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Autore: DirtyCharity    17/09/2014    4 recensioni
Liberamente ispirata alla bellissima favola de: "La Bella e la Bestia" rivisitata per darle quel tocco alla Fairy Tail (e alla GajeelLevy). Giusto un attimo un cliché ma ogni tanto un po' di sano ammore non guasta!
[Partecipante al BlackIce-CreamParade! indetto dal forum TheBlackParade]
Rating arancio per colpa di Gajeel, sempre colpa sua!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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*** Capitolo 3


Sfogliò un altro libro, leggendo annoiata le avventure di un cane con la barba, seduta a terra sulle svariate coperte che aveva debitamente lanciato in giro per la stanza presa da un momento di stizza. Ne aveva già scartati quattro, assolutamente non pertinenti, e si era soffermata su quello più per noia che altro e un po' per vedere come il protagonista intendesse salvare sua rattosità regina del regno di Groviera.
Terminata anche la banale storiella per bambini chiuse sconsolata il libretto e lo adagiò sulla pila di quelli già letti e scartati. Di questo passo avrebbe finito nel giro di qualche mese, a essere ottimisti. Sospirò sconsolata e lo stomaco brontolò. Sarebbe anche morta di fame a stare a sentire quel bruto! Si alzò determinata ad ottenere la sua colazione -e se possibile pure la libertà perduta- e ripreso quello straccio che era il suo vestito lo fece passare dall'alto, impresa assai complicata da portare a termine da sola, lasciando da parte il bustino dato che non sarebbe mai riuscita ad allacciarlo sopra le catene. Si guardò allo specchio dell'armadio e si trovò buffa e goffa, ma almeno non era vestita con una sola camiciola! Si diresse a passo di marcia verso la porta della camera, l'aprì e urlò a pieni polmoni e con le mani a coppa per ampliare la portata dello strillo: «Aiuto!!» e lo ripeté fino ad avere la gola bruciante e finché non sentì un rumore sordo seguito da imprecazioni venire dal piano superiore.
Con tutta calma tornò al centro della stanza vicino alle varie pile di libri e aspettò che il suo gentilissimo ospite corresse da lei. Questa volta non volò nessun uscio ma Gajeel si precipitò comunque dentro la camera come sua abitudine. «Che diavolo sta succedendo!?» chiese spiegazioni l'uomo, ancora turbato per le grida angosciate della ragazza. «Direi che abbiamo iniziato con il piede sbagliato io e lei.» Proruppe la giovane, cercando di non farsi cogliere dalle risa per la faccia sconvolta di lui. «Il mio nome è Levy McGarden, piacere di fare la sua conoscenza» continuò poi con un leggero inchino. La scena non poteva essere più assurda: la ragazza che fingeva di presenziare a un evento mondano con quel vestito ormai impresentabile e l'uomo che la guardava a bocca aperta chiedendosi se le fosse dato di volta il cervello. «Che diamine-» «Un gentiluomo dovrebbe rispondere a questo punto con il suo nome, asserendo poi che è un vero onore avermi come sua ospite!» La mascella di Gajeel non poteva scendere più di così. Decise che quella femmina doveva avere la febbre alta per avere avuto un cambio così repentino di carattere, così se ne assicurò avvicinandosi e toccandole la fronte con una mano. «Che cosa state facendo?» chiese lei sbigottita, non era riuscita nemmeno ad allontanarsi dal suo tocco da quanto era rimasta perplessa. «Eppure non scotta...» mormorò lui ma osservando da vicino come il volto della giovane stesse assumendo una leggera gradazione di rosso. «Non sto male!» e lo allontanò da sé spingendolo per il petto -che constatò essere solido come il granito- «Stavo solo cercando di essere educata! Ma vedo che non siete il tipo quindi ora vi dirò, da scortese quale solitamente non sono, che siete un emerito sciocco!» esplose lei lasciandolo nuovamente sconvolto. Poteva essere uno stronzo certe volte, ma questa volta non si meritava quell'insulto! Si era anche preoccupato per lei, dannazione. «Che diavolo ti prende, femmina?» le gridò dietro, stufo di arrivare sempre alla parte dove lui si prendeva le offese. «Che diav-cosa mi prende?! Ve lo dico subito!» e iniziò ad elencare le svariate cose che l'irritavano e ad ogni nuovo punto gli batteva l'indice destro in mezzo allo sterno riuscendo a farlo indietreggiare di un passo ogni volta. «Primo: avrei potuto anche perdonarla per la storia del rapimento ma se non mi leva subito queste catene non lo farò mai! Secondo: ho accettato di rimanere di mia iniziativa e non vedo perché io debba essere trattata da prigioniera. Terzo: come potete pretendere che io trovi il bandolo della matassa se mi riempite la camera di libri inutili?!» Gajeel deglutì nervoso, quella cosina lì lo stava distruggendo passo a passo. Levy riprese fiato e il gran finale venne distrutto dal forte brontolare del suo stomaco: lui sollevò le sopracciglia e la guardò perplesso, lei invece arrossì furiosamente e battendo entrambi i pugni sul suo petto finì la sua ramanzina intimandogli di darle da mangiare.
