Circa
cinque giorni dopo gli eventi
accaduti…
Per
Coco passare inosservati era stato qualcosa di decisamente complicato,
almeno
all’inizio. Ma ora sembrava che le acque si fossero calmate
visto che non
c’erano più quelle losche figure vestite di nero
che pattugliavano la città
dall’alto saltando da un tetto all’altro proprio
come lei, quindi le era più
facile sgattaiolare per le strade affollate di Camden Town senza che
gli umani
si accorgessero di lei.
Poi
un fischio che per la creatura era ben noto le fece rizzare le orecchie
portandola di conseguenza a distaccarsi dall’oceano di folla
e infilarsi in un
vicoletto di servizio dove ad accoglierla ci furono un paio di ombre
ben note
una volta che entrò in un magazzino abbandonato entrando da
una finestra aperta.
–
Ah… eccoti qui, piccoletta – disse con un cenno di
ironia una voce a lei nota,
mentre andava tutta contenta ad arrampicarsi sulla sua spalla sinistra
–
allora, fatta buona caccia per oggi? –
Coco
trillò con entusiasmo alla voce di colui che considerava il
proprio padrone, estraendo dai
propri
pantaloncini a pagliaccetto un rotolo di banconote frutto della vendita
di
sabbia rossa ad un paio di palestre per chojin dilettanti.
Bone
Cold
sorrise con astuzia, nel mentre che intascava quel cospicuo gruzzolo,
regalando
alla propria scimmietta una caramella per il suo operato. La scimmia
cappuccina
si era trovata quasi in mezzo ad un intrigo interplanetario, e questo
l’aveva
portata a cercare la protezione
prima
di Kevin Mask e solo più tardi quella di Michael Connors,
perché Coco non era
stupida e si era cercata uomini forti per continuare a fare il proprio
lavoro
per accontentare al meglio il padrone, e tuttavia se l’era
cavata alla grande
dando molta soddisfazione al mercenario e un po’ meno al suo
socio in affari
Hanzo.
–
Tzk… addestrare un pulcioso primate per fare soldi in questo
modo… molto poco
“creativo” –
Siamo
da poco evasi di prigione, quindi era il caso di iniziare a tirar su
soldi
mettendo su un piccolo cartello di sostanze dopanti con
l’ausilio di qualche
stupido umano – ossia spacciatori che accompagnavano Coco
durante il suo tour
in giro per il mondo – e direi che questi soldi ci fanno
comodo, testa dura! –
L’interpellato
sbuffò acidamente nel mentre che se ne restava pigramente
seduto sopra una
trave in metallo che faceva parte del fatiscente sottotetto del
magazzino.
–
Certo… comodo! A meno che una puttana amazzoniana non ti
trapani la testa per
il suo zampettare in giro come se nulla fosse – e Coco non
prese bene quella
denigrazione, tanto da strillare infastidita – e ricordarci
che metà dei
proventi andranno a finire nella pancia di quel pallone gonfiaArgh!!
–
Il
pericoloso criminale alieno dal volto orribilmente sfigurato, e celato
perennemente
sotto una maschera, si ritrovò senza fiato in gola quando
una lunga catena
d’acciaio non andò ad avvolgersi contro il suo
collo.
Poi
tale catena venne tirata da abili mani e il mercenario preso al lazo
emise un
grido soffocato, nel mentre che veniva trascinato con un tonfo sul
polveroso
pavimento del magazzino.
–
L-lurido animale! – il folle criminale fu lesto a rimettersi
in piedi e a
disfarsi della catena, mentre chi l’aveva attaccato se la
rideva piano nascosto
nell’ombra – se credi di passarla liscia questa
volta hai sbagliato grosso!
Pagherai per la tua buffonaggine –
In
un lampo trasformò le proprie braccia in due lame affilate e
letali, e con la
velocità di uno scorpione fu lesto ad attaccare il
misterioso nemico che decise
di evitare il colpo di un risentito Hanzo. Il nemico sorrise ancora,
nell’evitare gli attacchi del mercenario, ma
nell’ultimo attacco non fu così
veloce da evitare un fendente che lacerò in parte il
cappuccio del suo poncho.
