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Autore: Shichan    02/10/2008    5 recensioni
I tiepidi raggi del sole, filtrando in quella stanza che cade in pezzi, accarezzano sia il suo volto che quello di Gsor, il cui corpo senza vita è steso. Il capo sulle gambe di Lala, come un bambino che ascolta la ninna nanna di sua madre.
Una ninna nanna di morte per lui, di bei sogni per lei, che non lo riconosceva più mentre cantava.

Quel che ha provato Allen Walker, nell'attesa che una bambola si rompesse.[Missione di Mater]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio , Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi utilizzati sono © di Hoshino-sensei, i dialoghi seguono fedelmente il volume 2 del fumetto di D

Disclaimer: i personaggi utilizzati sono © di Hoshino-sensei, parte dei dialoghi segue fedelmente il volume 2 del fumetto di D.Gray-man. La frase in apertura, è presa dalla canzone “We Are” di Ana Johnsson.

Note: era inevitabile che io arrivassi a scrivere qualcosa inerente al volume 2, dove c’è quella tragedia tanto puccha di Lala e Gsor ç_ç. È stata una sofferenza leggerla e lo è tutte le volte che lo rifaccio (perché il masochismo di un fan non ha mai fine). Ho voluto provare a capire cosa, ben oltre il dialogo del manga, potrebbe aver provato Allen. Spero di esserci riuscita.

Special Thanks: a quella buon’anima di Ruru, che mi ha passato la canzone di Lala, scatenando la voglia di rileggersi il 2.

A Yua, per il commento a “Requiem for an Exorcist”, mi ha fatto davvero piacere X3

Dedica: a Sephta, per il suo compleanno: so che è una fic triste e no, non è adatta come regalo, ma… considerando che sono certa amerai il personaggio di Lala (se non lo ami già), mi sento di dedicartela comunque. Auguri ^**^

 

E poi, silenzio

 

You keep talking, but it makes no sense;

You say we’re not responsible, but we are.

We are.

 

Rimane in silenzio, la posizione non delle più comode, sulla scalinata che conduce al luogo in cui Lala sta cantando la sua canzone. La sua ultima melodia per Gsor.

Seduto su uno dei tanti gradini di pietra, leggermente erosa dal tempo, le gambe piegate sono parzialmente avvicinate al petto. Il busto, chinato in avanti affinché possa poggiare i gomiti sulle ginocchia, fa sì che parte della sua divisa da Esorcista tocchi terra, impolverandosi, divenendo di un colore diverso dal nero che solitamente la caratterizza.

Le braccia incrociate fungono da sostegno al capo, chinato in avanti in modo da nascondere il viso, i capelli bianchi unico segno di riconoscimento, come sempre sono stati per lui.

Poco sopra la propria testa, sente il rumore del battito d’ali di Timcampi e dell’altro Golem.

Sono giorni ormai, che Lala canta, senza sosta, riecheggiando per le vie di Mater, udita da uomini incoscienti di ciò che il vento porta con sé. Non uno strano suono, frutto della suggestione e dello stormire delle fronde degli alberi in un modo diverso, o per qualche diversa ragione. Nessuna acqua ad alterare il suono che solitamente emette il soffiare del vento.

Solo, una canzone.

Una voce capace di riecheggiare nell’anima, così come di carezzarla con dolcezza dall’esterno, proprio come fosse aria. Sospira: forse, si è detto, se fosse stato più accorto, sarebbe potuta andare diversamente.

Forse, Lala non sarebbe stata rotta da qualcuno che non era Gsor, rendendo impossibile mantenere la promessa.

O magari, sarebbe rimasta almeno la stessa bambola vissuta con Gsor per tutto quel tempo.

E invece no. Ed era colpa sua.

Tutta colpa sua.

Sente dei passi interferire con quella melodia che, chissà, probabilmente gli sta dando alla testa. Tace, senza dar segno di essersi accorto della persona in arrivo.