«Te l'ho già detto: prima-» «Come pensi che possa affrontare una maledizione con dei libri sul giardinaggio e le favole dei bambini?!» lo interruppe infuriata, poi tornò verso i tomi incriminati e glieli fece sfilare uno a uno sotto al naso «Devo per caso far crescere dal nulla una pianta di Amaranto?» chiese dopo aver aperto a caso un libro di botanica, leggendo poi il nome di quel fiore dall'aspetto così esotico e dall'intenso color porpora. «O forse devo trovare un qualche indizio nascosto nella fiaba di un cane verde che diventa primo cavaliere di una regina topo?  In tal caso basta che lo diciate e vedrò di inventarmi qualcosa!» Gajeel non si era mai sentito così stupido e riconobbe che tutto sommato quella ragazzina poteva aver ragione... ma solo perché lui non sapeva leggere bene e aveva preso i primi libri capitatigli a tiro. Si chiese come avrebbe potuto fermare la sua pungente ironia che lo stava travolgendo ad ogni libro preso con foga e sviscerato con accuratezza. Il tutto cercando di salvare la faccia: ringraziò il colore metallico della pelle che riusciva a coprire piuttosto bene l'imbarazzo che provò nel rendersi conto che quella nanetta era riuscita a vincere la battaglia e che Lily aveva ragione. «C'è aria di temporale, Lily tarderà qualche giorno» disse con il tono più neutro che poté, lasciandola finalmente senza parole a guardarlo perplessa. «Che cosa c'entra...?» Gajeel sospirò sconfitto, si avvicinò alla ragazza, che questa volta tentò di arretrare ma la fuga le venne bloccata dalla presenza del letto dietro di lei. La prese per le spalle, lei ovviamente si irrigidì e fece per chiedergli scusa e promettergli che sarebbe stata buona e zitta ma lui la fece girare su se stessa e senza tante cerimonie infilò il braccio tra la stoffa del vestito e quella della camiciola. «Cosa...??» esordì Levy sentendo un qualcosa di estraneo scenderle dal colletto fino alla vita: con vergogna capì che si trattava della calda mano dell'uomo e indecisa se allontanarlo o attendere la morte in silenzio si portò le mani al volto ormai completamente rosso per l'imbarazzo. Pochi centimetri ancora e all'improvviso non sentì più il peso della catena intorno a sé.
Gajeel sfilò via il braccio, inciampando di tanto in tanto nella stoffa per via di una fila di piercing che aveva lungo tutto l'avambraccio, poi con un piede trascinò via la catena facendola scorrere lungo le gambe della sua ospite. «Gihihi, sembravi un topolino con quella coda». La ragazza stava ancora decidendo se svenire dalla vergogna o prenderlo a male parole così lo lasciò ridere da solo -nonostante anche lei, qualche ora prima, si fosse paragonata a una qualche specie di scimmia-, e si girò a guardarlo incrociando le braccia in vita, ora libera da qualsiasi restrizione. Se solo fosse stato sempre così quel tipo: appariva tutta un'altra persona mentre rideva così liberamente, sembrava un po' meno bestia.
«Bada bene, ti terrò d'occhio. Sempre.» le disse all'improvviso guardandola severo. «Come te lo devo dire che non tenterò più di scappare?!» fu presa così di sorpresa che non si accorse di essere esplosa dimenticando le formalità. «Non è che non mi fido di te, nanetta è che... ecco vediamo-» cercò di trovare le parole giuste per esprimersi al meglio mentre lei lo stava guardando dubbiosa «No, non mi fido.»

