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Autore: BebaTaylor    17/09/2014    1 recensioni
Dal Capitolo Tre
Solo allora si accorse della bara bianca, appoggiata su delle colonne di marmo, anche quelle bianche. La parte superiore era aperta. Lentamente Astrakan si avvicinò. Osservò il coperchio finemente decorato, fece il giro, aspettandosi di trovare la ragazza con il viso sciolto come quello delle altre persone. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
Quando li riaprì e guardò all'interno della bara si pentì di averlo fatto. Il cadavere non aveva il viso deforme come quello degli altri, ma il suo. Gli stessi capelli neri, lo stesso viso ovale dai lineamenti delicati, una tiara fra i capelli.Astrakan fissò il suo cadevere a lungo, incapace di fare qualsiasi cosa. Lo stesso vestito, lo stesso mazzo di fiori.
«È colpa mia! Io l'ho uccisa!» strillò ancora il ragazzo.
Astra si riscosse. Se stava guardando il suo cadavere, allora quello era il suo funerale, e quello che urlava era suo marito.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Tredici
The Battle parte II

Pochi minuti dopo arrivarono nella camera di Astrakan. Era grande, con un grande caminetto in marmo bianco, le pareti erano rosa e il grande letto a baldacchino era contro la parete di fronte alla porta. L'armadio a muro aveva le ante bianche. Un altro armadio era sulla parete alla destra della porta e poco più avanti si trovava un'altra porta.
Accanto al caminetto c'era una panca con dentro della legna e il necessario per accendere il fuoco.
Astra si avvicinò a una delle ante, l'aprì e gli altri rimasero sorpresi quando videro un forno a microonde e un piccolo frigorifero.  
«Prendi le coperte!» esclamò la ragazza rivolgendosi a Joe, Astra aprì un mobiletto, prese un sacchetto di plastica e lo riempì con biscotti, barrette energetiche, merendine e patatine in busta. Dal frigorifero, spento dal giorno della sua partenza, prese alcune bottiglie di acqua e bibite. «Aiutami Maya.»  disse passandole alcune delle bottiglie.
«Cosa vuoi fare?» domandò Joe.
Astra si alzò in piedi e si voltò verso di lui. «Ci chiudiamo in bagno, Kevin sposta l'armadio davanti alla porta e quando siamo chiusi lì dentro decidiamo cosa fare.»
Steve era in disparte, mentre Kevin e Joe avevano in mano diverse coperte, Adam aveva sei cuscini in mano. Joe si spostò verso la porta del bagno privato di Astra e l'aprì spingendola con il piede.
Il bagno era lungo e stretto, con piastrelle bianche e rosa, la grande vasca era interrata nel pavimento proprio sotto la finestra e il mobile con il lavandino occupava quasi per intero la parete a sinistra della  porta. La finestra illuminava l'ambiente e un'altra porta conduceva al gabinetto.
Joe sistemò le coperte nella vasca mentre Kevin le lasciò sul tappeto davanti ad essa; Adam fissò i cuscini, scrollò le spalle e li posò su una piccola poltroncina.
Astra e Maya lasciarono il sacchetto e le bottiglie sul mobile del lavandino.
«Cosa facciamo?» domandò Kevin.
«Andate a prendere la legna.» rispose lei, «poi tu sposti l'armadio qua fuori davanti alla porta.»
«E come faccio?» domandò lui mentre Joe e Adam andavano a prendere la legna.
Astra alzò le spalle e controllò la stufa, «Come hai fatto prima, basta che lo desideri.»
Kevin annuì anche se non ne era molto convinto e uscì ad aiutare Adam e Joe.
Pochi minuti più tardi il fuoco nella stufa era acceso. «Provaci.» disse Astra posando una mano sul braccio di Kevin. «Devi solo volerlo.» gli disse. Sperò che i poteri di Kevin funzionassero come i suoi e quelli di Joe. Si voltò e guardò Steve, seduto accanto al lavandino, una delle coperte attorno al corpo.
Kevin annuì e fece un passo avanti verso la porta, alzò le mani e chiuse gli occhi concentrandosi sull'armadio. Lo pensò e lo visualizzò nella sua mente, gli apparve così nitidamente che gli sembrava che potesse toccarlo se solo avesse allungato un braccio. Lo sentì muoversi, traballare,  gli parve che gli oggetti all'interno si muovessero da una parte all'altra. Il mobile si alzò da terra di qualche centimetro e Kevin riuscì a sistemarlo davanti alla porta.
«Ce  l'ho fatta!» esclamò dopo aver aperto gli occhi. «Ci sono riuscito!»
Astrakan sorrise. «Perfetto!» disse. «Chiudi la porta.» si voltò e andò a sedersi accanto a Steve. Gli sfiorò una mano ma lui a ritrasse.
«Che cosa sta accadendo? Perché il vecchio si comporta così?» domandò Adam.
Joe lo guardò e sospirò, non lo sapeva neppure lui.
«Non lo so perché il Saggio si stia comportando così... non so nulla.» rispose stringendo la mano di Kevin, con il braccio libero si abbracciò le ginocchia. «Sono u po' confuso dagli ultimi avvenimenti. Non mi aspettavo che Kevin fosse un Custode... stessa cosa per Steve.» 
Il ragazzo, sentendo il suo nome, alzò il viso e lo guardò.
Noi pensavamo che il Custode fosse solo una leggenda...» disse Astra sistemandosi una coperta attorno alle spalle. «Sono sorpresa, non pensavo che esistessero realmente.»
«Perché pensi che io sia di qui?» domandò Kevin, si alzò e prese una barretta energetica al cioccolato e fragole.
«Perché sei troppo potente.» rispose Astra. «Il Custode è una persona che, a seconda del suo rango, può aumentare i poteri degli Ambasciatori.
Se sono Terrestri, amplificano i poteri degli Ambasciatori.
Se sono Abitanti, amplificano i poteri degli Ambasciatori, e i loro poteri, sopiti, vengono fuori. Se l'Ambasciatore è in pericolo, i loro poteri aumentano  fino a poter distruggere una metropoli intera. Se il Custode è anche il Catalizzatore, il suo dolore e la sua rabbia possono portare alla distruzione di un pianeta.  Si dice che questi esseri siano leggende, l'ultimo si dice che sia vissuto circa quindici secoli fa. » continuò.
«Almeno così dice il nostro libro di storia.» aggiunse Joe. «Noi sappiamo solo questo, non ci hanno insegnato altro.»
Kevin e Steve rimasero in silenzio.
«E adesso?» domandò Maya stringendosi ad Adam, «Cosa facciamo?»
Astra sopirò e guardò Steve, gli sembrò indifeso e sul punto di piangere, pensò che non fosse facile accettare la verità, pensò che scoprire che la propria  madre ha ucciso tre persone, una delle quali la madre biologica, non fosse facile. Astra guardò Kevin. Lui sembrava averla presa bene, ma Kevin e Steve erano due persone diverse, avevano due caratteri diversi.
Avevano due famiglie diverse. Steve era stato cresciuto solo dalla madre, non aveva mai conosciuto suo padre. “E non lo conoscerà mai.” pensò Astra.
«Cosa facciamo?» chiese di nuovo Maya.
Joe guardò Astra e lei scosse la testa. «Non lo sappiamo... non sappiamo cosa fare.» rispose. 
Maya alzò le spalle e posò la testa sulla spalla di Adam.
Astra si sentì impotente, non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire a Steve, lo guardò, non poté vederlo in viso perché aveva la testa posata sulle ginocchia.
Lentamente alzò la mano sinistra e gli sfiorò i capelli. Lui voltò il viso verso di lei.
«Non toccarmi.» mormorò, «Potrei farti del male.»
Astra si sentì stringere il cuore vedendo gli occhi tristi di Steve. 
A Steve tremò il labbro inferiore e si asciugò le lacrime e Astra continuò ad accarezzargli la nuca, sorrise e lo abbracciò. 
«Mi fido di te.» gli sussurrò e gli baciò il viso. «Mi fido di te.»
Steve si rilasso fra le sue braccia e lei gli baciò la nuca. Lo tenne stretto a sé e appoggiò la testa contro la parete.
Guardò gli altri, stavano mangiando e bevendo.
«Me ne passi un paio?» chiese a Kevin indicando alcune gallette di riso ricoperte di cioccolato.
Kevin annuì, gli passò la confezione aperta e una bottiglia di aranciata.
Astra prese la galletta e iniziò a mangiarla, spargendo pezzettini di riso e cioccolato sulla testa di Steve. «Forse è meglio se ti sposti.» disse togliendo le briciole con la mano libera. 
Steve si rimise seduto e prese una galletta, Joe aggiunse dell'altra legna al fuoco.
«Ma non avete i caloriferi?» domandò Adam, aveva le labbra sporche di marmellata alle fragole.
«No.» rispose Astra. «Cioè... abbiamo qualcosa di simile, un sistema che porta calore in ogni stanza ma adesso non è abbastanza.» si pulì le labbra con la mano e prese la bottiglietta d'aranciata e mentre Joe spiegava ad Adam come funzionava il riscaldamento nel loro palazzo lei bevve qualche sorso. 
Chiuse la bottiglia e si avvolse nella coperta, Steve l'abbracciò e coprì entrambi con un'altra coperta.
Astra sbadigliò, era stanca e voleva solo dormire ma sapeva che non poteva farlo,non in quel momento. Chiuse gli occhi e sbadigliò nuovamente. “Solo cinque minuti.” pensò.
«Kat!» esclamò all'improvviso aprendo gli occhi.
«Cosa?» domandò Joe.
«Mi è venuta in mente... chissà dov'è?» disse Astra, «Speriamo che sia a casa... magari se non ci vedono verranno a cercarci...»
«È vero!» esclamò Joe, «La presentazione agli Abitanti dovrebbe essere al tramonto.»
«Allora dovrebbero cercarci da un po'.» disse Adam e indicò la finestra.
Astra si spostò in avanti posando le mani sul pavimento e guardò la finestra. Fuori era buio, si domandò quanto avesse dormito. Non si vedeva nulla, fuori era buio pesto, anche il cielo era coperto, non si vedeva nessuna stella.
«Quindi se ci stanno cercando... ci troveranno presto, vero?» domandò Maya.
«In teoria... sì.» rispose Joe, «In pratica non ne ho idea.» Joe allungò le braccia sopra la testa.
Maya non disse nulla e abbassò la testa, sentendosi inutile; non era il Catalizzatore, non era una Custode, non era forte, era... impaurita e spaventata.
Le bottigliette vibrarono, il lampadario oscillò e tremò tutto. Astra urlò e sbatté la spalla destra contro il pavimento quando Steve si buttò su di lei per coprirla.
La scossa cessò e i ragazzi si alzarono in piedi. 
«Credo che stia ritornando.» disse Steve. «Lo sento.» aggiunse stringendo il Cuore della sfera che aveva infilato nella grande tasca della felpa. Alzò il viso e guardò gli altri. «Dobbiamo andarcene. Subito.»
Astra gli strinse la mano libera e gli fissò il viso preoccupato.
«Devo spostare l'armadio?» disse Steve avvicinandosi alla porta.
«No, usciremo dalla botola.» rispose Joe, «Dobbiamo uscire e chiedere aiuto a Katulaa e ai suoi genitori.»
«E scoprire che gli è preso al saggio.» concluse Astra aprendo la porta scorrevole. Anche in quella minuscola stanza, un metro per un metro, aveva le stesse piastrelle del resto del bagno.
Joe aprì la botola e tirò giù la scaletta di metallo., «Vado prima io.» disse incominciando a salire.
Astra guardò la porta e la vide tremare. «Muoviamoci.» esclamò guardando gli altri, afferrò la copertina e se la sistemò sulle spalle, sapeva che nei cunicoli avrebbe fatto freddo.
Pochi minuti dopo erano tutti nel cunicolo, in fila uno dietro l'altro e camminavano a carponi, il pavimento sotto le loro mani era freddo, gelato. Astra tirò giù le maniche del maglione fino a coprirsi le mani anche se sapeva che non sarebbe servito a molto.
Dopo quasi venti minuti arrivarono in un'ampia sala: la biblioteca.
«Ma... che...» borbottò Astra. La biblioteca era distrutta, le librerie erano riverse a terra, distrutte; il tavolino era rotto a metà, così come le sedie.
«È passato anche di qui.» mormorò Joe guardandosi attorno. «Usciamo, andiamocene subito da qui.» aggiunse avvicinandosi alla porta. 
«È bloccata, cazzo!» grido stringendo la maniglia e tirando con forza.
«Come è bloccata?» domandò Adam.
Joe si voltò verso di lui. «È chiusa, non riesco ad aprirla!» esclamò, si passò una mano sul volto, nervosamente. Voleva uscire da lì al più presto.
Si voltò verso la porta, il braccio disteso. «Vuoi aprirti?» urlò e la porta tremò prima di staccarsi  dai cardini e volare via, rimasero fermi ad osservare la porta cadere a terra.
«Come hai fatto?» domandò Maya nascondendosi dietro a Kevin e Adam.
Joe si voltò verso di loro, la bocca aperta dallo stupore. «Io... non...» balbettò, si voltò per guardare la porta scardinata. «Non ne ho idea.»
«Credo che sia la vicinanza di Kevin, è un Custode, aumenta anche i tuoi poteri.» spiegò Astra. «Almeno credo.»
Rimasero ancora in silenzio, a guardarsi senza dire una parola. Maya sistemò la copertina sulla testa e sulle spalle, cercando di coprirsi il più possibile. 
«Perché siamo ancora qui?» domandò Adam, «In fondo la porta è aperta!» fece notare.
Gli alti annuirono e uscirono dalla biblioteca, Joe e Astra in testa, era la loro casa e la conoscevano meglio di chiunque altro.
Arrivarono al grande ingresso e si bloccarono. Anche quella parte di casa era distrutta: le colonne di marmo bianco erano a terra davanti alla porta e un pezzo di soffitto era crollato bloccando ulteriormente la via d'uscita.
«Non potete scappare!» tuonò il Saggio, non potevano vederlo, sentivano solo la sua voce. Una porta si aprì e i ragazzi rimasero fermi, in attesa.
Un gruppo di Goblin fece il loro ingresso, alcuni urlavano, altri ridevano, altri ancora battevano le mani.
Astra si aggrappò a Steve mentre i ricordi dell'aggressione, di qualche anno prima, subita dai Goblin le tornarono in mente.
«Ciao!» trillò uno dei Goblin battendo le manine, «Adesso ci divertiremo un po'!» si voltò verso gli altri e fece un cenno con la manina,  i Goblin scattarono andando ad aggredire i ragazzi.

