Fanfic su attori > Coppia Cumberbatch/Freeman
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Autore: Cinephile92    17/09/2014    1 recensioni
Sono già abbastanza impegnata a gestire la mia, di relazione. Sono già abbastanza impegnata a dover rispondere a quello stronzo di McAvoy che continua a sommergermi di messaggini per dirmi che vuole organizzare un mega party a quattro. Un mega party a quattro. Ma ditemi vuoi se si può. Spiegatemelo.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Benedict Cumberbatch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ascensore non funziona e non mi andrebbe comunque di usarlo. Le scale a chiocciola mi angosciano, dopo aver visto American Psycho con Christian Bale. Che bell’uomo Christian, da poco tempo papà per la seconda volta ma sempre in gran forma. Le scale sono fredde, corro perché questo momento duri il meno possibile. Ho il terrore che una motosega cada all’improvviso dall’ultimo piano e mi smembri in due. E’ una questione di film che ti entrano nella mente e ti possiedono quando meno te lo aspetti. Tipo quando vorresti che Fassbender ti offrisse una cena, a caso, perché lo hai visto in un film. E non succede. Niente di questo succederà, Ben mi sta aspettando. Cade la sciarpa. La raccolgo. Sono sbadata di natura, maldestra, terribilmente disconnessa nei movimenti. Carina, dicono. Lo dice Ben e questo mi basta per convincermi del fatto che io sia fottutamente affascinante. Ultimi tre scalini, ho il fiatone. La porta è socchiusa. Allungo la mano ed entro.
  • Amore mio sono qui, in cucina, è roba precotta. Sono un attore, mica uno chef.
  • Mi aspettavo sapessi cucinare il pollo alla birra, Matthew lo fa molto buono.
  • Matthew chi?
  • McConaughey
  • Che? Hai mangiato il pollo alla birra da lui?
  • Certo, perché, è vietato dalla legge?
  • No, è che mi farebbe piacere sapere se la mia ragazza va a mangiare il pollo alla birra a casa di un altro.
  • Ben, sto scherzando. Stai calmo. E comunque non sono la tua ragazza, lo è più Keira di me.
  • Certo che lo sei, Keira è un’amica.
  • Va bè, se lo dici tu. A me quella non piace, che ti devo dire, mi sta antipatica da quando giocava a fare la smorfiosa con Orlando in Pirati dei Caraibi.
Un bacio a stampo sulla guancia destra, l’aria imbronciata. Ben lo sa che amo scherzare, il mio lavoro lo richiede. Gli attori devono essere presi con spirito, sennò chi li sente. Manco ti si filano. E addio interviste, speciali e compagnia bella. Addio autografi. Addio selfie. Toccatemi tutto ma non i selfie. Io vivo di selfie e il muro della mia camera è una specie di Walk of Fame. Appoggio la borsa sul tavolo, è lucido. Dev’essere passata Linda a lucidare la casa. Che carina Linda, che mi chiama sempre per sapere se abbia bisogno di una mano.
  • Lo sai che quella svampita di Jen Turpin vuole conoscere Martin?
  • Martin chi?
  • Stai ancora pensando a Keira? E si che è anche tuo amico oltre che collega. Freeman, l’Hobbit dai piedoni superpelosi. Watson, mio caro Sherlock. Sei poco perspicace ultimamente.
  • Ah Freeman. Vuole conoscerlo? Stai scherzando? E’ insieme ad Amanda da una vita, non ci penso nemmeno a presentarli. Quella Jen sarebbe capace di tutto.
  • Ma va, come sei melodrammatico amore. Secondo me le basta farsi un selfie per esibirlo in Facebook e un piccolo autografo da appendere in camera.
  • Come la volta in cui le è capitato d’incontrare James Franco? L’hai visto il selfie, si. Alle otto di mattina.
  • Ma che, sei scemo? Vuoi paragonarmi Martin a James? Ora gli mando un messaggio in Watsapp “Ben sostiene che tu sia intellettualmente paragonabile a James Franco”.
  • Dai, scema
Mi da uno schiaffo sulla spalla e sorride. Martin è un classy man. Non scenderebbe mai a bassezze del genere. Magari una sera lo convinco ad uscire tutti insieme, povera. Ci tiene. Vedremo, devo finire delle cose in sospeso. Si avvicina con in mano la scarpa dal tacco mozzato. La guarda sorridendo. Ha quel stramaledettissimo vizio di sorridere. Perché lo fa? Dovrebbero fare una legge ad personam che vieta a Benedict Cumberbatch di sorridere. Perché non ha il sorriso perfetto che ti fa innamorare, anzi, piuttosto brutto, ma tanto affascinante da farti cadere ai suoi piedi.