Forse fu grazie alle troppe emozioni provate tutte in una volta, oppure l'aver riacquistato la libertà che le impedirono di sindacare ancora sulle sue buone intenzioni. E scoprì che il suo essersi arresa alla testardaggine di quell'essere le aveva portato solo vantaggi  vista la tavola imbandita che aveva di fronte a sé.  Decise che la cucina era il suo luogo preferito in assoluto. Senza ulteriori indugi si sedette nello stesso posto che aveva occupato la sera prima e iniziò a mangiare sotto lo sguardo vigile di Gajeel. Se aveva intenzione di guardarla tutto il tempo e non approfittare di tutto quel ben di dio era peggio per lui: nonostante la piccola mole il suo stomaco riusciva sempre ad impressionare anche il più navigato dei buongustai. «Lo ha lasciato Lily?» chiese Levy tra un boccone e l'altro, apprezzando con piacere la sua colazione/pranzo.  Gajeel, rimasto sconvolto dalla voracità dell'esserino, non riuscì a dirle che il suo gatto si chiamava Phanter Lily ed era pregata di non prendersi troppe confidenze e no, il cuoco era lui. Dato che non le arrivò risposta la ragazza pensò di aver avuto ragione e finì di banchettare di buon umore. Il suo ospite, per quanto non l'avesse lasciata da sola un solo momento -e per tutto il tempo passato a mangiare aveva sentito su di sé il suo sguardo-, non aveva ancora aperto bocca ma recuperò tutte le parole non dette nell'instante in cui proferì: «Finito? Bene, ora puoi tornare a-» «Ma come, non sistemiamo le stoviglie?» lo interruppe lei all'istante un po' per senso del dovere -era abituata a tenere sempre in ordine gli spazi in comune con la famiglia- e un po' per avere il gusto di interferire con i piani di quel burbero che credeva di poter fare il buono e il cattivo tempo – cosa che effettivamente avrebbe  potuto fare, ma Levy si era fatta molto più baldanzosa senza catene. «A quello ci baderanno i servitori dopo!» Non avrebbe mai ammesso che non c'era nessuno in quella casa oltre a loro due, ne andava del suo patriarcale orgoglio! Sfortuna volle che la risposta che ricevette fosse: «Ma Lily mi ha detto che non ci sono domestici e fate tutto voi due!». E dopo averlo ghiacciato all'istante sul posto, si alzò prendendo i vari piatti, posate e contenitori e si diresse all'acquaio, senza nemmeno voltarsi a constatare se lo avesse nuovamente spiazzato o meno. Senza alcun dubbio era riuscita nella titanica impresa e si perse lo sguardo corrucciato e le maledizioni interne che stava lanciando a quel gatto spione, che si era fatto mettere nel sacco da una vocina dolce e due occhioni da cerbiatta! Ma il fato non poteva essere solo contro di lui e una piccola e indiretta vendetta la raggiunse quando venne ghiacciata da capo a piedi dall'acqua che era letteralmente esplosa addosso a lei. «Aaah! È gelida!» Preso dalle invettive verso Lily si era dimenticato di avvertirla che il rubinetto era guasto e solo la manopola a sinistra era utilizzabile. «Gihihi, giusto, sono mesi che Lily mi ha chiesto di ripararlo» la derise, mentre faceva il giro della cucina per chiudere la cascata d'acqua che continuava a zampillare per la stanza.
L'immagine di lei, completamente fradicia, che saltellava in un angolo lontano da tutto quel casino mentre cercava di scaldarsi abbracciandosi lo ripagò di tutto l'onore calpestato quel giorno dalla piccoletta. «N-non ridere di me!» balbettò arrabbiata lei. «Hai fatto tutto da sola» replicò lui, continuando a ghignarle in faccia: quello che rimaneva del suo abito che tentava di seguire la moda del momento – tolto il corsetto che non era più riuscita a mettere e giaceva al piano superiore abbandonato- era un gocciolante tendone di stoffa che aveva visto giorni decisamente migliori. «Come siamo eleganti!» continuò lui, non riuscendo a smettere di prenderla in giro e sfogandosi per la figuraccia della mattina. Lei lo guardò furiosa, scatenando ancora di più le sue risate. «Va bene, va bene. Ho capito» e le si avvicinò. Quella volta Levy fu pronta e indietreggiò chiedendogli perplessa che cosa volesse ancora. «Prendo le misure» e le mise le pesanti mani sulle spalle. «Per cosa?» quell'uomo non conosceva le formali distanze tra due estranei soprattutto di sesso opposto? Possibile che non si rendesse conto che se qualcuno li avesse visti così avrebbero tirato su uno scandalo praticamente impossibile da fermare? «Non puoi rimanere con quegli stracci, ci manca solo che non riesci lavorare perché ti sei ammalata!». Aveva appena buttato via una piccola opportunità di rendersi più gradevole agli occhi di lei con quella che sembrava essere un'azione altruista degna di nota. Ma Levy decise di accettare quel gesto senza tenere conto del secondo fine, iniziava ad averne abbastanza dei loro battibecchi e ora dopo ora riusciva ad inquadrare un po' di più quell'uomo.