***

Astra si mise in ginocchio e tossì, passò una mano sul volto e sulla bocca per togliere la polvere, quando ritrasse le dita si accorse che erano sporche di sangue. Si toccò il viso per cercare di capire da dove venisse, aveva un taglio sopra il sopracciglio sinistro. Boccheggiò e si mise seduta, solo allora si accorse che i suoi vestiti erano cambiati, trasformandosi in un abito da sposa. Le vennero in mente le visioni che aveva avuto. Si alzò in piedi e si appoggiò al muro per non cadere e si guardò attorno,   cercando di calmare il respiro affannoso.
Le pareti erano grigie, e tranne qualche colonna crollata a terra non c'era nient'altro.
Astra passò le mani sulle spalle cercando di scaldarsi, il corpetto del vestito era senza spalline.
Si guardò attorno cercando qualcosa con cui coprirsi, le sarebbe andata bene qualsiasi cosa.
Si staccò dal muro e avanzò lentamente, sollevando leggermente il vestito per non inciampare. Pochi minuti dopo vide una panca di marmo con sopra una mantella bianca con il cappuccio, la prese in mano e la guardò, era di velluto e il bordo del cappuccio era decorato con della pelliccia, anch'essa bianca.
L'annusò e le sembrò che profumasse di lavanda, anche se le importava poco del profumo, sperava solo che la scaldasse. Indossò la mantella e riprese a camminare lentamente, oltre al vestito anche le scarpe le impedivano di camminare con agilità, avevano il tacco alto, almeno una decina di centimetri, considerò Astra, e in più il cinturino le stringeva troppo. Dopo pochi passi sbuffò, si sedette sui resti di una colonna e si tolse le scarpe lasciandole lì, pensando che non le sarebbero servite. Si alzò in piedi e riprese a camminare.
«Joe!» urlò, «Steve! Kevin!» continuò a gridare.
Svoltò a destra, in uno dei corridoi. «Adam! Maya!» strillò cominciando a sentirsi nervosa, aveva paura. Non sapeva dov'era ne dove si trovassero gli altri.
Si strinse la mantella al corpo e continuò a camminare, urlando ogni tanto il nome degli altri.
Arrivò in una grande sala, c'erano delle panche in legno chiaro decorate con dei nastri dii organza e rose bianche. 
Un arco di palloncini bianchi era davanti alle panche, sistemato accanto a un leggio,
Astra si sedette su una delle panche, posò la testa sui palmi delle mani e si domandò cosa stesse accadendo.
«Astra!»
La ragazza si voltò e scattò in piedi quando vide Steve, corse verso di lui e gli si buttò contro, circondandogli il collo con le braccia e scoppiando a piangere.
«Cosa succede?» domandò lui accompagnandola alle panche, l'aiutò a sedersi e si mise accanto a lei, «E perché siamo vestiti così?»
Astra si asciugò le lacrime e solo allora si accorse che Steve indossava un completo elegante di colore grigio scuro.
«Non lo so...» mormorò lei, «Gli altri? Mio fratello?» pigolò stringendogli le mani.
Steve scosse la testa. «Non lo... quando mi sono svegliato ero solo.» disse.
Una porta che nessuno dei due aveva notato si aprì e un gruppo di persone vestite elegantemente entrò, Astra nascose il viso contro la spalla di Steve quando non vide i loro volti, perché non avevano un volto ma solo un ammasso informe di carne e pelle.
Dietro il corteo avanzava lentamente una carrozza bianca trainata da cavalli neri
Steve strinse Astra e la costrinse ad alzarsi, si spostarono lontano dalle panche, avvicinandosi al muro.
Le persone si sedettero, i maschi da una parte e le femmine dall'altra, la carrozza si fermò accanto all'arco di palloncini e quattro uomini presero una bara bianca dalla carrozza e la sistemarono sotto l'arco, su alcuni sostegni bianchi.
«Un funerale?» esclamò Steve impallidendo. «E perché noi siamo vestiti come se dovessimo sposarci?»
Astra scosse la testa, «Non lo so.» pigolò stringendosi di più a lui.
La porta era ancora aperta e Joe, Kevin, Adam e Maya apparvero: Astra si scostò da Steve e corse verso suo fratello abbracciandolo.
«Voi sapete cosa sta succedendo?»  domandò Steve.
«No.» rispose Kevin, «E perché siamo vestiti così?»  
Astra scosse la testa, anche loro erano vestiti elegantemente, i tre ragazzi indossavano lo stesso completo blu scuro, mentre Maya aveva un abito lungo celeste con una mantella come quella di Astra, soltanto che era blu. Adam aveva anche una sciarpa rossa. «Non lo so. Quando mi sono svegliata ero già così.» rispose notando che suo fratello e gli altri non avevano cambiato vestiti.
Il cavalli nitrirono spaventati e s'impennarono sulle zampe posteriori, scalciarono e riuscirono a liberarsi dei finimenti che li legavano alla carrozza, iniziando a correre per la sala, venendo ignorati dalle persone sedute.
I cavalli girarono attorno alle panche e si fermarono a qualche metro dai ragazzi, nitrirono contemporaneamente prima di partire al galoppo verso di loro.
I ragazzi corse lungo il corridoio, più avanzavano più il corridoio diventava stretto, ci stavano due persone affiancate.
Astra urlò quando inciampò nel vestito e il tonfo che fece il suo corpo quando cadde riecheggiò nel corridoi.
Steve si fermò e tornò indietro, afferrò Astra per la vita e la rimise in piedi. «Stai bene?» le chiese, la ragazza annuì e si voltò, i cavalli erano vicino, molto vicino.
Steve la spinse contro il muro facendole scudo con il proprio corpo.
I cavalli passarono accanto a loro sfiorandoli appena e Astra urlò quando li vide avvicinarsi verso suo fratello, Kevin, Adam e Maya.
I cavalli si divisero e oltrepassarono i muri, creando due grossi buchi, erano esattamente uno di fronte all'altro.
Steve spostò Astra dal muro facendola cadere a terra e si mise sopra di lei per proteggerla dai pezzi d'intonaco che cadevano dal soffitto.
«State bene?» domandò Adam a Steve e Astra, i due annuirono e la ragazza si sedette sul pavimento.
«Voglio andarmene da qui, subito!» strillò Maya scoppiando a piangere. Adam le si avvicinò e l'abbracciò sussurrandole qualcosa che la facesse calmare.
«Possiamo uscire da uno dei buchi.» disse Kevin, «Si vede un prato e qualche pianta.»
Astra si alzò in piedi aiutata da Steve. «Sei sicuro?» domandò.
Kevin annuì. «Certo, ci vedo ancora.» rispose.
Si avvicinarono lentamente al buco sulla parete sinistra e guardarono fuori, aveva ragione Kevin, si vedeva un prato e qualche albero in lontananza.
«andiamo.» esclamò Joe.
«Cosa? No!» strillò Maya scostandosi da Adam, si passò le mani fra i capelli e singhiozzò. «Io... voglio tornare a casa! Adesso!»
«Torneremo a casa.» le disse Adam abbracciandola nuovamente.
Kevin fu il primo ad uscire e Astra, aiutata da lui e da Steve, lo seguì. 
Maya scoppiò a piangere quando raggiunse Astra e si sedette per terra, sull'erba, singhiozzando  tenendosi la testa con le mani, continuava a mormorare che voleva tornare a casa.
Joe fu l'ultimo a posare i piedi sul prato.
Attorno a loro c'era solo erba, qualche cespuglio e qualche albero.
«Da che parte andiamo?» chiese Astra, non c'erano strade o sentieri che portassero da qualche parte, non si vedeva neppure il cavallo che era fuggito.
Astra sospirò, non ascoltando i discorsi dei ragazzi che decidevano cosa fare.
Maya aveva la testa posata sul suo grembo e lei iniziò ad accarezzare i capelli.
Era stanca e il vestito cominciava a darle fastidio, era ingombrante con quella gonna vaporosa. Alzò il cappuccio della mantella e si coprì il viso.
«Torniamo indietro, qui non c'è nulla.» esclamò  Joe e  aiutò Maya ad alzarsi.
Astra  sbuffò e si alzò in piedi. Seguì gli altri senza dire una parola.
Qualche minuto dopo erano nella stanza delle panche, non c'era più nessuno. Si accorsero che la bara era ancora lì, aperta.
Lentamente si avvicinarono per guardare chi ci fosse dentro. Astra rimase in disparte, ricordando quando aveva visto il suo cadavere.
Steve fu il primo ad avvicinarsi, fissò il corpo nella bara e si coprì la bocca con la mano per impedirsi di urlare, indietreggiò spaventato e si voltò verso Astra.
«Quella... lì dentro... è...» balbettò, «sei tu.»
Astra non disse nulla e abbassò la testa, il cappuccio le coprì gli occhi. 
«Come può essere... lì se è qui davanti a noi?» domandò Kevin, si avvicinò ad Astra e le posò una mano sulla spalla, lei alzò il viso e tentò di sorridere. «Non è lei, è solo una che gli assomiglia.»
Nessuno parlò, perché nessuno sapeva cosa dire. Astra pensò che fosse tutto un terribile incubo, ma sapeva che non era così. Era, erano, svegli, e quella cosa era reale. E lei non sapeva cosa fare. Guardò suo fratello e si spaventò quando vide la sua faccia sconvolta. Il viso di Joe era terreo, gli occhi spaventati e fissi sulla bara.
Adam abbracciava una Maya sconvolta, tenendole la testa contro il suo petto. Steve era in piedi, lo sguardo perso nel vuoto, Astrakan si domandò se fosse sempre così, se nelle situazioni di ansia, pericolo o quando bisognava prendere decisioni importanti.
Kevin si alzò, si avvicinò alla bara e chiuse il coperchio.
Il rumore parve risvegliare tutti dal proprio torpore. «Andiamocene da qua. Ci sarà un'uscita da qualche parte.» esclamò rabbiosamente, «Non serve a nulla stare qui a contemplare una bara con dentro chissà chi. Me ne voglio andare, andare da quel cretino che ci ha infilato in questa situazione e strozzarlo con quella sua stupida barba.»
Nessuno fiatò, Kevin si  mosse, incamminandosi verso uno dei corridoi. Gli altri lo seguirono senza dire una parola.
Camminarono in silenzio per svariato tempo, girando a caso per i corridoi, fino a quando si trovarono davanti a un grande cancello nero, dalle sbarre spesse, alto più di tre metri. Al di là del cancello, solo una distesa di neve candida e, in lontananza un palazzo.
«Ma è il nostro!» disse Joe, aveva riconosciuto la grande cupola della torre, quella esagonale, al centro del maestoso palazzo.
Astra si avvicinò a lui e gli posò una mano sulla schiena e abbassò il cappuccio, la pelliccia cominciava a darle fastidio. «E come ci arriviamo?» domandò, «Saranno almeno... due miglia!»
«Posso aprire il cancello.» si offrì Kevin. «Poi cammineremo fino a là.»
«Ci congeleremo.» pigolò Maya stringendosi ad Adam.
«E io non ho le scarpe.» aggiunse Astra, i piedi cominciavano a farle male, non sapeva se fosse perché era senza scarpe da un po' di tempo o se fosse colpa del freddo.
«Sei senza scarpe?» urlò Steve, «Ma sei matta?»
Astra alzò le spalle. «Tanto sulla neve delle scarpe con il tacco alto non servono a nulla, solo a farti cadere.» rispose.
«E adesso?» mormorò Kevin fissando il cancello.
«Puoi spostarci tu.» esclamò Adam rivolgendosi a Kevin, «Se puoi farlo con le cose puoi farlo anche con noi.»
Kevin rimase in silenzio e guardò Joe e Astra in cerca di conferme. «Sì, in teoria è possibile.» disse la ragazza, «Solo che sprecheresti molte energie...»
«Lo aiuto io.» esclamò Steve, «Sono il Catalizzatore e il Custode, ho anche io dei poteri...» continuò, «dovrò pure imparare ad usarli.»
Astra lo fissò in silenzio e annuì. «Sì, potrebbe essere una buona idea.»
Kevin e Steve si spostarono da parte e iniziarono a parlare a bassa voce, Astra avrebbe voluto avvicinarsi e sentire cosa si stessero dicendo ma rimase ferma accanto al cancello.
«Abbiamo deciso,» disse Kevin guardando gli altri, «i primi saranno Astra e Adam, poi Joe e Maya e poi io.»
«E Steve?» domandò Astra preoccupandosi. 
«Quando sarò con voi lo sposterò io, e mi aiuterà  Joe.» rispose Kevin fissando la ragazza. «Non preoccuparti, andrà tutto bene.» sorrise cercando di rassicurarla.
Astra annuì e si spostò dal cancello, Joe l'abbracciò mentre Steve e Kevin si preparavano a far saltare il cancello.
I due, a pochi passi di distanza, le braccia tese, i volti concentrati. Il fascio di energia partì dai loro palmi, scaraventandosi sul cancello che tremò qualche istante prima di volare via e sprofondare sulla neve a diversi metri di distanza.
«Ah... ehm...» Adam si schiarì la voce, «se fate così anche con noi ci distruggerete.» fece notare.
Kevin fissò il cancello e si voltò verso di lui, «Starò attento.»
Steve si avvicinò a un cumulo di neve e sbuffò, «Non credo sia una buona idea.» disse.
«Perché?» domandò Kevin, «Basta che stiamo attenti a dosare la forza.» esclamò come se avesse fatto quelle cose —  spostare cose o persone con la telecinesi —  da sempre.
«Perché se sbagliamo,» Steve indicò la profonda gola fra loro e il palazzo, «loro si spiaccicheranno al suolo.» disse, «E io il fondo del crepaccio non lo vedo.»
Gli altri si avvicinarono a lui e osservarono stupiti la profonda gola.
«Non c'era prima!» esclamò Astra, «Da dove è uscita?»
«Possiamo ancora farlo?» chiese Adam.
Steve sospirò. «Io non me la sento.» disse, «Cadere su un cumulo di neve è una cosa, precipitare nel vuoto un'altra.» si voltò e guardò gli altri. «Dobbiamo trovare un'altra strada per uscire da... questo posto.»
Gli altri annuirono. 
«Ma dove?» domandò Adam, che non smetteva di stringere Maya fra le sue braccia, «Sembra un labirinto, questo posto.»
Astrakan sospirò e si passò le mani sul viso, «Torniamo indietro e passiamo per ogni singolo corridoio, anfratto o buco che troviamo, prima o poi troveremo un'uscita.»
Gli altri rimasero in silenzio, non sapendo cosa dire. 
«C'è un'uscita, vero?» pigolò Maya, «Voglio andare a casa!» piagnucolò stringendosi ad Adam.
«La troveremo.» disse Steve, prese per mano Astra e iniziò a camminare. Dopo qualche minuti, dopo aver svoltato a caso per i corridoi, arrivarono a una stretta scala che scendeva. I gradini erano di pietra e i bordi erano consumati dal tempo.
Kevin andò in testa al gruppo, «Scendiamo in fila.» disse. Dietro di lui andò Astra, poi Adam, Maya, Joe e infine Steve che chiudeva la fila.
Astra camminò lentamente, tenendosi al muro. I gradini erano vecchi e scivolosi e l'abito da sposa la intralciava nei movimenti anche se lo teneva sollevato.
«Giuro che appena trovo delle forbici ti taglio il vestito.» esclamò Adam dopo che ebbe calpestato l'abito di Astra per la terza volta.
«Mi faresti un favore.» disse lei e si fermò quando le pareti tremarono leggermente.
«Più veloci!» esclamò Kevin iniziando a scendere la seconda rampa di scale. Tremò ancora tutto e le ragazze urlarono, Astra si tirò sul il vestito e iniziò a scendere velocemente, non badando ai gradini rovinati che le graffiavano i piedi, strillò ancora quando la scala fu squassata da una nuova scossa e scivolò in avanti, finendo contro Kevin, riuscì a mormorare un “Scusami” prima che la scala crollasse sotto i loro piedi.