  • Il tacco si è rotto, guarda che storie. Vatti a fare una doccia, ti rinfreschi e mangiamo qualcosa. Che ne dici?
  • Ok
Proseguo lungo il corridoio che porta al bagno. Ben colleziona opere d’arte, ha il muro di casa sua tempestato di quadri. Foto, macchie colorate che mi guardano con sospetto. Procedo, chi lo sa se riuscirò a trovare un paio di scarpe belle e sensuali quanto quelle Prada tacco 12 che donano al mio piede una forma deliziosa. Chissà se troverò un paio di scarpe che possono abbinarsi bene al tallieur nero che devo mettere lunedì per l’intervista a Michael Fassbender. Non ci voglio pensare, quelle scarpe erano meravigliose, perfette, speciali, bellissime. Le adoravo. Questo bagno ha qualcosa di diverso. C’è qualcosa di nuovo nell’aria. Sembra primavera, chiedo a Ben se abbia cambiato deodorante per l’ambiente, chennesò, quello se ne inventa sempre una di nuova. E’ un’anima in pena, il mio Ben.
  • Ti sto cercando una camicia, risponde. Fatti sta doccia che poi si mangia, muoio dalla fame.
  • Che si mangia? Chiedo incuriosita.
  • Sushi, so che ti fa schifo ma a me piace un sacco.
  • Che, scherzi? Il sushi è odioso! Va bè che qui a Londra siete tutti super chic e amate mangiare orientale ma dei piatti alle cavallette di Bear Grylls non ne voglio manco sentir parlare.
  • Trovata! Ora ti porto la camicia.
Io e Ben ci siamo conosciuti alla Mostra del Cinema di Venezia durante la prima di Espiazione, quel film inguardabile, insomma, gliel’ho detto una marea di volte che la storia è interessante ma che la sua parte non si può vedere, che il regista di “Orgoglio e pregiudizio” non ha giocato al meglio tutte le sue carte e che la Knightley mi sta sullo stomaco come una lezione di matematica sugli integrali. Gli ho detto pure che quel vestito verde smeraldo sarebbe stato bene anche a me, solo che non potevo indossarlo. E me lo ha regalato. E’ stato un incontro piuttosto insolito, perché ricordo di essermi presentata come una pazza trafelata ed esaurita dal suo stressante ma amatissimo lavoro che senza accorgersi è inciampata sulla sua valigetta in pelle. Non che la cosa mi dispiacesse, ma il fatto di inciampare proprio sulla sua, di valigetta, mi ha messo piuttosto in imbarazzo. Lui, che stava mangiando un gelato al cioccolato con il suo manager, vedendo che avevo il pass come addetto stampa al collo non ha perso l’occasione di chiedermi se avessi la voglia e il tempo di bere qualcosa in sua compagnia. Se fossi stata cretina e un po’ svampita come la mia collega d’avventura avrei rifiutato per andare ad intervistare quello scansafatiche piaccione di George Clooney ma con molta probabilità non sarei né in quella villa sul ramo del lago di Como nè qui a parlarvi di noi. Perché mentre giocherellava con la paletta, facendola oscillare tra un dito e l’altro della mano destra, Ben sosteneva di adorare il mio sguardo e la mia spiccata attitudine a ridere per qualsiasi idiozia. Abitavamo tutti e due a Londra ed eravamo tutti e due a Venezia. Io soggiornavo a casa dei miei per il periodo della Biennale, lui soggiornava all’Excelsior. La stessa cosa insomma. Se non che quando ho fatto per salutarlo e tornare alla dura routine giornalistica mi ha allungato un biglietto con il suo numero di cellulare.
  • Se hai bisogno di qualsiasi cosa per il tuo lavoro, a Londra, chiamami.
  • Sarà fatto, Cumberbatch.
L’acqua ghiacciata è un toccasana per la cellulite. Ti viene la morte ma la cellulite dovrebbe scomparire in un secondo. Sopporto e mi immergo sotto le pazze gocce che scendono dalla doccia. Uno, due, tre. Esco dalla vasca e mi infilo l’accappatoio. Ho Ben davanti con una camicia in mano.
  • Oh, ciao. Da quanto tempo. Passami camicia.
  • Si, certo. Senti, devo andare un attimo in macchina, torno subito.
Adoro le sue camicie. Adoro lui. Che lascia distrattamente gli occhiali sul bordo della vasca. Decido di fargli una sorpresa, decido di vestirmi come Dio comanda, per una volta.
   
 
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