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Autore: Alepotterhead    17/09/2014    1 recensioni
Come rimettere assieme i pezzi di qualcosa che non c'è più?
Come andare avanti se non hai più niente?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Un muro nero di pietra. Gelido. Cupo. Esanime.

Come la voragine che lo consuma dentro. Le cicatrici che sono rimaste all'interno sono ancora più orribili e indelebili di qualsiasi altra visibile esternamente.

Ma ci si dovrebbe provare.
A tornare alla normalità. Gli dicono ‘torna alla vita del “prima” ’, ma è una condizione che in fin dei conti nessuno ha mai vissuto, la nuova situazione di pace è un presupposto a cui nessuno è abituato. Come si vive davvero in modo normale quando ha sempre e solo imparato a diffidare, guardarsi le spalle e obbedire agli ordini? A mettere da parte qualsiasi cosa che non sia la rabbia, la devozione al padrone e la crudeltà? Quando anche la volontà non poteva esserci, il libero arbitrio era un’utopia?

Questa è una vita normale per lui, non sa cosa farsene di tutti i consigli e della nuova libertà, nessuno gli ha spiegato cos’è e come si adopera.

La sua vita è crollata, evaporata, scoppiata, ridotta a brandelli, inesistente.

Seduto, da solo, al buio e in silenzio, forse così riuscirà a diventare inesistente come la sua stessa vita, ad annullarsi e sparire. E trovare finalmente la sua pace.

Anche se sente di non meritarla.

L’unica cosa che ancora percepisce, seppur in maniera distorta, è lo scorrere del tempo, lento, inesorabile, agonizzante, un doloroso secondo dopo l’altro, buio sporcato di sangue, silenzio coperto dalle urla, solitudine strozzata dalle presenze sulla coscienza e la spossatezza che regna sovrana sopra ogni cosa e affatica ogni respiro, ogni pensiero.

Ma a quanto pare non a tutti sta bene la tomba di dolore che si sta scavando, perché non si sa come né quando, ma il muro nero di pietra che fissava ogni giorno, il suo unico punto fermo, diventa bianco.
Una piccola stanza bianca, niente finestre, una piccola lampada grigia che crea più buio che luce, un letto bianco, nient’altro.

Un posto sicuro per morire.

Morire è facile, è vivere che è un tormento. E lui aveva sempre scelto la via facile, perché complicare sempre tutto se si poteva evitare?

Ma alla fine poteva considerarsi vivo?

La cartella clinica riporta la scritta “incapace di intendere e volere” e forse per questo è sulla buona via per annullarsi del tutto, ma alla fine loro non hanno capito niente.

Nessuno può capire. Nessuno.

E come potrebbero? Per nessuno è crollato il mondo su cui si basava la loro intera vita, altrimenti non avrebbero la forza di andare avanti, perché non saprebbero cosa vuol dire andare avanti, starebbero precipitando, come lui.

Non sanno nemmeno che la sua voragine diventa sempre più profonda e accogliente, è pronto a diventare il nulla. La stanza bianca sembra ogni giorno più nera e anche il tempo sembra essersi fermato.

Il nulla.

Forse è davvero morto.




Qualcosa è cambiato, dopo un minuto o forse un mese o un anno, finalmente si accorge che davanti al muro c’è una figura in un letto.

Guarda, ma non vede.

L'ombra di un mezzo sorriso. Uno specchio.

Il corpo sul letto è immerso nella luce grigio cupo della stanza, è rannicchiato e scosso da spasmi, ha il respiro irregolare e alterato, ma mantiene il silenzio più totale.

Sente il dolore sordo di una respirazione irregolare e affannosa, quindi sa di essere lui la figura rannicchiata a letto e sa anche di essere ancora vivo. A meno che il suo inferno non sia esattamente così.

Il tempo torna a scorrere lento e doloroso. Nemmeno vedere come si è ridotto sembra sortire effetti, quando hai perso tutto ciò che la vita conteneva, come si può preoccuparsi di quello che rimane?  Non c’è più niente, è solo, a pezzi, vuoto, tutto quello che ha sempre considerato vita è andata via e lo ha lasciato indietro tra le macerie di qualcosa che non si può definire se non ‘nulla’, qualcosa che è crollato su se stesso perché non c’era più niente che lo tenesse in piedi. L’unico desiderio è quello di smettere di essere.

Andare avanti per lui può significare solo diventare il nulla che è rimasto.

Nessuno lo capisce.

Nessuno può capirlo.

L’immagine sul letto ha alzato la testa e ha aperto gli occhi.

E allora la rivelazione, capisce di non essere lui, che non esiste nessuno specchio, che c’è qualcun altro lì.
E il tempo accelera. Per la prima volta dopo quella che è stata un’eternità si sente bruciare, percepisce ogni singola terminazione nervosa come se fosse stato sottoposto all’elettroshock.

Due fanali verdi ne sono la causa, visibili anche nella scarsa luce.

Quegli occhi lo hanno inchiodato e terrorizzato, perché sono così simili eppure così diversi da quelli che ricordava, così simili eppure così diversi dai suoi.

Verde cupo, occhi troppo grandi per quel volto scavato e cereo.

Gli occhi di chi sta abbracciando il nulla, di chi non riesce più a vivere perché non sa cosa vuol dire andare avanti senza tutto quello che c’è stato e che ora è stato portato via, tutto quello che era vita ed è crollato come un castello di sabbia al sole, lasciandolo senza niente in cambio, solo cupa e sterminata assenza di qualcosa.

Ora gli occhi sono più vicini, si vede meglio la paura, la desolazione e il buio che li pervadono, in questo momento potrebbero benissimo essere davvero lo specchio dei suoi. Nemmeno si è accorto di essersi alzato e molto lentamente essersi seduto sul letto di fronte al suo.

Occhi negli occhi. Due nulla a confronto, due buchi neri entrati in collisione, due anime diverse rinchiuse infondo a una voragine che pensavano essere insuperabile, che li avrebbe inghiottiti e annullati.  

Il lieve prurito della nascita di una nuova speranza, quella di essere l’uno la scala di risalita per l’altro.

La luce di aver trovato qualcuno che capisce.



E poi inizia a piovere. Lui lo sa perché sente le gocce calde e copiose che gli bagnano la faccia e cadono tra le lenzuola.

Una mano si tende verso di lui, percepisce un tocco leggero e fresco sulla sua guancia, come balsamo su una ferita aperta “Draco, non piangere”.

 
  
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