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Autore: Louvers    18/09/2014    0 recensioni
Non so se ad altri di voi sia già capitato, o se si tratta di una mia stranezza, ma questa storia nasce da un sogno. Una mattina mi sono svegliata, ed avevo ben definito, nella mia mente, quello che poi è diventato il primo capito, "Allarme bomba". Nella mia testa la storia vorrebbe essere avvincente e incalzante, in pieno stile Flashpoint, spero di essere riuscita a trasmettere a voi, parte di queste sensazioni. Buona lettura, L.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni continuavano a passare, tutti uguali. Due settimane di questa vita, non ne posso più. Quelli sarebbero stati gli ultimi giorni di scuola per l'agente Thomas. Era passato troppo tempo senza che nulla venisse scoperto, quei suicidi erano destinati a rimanere un mistero. Possibile che non sia riuscita a venire a capo di questa storia? Sembra che la sola cosa che questi ragazzi abbiano in comune siano i Sworthood. L'edificio della scuola si stava svuotando, i ragazzi si preparavano a tornare a casa, infervorati per il week end alle porte, i corridoi erano bui, colpa del cielo cupo che sovrastata Toronto. Laura stava uscendo dagli spogliatoi femminili mentre questi pensieri affollavano la sua testa. Non aveva detto a nessuno del collegamento tra gli alunni e i signori Sworthood, non pensava fosse rilevante, e non voleva passare per la paranoica della situazione. O peggio per l'agente inesperto. Sono studenti modello, ovvio che seguissero inglese e matematica avanzati, erano... Erano studenti modello. Mai prima di quel momento si era sentita così demoralizzata per il suo lavoro. Quando Greg, settimane prima, le aveva detto che non aveva esperienza sufficiente per entrare nella squadra Uno, aveva pensato che si riferisse all'esperienza tecnica, alla prima linea. Solo ora capiva che quello era solo un minimo aspetto del suo lavoro, non era la preparazione fisica a preoccupare il Capo, ma la tensione, le preoccupazioni. Erano i sentimenti, le emozioni e le esperienze, a caratterizzare le persone, ed era la capacità di tenere fuori tutto quel bagaglio emotivo, a caratterizzare un buon agente. Mi sono offerta volontaria, origliando una conversazione che non avrei nemmeno dovuto ascoltare perchè ero sicura di riuscire! Ho vissuto quello che è un lavoro, come un gioco. Mi sono presa in giro. Ed Lane aveva ragione.. ha sempre avuto ragione. Una folata di vento, non appena varcò la porta d'ingresso la fece tornare alla realtà, non più in balia dei suoi pensieri. Ho dimenticato la giacca. Rientrò controvoglia nell'istituto, diretta al suo armadietto ormai vuoto. Prese la giacca, e ritornò sui suoi passi, ripercorrendo quel corridoio che aveva percorso pochi minuti prima, totalmente assorta nei suoi pensieri. Il cellulare nella giacca vibrava. "Pronto. Si ciao Winni. No, aspettami, sto arrivando in Centrale, riguardo gli ultimi appunti e poi potrai archiviare il fascicolo" . Laura camminava in maniera scomposta, stava cercando di infilarsi la giacca tenendo il telefono poggiato su una spalla, mentre Winni, ancora in linea, continuava a parlare. La sua attenzione venne attirata da una porta accostata in fondo al corridoio, oltre la porta d'ingresso. Era illuminata. Proseguì piano verso la porta, Winni ancora al telefono, continuava a parlare, ma ormai aveva perso interesse. La porta normalmente era chiusa, dava su un corridoio che portava al Rettorato. Continuò ad avanzare. Quella zona normalmente era chiusa agli studenti, Laura si era recata li, per parlare con il Rettore, quando aveva iniziato la missione. "Laura, ci sei?" chiese la voce all'altro capo del cellulare. "Si Winni, sto solo controllando una stanza" rispose parlando sottovoce, sempre più vicina all'unica porta aperta in fondo al corridoio. Una luce lebile fuoriusciva dalla stanza. Arrivata più vicina, vide che era uno stanzino delle scope, da fuori poteva vedere scaffali e cianfrusaglie alle pareti, probabilmente oggetti sequestrati dagli armadietti di qualche studente. Quando ebbe la visuale completa della stanza, quello che vide le raggelò il sangue. 
Al centro c'era una poltrona impolverata e una cattedra, dietro la cattedra Annette si dimenava, imbavagliata, la camicetta della divisa della scuola aperta, mostrava un piccolo reggiseno bianco, e il signor Sworthood imcombeva su di lei. Laura si avventò contro l'uomo, riuscendo a buttarlo a terra grazie soprattutto all'effetto sorpresa. Sbattè la sua testa contro il pavimento, tenendo ben ferme le mani dietro la schiena. Mi farebbero comodo delle manette. "Signor Sworthood" incominciò Laura, non riuscendo a chiamarlo in nessun altro modo, tanto era lo stupore che le aveva causato quella scena. "Come ha potuto, una studentessa! Lei sarà condannato per stupro!" la sua voce, si faceva sempre più stridula ogni parola che pronunciava. E se fosse questo il segreto della scuola, stupri agli studenti. Il quadro stava iniziando a delinearsi. "So tutto dei suicidi degli ultimi anni, questo era il motivo! Come ha potuto". Annette nel frattempo era rimasta per terra, non si muoveva, il respiro affannato. "Andrà tutto bene" cercò di rassicurarla Laura. "Sono un poliziotto. Passami quella corda" Annette si alzò con movimenti scomposti, ed un evidente sforzo, era ancora sotto shock. "Stia Fermo!" urlò Laura mentre con la corda stava legando le mani del professore. BOOOOM. Poi tutto buio.
Cos'è successo? Buio e dolore. Aprì gli occhi e portò la mano alla testa dolorante, sangue. Sentiva delle voci in lontananza. "Cosa ne facciamo di lei?" era una voce stridula e lontana. "E' un poliziotto, ho sentito che diceva così ad Annette" disse la voce dell' uomo. Dov'è Annette? Che cretina sono stata! Ho perso tempo, non sono riuscita a neutralizzare il soggetto, non ho chiamato rinforzi. Brava, tanto valeva che mi buttassi in una fossa di leoni. La lucidità e gli accadimenti di poco prima stavano affiorando alla mente. Sono svenuta, qualcosa di duro mi ha colpito alla testa, ed ora sono legata e imbavagliata. Cercò di allentare i nodi delle corde delle mani dietro la schiena. Ci posso lavorare
"Portiamola in piscina, .... , non riuscirà a nuotare. Sembrerà un incidente ... la mazza è stata provvidenziale...Amore!" . Le voci che prima aveva sentito distintamente avevano iniziato a bisbligliare. Sono in due. Cercò di ricordare se Winni fosse ancora in linea, quando il telefono le era caduto dalle mani, sperò di si, ed iniziò ad allentare i nodi.