***

Astra aprì la bocca per prendere un respiro profondo quando sentì sulle labbra qualcosa di caldo e morbido, aprì gli occhi e si mise in ginocchio e vide sotto di sé un grande tappeto bianco; ci impiegò qualche secondo per capire che si trovava in una camera. «È la stanza di Clarita!» esclamò mettendosi in piedi. 
Kevin era seduto sul tappeto, la schiena appoggiata al baule che si trovava ai piedi del letto. 
«Cosa fai?» pigolò Joe avvicinandosi a Kevin.
«Mi cambio.» rispose Astra frugando nei cassetti, afferrò dei calzettoni di spugna e dei collant pesanti che gettò sul letto, «Maya, cambiati!» disse.
Maya si alzò lentamente e barcollò fino al letto dove si sedette e infilò le collant e i calzettoni. 
«Dovrebbe andarti bene.» disse Astra passandole un paio di pantaloni pesanti e un paio di maglioni. «Ci sono anche le scarpe.» aggiunse indicando la scarpiera dietro Steve e prese dei vestiti anche per sé.
«Non c'è il buco.»
Astra, Maya, Adam, Joe e Kevin si voltarono verso Steve. «Cosa?» domandò Adam.
Steve annuì e indicò il soffitto. «Siamo precipitati, dovrebbe esserci un buco sul soffitto ma... non c'è.» spiegò.
Gli altri alzarono lo sguardo e si trovarono davanti il soffitto dipinto di azzurro chiaro, ed era tutto intero.
«Non è possibile!» esclamò Adam.
Astra si contorse alla ricerca della cerniera dell'abito, «Aiutami.» disse a Maya. La ragazza si avvicinò e le abbassò la lunga cerniera e le due si voltarono. I ragazzi le stavano guardando. «Vi girate, per favore?» domandò Astrakan. Adam arrossì e si voltò immediatamente borbottando, e gli altri tre lo seguirono.
Maya e Astra si cambiarono, indossando i pantaloni pesanti, magliette di lana a maniche lunghe, camicie di flanella,  maglioni e felpe. Afferrarono stivaletti imbottiti con del pelo e Astra spiegò che l'esterno era impermeabile; non trovarono dei cappotti così indossarono nuovamente le mantelle.
«Dove andiamo, adesso?» domandò Kevin a Joe, «Da che parte usciamo?»
«C'è l'uscita del personale.» disse Astra.
«Perché non lo hai detto prima?» domandò Steve.
Astra scrollò le spalle, «Perché prima eravamo dall'altra parte del palazzo.» rispose. Uscirono dalla stanza e Joe aprì un grosso armadio e passò alcuni cappotti maschili agli altri tre ragazzi, troppo grandi per loro.
«Ma sono di un gigante?» domandò Adam guardando il bordo del cappotto che gli sfiorava il bordo degli stivaletti, oltre a essere lungo era anche troppo largo, afferrò una lunga sciarpa e la annodò in vita come se fosse una cintura.
«Sono di Samuel, lui è un po'... alto.» spiegò Astra.
Joe si mise in testa al gruppo e aprì una porta, scese cinque gradini e si fermò davanti alla solida porta di metallo; fece un respiro profondo e posò la mano sulla maniglia e l'abbassò, tirando contemporaneamente la porta verso di sé, solo che la porta rimase ferma.
«È bloccata.» ringhiò tirando la maniglia con entrambe le mani, Kevin andò da lui e provò ad aiutarlo, senza successo.
«Se usassimo un po' di forza bruta?» domandò Kevin. Joe alzò le spalle e fece un passo indietro, Kevin si concentrò e usò il suo potere per aprire la porta, dopo pochi secondi la porta si scardinò e Joe la prese e la posò contro la parete.
Astra, Maya e Adam strillarono quando videro il muro di neve che minacciava di cadere dal buco lasciato dalla porta aperta e Steve reagì immediatamente e riuscì a rimettere la porta al suo posto.
Kevin si voltò lentamente, il viso bianco dallo spavento. «C'è così tanta neve?» domandò ansimando.
Adam alzò gli occhi al cielo e osservò il soffitto. «C'è una stanza, qua sopra?» chiese e strizzò gli occhi piegando la testa di lato.
«No.» rispose Astra, «Perché?»
Adam fece un sospiro, «Perché, a meno che non ci sia in giro qualcosa che scricchiola, credo che stia crollando il soffitto.» disse.
Immediatamente alzarono tutti lo sguardo e videro, con loro grande orrore, che sul soffitto si stava aprendo un enorme crepa. Kevin e Joe fecero in tempo a saltare sulle scale, Steve e Adam tirarono indietro Astra e Maya un attimo prima che il soffitto e molta neve crollassero a terra con un terribile boato.
«Qui sta per crollare tutto!» gridò Kevin fra un colpo di tosse e un altro.
Steve afferrò la mano di Astra e la trascinò via, oltre la porta, ed entrò in una stanza mezza vuota, c'era solo un grosso armadio. Anche gli altri li seguirono. Steve aprì la finestra e guardò fuori. «Lì sotto cosa c'è?» domandò indicando un tetto piatto un paio di metri sotto di loro.
«Una stanza che non usiamo mai.» rispose Joe, «E là,» indicò con la mano destra un punto alla loro sinistra, «c'è una strada. Sotto la neve ma c'è.»
«Se non fosse così buio potremmo uscire.» disse Steve, «Se usciamo rischiamo di perderci.»
«Non avete delle torce?» domandò Kevin.
Joe e Astra si guardarono, «No, credo di no.» disse lui.
«Anche se ci fossero non saprei dove cercarle.» spiegò Astra.
Steve inspirò lentamente. «Dobbiamo trovare un'altra uscita.» mormorò voltandosi, «E delle torce.»
Gli altri annuirono e Kevin aprì l'armadio alla ricerca di una torcia ma trovò solo polvere, una corda e un vecchio grembiule da cucina tutto macchiato. Uscirono dalla stanza in fila indiana ed entrarono nella successiva, una semplice camera matrimoniale con un grande letto, due comodini, un grosso armadio e una cassettiera con una specchiera, il tutto di legno scuro.
Frugarono nei cassetti e nell'armadio alla ricerca di una torcia ma senza successo. Steve sbuffò e si passò le mani fra i capelli, «Dobbiamo uscire da qui, trovare aiuto, andare dal vecchio e pestarlo a sangue.» disse e si sedette sul letto.
«Quando ero piccola andavo in campeggio... ci avevano insegnato a costruire delle fiaccole.»
Si voltarono verso Maya, sorpresi. «È solo che... non ricordo come si fa.» aggiunse e abbassò la testa, sentendosi colpevole.
«Non importa.» le disse Kevin con un sorriso.
Maya alzò la testa e piegò le labbra in un sorriso.
I ragazzi non urlano quando il pavimento tremò, si limitarono a spingere le ragazze sotto l'architrave della porta, rimasero lì fino a quando la scossa non cessò.
Corsero nella stanza di prima e Steve afferrò la corda, «Usciamo e usiamo questa per non perderci.» nessuno disse nulla e Joe saltò per primo, seguito da Astra e dagli altri. Kevin fu l'ultimo a saltare, dopo aver spostato l'armadio davanti alla porta.
Non si vedeva nulla, era completamente buio e faceva ancora più freddo di quella mattina.
Saltarono giù dal tetto e affondarono nella neve fino alle ginocchia. Steve si mise in testa alla coda e Kevin la chiudeva.
Avanzarono lentamente, tenendosi saldamente alla corda. Astra posò la mano libera sulla spalla di Steve e abbassò il viso, anche se non nevicava più il vento alzava sbuffi di neve.
Dopo qualche minuti Steve si fermò di colpo, aveva toccato qualcosa con la gamba, Astra non si fermò in tempo e andò a sbattere contro la spalla del ragazzo.
«Avverti quando ti fermi!» gli gridò Joe.
«Ho trovato qualcosa.» disse Steve e si chinò, spostò della neve e tastò l'oggetto. «Sembra una piccola fontana.» disse e continuò a tastare, strizzò gli occhi sperando di vedere qualcosa. «Ma è una statua porno?» domandò, «Sto toccando qualcosa di strano...»
Astra ridacchiò, «Credo che sia la fontana con l'elefantino e tu stia toccando la proboscide.» 
Steve arrossì e spostò la mano. «Uhm. Okay.» borbottò, «Sapete dove siamo?» domandò.
«Nel giardino davanti.» rispose Joe, «Almeno credo.»
«Confortante.» borbottò Kevin.
Steve non disse nulla e riprese a camminare, fino a quando il suo piede appoggiò nel vuoto e cadde, Adam riuscì ad afferrare Astra un attimo prima che cadesse anche lei.
«Sto bene.» borbottò Steve, «Sembra una casa.» disse. 
Lentamente gli altri cinque si calarono e lo raggiunsero. Erano dentro la soffitta di una casa, la neve aveva rotto il vetro del lucernario.
Scesero al piano di sotto e trovarono una stufa e una lampada al cherosene con due taniche ancora piene lì vicino. Decisero di fermarsi e accesero la stufa. Joe frugò nella cucina e trovò alcune scatole di carne che, purtroppo, era mezza congelata, così come il succo di frutta. Misero tutto vicino alla stufa e si avvolsero nelle coperte.
«Sai dove siamo?» chiese Adam. «Avrai trovato dei documenti, in  giro.»
«Documenti?» domandò lui, «Noi non abbiamo documenti.» disse, «Abbiamo solo un archivio con le nascite e le morti, ma documenti d'identità veri e proprio no.»
«E come avete fatto a prenotare l'albergo?» chiese Maya.
Joe fissò Astra e lei, dopo un momento, sorrise. «Io... noi non vi abbiamo detto tutta le verità.» disse, «Anche io ho dei poteri, riesco a convincere la gente a fare quello che voglio.» spiegò.
«Oh.» commentò Maya. «Ma i soldi? Ti ho vista pagare, quando siamo andate a fare shopping!»
Astra sospirò. «Mi faccio dare i soldi da quelli che li hanno appena prelevati.» disse, «Dopo cinque minuti si sono dimenticati di tutto.»
«Lo scopriranno dall'estratto conto!» esclamò Adam, allungò un braccio e strinse a sé Maya.
Astra ridacchiò. «Non è un problema mio.»
«Sicuramente si staranno chiedendo dove sono finiti quei soldi.» esclamò Adam, «Avranno preso d'assalto le stazioni di polizia!»
Astra fece una smorfia. «Non ho preso i soldi a così tanta gente, eh.» replicò, «Solo sono a una quindicina, al massimo venti.»
Rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri: Steve voleva delle spiegazioni da sua madre, Adam pensava che quella situazione era abbastanza assurda, Maya era terrorizzata e voleva tornare a casa, anche se non era pentita di essere lì, Kevin voleva solo trovare il Saggio e riempire di calci il suo culo ossuto, Joe si domandava se Kevin sarebbe rimasto con lui e Astra voleva disperatamente che Steve le dicesse “ti amo.”
Dopo un po' Joe aprì le scatolette di carne, recuperò dalla cucina delle fette biscottate e dei piatti di ceramica, aspettarono che si riscaldassero un attimo poi mangiarono lentamente.
«Mi chiedo dove siano finiti tutti quanti.» esclamò Astra, «Insomma, ormai è notte, dovrebbero cercarci!»
«Già.» sospirò Joe, «Dovrebbe essere tutto illuminato a festa e invece...» lasciò cadere la frase e posò la fronte sulle ginocchia piegate.
Spensero la lampada per risparmiare cherosene, si sistemarono uno vicino all'altro e decisero di dormire almeno un paio d'ore; Astra si rannicchiò contro Steve e posò la testa sul suo torace, lui le baciò la testa e la coprì anche con la sua coperta. «Andrà tutto bene, te lo prometto.» le sussurrò prima di posare la testa su quella di lei. 

