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Autore: micRobs    18/09/2014    3 recensioni
SouRin post episodio 12 - contiene spoiler per chi non ha ancora visto la puntata in questione.
"«Non pensavo di esserti mancato così tanto» articola Rin, tra sospiri e fruscii di lenzuola. Sousuke chiude gli occhi e posa le labbra sulla sua fronte, quando le dita del ragazzo prendono a tracciargli distrattamente il fianco nudo.
«Tu non pensi» soffia sulla sua pelle, la stretta su di lui che si rinsalda appena. «Ma ciò non ti autorizza ad andartene di nuovo.»"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Dopo l’episodio 12 avevo troppo bisogno di scrivere qualcosa per mettere ordine tra i pensieri e organizzare tutti i miei “mbah” in qualcosa di costruttivo e, soprattutto comprensibile. L’episodio in sé mi ha lasciato molto, troppo, perplessa e anche vagamente delusa, c’erano troppe cose su cui volevo scrivere e troppe cose che avrei desiderato e che desidero approfondire, ma ho iniziato da quella che mi premeva di più: Rin, Sousuke e l’Australia. Questa ship mi ha bruciato il cervello, non me ne vogliate. Oltretutto, ho scoperto di amare scrivere dal pov di Sousuke, quindi sono complessivamente molto soddisfatta di come è venuta fuori questa reaction fic ♥
Quindi… SPOILER per chi ancora non ha visto l’episodio 12.
 
 
 
“Rin, omae to.”
 
 

The miles from you to me
 
 
 
Nel silenzio di una stanza in penombra, tra un gemito prolungato e una spinta più profonda, Sousuke si svuota nel corpo caldo e cedevole di Rin. Non ha fretta di spostarsi: accompagna quell’orgasmo così intenso e desiderato, continuando a muoversi con movimenti progressivamente più lenti, e inspira profondamente quando anche Rin raggiunge il culmine tra le sue mani. Neanche adesso, neanche adesso che Rin gli appare stanco e sfibrato come non mai, neanche adesso che i muscoli iniziano a formicolare per la tensione a cui li ha costretti, neanche adesso che i polmoni arrancano in cerca di ossigeno, neanche adesso si muove. Ha bisogno di rimanere lì, seppellito nel corpo di Rin che tante volte ha accolto il suo, talmente fuso a lui da non riuscire a distinguere dove finisca l’uno e inizi l’altro, così connesso con lui da riuscire a dimenticare per qualche attimo la settimana appena trascorsa senza di lui. È così che dovrebbe essere sempre – pensa, provando a regolarizzare il proprio respiro: Rin al sicuro tra le sue braccia e l’Australia grande e lontana, come aveva ricominciato ad essere. Lontana, soprattutto.

Badando a non causargli eccessivo fastidio, si sfila da lui e si lascia cadere al suo fianco – le lenzuola del suo letto che sanno di sesso e di Rin e di loro, ma soprattutto di Rin. Non ci vuole molto, prima che il ragazzo rotoli sul fianco e incastri il viso nella sua spalla, quasi vergognandosi di quanto appena fatto, privando Sousuke della vista della sua espressione estatica e appagata. Lui pagherebbe oro per sentirlo sempre così, così sereno e così suo. In quei momenti, quando l’intorpidimento e il leggero senso di stordimento lasciati dall’orgasmo offuscano qualsiasi pensiero razionale, Sousuke riesce anche a convincersi che sarà sempre così, che Rin non sarà mai troppo lontano affinché il suo abbraccio possa raggiungerlo e inglobarlo. Egoista, mormora qualcuno – una voce pericolosamente simile a quella di Nanase – nelle retrovie del suo cervello.  Lui la scaccia con una smorfia, fa passare un braccio dietro le spalle di Rin e se lo preme addosso, respirando il suo odore mischiato con il proprio. Questo è giusto.

«Non pensavo di esserti mancato così tanto» articola Rin, tra sospiri e fruscii di lenzuola. Sousuke chiude gli occhi e posa le labbra sulla sua fronte, quando le dita del ragazzo prendono a tracciargli distrattamente il fianco nudo.

«Tu non pensi» soffia sulla sua pelle, la stretta su di lui che si rinsalda appena. «Ma ciò non ti autorizza ad andartene di nuovo.»

C’è stato un momento, Sousuke non sa collocarlo con esattezza nel tempo e nello spazio, in cui ha capito che o sarebbe stato Rin o non sarebbe stato nessuno. Non vi era modo di ricostruire con qualcun altro ciò che aveva con lui, non passava giorno in cui non mettesse a paragone la familiarità e il cameratismo che aveva instaurato con il suo amico di sempre con qualsiasi relazione sociale che cercava di portare avanti. Non vi era giorno in cui non si fosse chiesto cosa sarebbe successo, come sarebbero andate le cose, se avesse provato a fermarlo, a parlargli chiaramente, a chiedergli di restare. Forse non sarebbe cambiato nulla, è la risposta che puntualmente si dà, ma è una risposta che ha smesso di essere importante nel momento in cui le loro strade si sono riunite e in cui hanno proseguito insieme da dove avevano interrotto. In cui lui ha realizzato che non gli avrebbe permesso di lasciarlo mai più, a costo di legarselo al cuore e seguirlo in capo al mondo.