«Che cavolo dormi? Fai la guardia come si deve!» sente dire all’inconfondibile voce di Kanda.

Seccante. È seccante il modo in cui sente che al giapponese, tutto quello, sembra solo un’immane perdita di tempo, qualcosa che rallenta il cammino, il totale completamento della missione.

Solo quella, sembra essere importante, e nulla pare possa fargli cambiare idea.

Gli fa rabbia.

Tutta… quell’indifferenza.

«Oh… cosa ci fa qui, una persona guaribile in cinque mesi?» lo sfotte, anche se il tono che gli esce è un misto strano fra ironia e stanchezza, né completamente l’uno, né del tutto l’altro.

Totalmente inconcludente: esattamente come Kanda, probabilmente, reputa tutto quello.

L’attesa, la promessa fra quei due, la sua guardia.

Il suo ascoltare.

Per il giapponese, deve sembrare tutto estremamente stupido.

«Sono guarito.» si sente rispondere, mentre avverte chiaramente l’altro sedersi.

«Stai mentendo…»

«Sta zitto!» lo blocca sul nascere il diciottenne.

Così fa avvertendo Timcampi che dalla sua spalla, dove si era posato, si rialza in volo poco distante da sé. Il Golem, probabilmente, è di nuovo affianco a Kanda, visto che non lo sente svolazzare vicino, ma più avanti.

Chissà quanti gradini più in basso è il giapponese?

«Comunicazione da parte di Komui.» lo sente interrompere di nuovo la melodia. Perché non tace? Perché non può semplicemente stare lì in silenzio, come al solito, come se nulla lo sfiorasse e lasciargli ascoltare la canzone di Lala, fino al momento in cui non smetterà di cantare?

E… quando? Quando la bambola si sarebbe fermata, smettendo di funzionare?

Di certo, ci sarebbe voluto un altro giorno, a giudicare dalla voce limpida e chiara che gli arrivava come se fosse unico spettatore, a poca distanza da lei, da loro.

Ignaro del flusso dei suoi pensieri, Kanda continua: «Io parto adesso per la prossima missione.» aggiunge.

Bene, che se ne vada.

Che lo lasci solo, come vuole stare.

Lì, in silenzio, lasciandosi cullare dalla voce e dalla… tristezza.

«Tu torna al quartier generale a consegnare l’Innocence.» conclude Kanda.

Sospira. Un piccolo sforzo, uno solo, e il giapponese potrà considerare la faccenda conclusa e si sarebbe alzato, andandosene e lasciandolo finalmente in pace.

«Ho capito.» replica, dopo un brevissimo indugio, quasi ogni parola avesse avuto bisogno di una lunga e considerevole riserva di ossigeno per essere pronunciata.

Sente Kanda indugiare. O forse, è solo la sua suggestione che ormai va da sé.

«Se devi soffrire, allora vai a fermare quella bambola. Tanto ormai non è più Lala, no?» lo ascolta parlare di nuovo.

Non è andato via, non lo ha ignorato.

E parla, parla… proprio quando di ascoltare, di capire, di perdonare Allen non ha voglia.

Perdonare, sì.

Perché è colpa sua, è colpa loro, se sta andando a finire così.

E lui non capisce. Kanda non capisce mai anche se lui, Allen, continua a ripetere, con pazienza, ogni volta, ogni volta. Una sola missione insieme e già è irritato.

Kanda è un tipo che non capirà mai.

«È una promessa tra loro due. Lala deve essere rotta da Gsor.» risponde, pur non riconoscendo la propria voce.

Roca, bassa. Chissà, forse Kanda non l’ha nemmeno sentita.

Oppure, molto più probabile, si comporterà come se ciò fosse accaduto.

Non importa mai, quanto le sue parole lo raggiungono: il giapponese non gli permette di arrivare oltre il semplice udito. Lui non viene mai smosso, certo.

Lo secca, terribilmente.

E no, non solo il fatto che il moro è così.