***

Si svegliarono poche ore dopo, a causa di un rumore di vetri infranti. Kevin accese la lampada e videro una delle finestre distrutta; si alzarono in piedi, Kevin raccolse la torcia e uscirono dal lucernario. 
«Quella è l'entrata, vero?» chiese indicando un portone mezzo distrutto a circa cinquecento metri di distanza.
«È il palazzo del Saggio!» disse Joe.
«Andiamo da lui. Ho voglia di spaccargli tutte le ossa.» esclamò Steve. «Una per una.»
Avanzarono lentamente, con la paura di mettere i piedi nel posto sbagliato; dopo quello che sembrò loro un'eternità, arrivarono davanti al portone. L'anta di destra era squarciata e pendeva dai cardini con un cigolio inquietante. Scavalcarono le macerie ed entrarono nell'atrio. Una colonna decorativa era crollata a terra, così come il corrimano della grande scala curva.
«Dove si trova?» chiese Kevin.
«Nel suo studio, probabilmente.» rispose Astra, «È al pian di sopra.» disse. 
Salirono le scale e si bloccarono quando videro il gruppo di Goblin davanti a loro, fecero un passo indietro, spaventati, ma gli esserini non badarono a loro, erano troppo presi a piangere sui corpicini orrendamente squartati di tre loro simili.
«Cos'è successo?» domandò Astra facendo un passo avanti. I Goblin non le risposero e lei agguantò il più alto e lo sollevò. «Cos'è successo?» ripeté guardandolo, «Dimmelo.» la sua voce si era abbassata e gli altri riuscirono a sentire il potere, come se fosse una coperta calda. Il Goblin squittì e scalciò ma Astra non mollò la presa. «Allora?»
Il Goblin si agitò ancora qualche secondo poi respirò a fondo, «Lui li ha uccisi!» strillò.
«Il Saggio?» chiese lei, «Dimmelo!» 
L'esserino annuì con vigore, «Sì, sì, è stato lui!» rispose.
«Cosa gli prende al vecchio? Rispondi!» domandò Astra e lo posò sopra un mobile.
Il Goblin si lasciò sfuggire un singhiozzo e tirò su con il naso. «È matto!» rispose, «Lo è diventato da qualche mese, vuole più potere, è arrabbiato con voi gemelli perché avete dei poteri e lui no, allora...»
Astra respirò a fondo, «Allora cosa?» disse, «Dimmi tutto quello che sai!»
«Ha trovato un incantesimo, gli servono gli Ambasciatori, il Custode e tre terrestri.» rispose elencando con le piccole dita tozze; Astra si voltò verso gli altri e inarcò le sopracciglia, lì, di terrestri ce n'erano solo due. «Vuole che il suo potere aumenti, vole essere l'unico padrone di questo mondo.» squittì l'esserino e cercò di saltare giù dal mobile ma Astra lo trattenne.
«Dimmi tutto quello che sai.» disse. 
Il Goblin la fissò terrorizzato ma smise di agitarsi. «Giù nella sala dei sotterranei sotto alla sua camera.» iniziò, «È lì che lui ha... che noi abbiamo preparato tutto.» disse e strizzò gli occhi. «L'incantesimo deve farlo entro l'alba.» squittì.
«Mancano quindici minuti alle quattro.» disse Joe, «L'alba è alle sei e mezzo circa, abbiamo poco più di due ore e mezzo.»
Astra annuì, «Nella stanza sotterranea sotto alla sua camera?» chiese guardando il Goblin.
L'esserino annuì. «Sì!» squittì, spaventato. «È tutto lì, gli servite solo voi.»
Astra annuì ancora, «Bene.» disse, «Hai visto Katulaa?»
Il Goblin scosse con frenesia la testa. «No!» strillò e riprese a divincolarsi. 
Astra lo posò per terra e quello fuggì accanto agli altri. «Nascondetevi.» disse l'Ambasciatrice, «E se mi hai mentito... m'incazzo ancora di più.» aggiunse, sospirò e si girò per guardare gli altri.
«Da che parte?» chiese Kevin.
«Di là.» disse Joe indicando una porta alle spalle dei Goblin. 
Il gruppo aggirò i Goblin ed entrarono in un breve corridoio che terminava con una scala che scendeva nei sotterranei; scesero lentamente, aggrappandosi al corrimano e, dopo un minuto la scala terminò.
«Fa freddo.» commentò Adam.
«Siamo quattro metri sotto terra.» spiegò Astra mentre svoltava a sinistra.
«Sei sicura che sia la direzione esatta?» chiese Adam e Astra annuì.
Dopo una decina di metri il corridoio si allargava, rivelando quattro corridoi che si incrociavano; il gruppo svoltò a destra e proseguì rallentando, a causa delle macerie sul pavimento. 
«Non è che crolla tutto?» pigolò Maya.
Astra respirò a fondo. «Spero di no.» rispose e scavalcò un pezzo d'intonaco, si bloccò e, con uno strillo, si avvicinò a una vecchia colonna caduta a terra, la spostò e sfiorò il corpo riverso sotto di essa; Joe la
raggiunse e l'aiutò a spostare la colonna. Astra inspirò lentamente, e sfiorò il viso della ragazza. «Kat...» mormorò mentre Joe le stringeva una mano. Il corpo della muta-forma era pieno di graffi e lividi, un taglio le squarciava il costato, un altro taglio aveva reciso la pelle delicata del collo.
«Io lo ammazzo.» disse asciugandosi gli occhi, «Lo ammazzo quel lurido vecchio.» ripeté e si alzò in piedi aiutata da suo fratello. «Lo uccido con le mie mani.» disse e si tolse il mantello e lo posò con delicatezza sul corpo della ragazza.
«Andiamo.» esclamò dopo qualche secondo di silenzio.
Camminarono in silenzio e Steve raggiunse Astra e le strinse la mano sinistra senza dire una parola. 
«È lì.» sussurrò Joe e alzò il braccio destro, indicando una porta alta quasi due metri.
«Sa che siamo qui.» sospirò Adam.
«Sì.» rispose Astra anche se quella di Adam non era una domanda ma un'affermazione, «Andiamo ad ucciderlo.»
Steve le strinse la mano e Joe la fissò preoccupato, poi pensò che Kat era una loro cara amica e che non era giusto che fosse morta. All'improvviso gli dispiacque anche per i Goblin uccise, visto che sembrava che loro e il Saggio fossero in combutta.
«Adam... se le cose si mettono male prendi Maya e scappa.» esclamò Kevin, «Tornate a New York, andate dai miei genitori e dite ogni cosa.»
Il libraio si limitò ad annuire in risposta. 
«Nel garage accanto al palazzo c'è il gatto delle nevi.» gli disse Joe, «O almeno, dovrebbe esserci.» 
Adam annuì di nuovo e strinse più forte la mano di Maya.
Astra fece un respiro profondo e aprì la porta, il Saggio era lì, piegato sopra un libro. «Io ti ammazzo.» esclamò lei, «Anzi, no.» disse, «Sarai tu a ucciderti.» si corresse e piegò la testa di lato. «Ucciditi!» gridò scaricando il suo potere sul vecchio che la fissò con un sorriso di scherno.
«Oh, siete qui.» gongolò il Saggio, «Gli Ambasciatori, il Catalizzatore e tre Terrestri... perfetto!»
Astra fissò Steve e fece un sorrisetto, «Io non ne sarei così sicuro.» disse, «Forse è il caso che rivedi il tuo stupido incantesimo!»
«Che intendi, ragazzina?»
Kevin avanzò di un passo, «Che qui non ci sono tre Terrestri.» esclamò, la schiena dritta e il mento verso l'alto; alzò la mano sinistra e il grosso libro si chiuse di scatto sulla mano del Saggio che urlò dal dolore. «Forse ce ne sono due, o forse ce n'è uno solo...» rise.
«Piccoli bastardi!» esclamò il Saggio togliendo la mano dolorante dal libro, «Ve ne pentirete!» tuono e allungò la mano sana verso il suo bastone a Steve lo precedette e usando i suoi poteri scompigliò il piccolo tavolino su cui erano posati i vari oggetti dell'incantesimo e scagliò il bastone contro il muro, la forza dell'impatto lo fece spezzare in due.
Il vecchio urlò e si girò verso il gruppetto, «Me la pagherete, piccoli idioti.» esclamò e stese il braccio, «Anche senza il mio bastone so fare qualche magia!» disse e scagliò una grossa bolla infuocata verso i sei che si abbassarono all'istante, il muro dietro di loro esplose, mandando schegge di intonaco e mattoni ovunque.
Astra approfittò della polvere che impediva la visuale e corse contro il Saggio, spingendolo per terra. Iniziò a colpirlo con pugni e schiaffi mentre la polvere si depositava sul pavimento.
Il Saggio riuscì a reagire e si scrollò di dosso Astra, mandandola di lato e facendola rotolare un paio di volte; Steve fu subito al suo fianco e l'aiutò a rialzarsi e la spinse fra le braccia di Joe. «Siete in trappola, lo sapete?» chiese il vecchio asciugandosi il sangue che gli colava dal naso, «Vi ucciderò e il potere sarà mio!» gridò.
I ragazzi fuggirono quando il pavimento tremò e le pareti vibrarono con un rumore che sembrava una minaccia di crollo imminente. Joe andò in testa alla fila e fece strada agli altri e arrivarono in una piccola stanza, gli unici mobili erano un armadio, un tavolo e un divanetto. I ragazzi li spostarono davanti alla porta anche se sapevano che non sarebbe servito a nulla.
«Io lo ammazzo!» gridò Astra, «Ha ucciso Kat!» gridò, «Io lo riduco a una polpettina inutile!»
Steve le si avvicinò e l'abbracciò senza dirle nulla.
«Si sta muovendo!» strillò Maya indicando una parete dove una piccola porticina — era alta poco più di mezzo metro — si stava aprendo. Kevin la spostò, sollevandola e mettendola fra le braccia di Adam.
Un attimo dopo, un paio di Goblin fecero capolino. «Non abbiate paura.» dissero in coro, «Sappiamo come sconfiggerlo.»
Gli altri si guardarono, a eccezione di Maya che continuò a tenere premuta la faccia contro la spalla di Adam. «Va bene.» esclamò Steve.
Entrarono nella porticina e scoprirono che solo quella era piccola, il tunnel era alto più di due metri. «Cosa sapete?» domandò Kevin.
«Il vecchio ha un paio di punti deboli, che sono l'avarizia, la presunzione di essere il migliore e la megalomania.» rispose il più alto dei Goblin, «Oltre a essere fuori di testa.»
«E come possiamo ammazzarlo?» domandò Astra.
«Con la sua stessa arma.» rispose l'esserino, «Ma prima dovete sapere alcune cose.»