La belligeranza tornò nell'esatto attimo in cui lui la prese di peso sotto le ascelle e la tenne sospesa lontana dal suo corpo. «Mettimi giù!» ordinò agitandosi la ragazza. Gajeel prese a camminare senza degnarla di risposta, ma quando lei iniziò a scalciare le intimò di star buona e di smettere di inzuppare ancora di più i pavimenti e i tappeti nei corridoi. La trasportò, senza alcuno sforzo, su per le scale, salendo all'ultimo piano, quello che lei aveva intuito esistere e che ancora non aveva avuto modo di esplorare -non che fosse riuscita a vedere molto di quella casa. Ne approfittò: dato che non doveva far attenzione a dove metteva i piedi poteva tranquillamente studiare tutto ciò che vedeva, e ammirò gli sporadici quadri che incontravano nel tragitto, qualche vaso qua e là, mobilia varia... il tutto tenuto ben pulito e senza traccia di polvere: Levy immaginò, a ragione, che fosse tutto merito di Lily. All'improvviso Gajeel la depositò a terra senza preavviso, costringendola a barcollare per mantenere l'equilibrio, e aprì una la porta di fronte a loro, entrando per primo. Levy fece per seguirlo ma si fermò sconvolta di fronte a tutto quel disordine: armadi, comò, cianfrusaglie varie... sembrava che tutta la mobilia della casa convergesse lì dentro. E tanto, tanto ferro.
Il momento divenne ancora più agghiacciante quando un tuono la colse impreparata e un altro lampo rese l'ambiente degno di un libro horror. «Smetti di squittire e dà un'occhiata qua» la interpellò l'uomo, lanciando una vecchia bicicletta arrugginita nel mucchio di cose più avanti, causando un piccolo smottamento generale. Lui non se ne curò e continuò ad allontanare tutto ciò che lo separava da un vecchio baule seppellito da anni di accumulamento. Raggiuntolo lo trascinò verso l'entrata e lo aprì di fronte a lei. «Su, prendine uno e vatti a cambiare» grugnì poi, impaziente di riportare l'attenzione sulla sua maledizione. Levy rimase senza fiato nello scoprire che quell'ammasso di stoffe colorate erano tutti abiti di pregevole fattura. Ne sollevò uno dall'esotico colore arancione e scoprì che, oltre ad essere bellissimo, andava di moda mezzo secolo prima. Se ne innamorò subito e lo scelse senza perdere altro tempo, Gajeel doveva esserle grato per non essere una di quelle donne fissate con le tendenze del momento altrimenti sarebbero rimasti per mezza giornata a scartare quello e quell'altro vestito. La ragazza trotterellò tutta felice verso la sua stanza, incurante della scia di goccioline che stava lasciando dietro di sé. L'uomo decise di lasciar correre e la seguì a passi larghi per poi fermarsi in fondo alla scalinata: ci avrebbe pensato Lily al suo ritorno a sistemare tutto. «Gihihi».


Una mezz'ora più tardi e un Gajeel irrequieto per l'attesa, Levy fece la sua comparsa in cima alla gradinata e girò su se stessa per mostrare all'uomo cosa ne era stato del suo regalo. Lui alzò lo sguardo vedendola nello sgargiante abito arancione e si chiese come avesse potuto metterci così tanto a cambiarsi; poi notò che i capelli avevano un aspetto decisamente più decente e domato, grazie anche ad una fascia tenuta ferma da un fiocco. «Sembri una marmocchia» la derise lui, smontando tutto l'entusiasmo della ragazza che lo guardò offesa informandolo, mentre scendeva le scale con fare superbo, che una giovane donna andava sempre complimentata. «E io ho diciannove anni» disse bloccando sul nascere l'eventuale commento sgarbato che stava per rivolgerle ancora.