–
Tzk… impara a stare al gioco, bambino! – Sebbene
fosse solo un taglietto in
mezzo ad altri su quel devastato indumento, due iridi rosse come il
fuoco – che
detto dal galoppino di una Strega dello spazio suona piuttosto ridicolo
–
Le
sue braccia muscolose ora reggevano ben due catene fuoriuscite da sotto
la
mantella, e facendole vibrare in volo come se fossero state due
serpenti tentò
di colpire il giovane criminale, senza però avere successo
immediato visto il
modo in cui Hanzo, ridendosela di gusto, schivava quegli attacchi
cercando di
sfruttare i punti deboli dell’individuo incappucciato per
colpirlo ai fianchi.
Quell’uomo
tuttavia era un individuo che giocava anche sporco quando gli andava,
come Bone
Cold ben sapeva, e difatti non fu stupito di vederlo estrarre da dietro
la schiena
un fucile a pompa per gambizzare quel folle di un evaso.
Hanzo
guaì rabbioso nel mentre che cadeva a terra massaggiandosi
la gamba impallinata,
ma fu lo stesso Cold a mettersi in mezzo ai due per evitare che la
situazione
degenerasse.
–
Basta fare i bambini! Abbiamo già perso troppo tempo qui
sulla Terra e dubito
che a madame Morrigan piacerà perdere un altro carico di
sabbia rossa –
Morrigan
era la strega dello spazio a cui i due evasi avevano chiesto
“asilo” in cambio
di lavori poco puliti e di basso profilo, perché avevano
bisogno di racimolare
soldi per tornare in attività, e senza troppi giri di parole
la signora li
aveva inviati sulla Terra per dare “una mano” ai
tanti chojin che necessitavano
di una spintarella. Non era stata contenta di sapere che alcuni soldati
privati
avevano trafugato alcune casse di prezioso materiale, ed aveva ordinato
ai suoi
due novelli alleati di tornare su Amazon per ricevere nuovi incarichi.
Molto
probabilmente Bone Cold le avrebbe dato buca prima o poi, ma gli
seccava chiedere
altri passaggi a Rinzler dopo
averlo
scortato via di prigione.
Il
suo stimatissimo “collega” era un uomo piuttosto
misterioso di cui non lasciava
trasparire nulla di se, ma proprio come il mercenario del pianeta
Dokuro non
doveva aver avuto un passato allegro. Da quel che aveva capito lo
stesso Cold,
doveva aver perso la moglie e i figli durante una qualche guerra
intergalattica, ma chiedere ogni volta un favore a Rinzler significava
il più
delle volte a vendersi l’anima al diavolo.
–
Bene bene… i bimbi hanno nuovamente bisogno di un passaggio?
– la voce roca del
mercenario tornò a farsi sentire con una punta di
irriverenza che ad Hanzo non
piacque affatto – la scimmia può stare sul ponte
di comando della mia nave,
quella più cresciuta può stare nella
stiva… sai com’è Bone… ho
appena finito di
dare la cera sul pavimento –
–
Grr… il pavimento ti servirà a poco quando non
avrai più i piedi! –
Hanzo
fu quasi sul punto di scattare nuovamente e ignorando completamente il
dolore
alla gamba ferita, ma fu lo stesso partner a fermarlo con una alzata di
mano e
decisamente poco disposto a sentire altre provocazioni infantili da
quei due.
–
Ti chiediamo un ultimo passaggio Rinzler… se poi Morrigan
vorrà anche te come
dipendente sono altre faccende, ma vedi di non rimangiarti il nostro
piccolo
contratto –
Probabilmente
quell’uomo era uno dei pochi che Bone Cold rispettava, ma tra
mercenari
bisognava sempre tenere gli occhi anche dietro la nuca.
Di
tutta risposta l’uomo di nome Rinzler sbuffò
seccato, sistemandosi al meglio il
proprio cappuccio e facendo tintinnare le proprie catene prima di
ritornarsene
nell’ombra. Non era un uomo che amava avere padroni, men che
meno ricevere
troppi ordini.
–
Fatevi trovare pronti tra un’ora, appena fuori
città nella radura più vicina.