«Tanti anni fa l'anziano decise di prendere possesso del corpo del Saggio perché era stanco di essere solo... come dire... ah, sì, ecco: era stanco di non avere un corpo fisico ma di essere puramente spirito. Così ha preso possesso del vecchio, ma lui se ne è accorto e ha cercato di combatterlo e per un po' ci è riuscito, solo che negli ultimi anni l'Anziano si è fatto più forte e ha preso possesso dell'anima del Saggio.» disse il Goblin e prese un respiro profondo.
«È... è posseduto?» domandò Adam.
«Sì.» rispose il Goblin, «Solo che non è come sulla Terra dove chiami un'esorcista...» si fermò e guardò i ragazzi che lo stavano fissando quasi sconvolti, «Bhe... che c'è? Anche noi abbiamo la TV e abbiamo visto l'Esorcista!» sbuffò e incrociò le braccia ossute. «Comunque... sì, a quello non servono esorcisti o psichiatri.» aggiunse, «Bisogna... ucciderlo.»
Gli altri annuirono lentamente — dopotutto era quello che volevano tutti loro.
«Ma c'è una cosa ancora più strana... alcuni vecchi libri dei secoli scorsi dicono che il nostro mondo non è mai stato diviso in due mondi: secondo loro è successo qualcosa.» continuò l'esserino, «Sempre secondo loro il nostro pianeta era simile alla Terra: freddo vicino alle zone dei poli e più caldo all'equatore.»
«Il Saggio posseduto li ha divisi?» chiese Joe, «Vuol dire che dall'altra parte non c'è una zona dove c'è sempre il sole, fa sempre caldo e si può fare il bagno senza rischiare l'assideramento?»
Il Goblin alzò le spalle. «Secondo loro... sì.»
«Quindi era solo un bugia?» domandò Joe, «Summer non esiste?»
Il Goblin annuì «Sì.» rispose. «L'Anziano ha preso possesso della mente del Saggio e forse lo ha convinto a raccontare tutte quelle storie sulle due regioni... solo perché sperava di avere un tornaconto.» disse, «Negli anni gli ha instillato l'odio nei vostri confronti perché voi avevate il potere e loro no... di certo non si aspettava che la storia dei Custodi fosse vera.»
«O che due terrestri fossero così coraggiosi.» aggiunse l'altro.
«È stato lui a uccidere mamma e papà?» pigolò Astra e le labbra le tremarono quando il Goblin annuì.
«Io gli spezzo le gambe.» esclamò Joe, «E ora,» afferrò uno dei due Goblin, «dicci cosa dobbiamo fare.»
L'esserino annuì spaventato mentre l'altro corse dietro una bassa libreria e afferrò un libro nascosto fra il mobile e il muro. «Qui c'è scritto tutto!» disse allungando il libricino — aveva la copertina sottile e non più di una cinquantina di pagina — a Kevin.
Il ragazzo lo sfogliò, «Dice che dobbiamo...» si fermò e lesse. 
«Cosa c'è scritto?» chiese Steve.
«Che dobbiamo ingannarlo, portandolo al pozzo sotteraneo.» lesse Kevin, «Pozzo sotteraneo?»
«Non so dove sia.» disse Astra e si staccò da Joe che la stava abbracciando.
«È sotto questa stanza.» rispose il Goblin più alto.
«Poi cosa dobbiamo fare?» chiese Steve.
«Farlo cadere dentro.» rispose Kevin, «E sigillare il pozzo buttando delle erbe...»
«Le abbiamo tutte qui.» s'intromise il Goblin che aveva risposto prima.
«E sigillarlo con la sua lastra.» finì Kevin.
«Quando le cose sembrano così semplici in realtà sono difficilissime.» sospirò Adam.
«Facciamolo.» esclamò Steve.
«Cosa?» fece Adam.
«Voi due preparate tutto quello che serve, poi portateci al pozzo, lasciamo lì le robe, troviamo il bastardo, ci facciamo seguire e lo prendiamo a calci fino a quando non ci cade dentro.»