«La prossima volta potresti venire con me» la voce di Rin gli arriva ovattata e distorta, perché il ragazzo ha seppellito maggiormente il viso nella sua pelle e Sousuke adesso non sa se sciogliersi di tenerezza o irrigidirsi alla prospettiva annichilente di separarsi di nuovo da lui.

Invano, cerca di nascondere un mezzo gemito di dolore, quando fa forza sulla spalla per mettersi sul fianco; Rin si scosta da lui, come ustionato, e lo osserva con quello sguardo di preoccupazione misto a mera rassegnazione che gli scurisce i lineamenti e stringe lo stomaco di Sousuke. Non vuole essere trattato come un paralitico, non sopporta lo sguardo di commiserazione e tacita condanna che legge sul viso di chi, forse, ci prova anche a non fissare il suo tutore con insistenza, ma che poi fallisce e si scusa e dispiace. Si affretta quindi ad assicurargli che non vi è nulla di cui preoccuparsi, solo i muscoli un po’ addormentati che adesso si fanno sentire, poi affonda la guancia nel cuscino e lascia che Rin si posizioni in maniera speculare rispetto a lui.

«Quindi ci sarà una prossima volta. Hai deciso» e non è una domanda, ma una considerazione che alle proprie orecchie suona più come una sentenza definitiva.

Rin si morde un labbro e annuisce piano. «Lo sapevi che era quello il motivo per cui andavo. Non-» esita e Sousuke allunga una mano a sfiorargli una guancia, in un riflesso del tutto incondizionato e spontaneo. Il ragazzo si rilassa appena e continua: «Non riesco a vederlo qui il mio futuro. Non credo di esserci mai riuscito. Ci sono tante cose che mi trattengono qui, naturalmente, ma credo che arrivato a questo punto io debba… pensare davvero a quello che voglio, no?»

Certo che sì, cretino. Perché credi che ti abbia lasciato andare lì?

Non risponde subito, ci sono troppe parole incastrate sul fondo della sua gola, troppi pensieri da mettere in ordine e troppi sentimenti a cui dare un nome: segue il movimento del proprio dito sulla sua guancia morbida e intanto riflette sulla concreta possibilità di perderlo di nuovo, dopo averlo ritrovato. Si può rinunciare volontariamente alla felicità, dopo averla saggiata in maniera così totale ed esclusiva? Dopo averla tenuta stretta tra le dita e averla creduta propria per sempre? La risposta è talmente semplice da essere quasi soffocante.

«Hai ragione» sorride, quindi, mascherando la realtà dei propri pensieri. Se ami qualcuno, non impedirgli di prendere la sua strada. È già la seconda volta che lo lascia andare, dopotutto, forse neanche lui ha mai realizzato pienamente quanto quel ragazzo gli si sia insinuato sotto pelle, reimpostando i meccanismi che regolano la sua vita per accordarli alla sua presenza molesta ma dannatamente necessaria. Come diavolo hai fatto, Rin? «Penso che dovresti andare.»

«Io penso che tu dovresti venire con me» lo sguardo di puro sconcerto che smuove il viso di Sousuke deve essere indicativo abbastanza, quindi Rin scrolla appena le spalle, come se quella fosse la proposta più naturale e ovvia che potesse fargli, il logico e consequenziale sviluppo delle cose. «Sì, insomma. Magari la tua spalla non guarirà mai del tutto» la sua voce si smorza appena, nell’affrontare quell’argomento ancora così estraneo e incognito, così Sousuke gli si fa più vicino e lo incastra nel proprio abbraccio sicuro. «Ma ciò non significa che tu debba abbandonare completamente il mondo del nuoto.»

«Ho già realizzato il mio sogno, Rin.»

«Puoi trovarne un altro. Un altro ancora» la sua voce è ridotta a un sussurro, ma sono talmente vicini che Sousuke non ha alcuna difficoltà a comprenderla. «Dopotutto, la vita non è altro che… inanellare un sogno dietro l’altro e-» la bocca di Sousuke soffoca qualsiasi ulteriore sproloquio su quell’argomento che lui ancora non ha deciso quanto gradisce. Gli fa scivolare una mano tra i capelli e lo tiene fermo così, baciandolo con trasporto, nella speranza di trasmettergli le parole che tanto ostinatamente rimangono impigliate sulla punta della propria lingua. Quanto ci metterai a capire che il mio sogno sei tu, razza di idiota?




 
   
 
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