La mia nave sarà li ad attendervi… non so voi, ma
ne ho abbastanza di questo
pianeta –
(
… )
Questa
volta i MacMadd non avevano badato a spese per far rientrare in
Giappone i suoi
promettenti, e malconci, atleti della Muscle League. E su consiglio
della
stessa Jacqueline padre e fratello avevano tenuto da parte la loro
taccagneria
per far viaggiare tutti quanti, compreso Kid Muscle decisamente poco
apprezzato
dagli uomini della famiglia MacMadd, nientemeno che in prima classe.
Come
di consueto Kevin Mask aveva deciso di tenersi lontano dal chiassoso
gruppo di
un convalescente Kid, ma non abbastanza dal fare chiasso e importunare
le
hostess assieme a Terry Kenyon ed uno sfigato DikDik van Dik,
restandosene
diverse file più indietro in compagnia del proprio
allenatore e di Niamh.
Sbuffò
seccato, ma non per la presenza della ragazza che dormiva profondamente
accanto
a lui e con la testa appoggiata contro la sua spalla, quanto per il
casino di
quel branco di imbecilli che riuscivano a far sbraitare Meat ogni due
minuti,
ed inoltre Lord Flash sembrava essere particolarmente pensieroso.
Era
vero che al matrimonio di suo padre non era presente, perché
aveva chiaramente
detto che aveva degli impegni urgenti che riguardavano i suoi
allenamenti, ma
da dopo lo scontro che gli era valso la vittoria sudata gli era
sembrato…
strano.
Ovviamente,
in veste di Warsman non aveva potuto dirgli che era fiero di lui per
ciò che
aveva fatto, e nelle ore successive ringraziò il celo che
Alya si fosse
occupata lei stessa delle sue ferite in modo da renderlo presentabile
quanto
basta agli occhi di chi lo conosceva come Lord Flash. Sua figlia era
abile e
veloce nel capire il problema di un paziente, e fu ben felice di
rimettere in
sesto suo padre prima di dargli il suo dovuto addio.
Agli occhi di Kevin dunque, poteva apparire
come un uomo spossato dagli allenamenti o da un brutto raffreddore, ma
in realtà
non erano tanto le pene fisiche quelle che stava patendo ma di ben
altra
natura.
–
Sai, Lord Flash… tutto sommato sono contento che mio padre
abbia deciso di
prendersi una lunga vacanza con la sua compagna… poverina,
tutto quello stress
non dovrebbe affatto subirlo… ehi, mi stai ascoltando?!
–
Nella
voce del giovane inglese non c’era reale irritazione quanto
la volontà di
ridestare da quello stato di catalessi un Lord Flash che gli sembrava
quasi triste. La sua tattica ebbe
tuttavia
effetto, e il suo fin troppo misterioso allenatore decise di smettere
di
guardare le nuvole dall’oblò sussultando a quella
chiamata improvvisa.
–
Oh! N-nulla di cui preoccuparti, compag… ehm, Kevin. Stavo
solo pensando che
avrei voluto vedere il tuo scontro per starti vicino e…
–
–
Emerald non ti ha cercato in questi giorni, vero? –
La
domanda gli arrivò a bruciapelo tanto da togliergli le
parole dalla bocca e
provocandogli un dolore che non provava più ormai da molto
tempo. Si ritrovò
dunque a sospirare pesantemente e ad incrociare le braccia in petto,
mentre il
suono di una zuffa tra il tedesco Jeager e l’americano Terry
giungeva sino a
li, inutilmente trattenuti da Check Mate e Wally Tusket, abbassando
momentaneamente lo sguardo prima di rispondere adeguatamente al proprio
pupillo.
–
Probabilmente è rimasta sconvolta da ciò che
è accaduto al matrimonio di tuo
padre – ed in effetti non aveva avuto tutti i torti
– oppure… –
–
Oppure è una stronza.
Anche se non la
facevo così stronza da non comunicarti neppure che sta bene,
tzk! –
Il
cinismo di Kevin Mask non conosceva freno, ma aveva detto una cosa
fondamentalmente
vera a cui lo stesso Flash non voleva crederci del tutto.
