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Autore: vermissen_stern    17/09/2014    1 recensioni
( COMPLETA )
cercò di mettersi a sedere una volta che fu sufficientemente sveglio trovandosi incredibilmente debole e con la testa che ancora gli girava. Seppur con la vista che lentamente gli stava tornando notò che parecchi suoi vestiti erano sparsi lungo tutto il corridoio, dall'entrata di casa fino a dove si trovava lui, e con un certo imbarazzo ricordò il perchè se li era tolti prima di svenire.
"Ah! ben svegliato, Kevin Mask!"
voltando la testa verso l'alto notò la figura spazientita del proprio allenatore, Lord Flash, con le braccia incrociate in petto e un'aria piuttosto severa in volto.
"Eh?! Cosa... cosa è success..."
"È successo che ieri sera hai litigato con tuo padre al telefono. Poi sei uscito a bere per dimenticare e sei tornato a casa ubriaco come una spugna... non sei neppure riuscito ad arrivare in camera tua e hai deciso di spogliarti in corridoio perchè avevi caldo – nonostante lo stesse rimproverando lo aiutò a rialzarsi in piedi quando lo stesso ragazzo allungò una mano verso di lui – e poi sei svenuto sul pavimento... ma non è la parte peggiore questa!"
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle, Nuovo personaggio, Robin Mask, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Reignite '
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Circa cinque giorni dopo gli eventi accaduti…

 

Per Coco passare inosservati era stato qualcosa di decisamente complicato, almeno all’inizio. Ma ora sembrava che le acque si fossero calmate visto che non c’erano più quelle losche figure vestite di nero che pattugliavano la città dall’alto saltando da un tetto all’altro proprio come lei, quindi le era più facile sgattaiolare per le strade affollate di Camden Town senza che gli umani si accorgessero di lei.

Poi un fischio che per la creatura era ben noto le fece rizzare le orecchie portandola di conseguenza a distaccarsi dall’oceano di folla e infilarsi in un vicoletto di servizio dove ad accoglierla ci furono un paio di ombre ben note una volta che entrò in un magazzino abbandonato entrando da una finestra aperta.

– Ah… eccoti qui, piccoletta – disse con un cenno di ironia una voce a lei nota, mentre andava tutta contenta ad arrampicarsi sulla sua spalla sinistra – allora, fatta buona caccia per oggi? –

Coco trillò con entusiasmo alla voce di colui che considerava il proprio padrone, estraendo dai propri pantaloncini a pagliaccetto un rotolo di banconote frutto della vendita di sabbia rossa ad un paio di palestre per chojin dilettanti.

Bone Cold sorrise con astuzia, nel mentre che intascava quel cospicuo gruzzolo, regalando alla propria scimmietta una caramella per il suo operato. La scimmia cappuccina si era trovata quasi in mezzo ad un intrigo interplanetario, e questo l’aveva portata a cercare la protezione prima di Kevin Mask e solo più tardi quella di Michael Connors, perché Coco non era stupida e si era cercata uomini forti per continuare a fare il proprio lavoro per accontentare al meglio il padrone, e tuttavia se l’era cavata alla grande dando molta soddisfazione al mercenario e un po’ meno al suo socio in affari Hanzo.

– Tzk… addestrare un pulcioso primate per fare soldi in questo modo… molto poco “creativo” –

Siamo da poco evasi di prigione, quindi era il caso di iniziare a tirar su soldi mettendo su un piccolo cartello di sostanze dopanti con l’ausilio di qualche stupido umano – ossia spacciatori che accompagnavano Coco durante il suo tour in giro per il mondo – e direi che questi soldi ci fanno comodo, testa dura! –

L’interpellato sbuffò acidamente nel mentre che se ne restava pigramente seduto sopra una trave in metallo che faceva parte del fatiscente sottotetto del magazzino.

– Certo… comodo! A meno che una puttana amazzoniana non ti trapani la testa per il suo zampettare in giro come se nulla fosse – e Coco non prese bene quella denigrazione, tanto da strillare infastidita – e ricordarci che metà dei proventi andranno a finire nella pancia di quel pallone gonfiaArgh!! –

Il pericoloso criminale alieno dal volto orribilmente sfigurato, e celato perennemente sotto una maschera, si ritrovò senza fiato in gola quando una lunga catena d’acciaio non andò ad avvolgersi contro il suo collo.