Tu tu tu tu "Pronto Winni" rispose Greg dal cellulare personale. "Si Capo, penso che Laura abbia qualche problema. Eravamo al telefono, quando ho sentito un tonfo, e poi nessun segnale". "Dov'era?" chiese Greg, allarmato. "A scuola" . "Ok Winni, il turno è finito, vedi se riesci a rintracciare gli altri. Io sono in macchina con Ed, andiamo sul posto." riattaccò, senza aspettare risposta. 
"Ed anche questa volta dovrò dire a Sofia di tenere in caldo la cena" disse Ed, questo era il suo modo per affrontare gli imprevisti, scherzare, era il solo modo che conosceva. "Che succede?" continuò, subito tornato serio. "Winni crede che sia successo qualche cosa a Laura" 
Arrivarono sul posto in 10 minuti. "Greg, l'edificio è grande, non possiamo controllarlo tutto, ci vorrebbe troppo tempo" Ed si guardava intorno, il Capo era assente, quell'edificio risvegliava in lui brutte sensazioni. "Abbiamo un possibile agente a terra, dividiamoci. Greg, GREG, vieni!" urlò varcando la porta d'ingresso. Si separarono, Greg a destra, e Ed a sinistra. L'edificio era buio, le pistole puntate, iniziarono a cercare. 