Emerald…
Hammy… non si era
premurata di
telefonargli durante la sua convalescenza o quantomeno nei giorni
successivi
all’attacco. Non un “come stai” o una
scusa plausibile che giustificasse quel
lungo e doloroso silenzio che per il russo suonava come una colpa che
in fin
dei conti non aveva. Con tutta probabilità il suo adorato papi l’aveva dissuasa dal
provare a contattare Warsman, riuscendo
magari a convincerla che il terribile incidente che l’aveva
coinvolta con Masada
e tutta la brutta situazione finale in cui si era cacciata alla fine
era solo
da attribuire a quell’animale di origine russa. Senza contare
che le
inquisitrici NON avevano dato la caccia a lui, Warsman non era andato
molto
lontano nell’ipotizzare una triste verità.
Aveva
provato a chiamarla, invero, ma le telefonate andavano costantemente a
vuoto e
alla fine il so numero di telefono risultò inesistente
tramite un odioso
messaggio pre-registrato. Furioso e al tempo stesso disperato,
l’ex lottatore
aveva avuto addirittura l’ardire di andare a cercarla a casa,
nella sua
gigantesca tenuta, riuscendo ad eludere tutti i sistemi di sicurezza e
fiutando
solo il suo profumo in quel bosco tanto bello quanto artificiale.
Emerald
era sparita così. Come una ninfa che ha sedotto il vecchio
cacciatore
illudendolo di una felicità per troppo a lungo rimandata,
ora era nuovamente
svanita via dalla sua vita dopo essersi a sufficienza divertita con lui.
Un
pensiero forse cinico, ma che gli faceva male in un modo incredibile e
che al tempo
stesso non riusciva in nessun modo a mettere una pietra su. Non
riusciva, non
voleva, dimenticarla così precocemente…
E
si segnò mentalmente che avrebbe fatto di tutto per
ritrovarla anche durante la
Corona Chojin che a breve sarebbe ripartita.
(
… )
L’ufficio
di Howard Lancaster era solo in apparenza un luogo
dall’aspetto “antico” con i
suoi mobili in legno scuro e le sue librerie simili a quelle di una
antica
biblioteca. In realtà, dentro quella stanza accogliente si
celavano tra le più
avveniristiche diavolerie elettroniche che il suo reparto tecnologico
era
riuscito a creare.
Ora,
all’intero di tale studio erano presenti ben quattro
proiettori olografici
tutti collegati al computer presente sulla sua scrivania, e
ciò che il marchese
aveva in mano in quel momento era una scheda di memoria. Nel volto
dell’uomo
tuttavia, nonostante le tenebre rischiarate dal fuoco del caminetto
acceso, non
vi era una reale traccia di freddezza quanto di umana comprensione per
quanto
stava per fare.
Deglutendo
impercettibilmente, inserì la scheda di memoria nel pc, ed
inserendo la giusta
sequenza di dati mise in funzione i proiettori olografici che tosti
crearono
una traballante figura femminile al centro della stanza.
La
donna bionda che sembrava camminare sul raffinato tappeto persiano era
nientemeno che una giovane miss Alana con indosso le vesti nere delle
inquisitrici amazzoniane. Ciò che Howard Lancaster stava
visionando difatti,
era uno tra i più importanti e compromettenti ricordi della
Deva che era
riuscito ad estrapolare durante la sua forzata convivenza nel campo
alfa. Un pensiero
vocale, una confessione che doveva essersi fatta a se stessa, vecchia
di dieci
anni e piena di rimorsi.
–
Oggi è un giorno speciale – disse
l’ologramma traballante, e il volto della
Deva non recava nessun sorriso ma solo una lieve tristezza –
poiché finalmente
sono riuscita a fare giustizia…crrk
–
Il
marchese Lancaster si massaggiò il mento notando qualche
interferenza nella
proiezione, mettendo poi entrambi i gomiti sulla scrivania in cedro ed
incrociando le dita delle mani tra loro come se fosse in meditazione.