Poi tale catena venne tirata da abili mani e il mercenario preso al lazo emise un grido soffocato, nel mentre che veniva trascinato con un tonfo sul polveroso pavimento del magazzino.

– L-lurido animale! – il folle criminale fu lesto a rimettersi in piedi e a disfarsi della catena, mentre chi l’aveva attaccato se la rideva piano nascosto nell’ombra – se credi di passarla liscia questa volta hai sbagliato grosso! Pagherai per la tua buffonaggine –

In un lampo trasformò le proprie braccia in due lame affilate e letali, e con la velocità di uno scorpione fu lesto ad attaccare il misterioso nemico che decise di evitare il colpo di un risentito Hanzo. Il nemico sorrise ancora, nell’evitare gli attacchi del mercenario, ma nell’ultimo attacco non fu così veloce da evitare un fendente che lacerò in parte il cappuccio del suo poncho.

– Tzk… impara a stare al gioco, bambino! – Sebbene fosse solo un taglietto in mezzo ad altri su quel devastato indumento, due iridi rosse come il fuoco – che detto dal galoppino di una Strega dello spazio suona piuttosto ridicolo –

Le sue braccia muscolose ora reggevano ben due catene fuoriuscite da sotto la mantella, e facendole vibrare in volo come se fossero state due serpenti tentò di colpire il giovane criminale, senza però avere successo immediato visto il modo in cui Hanzo, ridendosela di gusto, schivava quegli attacchi cercando di sfruttare i punti deboli dell’individuo incappucciato per colpirlo ai fianchi.

Quell’uomo tuttavia era un individuo che giocava anche sporco quando gli andava, come Bone Cold ben sapeva, e difatti non fu stupito di vederlo estrarre da dietro la schiena un fucile a pompa per gambizzare quel folle di un evaso.

Hanzo guaì rabbioso nel mentre che cadeva a terra massaggiandosi la gamba impallinata, ma fu lo stesso Cold a mettersi in mezzo ai due per evitare che la situazione degenerasse.

– Basta fare i bambini! Abbiamo già perso troppo tempo qui sulla Terra e dubito che a madame Morrigan piacerà perdere un altro carico di sabbia rossa –

Morrigan era la strega dello spazio a cui i due evasi avevano chiesto “asilo” in cambio di lavori poco puliti e di basso profilo, perché avevano bisogno di racimolare soldi per tornare in attività, e senza troppi giri di parole la signora li aveva inviati sulla Terra per dare “una mano” ai tanti chojin che necessitavano di una spintarella. Non era stata contenta di sapere che alcuni soldati privati avevano trafugato alcune casse di prezioso materiale, ed aveva ordinato ai suoi due novelli alleati di tornare su Amazon per ricevere nuovi incarichi. Molto probabilmente Bone Cold le avrebbe dato buca prima o poi, ma gli seccava chiedere altri passaggi a Rinzler dopo averlo scortato via di prigione.

Il suo stimatissimo “collega” era un uomo piuttosto misterioso di cui non lasciava trasparire nulla di se, ma proprio come il mercenario del pianeta Dokuro non doveva aver avuto un passato allegro. Da quel che aveva capito lo stesso Cold, doveva aver perso la moglie e i figli durante una qualche guerra intergalattica, ma chiedere ogni volta un favore a Rinzler significava il più delle volte a vendersi l’anima al diavolo.

– Bene bene… i bimbi hanno nuovamente bisogno di un passaggio? – la voce roca del mercenario tornò a farsi sentire con una punta di irriverenza che ad Hanzo non piacque affatto – la scimmia può stare sul ponte di comando della mia nave, quella più cresciuta può stare nella stiva… sai com’è Bone… ho appena finito di dare la cera sul pavimento –

– Grr… il pavimento ti servirà a poco quando non avrai più i piedi! –

Hanzo fu quasi sul punto di scattare nuovamente e ignorando completamente il dolore alla gamba ferita, ma fu lo stesso partner a fermarlo con una alzata di mano e decisamente poco disposto a sentire altre provocazioni infantili da quei due.