***

Kevin si acquattò contro il muro e fece segno agli altri di rimanere in silenzio. Il Saggio camminava nervosamente avanti e indietro. Il ragazzo respirò a fondo e si sporse oltre l'angolo del muro, attese qualche secondo poi fece rotolare una biglia, fra i piedi del Saggio, che non la vide e cadde per terra.
«Voi!» gridò l'uomo, «Piccoli bastardi!» si alzò in piedi e si avvicinò al gruppo, che scappò verso il pozzo sotteraneo.
Corsero lungo i corridoi e proseguirono scendendo una scala con i gradini di pietra e arrivando alla sale del pozzo — che era per la maggior parte interrato e molto profondo.
Astra e Maya raggiunsero i due Goblin e si accorsero che altri esserini erano nascosti dentro un mobiletto e Astra pensò che volessero vendicarsi dell'omicidio dei loro amici.
Adam raggiunse le due e si parò davanti a loro come gli aveva chiesto Steve — anche se non ce ne sarebbe stato bisogno e lo avrebbe fatto ugualmente.
Joe, Steve e Kevin erano davanti al pozzo, in modo da impedirne la visione a chi fosse entrato nella stanza. Il Saggio entrò avanzando lentamente. «VI ucciderò!» gridò l'uomo scagliandosi contro i tre giovani che si separarono e Kevin andò alle spalle del Saggio e lo spinse verso la bocca del pozzo e Joe e Steve lo aiutarono.
Il saggio cadde dentro il pozzo con un urlo animalesco, i Goblin buttarono erbe — aromatiche e fiori secchi —  nel pozzo mentre Astra, Maya e Adam iniziarono a spostare la lastra di copertura del pozzo, aiutata dagli altri Goblin e dai ragazzi.
«È fatta!» esultò Kevin girandosi verso gli altri.
«Oh.» squittì uno dei Goblin.
Kevin si girò e Steve gli diede uno spintone, buttandolo a terra un attimo prima che la copertura del pozzo si distruggesse.
«Sono ancora qui.» disse il Saggio uscendo dal pozzo, «E sono molto, ma molto, incazzato.» gridò.
I Goblin fuggirono spaventi e Astra si attaccò al braccio di Steve che deglutì sentendosi impotente; fece scudo alla ragazza con il proprio corpo.
Adam strinse Maya e Joe e Kevin si misero davanti a loro per proteggerli.
Il Saggio respirò rumorosamente, e strinse il suo bastone. «Vi ucciderò, uno a uno.» disse.
Steve indietreggiò insieme ad Astra e sentì qualcosa di duro e tondo premergli sulla gamba, infilò la mano in tasca e strinse il cuore della sfera. Non sapeva come usarlo o a cosa dovesse servire ma pregò silenziosamente che fosse d'aiuto. Con lentezza la tirò fuori e la mostrò al Saggio.
«Tanto non sai usarla.» lo prese in giro.
Steve sorrise, «Questo lo dici tu.» disse e, preso dall'istinto, scagliò la sfera contro il Saggio, colpendolo alla testa e facendolo cadere a terra svenuto. Raccolse la sfera e guardò gli altri. «Andiamocene.» ordinò.
Kevin raccolse il bastone.
«Spezzalo.» suggerì Adam mentre camminavano per i corridoi stretti e bassi.
«Perché?»
«Perché nei film il bastone è fonte di potere...» rispose alzando le spalle, «Che ne so... rompilo, al limite non lo userà per colpirci!»
Kevin e gli altri girarono a destra, arrivarono alle scale e mentre gli altri salivano, lui spezzò il bastone.
«No!» 
Urlo del Saggio fece tremare le pareti e le ragazze urlarono spaventate, mentre lingue di fuoco si alzavano dal pavimento. 
«Andiamo!» gridò Joe, «Muovetevi!»
I ragazzi fuggirono mentre dietro di loro tutto andava a fuoco. Uscirono dai sotterranei e si ritrovarono nelle cucine dove li attendevano le ombre che scapparono appena videro il fumo causato dalle fiamme.
Joe aprì l'ennesima porta e strillò quando si trovò davanti al Saggio.
«Siete in trappola.» esclamò il vecchio e colpì la lunga barba bruciacchiata in più punti.
Kevin lo fissò, decidendo cosa fare — dietro di loro il fuoco, davanti il Saggio e desiderò avere un pistola e sparare in mezzo alla fronte del Saggio.
«Voglio sapere chi è stato ad avere quella bella idea di rompere il mio bastone.» chiese il Saggio.
Adam e Kevin rimasero in silenzio e quest'ultimo si giurò che non avrebbe mai fatto il nome dell'amico, nemmeno sotto tortura.
«Allora?» esclamò il Saggio poi alzò le spalle, «Non importa, tanto vi ucciderò tutti quan-» si fermò e urlò quando l'acqua del sistema antincendio partì, spegnendo le fiamme in una manciata di minuti.
Astra si strinse contro la schiena di Steve mentre l'acqua gelata le bagnava i vestiti e si chiese cosa potesse fare per distruggere quell'uomo che le aveva rovinato la vita.
«Hai ucciso tu i nostri genitori?» domandò Joe.
Il Saggio fece un ghigno mentre l'acqua si spegneva, «Oh, sì.» rispose, «Si stavano avvicinando troppo alla verità, stavano per scoprire che sono stato io a far sparire il Catalizzatore.»
«E allora perché hai ordinato di cercarci?» chiese Steve.
Il Saggio alzò le spalle e si asciugò il viso, «Perché ti volevo morto, ecco perché.» rispose, «E adesso vi ucciderò e sarò il padrone di questo pianeta.»
«Non credo proprio.»
Il Saggio fece appena in tempo a voltarsi quando un pezzo di legno lo trafisse all'altezza del cuore. Guardò verso il basso e vide che era stato trafitto da un pezzo del suo bastone, alzò il viso e si accasciò a terra.
«James!» esclamò Kevin, «Cosa cazzo ci fai qui?»
«Ti salvo le chiappe, fratellino.» rispose l'altro spingendo il pezzo di legno nel corpo del Saggio.
Kevin lo osservò perplesso, «Ehm... come sei arrivato?»
«Dal portale.» rispose James e si accorse di essere osservato. «Steve. Adam.» disse. «E ora, invece di stare lì come belle statuine perché non mi aiutate a buttare questo stronzo nel pozzo?»
Steve fu il primo a farsi avanti e prese i piedi del Saggio mentre James lo afferrò sotto alle ascelle. «Sto stronzo pesa.» commentò il primo.
Kevin seguì i due insiemi agli altri, ancora sorpreso che suo fratello fosse lì.
«A proposito... chi è il genio che ha avuto l'idea di rompere il bastone? Perché è stata una cosa veramente geniale.»
«Sono stato io.» ammise Adam.
«Grande!» disse James.
Dopo quello che gli sembrarono ore e dopo un cambio — James e Steve furono sostituiti da Kevin e Joe — arrivarono al pozzo.
«E lui chi è?» domandò uno dei Goblin e si nascose dietro un'anta mezza bruciata.
«Mio fratello.» rispose Kevin poi guardò Joe e buttarono il vecchio nel pozzo.
«Speriamo che sia l'ultima volta.» commentò Steve. «Se risorge un'altra volta gli do un calcio nel culo.»
«Credo che dovrete bruciarlo.» squittì il Goblin facendo spuntare gli occhi dal pezzo di legno.
«Il piccoletto potrebbe avere ragione.» disse James, «Ehi, fratellino,» si voltò verso Kevin, «Che ne dici di fare un po' di luce?»
Kevin aprì la bocca ma la richiuse subito, «Non credo di saperlo fare.»
«Sì che ne sei capace.» gli disse Joe, «Basta che lo vuoi.»
Kevin sospirò e si guardò le mani, non sapendo come fare. Sapeva spostare gli oggetti ma creare delle fiamme dal nulla gli sembrava una cosa impossibile.
«Ho del cherosene e una scatola di fiammiferi.» squittì il Goblin. «Oh, bhe, quello ha ucciso mia cugina... lo voglio morto.» disse quando si accorse di essere guardato.
«Forse è meglio.» commentò Steve, «Portali qui.» ordinò e il Goblin annuì e scomparì alla ricerca del materiale. «Ormai è l'alba.» commentò guardando un buco sul soffitto da cui proveniva la luce dell'alba.
La bocca del pozzo tremolò e Astra si rifugiò dietro Steve, «Ecco qui.» disse il Goblin trascinando una tanica di cherosene, annaspò per la fatica e prese una scatola di fiammiferi dalla tasca dell'abito. Kevin svuotò la tanica nel pozzo che tremò ancora e gettò il contenitore nel pozzo, prese la scatola dei fiammiferi, ne tirò fuori un paio e, tenendoli insieme, li sfregò sulla striscia abrasiva. Le capocchie sfrigolarono e si accesero. Kevin li lasciò andare e il cherosene prese fuoco immediatamente mentre il tremore si espanse dal pozzo al pavimento. «Andiamo.» disse.
Avevano da poco superato la soglia — il Goblin si era nascosto in una piccola galleria creata nel muro — quando qualcosa esplose nel pozzo. «Sono ancora qui.»