–
Mia figlia… la mia unica figlia… ha disertato il
convento, costringendomi
dunque a darle la caccia su Amazon fino a raggiungerla e
così ucciderla con le
mie stesse mani… – la donna rimase in silenzio per
un po’, prima di sospirare
pesantemente e sfogarsi di un segreto inconfessabile – in
realtà… czz…
quel giorno ho deliberatamente
disobbedito agli ordini… io… ho colpito mia
figlia, fino a mandarla in coma,
facendo credere a tutti che l’avessi uccisa a sangue freddo
–
Arrivati
a questo punto fu il turno del terrestre di mettersi a sospirare piano,
conscio
di aver vangato una zona che non era affatto di sua competenza,
sentendo il
collo tornare a fargli stranamente male.
–
Mia figlia ha ereditato le mie abilità peculiari –
lasciando ben intendere che
lei era il “padre” – e nonostante le
ferite subite al cervello dovrebbe
riprendersi molto più velocemente di me…
l’ho dunque confinata in un monastero
isolato e inaccessibile per via terrena, sui Monti Nebbiosi,
premurandomi di traumatizzarla
abbastanza da farla
tremare come una foglia al sol vedermi o sentirmi nominare…
sono… crrk…
una pessima madre…–
Poteva
avere anche ragione, ma dopo quel che stava rivedendo il marchese
riusciva
anche a comprenderla, ed in un gesto stranamente umano per lui,
perché traspariva
che per Alana non era stato facile quel che aveva dovuto fare,
appoggiò la
fronte sulle nocche continuando ad ascoltare la registrazione.
–
La madre superiora del monastero aveva un debito da saldare con me, e
non ha
fatto storie nel prendere in cura mia figlia… ma
ciò che i sconvolge, è la
facilità con cui io l’ho colpita nonostante lei mi
implorasse costantemente
pietà. Della gioia che ho provato… crrr…
quando il mio tacco si è infilato nel suo cranio…
vorrei poter dire… crrz…
che se sono così è per colpa
dell’addestramento
ricevuto, ma… io temo solo che la Corte non abbia fatto
altro che far maturare
un mio lato nascosto nato quando io avevo solo quindici
anni… – e qui la donna
si fermò un attimo, come per raccogliere le energie e
completare dunque la sua
confessione –… nessuno…
nessuno dovrà
mai sapere quel che è successo, e… figlia mia,
spero tu un giorno possa
perdonarmi… un giorno, capirai…
crzzz… ed è
dunque arrivato il momento
per la mia Epurata, poiché se voglio mantenere questo
segreto è necessario che
nessuno sappia che tu sia viva e che, a modo mio, ti proteggo
ancora… –
Alla
fine il messaggio si interruppe, ed il marchese fu ben felice di
estrarre la
scheda di memoria dal proprio computer per poterla nuovamente esaminare
prima
di prendere una decisione. Howard Lancaster non si era mai preoccupato
di
ficcare il naso in affari che non lo riguardavano, ma ciò
che aveva toccato
ultimamente erano tendini scoperti che rischiavano di risvegliare
mostri ben
peggiori di un semplice processo improvvisato.
Aveva
tra le mani la confessione di una traditrice, di una donna che non ce
l’aveva
fatta ad uccidere la propria figlia peccatrice, e che era disposta a
tutto pur
di proteggerla da un fato inevitabile. Il marchese non voleva questo, e
non
voleva neppure che la propria famiglia ritornasse nuovamente ad essere
preda di
inquisitrici spietate, non con Janice ed Hammy che si stavano
riprendendo dallo
shock, e pertanto prese una delle decisioni più sagge della
sua vita.
Senza
pensarci due volte lanciò la chiavetta di memoria nelle
fiamme scoppiettanti
del caminetto acceso, e fu ben sollevato di vedere come la plastica di
quel
manufatto si sciogliesse a velocità incredibile. Poi una
volta che fu sicuro
che i dati sul pc fossero minuziosamente cancellati decise di spegnere
tutto, e
di lasciare quella stanza preda di una sempre più crescente
tenebra.
E
siamo dunque arrivati alla fine gente. Questo è
l’epilogo, e magari non ve lo
aspettavate così cupo vero? Ad ogni modo sto già
progettando il seguito quindi
non disperate tanto J
Vorrei
infine ringraziare tutti coloro che hanno recensito, messo tra i
preferiti e le
storie seguite, o anche solo letto questa mia fanfiction, e spero
dunque che
questa mia storia vi abbia almeno un pochettino lasciato qualcosa. See you in
the nex time!