– Ti chiediamo un ultimo passaggio Rinzler… se poi Morrigan vorrà anche te come dipendente sono altre faccende, ma vedi di non rimangiarti il nostro piccolo contratto –

Probabilmente quell’uomo era uno dei pochi che Bone Cold rispettava, ma tra mercenari bisognava sempre tenere gli occhi anche dietro la nuca.

Di tutta risposta l’uomo di nome Rinzler sbuffò seccato, sistemandosi al meglio il proprio cappuccio e facendo tintinnare le proprie catene prima di ritornarsene nell’ombra. Non era un uomo che amava avere padroni, men che meno ricevere troppi ordini.

– Fatevi trovare pronti tra un’ora, appena fuori città nella radura più vicina. La mia nave sarà li ad attendervi… non so voi, ma ne ho abbastanza di questo pianeta –

 

( … )

 

 

Questa volta i MacMadd non avevano badato a spese per far rientrare in Giappone i suoi promettenti, e malconci, atleti della Muscle League. E su consiglio della stessa Jacqueline padre e fratello avevano tenuto da parte la loro taccagneria per far viaggiare tutti quanti, compreso Kid Muscle decisamente poco apprezzato dagli uomini della famiglia MacMadd, nientemeno che in prima classe.

Come di consueto Kevin Mask aveva deciso di tenersi lontano dal chiassoso gruppo di un convalescente Kid, ma non abbastanza dal fare chiasso e importunare le hostess assieme a Terry Kenyon ed uno sfigato DikDik van Dik, restandosene diverse file più indietro in compagnia del proprio allenatore e di Niamh.

Sbuffò seccato, ma non per la presenza della ragazza che dormiva profondamente accanto a lui e con la testa appoggiata contro la sua spalla, quanto per il casino di quel branco di imbecilli che riuscivano a far sbraitare Meat ogni due minuti, ed inoltre Lord Flash sembrava essere particolarmente pensieroso.

Era vero che al matrimonio di suo padre non era presente, perché aveva chiaramente detto che aveva degli impegni urgenti che riguardavano i suoi allenamenti, ma da dopo lo scontro che gli era valso la vittoria sudata gli era sembrato… strano.

Ovviamente, in veste di Warsman non aveva potuto dirgli che era fiero di lui per ciò che aveva fatto, e nelle ore successive ringraziò il celo che Alya si fosse occupata lei stessa delle sue ferite in modo da renderlo presentabile quanto basta agli occhi di chi lo conosceva come Lord Flash. Sua figlia era abile e veloce nel capire il problema di un paziente, e fu ben felice di rimettere in sesto suo padre prima di dargli il suo dovuto addio.  Agli occhi di Kevin dunque, poteva apparire come un uomo spossato dagli allenamenti o da un brutto raffreddore, ma in realtà non erano tanto le pene fisiche quelle che stava patendo ma di ben altra natura.

– Sai, Lord Flash… tutto sommato sono contento che mio padre abbia deciso di prendersi una lunga vacanza con la sua compagna… poverina, tutto quello stress non dovrebbe affatto subirlo… ehi, mi stai ascoltando?! –

Nella voce del giovane inglese non c’era reale irritazione quanto la volontà di ridestare da quello stato di catalessi un Lord Flash che gli sembrava quasi triste. La sua tattica ebbe tuttavia effetto, e il suo fin troppo misterioso allenatore decise di smettere di guardare le nuvole dall’oblò sussultando a quella chiamata improvvisa.

– Oh! N-nulla di cui preoccuparti, compag… ehm, Kevin. Stavo solo pensando che avrei voluto vedere il tuo scontro per starti vicino e… –

– Emerald non ti ha cercato in questi giorni, vero? –

La domanda gli arrivò a bruciapelo tanto da togliergli le parole dalla bocca e provocandogli un dolore che non provava più ormai da molto tempo. Si ritrovò dunque a sospirare pesantemente e ad incrociare le braccia in petto, mentre il suono di una zuffa tra il tedesco Jeager e l’americano Terry giungeva sino a li, inutilmente trattenuti da Check Mate e Wally Tusket, abbassando momentaneamente lo sguardo prima di rispondere adeguatamente al proprio pupillo.

