La magra figura di Quelana rimbalzava contro la spalla ossuta dell’uomo che la portava; corpo, gambe e braccia legati e inutili, alzando la testa e dando un ultimo, bramoso, sguardo al suo piccolo posto nella Città Infame. Un posto che ora temeva non avrebbe più rivisto.
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Spero che la lettura vi abbia intrattenuto e interessato. Se così fosse, il feedback è sempre ben accetto. Non esitate, inoltre, a scrivere critiche purché costruttive e volte al miglioramento della traduzione. Al prossimo capitolo!
   
 
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