I sette si girarono e videro con orrore il Saggio che usciva dal pozzo. «Siete bravi, sul serio.» disse il vecchio, «Non vi siete fatti spaventare dagli incubi o dalle ombre... e siete stati così furbi da capire che bisognava rompere il mio bastone... ma non sapete ancora tutto.»
Maya strillò e si strinse ad Adam che deglutì a vuoto, James fissò il Saggio e fece un passo indietro. «Al mio tre.» disse.
«Al mio tre cosa?» squittì Astra.
Jason deglutì invece di rispondere. «Uno... due...» disse, «Tre!» gridò e iniziò a correre, travolgendo il Saggio e facendolo cadere. Steve strinse la mano di Astra e la trascinò mentre Joe e Kevin spingevano Adam e Maya a correre. 
Il gruppo tornò nella cucina e la oltrepassò, finendo in quella che era la sala da pranzo mentre tutto attorno a loro tremava. 
«Dobbiamo uscire, sta per crollare tutto!» gridò Steve e urlò quando James si fermò di colpo davanti a uno squarcio sul pavimento che andava da una parte all'altra della stanza. Steve guardò verso il basso, vedendo un gallerie mezza diroccata sotto ai suoi piedi.
«Cosa facciamo?» chiese James. «Quando sono passato di qui non c'era!»
«Di qui.» esclamò Joe e andò verso un'altra stanza, «Usciremo dall'uscita del personale.»
I sette arrivarono in un'altra camera dove si fermarono a prendere fiato; Maya e Astra si sedettero sul pavimento, esauste.
«Ommiodio siamo in un film horror dove il cattivo non muore mai anche se gli spari direttamente in mezzo alla fronte! Ci torturerà e ci ucciderà! Moriremo tutti! Sono troppo giovane per morire, non sono ancora andato a Las Vegas!» strillò Adam. 
Maya si alzò, si avvicinò a lui e lo colpì con uno schiaffo.
«Ahi!» si lamentò il libraio, «Mi hai fatto male! Perché l'hai fatto?» domandò massaggiandosi la guancia dolorante.
«Perché sei isterico.» rispose lei, «Qui d'isterica basto e avanzo io!»
Adam annuì piano, ancora sotto shock mentre Jason ridacchiava.
«Cosa facciamo?» chiese Steve e guardò Joe e Astra — in fondo quel posto era casa loro.
«Non lo so.» rispose Astra e sospirò, «Non ne ho idea.»
«Nemmeno io.» fece eco Joe.
«I piccoletti?» chiede Jason.
«Chi?» domandò Kevin.
«I Goblin.» rispose il fratello. «Li ho visti che entrano nei muri, probabilmente ci sono centinaia di cunicoli...»
«Ma saranno troppo piccoli per noi.» fece notare Kevin, «Sono alti mezzo metro...»
«E quindi?» fece Adam. «Cosa si fa?»
Gli altri si guardarono, «Prima dobbiamo uccidere quello stronzo, poi usciamo da questo posto.»
«La neve!» strillò Maya.
«C'è sempre stata la neve qui, Maya. Non è una novità se nevica.» disse Astra, trovò un elastico in una delle tasche e si legò i capelli.
«No, intendevo dire che la neve si sta sciogliendo.» spiegò Maya.
Gli la raggiunsero alla finestra — a quello che ne rimaneva: solo il telaio e qualche pezzo di vetro — e videro la neve che si scioglieva velocemente, gocciolando sul pavimento, mentre il sole incominciava a sorgere lentamente.
«Oh, merda.» commentò Joe. «Si allagherà tutto!»
«Muoviamoci.» ordinò Jason.
«Non adesso.» 
Il Saggio era di nuovo lì, con la barba e i capelli bruciati, la veste rotta e bruciata, la pelle ustionata in più punti. 
Astra emise uno strillò e si strinse a Joe. Steve fece un respiro profondo e avanzò, arrivando a un paio di passi dal Saggio. «Tu hai ucciso la donna che mi ha messo al mondo, hai ucciso una ragazza che non ti aveva fatto nulla di male, hai costretto una famiglia a fuggire dalla sua terra e hai ucciso chi ti ha servito.» disse, «Ora ti ucciderò io.» esclamò e stese le braccia, i palmi delle mani rivolti verso l'altro. Chiuse gli occhi e li riaprì, rivelando le iridi rosse: dalle sue mani partì un raggio arancione, che colpì il Saggio, facendo volare contro il muro.
Quello si alzò traballante ed emise un ringhio, guardò Steve e dalla sua mano partì un raggio verde che colpì Astra, facendola cadere a terra con un grido.
Steve la fissò cadere e si girò verso il Saggio. «Io ti ammazzo.» ringhiò, si avvicinò all'uomo velocemente e lo strinse al collo con la mano destra, sollevandolo da terra. Dietro di lui Joe e gli altri si occupavano di Astra, controllando che stesse bene.
Steve infilò la mano sinistra in tasca e strinse il Cuore della sfera e lo sentì bruciare. Sentì il calore invaderlo come lava, salendo lungo il braccio, passando per il torace e proseguendo fino alla mano destra. Il Saggio urlò dal dolore e si dimenò, mentre la gola gli bruciava. In pochi secondi prese fuoco — ma Steve non fu toccato —  e fu ridotto in un mucchietto di cenere.
Steve si voltò verso gli altri, si pulì la mano sfregandola sul cappotto e corse da Astra, sospirò dal sollievo quando vide che a parte un paio di lividi e un bernoccolo sulla tempia non aveva nulla. L'abbracciò e la baciò.
«Presto! Presto!» strillò il Goblin — lo stesso di prima — «Qui crolla tutto! Seguitemi!» disse ed entrò dentro un buco nel muro, gli altri lo seguirono senza fare storie. Steve prese in braccio Astra.
«Posso camminare!» protestò lei ma il ragazzo non l'ascoltò. 
«È morto?» chiese Joe.
«Bhe... è un mucchietto di cenere, non credo che si sopravvissuto.» gli fece notare Kevin.
Ci fu un boato e le pareti del cunicolo tremarono. «Mettimi giù!» strillò Astra e Steve ubbidì. I ragazzi seguirono i Goblin — ce n'erano altri dentro il cunicolo e pochi minuti dopo, erano fuori, sul piazzale del palazzo.
«Ce l'abbiamo fatta!» gridò Joe e si bloccò quando ci fu un boato, i ragazzi si voltarono e videro il palazzo tremare pericolosamente. Ci fu un altro boato più rumoroso di prima  e Steve buttò a terra Astra e la coprì con il proprio corpo. Jason tirò giù Maya e Adam mentre Kevin e Joe si gettarono accanto a Steve e Astra. I Goblin fuggirono con strilli e urletti di paura.
Rimasero a terra per qualche minuto, poi si alzarono lentamente e guardarono le macerie.
«Sarà un lavoraccio ricostruirlo.» notò Jason.
«Cavolo, sono completamente bagnata! Ho il culo freddo.» si lamentò Astra e Steve la strinse, baciandole la nuca e sorridendo.
«Kevin! Kevin! Jason!»
«Figlioli!»
Kevin e Jason si voltarono e videro i loro genitori correre verso di loro e andarono ad abbracciarli.
«Questa gente è qui per noi?» pigolò Maya notando la folla di curiosi.
«Eh, sì.» squittì uno dei Goblin. «La neve si scioglie!» osservò sorpreso.
«Come facevate a sapere che ero qui?» domandò Kevin.
«Abbiamo capito chi erano Joe e Astra.» spiegò il padre, «Abbiamo sentito che eravamo in qualche modo legati e poi Joerydan non è un nome Terrestre, per cui...» alzò le spalle.
«Poi sapevamo che i nuovi Ambasciatori sarebbero stati due gemelli.» disse la madre, «Abbiamo fatto due più due.» sorrise e abbracciò ancora il figlio, ignorando i vestiti sporchi e bagnati.
I due si avvicinarono ai gemelli e fecero un piccolo inchino.
«Non è nece-necessario.» balbettò Astra e le guance diventarono rosse dall'imbarazzo.
«Perché avete mandato Jason?» chiese Kevin.
«Oh, Adam. Ciao.» esclamò suo padre e il libraio si limitò ad agitare la mano, troppo stanco per fare qualsiasi altra cosa.
«Perché sapevamo il motivo per cui erano a New York.» la donna rispose al figlio, «Certo, tu non sei il Catalizzatore ma sapevo che non avresti detto di no.» sorrise e strinse la mano del figlio, «Ho spiegato tutto a Jason, gli ho dato le planimetrie dei palazzi e gli ho detto di venire qui.»
La folla applaudì mentre il sole, grande, giallo e luminoso, illuminava tutto.
«Siamo degli eroi, gente.» disse Adam. «Che figata.»
«Potremmo raccontarla ai nostri nipotini.» sorrise Maya.
Adam la fissò sorpreso e sorrise quando la ragazza arrossì, le circondò la vita con le braccia e la baciò.
La folla continuò ad esultare, battendo le mani e gridando la loro felicità mentre Steve, Astra, Joe, Kevin, Adam, Maya e Kevin li guardavano felici che fosse finalmente finito tutto.