Kanda… non viene mai ferito. A rigor di logica, dunque, lui non dovrebbe essere in grado di ascoltare, o di curare le ferite altrui. Né di dare sicurezza in casi come quello.

Per questo, Allen è arrabbiato.

Perché dal momento in cui Kanda si è seduto sui gradini… ascoltare la canzone di Lala è divenuto più sopportabile, e meno oppressivo. Anche se solo un po’.

«Sei proprio ingenuo, tu. Noi siamo distruttori, non salvatori.» gli sente pronunciare.

Rassicurante.

Ma devastante.

Così è Kanda. Yuu Kanda… si dice che dovrebbe assolutamente ricordare quel nome e quella persona.

Alza la testa, rivelando un cerotto sullo zigomo destro e un paio che tengono una garza vicino alla tempia destra. Sposta lo sguardo sul giapponese, individuandone l’esatta posizione per la prima volta da quando si è seduto. Sorride, tra il mesto e l’ironico.

«Lo so. Però io…» comincia, fermandosi.

Bloccato, come il sangue che non sente più scorrere per quanto sia impossibile, come il cuore i cui battiti non gli arrivano all’orecchio e, al tempo stesso, arrivano troppo veloci, quasi sovrapposti l’uno all’altro.

Lo sguardo incredulo. Lo stesso che ha Kanda, e che lui non vede.

Non c’è più nessuna canzone, nessuna nota.

E la voce di Lala, è stata inghiottita dal silenzio.

«Ha smesso di cantare…» sussurra, per paura che la sua frase possa fermarla davvero, mentre in un angolo remoto, forse piccolissimo del suo cuore, spera che non sia così.

 

[La notte del terzo giorno dopo la morte di Gsor…

la bambola si fermò.]

 

Porta lo sguardo sull’immagine davanti ai suoi occhi.

Lala, i lunghi capelli sporchi in più punti, tiene il volto levato verso l’alto, come in un canto verso il cielo.

I tiepidi raggi del sole, filtrando in quella stanza che cade in pezzi, accarezzano sia il suo volto che quello di Gsor, il cui corpo senza vita è steso. Il capo sulle gambe di Lala, come un bambino che ascolta la ninna nanna di sua madre.

Una ninna nanna di morte per lui, di bei sogni per lei, che non lo riconosceva più mentre cantava.

Sospira, chiedendosi quanto ha osservato la scena prima di decidere, di imporsi di muoversi.

Si china con un unico movimento fluido verso Lala, accanto a lei, un ginocchio ora a contatto con il terreno, il gomito destro poggiato sulla gamba corrispondente, semi piegata.

L’altra mano, stringe appena un lembo della stoffa nera sull’altra gamba.

Prende aria, sperando di prendere con essa anche un briciolo di decisione: deve prenderle il cuore, deve farcela.

Perché per alcuni peccati non c’è redenzione, e per quella colpa che Kanda non vede, o nega, o forse spera davvero non li riguardi, non c’è scusa.

Sacrificando la vita di un altro per la loro causa… gli Esorcisti vivono.

E lui, Allen, è un Esorcista.

Fa per allungare una mano, lo sguardo su Lala, che però non la vede davvero.

«Grazie.»

Gelo, paura, stupore, incredulità.

Colpito da tutto, in uguale misura, senza preavviso, senza aspettarselo, senza capire.

E il viso di Lala, che lentamente si volta verso di lui, il sorriso dolce sulle labbra: non può essere. Non davvero.

È viva? È in grado di parlare, di ringraziare, di capire?

Lala è di nuovo la Lala di Gsor?

 

[Non credere alle illusioni, Esorcista.

Non fanno parte del tuo mondo.]

 

Sgrana gli occhi, quando vede il suo sguardo nel proprio.

«…per avermi fatto cantare finché non mi sono guastata. Così ho potuto mantenere la promessa.» le sente pronunciare, il tono gentile e caldo, proprio come quello di un essere umano, proprio come la Lala che ha sentito parlare a Gsor.