– Probabilmente è rimasta sconvolta da ciò che è accaduto al matrimonio di tuo padre – ed in effetti non aveva avuto tutti i torti – oppure… –

– Oppure è una stronza. Anche se non la facevo così stronza da non comunicarti neppure che sta bene, tzk! –

Il cinismo di Kevin Mask non conosceva freno, ma aveva detto una cosa fondamentalmente vera a cui lo stesso Flash non voleva crederci del tutto.

Emerald… Hammy… non si era premurata di telefonargli durante la sua convalescenza o quantomeno nei giorni successivi all’attacco. Non un “come stai” o una scusa plausibile che giustificasse quel lungo e doloroso silenzio che per il russo suonava come una colpa che in fin dei conti non aveva. Con tutta probabilità il suo adorato papi l’aveva dissuasa dal provare a contattare Warsman, riuscendo magari a convincerla che il terribile incidente che l’aveva coinvolta con Masada e tutta la brutta situazione finale in cui si era cacciata alla fine era solo da attribuire a quell’animale di origine russa. Senza contare che le inquisitrici NON avevano dato la caccia a lui, Warsman non era andato molto lontano nell’ipotizzare una triste verità.

Aveva provato a chiamarla, invero, ma le telefonate andavano costantemente a vuoto e alla fine il so numero di telefono risultò inesistente tramite un odioso messaggio pre-registrato. Furioso e al tempo stesso disperato, l’ex lottatore aveva avuto addirittura l’ardire di andare a cercarla a casa, nella sua gigantesca tenuta, riuscendo ad eludere tutti i sistemi di sicurezza e fiutando solo il suo profumo in quel bosco tanto bello quanto artificiale.

Emerald era sparita così. Come una ninfa che ha sedotto il vecchio cacciatore illudendolo di una felicità per troppo a lungo rimandata, ora era nuovamente svanita via dalla sua vita dopo essersi a sufficienza divertita con lui.

Un pensiero forse cinico, ma che gli faceva male in un modo incredibile e che al tempo stesso non riusciva in nessun modo a mettere una pietra su. Non riusciva, non voleva, dimenticarla così precocemente…

E si segnò mentalmente che avrebbe fatto di tutto per ritrovarla anche durante la Corona Chojin che a breve sarebbe ripartita.

 

( … )

 

L’ufficio di Howard Lancaster era solo in apparenza un luogo dall’aspetto “antico” con i suoi mobili in legno scuro e le sue librerie simili a quelle di una antica biblioteca. In realtà, dentro quella stanza accogliente si celavano tra le più avveniristiche diavolerie elettroniche che il suo reparto tecnologico era riuscito a creare.

Ora, all’intero di tale studio erano presenti ben quattro proiettori olografici tutti collegati al computer presente sulla sua scrivania, e ciò che il marchese aveva in mano in quel momento era una scheda di memoria. Nel volto dell’uomo tuttavia, nonostante le tenebre rischiarate dal fuoco del caminetto acceso, non vi era una reale traccia di freddezza quanto di umana comprensione per quanto stava per fare.

Deglutendo impercettibilmente, inserì la scheda di memoria nel pc, ed inserendo la giusta sequenza di dati mise in funzione i proiettori olografici che tosti crearono una traballante figura femminile al centro della stanza.

La donna bionda che sembrava camminare sul raffinato tappeto persiano era nientemeno che una giovane miss Alana con indosso le vesti nere delle inquisitrici amazzoniane. Ciò che Howard Lancaster stava visionando difatti, era uno tra i più importanti e compromettenti ricordi della Deva che era riuscito ad estrapolare durante la sua forzata convivenza nel campo alfa. Un pensiero vocale, una confessione che doveva essersi fatta a se stessa, vecchia di dieci anni e piena di rimorsi.

– Oggi è un giorno speciale – disse l’ologramma traballante, e il volto della Deva non recava nessun sorriso ma solo una lieve tristezza – poiché finalmente sono riuscita a fare giustizia…crrk

Il marchese Lancaster si massaggiò il mento notando qualche interferenza nella proiezione, mettendo poi entrambi i gomiti sulla scrivania in cedro ed incrociando le dita delle mani tra loro come se fosse in meditazione.