"Annette, lo sai che quello che è successo è colpa tua vero?" Laura era ancora a terra, gli occhi chiusi, fingendo di essere ancora svenuta, era in ascolto, vigile. Una voce melliflua di donna stava parlando con la ragazza. Aveva riconosciuto quella voce, ed a stento era riuscita a trattenere i conati di vomito. Era la signora Sworthood, il marito stuprava, e lei colpevolizzava le vittime, e chissà che altro fanno questi due pervertiti! "Tu, stronzetta, volevi portarmi via mio marito. Non è cosi? Io ti ho sempre dato tutto, ottimi voti, affetto. Quello che sei lo devi a me! La tua borsa di studio la devi a me!" Aveva marcato queste ultime parole,  Annette piangeva. "Non parlerai mai a nessuno di questa storia, sai quanto ci metto io a distruggerti? L'anno prossimo andrai al college, e non sentirai più parlare di noi. Mantieni il segreto, e la tua vita proseguirà come se niente fosse successo" . Strinse il viso della ragazza, e questa pianse più forte. "E ricorda, anche se deciderai di parlare, nessuno ti crederà. Sarebbe la tua parola contro la nostra" continuava a parlare, incalzante, stava riuscendo nel suo intento. La ragazza era a pezzi, non stento a credere che poi gli studenti arrivassero al suicidio. Ma perchè protegge il marito? Ci penserò dopo. Non c'era tempo per le domande.
Laura aprì lentamente gli occhi, la professoressa, quella donna che fino a qualche ora prima rispettava, le dava le spalle. Era riuscita a liberarsi le mani. Lentamente si sedette per slegare le corde che legevano i piedi. Con un rapido movimento fu in piedi, fulminea e silenziosa. La testa le pulsava, e il dolore era praticamente insopportabile, un capogiro rischiò di farle perdere l'equilibrio. Vide la mazza con la quale poco prima era stata colpita, la impugnò ed avanzò verso la donna. Annette la vide, e non riuscì a trattenere un gemito, che fortunatamente non destò sospetto nella professoressa. Ora che Laura vedeva la sua figura, non poteva non notare la pazzia che trasmetteva il corpo della donna. Tremava, e la voce trasudava odio, e qualcos'altro, eccitazione. Laura la colpì con forza, prima alle spalla, e poi alle gambe. La signora Sworthood, colta di sopresa, perse l'equilibro e cadde a terra, svenuta. 
Laura si avvicinò ad Annette sconvolta, madida di sudore, ed impaurita. Quella ragazza forte e risoluta, che avrebbe fatto di tutto per prendere una A  ed eccellere, era sparita. Al posto del fervore, che aveva visto nei suoi occhi appena qualche giorno prima, c'era solo terrore e vuoto. Come distruggere una persona, questo dovrebbero insegnare questi due mostri! pensò. "Resta qui" le disse facendola accovacciare dietro la cattedra, cercando di impartire alla sua voce un tono rassicurante. "Vado a cercare..rlo" la sua voce uscì strozzata, non sapeva bene come chiamare quell'essere che aveva davanti. Con la mazza in mano, uscì piano dalla stanza, un pò a fatica. La testa le doleva.

"Fermo o sparo!" Ed, avanzando verso il corridoio, aveva incontrato un professore che camminava spedito. "E', e' successo qualcosa?" Balbettò quell'insulso ometto. Aveva la camicia fuori dai pantaloni, sudato e abbastanza sconvolto. "Sto cercando, Laura..?" Diamine, non ricordo il nome che usava sotto copertura. Lasciò la frase a metà. Questo è un brutto lavoro, Ed. Si rimproverò. Mai in anni di onorata carriera, si era trovato impreparato. La realtà è che aveva sottovalutato la missione, fosse dipeso da lui, nemmeno ci sarebbe stata una missione. Laura però ha trovato qualcosa, mi sbagliavo. "Senta, sto cercando una studentessa, ha visto Laura?" riformulò la domanda, la pistola davanti a se, ma non più puntata contro l'uomo. "Io, io non lo so" blaterò il professore prima di mettersi in preda al panico.

Laura uscì in corridoio facendo appello a tutte le forze che le restavano, la testa pulsava e il sangue usciva. In corridoio vide Ed che bloccava il professor Sworthood.

"Ei, non vai da nessuna parte" sogghignò Ed, bloccando immediatamente il tentativo di fuga dell'uomo. "Non mi sembra il comportamente di una persona che sa niente". Mentre lo teneva di spalle, vide in fondo al corriodoio una sagoma che arrancava.  "E' LUIII, QUI C'E'... l'altr..a, urlò Laura, mentre la sua voce diventava sempre più bassa,  prima di svenire. Ed mise velocemente le manette all'uomo, e lo lasciò. Estrasse il cellualare per chiamare un'ambulanza, mentre l'eco del corpo caduto al suolo, riecheggiava lungo il corridoio vuoto. 
   
 
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