***

«Abbiamo aiutato noi vostro nonno a pubblicare quel libro.» disse John — in realtà si chiamava Johntir — «Non ho mai usato i soldi ricavati dalla vendita, quindi se li volete sono vostri.»
I ragazzi e i genitori di James — il suo nome vero era Jameston — e Kevin, — in realtà sarebbe stato Kevrin — erano in una casa disabitata, avevano abiti puliti e asciutti e stavano facendo un'abbondante colazione; anche i Goblin stavano mangiando della zuppa calda.
«Ah.» commentò Astra e guardò John. 
«Appena ve ne siete andati, quella volta che ci siamo incontrati, abbiamo parlato e abbiamo capito chi eravate.» disse Marianne, la madre dei fratelli, «Conoscevamo personalmente i vostri genitori e dopo un paio di giorni ci è venuto in mente quella volta che ci avevano detto quali nomi avrebbero dato ai loro figli.»
«Perché non ci avete mai detto nulla?» chiese Kevin, «Soprattutto dopo che ve li ho presentati.»
«Perché avevamo paura.» sospirò John. «Sapevamo che non eri il Catalizzatore, però sapevamo che ci saresti andato ugualmente, anche sapendo che non eri tu.»
«Però sono un Custode.» disse Kevin e fissò la fetta biscottata che aveva in mano.
John lo guardò, «Sul serio?» chiese e Kevin annuì, «Di Joe, immagino.» commentò e sorrise ai due e l'Ambasciatore arrossì. «Credevo fosse una leggenda, anche vostro nonno lo credeva.»
«Lo pensavamo anche noi.» commentò Astra.
«Voi sapevate che mia madre mi aveva rapito?» chiese Steve.
Marianne scosse la testa. «No.» disse, «Non ne avevamo idea, ti abbiamo conosciuto che eri qui da un bel po', quindi non avevi nulla che richiamasse questo posto.»
Steve si limitò ad annuire e Astra gli prese la mano e la strinse. Poco prima aveva dovuto dire ai genitori di Katulaa che la loro figlia era morta e aveva dovuto dire a Steve che lei era sua cugina. Lui aveva promesso di recuperare il corpo per darle la giusta sepoltura. Anche i Goblin si era offerti di aiutare.
Fuori la neve continuava a sciogliersi e da un momento all'altro avrebbe allagato tutto. Steve, spinto dai genitori di Kevin, aveva creato un muro alto poco più di un metro lungo la spiaggia e gli argini dei fiumi, per impedire un probabile straripamento. Aveva aggiustato le cisterne rotte e gli Abitanti ci buttavano la neve. Tutti stavano dando la mano per sistemare i danni.
«Così, quando ci avevi detto che andavi via un paio di giorni con Joe abbiamo capito che saresti venuto qui.» riprese a parlare John, «Così abbiamo recuperato le planimetrie dei palazzi, abbiamo raccontato tutto a James e gli abbiamo detto di venire qui.»
«Grazie.» disse Kevin e sorrise.

«Sembra una città fantasma.» commentò Adam due ore dopo, quando arrivarono — grazie al gatto delle nevi — in quella che tutti avevano creduto essere Summer.
Astra fissò il paesaggio, la neve era solo sulle montagne, il resto del paesaggio era fatto di prati, zone brulle e spiagge dalle sabbia fine.
«C'è abbastanza spazio per tutti.» disse Joe, «Una casa grande per ogni famiglia, con un bel giardino.»
«Sarà un lavoraccio.» disse Adam.
«Wow, che onde!» esclamò Jason. «Peccato che non abbia qui la mia tavola, altrimenti sarei già a fare surf!»
«Ma non sei stanco?» gli chiese Maya. «Io sono distrutta, dormirei per due giorni!»
«Ho ancora un po' di adrenalina.» rispose James.
«Dobbiamo tornare indietro.» disse Joe, «Dobbiamo presentare Steve al popolo.»
Tornarono sul gatto delle nevi e raggiunsero quello che era il palazzo del saggio un'ora e mezza dopo e scoprirono che qualcuno aveva montato un piccolo palco.
Un Goblin si avvicinò ad Astra e le tirò il giaccone, «Tieni.» disse passandogli un piccolo libretto.
«Che cos'è?» chiese lei.
«Quello che bisogna dire quando si presenta il Catalizzatore.» rispose l'esserino.
«Grazie.» disse lei prendendolo e sorrise guardandolo raggiungere i suoi simili. «Sei pronto?» domandò a Steve e gli prese la mano.
«Sì.» disse lui. «Sono pronto.» aggiunse guardando la folla che era lì per lui.

***

Un anno e mezzo dopo.
«Sei pronta?» esclamò Steve e alzò gli occhi al cielo quando un paio di Goblin gli corsero davanti. «Avete una casa tutta vostra!» li sgridò.
«Sono quasi pronta.» esclamò Astra mentre Steve entrava nella loro stanza, la ragazza indossò un bracciale d'argento e si sedette sul letto. «Mi mancano le scarpe.» disse e sorrise al marito.  
Steve ridacchiò e si inginocchiò, «Vuoi che ti aiuti?»
Lei annuì, «Sì,» rispose e sorrise, «Io e il bambino vogliamo che tu ci aiuti.» disse accarezzandosi il ventre prominente. «E ricordati di prendere le scarpe di ricambio, ora di sera avrò i piedi gonfi.»
Steve le allacciò i sandali e si alzò. «Andiamo? Joe e Kevin ci aspettano.»
«Tanto la sposa arriva sempre in ritardo.» commentò lei mentre si alzava. Steve ridacchiò e le prese la mano.
Scesero al piano di sotto dove incontrarono Joe e Kevin, erano diretti sulla Terra, a New York.

Steve e Astra si erano sposati sette mesi prima, poco prima che il loro palazzo venisse ricostruito — anche i Goblin avevano dato una mano.
Alla fine aveva avuto ragione il Goblin: non esisteva nessuna Summer e, una volta morto il Saggio — con lui era morto anche l'Anziano — la neve si era sciolta, rivelando prati verdi e fioriti. Gli abitanti, con l'aiuto della magia di Steve erano riusciti a ricostruire le loro case in pochi mesi.
Anche Joe e Steve vivevano lì, in un'altra ala del palazzo. Jason aveva una sua stanza e aveva anche un piccolo ripostiglio dove teneva tutto quello che gli serviva per fare surf. Kevin aveva capito perché i suoi non gli avessero mai detto nulla. Tutte le cose avevano preso la giusta piega.
«Quanto manca? Ho la nausea.» borbottò Astra posando la fronte contro il finestrino del fuori strada. 
«Due minuti.» rispose Joe, «Anche meno.»
Kevin fermò l'auto e i quattro scesero, entrarono nella casupola e oltrepassarono il portale, apparendo a Central Park.
«Jason ci aspetta sulla Quinta.» disse Kevin.
Dieci minuti dopo lo raggiunsero e salirono in auto con lui. «Non riesco a credere che il piccolo Adam si sposi!» commentò Jason.

«Sei uno splendore!» trillò Astra e abbracciò Maya vestita con un abito da sposa color rosa cipria.
«Grazie!» esclamò Maya e ridacchiò nervosamente. «Come va?» chiese indicando la pancia.
«Bene.» rispose Astra e posò le mani sul ventre, «A parte un po' di nausea quando sono in auto, i piedi gonfi e il bisogno di andare in bagno ogni due minuti.»
Maya ridacchiò, «Oh, bene.» disse, «Ancora quattro mesi e poi sarà finito.»
Astra alzò gli occhi al cielo, «Sì, poi inizierò a non dormire la notte.» commentò.
«Fai alzare Steve.» replicò Maya e Astra ridacchiò. «Ha parlato con sua madre?»
Astra sospirò e si sedette sul divanetto. «Oggi no.» rispose, «Sono tre mesi che non la sente.»
Alla fine Steve aveva affrontato la madre, dicendole che sapeva tutto e che  non la odiava. Sua madre aveva strillato e pianto quando lui era ritornato da Astra, per vivere con lei, nella sua terra. Aveva minacciato di suicidarsi ma lui non le aveva prestato ascolto e quando la donna aveva offeso Astra lui aveva deciso di non parlarle più, limitandosi a un saluto ogni tanto.

Astra strinse il mazzolino di fiori e fece un respiro profondo mentre percorreva lo spazio fra le due file di panche, sorrise nel vedere la bambina — nipotina di Adam — che gettava petali di rose sulla passerella rossa e il suo fratellino che porta il cuscino con le fedi, facendo passetti piccoli piccoli. Astra arrivò davanti ad Adam e gli sorrise mentre si sistemava al suo posto e si girò verso Maya, raggiante al braccio di suo padre.
Guardò Steve, in piedi accanto ad Adam e gli sorrise, felice.


Scusate il grande — enorme e stratosferico — ritardo, ma ho avuto un blocco pauroso su questa storia. Finalmente, dopo due anni, ho concluso questa storia che spero sia piaciuta a qualcuno.
Grazie a chiunque l'abbia letta, commentata o messa in qualche lista!

   
 
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