– Mia figlia… la mia unica figlia… ha disertato il convento, costringendomi dunque a darle la caccia su Amazon fino a raggiungerla e così ucciderla con le mie stesse mani… – la donna rimase in silenzio per un po’, prima di sospirare pesantemente e sfogarsi di un segreto inconfessabile – in realtà… czz… quel giorno ho deliberatamente disobbedito agli ordini… io… ho colpito mia figlia, fino a mandarla in coma, facendo credere a tutti che l’avessi uccisa a sangue freddo –

Arrivati a questo punto fu il turno del terrestre di mettersi a sospirare piano, conscio di aver vangato una zona che non era affatto di sua competenza, sentendo il collo tornare a fargli stranamente male.

– Mia figlia ha ereditato le mie abilità peculiari – lasciando ben intendere che lei era il “padre” – e nonostante le ferite subite al cervello dovrebbe riprendersi molto più velocemente di me… l’ho dunque confinata in un monastero isolato e inaccessibile per via terrena, sui Monti Nebbiosi, premurandomi di traumatizzarla abbastanza da farla tremare come una foglia al sol vedermi o sentirmi nominare… sono… crrk… una pessima madre…–

Poteva avere anche ragione, ma dopo quel che stava rivedendo il marchese riusciva anche a comprenderla, ed in un gesto stranamente umano per lui, perché traspariva che per Alana non era stato facile quel che aveva dovuto fare, appoggiò la fronte sulle nocche continuando ad ascoltare la registrazione.

– La madre superiora del monastero aveva un debito da saldare con me, e non ha fatto storie nel prendere in cura mia figlia… ma ciò che i sconvolge, è la facilità con cui io l’ho colpita nonostante lei mi implorasse costantemente pietà. Della gioia che ho provato… crrr… quando il mio tacco si è infilato nel suo cranio… vorrei poter dire… crrz… che se sono così è per colpa dell’addestramento ricevuto, ma… io temo solo che la Corte non abbia fatto altro che far maturare un mio lato nascosto nato quando io avevo solo quindici anni… – e qui la donna si fermò un attimo, come per raccogliere le energie e completare dunque la sua confessione –… nessuno… nessuno dovrà mai sapere quel che è successo, e… figlia mia, spero tu un giorno possa perdonarmi… un giorno, capiraicrzzz… ed è dunque arrivato il momento per la mia Epurata, poiché se voglio mantenere questo segreto è necessario che nessuno sappia che tu sia viva e che, a modo mio, ti proteggo ancora… –

Alla fine il messaggio si interruppe, ed il marchese fu ben felice di estrarre la scheda di memoria dal proprio computer per poterla nuovamente esaminare prima di prendere una decisione. Howard Lancaster non si era mai preoccupato di ficcare il naso in affari che non lo riguardavano, ma ciò che aveva toccato ultimamente erano tendini scoperti che rischiavano di risvegliare mostri ben peggiori di un semplice processo improvvisato.

Aveva tra le mani la confessione di una traditrice, di una donna che non ce l’aveva fatta ad uccidere la propria figlia peccatrice, e che era disposta a tutto pur di proteggerla da un fato inevitabile. Il marchese non voleva questo, e non voleva neppure che la propria famiglia ritornasse nuovamente ad essere preda di inquisitrici spietate, non con Janice ed Hammy che si stavano riprendendo dallo shock, e pertanto prese una delle decisioni più sagge della sua vita.

Senza pensarci due volte lanciò la chiavetta di memoria nelle fiamme scoppiettanti del caminetto acceso, e fu ben sollevato di vedere come la plastica di quel manufatto si sciogliesse a velocità incredibile. Poi una volta che fu sicuro che i dati sul pc fossero minuziosamente cancellati decise di spegnere tutto, e di lasciare quella stanza preda di una sempre più crescente tenebra.

 

 

E siamo dunque arrivati alla fine gente. Questo è l’epilogo, e magari non ve lo aspettavate così cupo vero? Ad ogni modo sto già progettando il seguito quindi non disperate tanto J

Vorrei infine ringraziare tutti coloro che hanno recensito, messo tra i preferiti e le storie seguite, o anche solo letto questa mia fanfiction, e spero dunque che questa mia storia vi abbia almeno un pochettino lasciato qualcosa. See you in the nex time!

  
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