Poi come se nulla fosse si diresse nell'ala opposta alla cucina, curiosa di scoprire che cosa ci fosse in quella parte della casa. Gajeel la seguì dopo aver scimmiottato tra sé e sé le parole della ragazza apprezzando comunque il fatto che si stesse dirigendo verso la biblioteca. Fu preso però dal terrore quando realizzò che quel luogo era un vero letamaio, per sua gentile concessione tra l'altro. Magari avrebbe dovuto provare a sistemare un pochino, almeno i libri lasciati aperti e abbandonati alla polvere! Per un momento si pentì di non aver dato retta a Lily tutte quelle volte in cui gli aveva urlato che non ci avrebbe mai guadagnato nel lasciare tutto in giro, anzi, sarebbe stata la sua rovina visto che non avrebbe più trovato niente. Probabilmente aveva ragione a intimargli di tenere ben ordinata quell'enorme stanza visto che quel gamberetto era rimasta impietrita una volta aperte le due porte d'ingresso. Si portò una mano dietro dietro la testa, grattandosi nervosamente il collo e decise di controllare la salute mentale della ragazza. «Senti, nanetta, lo so che è un vero casino, ti prometto che poi lo metto a pos-» ma le sue scuse vennero bloccate dallo sguardo estasiato e da un sorriso così luminoso che pensò non potesse esistere nella realtà. Le sventolò una mano davanti al volto svariate volte, chiamandola con diversi nomignoli di volta in volta sempre più atroci per smuoverla da quello stato di trance, ma niente la smosse. «È stupendo» bisbigliò alla fine lei, addentrandosi nella stanza e continuando a studiare ad occhi aperti tutto quello che l'ambiente aveva da offrire. Gajeel la guardò sconvolto mentre tutta contenta si chinava a raccogliere un libro, si avvicinava al primo di svariati scaffali e lo depositava con affetto tra gli altri suo compagni: dopo un trillo meravigliato la vide correre di fronte al camino -che di tanto in tanto provvedeva a dar vita al fuoco e vergognandosi si rammaricò di aver usato come accendini dei libri la cui unica colpa era stata quella di trovarsi in mezzo ai piedi in quel momento- ritrovando infine anche una poltrona sepolta da lenzuola e libri ammonticchiati. Di buona lena iniziò a liberare quella che sicuramente sarebbe diventata la sua postazione preferita di lì in avanti e tutto quello che poteva fare l'uomo era continuare ad osservarla allibito. Di ritorno dalla seconda crociata per la liberazione della comoda sedia si bloccò meravigliata: di fronte a lei, appeso alla parete, riposava un enorme specchio. Rimase affascinata dalla superficie opacizzata dell'incuria del tempo, dalla dimensione imponente che riusciva a catturare completamente tutta l'ampiezza dell'ambiente, e dalla dettagliata cornice dorata.
Doveva essere veramente molto antico dato che l'immagine che le restituiva di sé era leggermente sbiadita e pareva donarle un incarnato più pallido del normale. Stava per avvicinarsi incuriosita quando vide con la coda dell'occhio un'ombra dietro di lei, eppure lo specchio non rifletteva nessun altro a parte lei...  si girò e vide Gajeel intento a raccogliere tutto il salvabile. Levy rispostò l'attenzione sulla superficie riflettente e ancora una volta ad attenderla c'era solo la sua figura. «Un vampiro!» urlò alla fine, allontanandosi da lui, le mani corse a proteggere il collo. «Dove!?» domandò curioso l'uomo ma la risposta gli venne data dallo sguardo terrorizzato che gli stava rivolgendo lei. «Che diavolo ti prende ora?! Sicura di esserci tutta con la testa?» «Aglio, ho bisogno di aglio!» non lo ascoltò, troppo sconvolta per la brutta novità appena scoperta, e cercò di correre verso la cucina. Lui però fu più veloce e la fermò agguantandola per le spalle. «No ti prego! Il mio sangue è amaro come il fiele, lo giuro!» lo pregò lei chiudendo gli occhi. «Ma per chi mi hai preso, non sono un dannato uccello succhia-sangue!»





Continua...
































Vi prego di perdonarmi ç_ç Ultimamente soffro tantissimo di pressione bassa e col lavoro che faccio ho davvero poco tempo da dedicare alla scrittura Q_Q
Per oggi dovrete accontentarvi di questa cosa che spero vi possa piacere ugualmente, mi rimetto nelle vostre mani >.<
Conto di tornare ben operativa al più presto! Grazie a tutti/e, di cuore! (sì, anche a te che mi segui nell'ombra ♥


Oh Frà, ti amo tanto (queste epistole nascoste sono troppo esaltanti XD)
   
 
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