Forse, c’è ancora speranza!

E non pensa che, dopotutto, che Lala fosse rotta o meno, il suo cuore doveva essere comunque portato via.

Anche se non voleva. Anche se era sbagliato.

Perché è questo, che fanno gli Esorcisti. Loro sono distruttori.

Non fa in tempo a replicare nulla, che la bambola cade lateralmente, verso di lui.

Così simile ad una persona che sviene, che perde conoscenza, eppure con quel rumore che sa di meccanico, che sa di falso. Una falsa vita, un intrattenimento per l’uomo, che da lui è stato gettato.

Una bambola rotta.

Una ragazza morta.

Arriva il momento in cui nessuno, nemmeno Allen Walker è più in grado di riconoscere l’una dall’altra, di vederne le differenze.

Abbassa lo sguardo, il volto sporco di una bambola la cui fronte si poggia al suo petto, come una bambina in cerca della protezione del fratello maggiore, dell’amico. Di colui di cui si fida, forse.

I capelli ad incorniciarle il volto, la bocca semi aperta; l’occhio aperto e bianco, come quando si mettono le bambole a dormire e quell’iride che le rende uguali a noi insieme a tutto il resto torna indietro per chissà quale meccanismo.

Ed è allora, che lo nota.

Lo sporco del viso che parte dall’occhio, da entrambi anche se l’altro non c’è, è rotto. Come… lacrime.

Lacrime di un fantasma che ha pianto la morte della persona cara.

Pianto di una bambola che ha visto morire il suo padrone.

Tristezza di una ragazza che ha cantato per la morte della persona amata, dell’amico fidato, del salvatore.

Sente dei passi, Allen, ma non si volta: «Eh? Cos’è successo?»

È Kanda. Ma adesso, nemmeno lui può fare o dire nulla.

Niente che farà sentire Allen Walker meno colpevole per la morte di una bambola, come ce ne sono tante.

 

[Non credere alle illusioni, Esorcista.

È probabile che poi faticherai troppo a rialzarti,

nella tua realtà.]

 

Stringe Lala al petto, in un abbraccio caldo in contrasto con il freddo corpo di lei.

La mano destra raggiunge il volto, fino a coprirne gli occhi: la stoffa nera asciuga le lacrime e per un po’ saprà di sale e rimpianto.

Il giapponese e Toma, il Finder di quella missione, sono in piedi sulla soglia dell’entrata e lo sguardo è sul quindicenne.

«Kanda…» mormora, ma sa di essere udito: «…nonostante tutto, io voglio diventare un distruttore che salva le persone.» pronuncia, senza lasciare la bambola.

Lo sa, che è un desiderio da bambino e che nella voce gli altri due hanno sentito le lacrime.

Lo sa bene, Allen, che quello che ha detto è ciò che porta Kanda a chiamarlo “ingenuo”, o “mammoletta”, ma non può farne a meno, non ci riesce. Se non giura a sé stesso di non permettere più un sacrificio simile, Allen crollerà.

Se non promette, stringendo Lala fra le braccia, che cercherà in ogni modo di essere più forte per poter sostituire la salvezza alla distruzione di cui gli Esorcisti necessitano, Allen sente che potrebbe non riuscire più ad alzarsi, quando invece deve proseguire.

Allen deve assolutamente dare la sua parola che nessuno mai dovrà soffrire così tanto, se a lui sarà possibile evitarglielo.

E nel momento in cui fa tutte quelle promesse, in silenzio, aspettandosi un rimprovero di Kanda… Allen Walker, in cuor suo, sa che per colpa sua, di un Esorcista, ci saranno tanti, troppi sacrifici.

Più di quanti ne permetterebbe.

Più di quanti servirebbero alla guerra secondo le parole di Kanda.

Molti, molti di più… di quanti potranno sopportarne, sentendone il peso sulle spalle, sulla coscienza.

 

[Perché nel mondo degli Esorcisti,

non esistono le favole.]

 

   
 
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