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Autore: Clary F    19/09/2014    7 recensioni
Rose è stanca dei continui rifiuti da parte di Dimitri, ormai non più uno Strigoi. Vuole andare avanti con la sua vita, dimenticare il dolore, i problemi di Corte e abbandonarsi all'amore di Adrian (e magari anche alle endorfine rilasciate dal suo morso).
Genere: Dark, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrian Ivashkov, Rose Hathaway
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Bitten
Contesto: Durante L'Ultimo Sacrificio.
Personaggi: Rose Hathaway, Adrian Ivashkov.
Coppie: Rose/Adrian.
Note: Ho appena finito di leggere l'ultimo libro e mi sono letteralmente innamorata di questa saga. Amo Rose, Dimitri, Adrian, Christian … in realtà credo di amare ogni personaggio e anche se sono una fan della Rose/Dimitri, anche Adrian e Rose non mi dispiacciono affatto insieme. Anzi, durante la notte che hanno passato insieme avrei voluto che fra i due succedesse qualcosa di più del solo morso, perciò ecco come è nata questa one-shot. Spero vi piacerà e spero davvero che qualche buon'anima recensisca!
 
 
 
BITTEN
 
 
«Sei sicura, piccola dhampir?»
Chiese Adrian, con voce roca, sfiorandomi il collo con le labbra.
Ne ero sicura? Non lo so. Lo volevo? Sì. Da morire.
Non risposi alla sua domanda, ma scostai i capelli da un lato, mettendo in mostra la pelle nuda dell'incavo del collo. Vidi Adrian immobilizzarsi per un istante, i suoi occhi verdi, tipici delle famiglie Ivashkov e Dragomir, si spalancarono, oscurati dal desiderio. Si passò la lingua sulle labbra e distolse lo sguardo. «Rose …?»
Il fatto di aver abbandonato per un attimo il mio soprannome che tanto gli piaceva fece sembrare la situazione più seria di quello che in realtà era. O almeno credo.
Diamine, ma di quante conferme aveva bisogno ancora prima di proseguire? Il mio corpo era teso e rovente a causa della tensione creatasi fra noi. Eravamo soli, nella mia camera da letto a Corte. Lui era il mio ragazzo, quindi … cosa c'era di male nel divertirsi un po’?
«Non ti credevo un tale gentiluomo,» lo presi in giro, avvicinandomi ancora di più al suo corpo e accarezzandogli la schiena. Adrian rabbrividì al contatto.
«Solo per te, piccola dhampir» ribatté, con gli angoli della bocca sollevati all'insù nel suo tipico sorriso indolente.
«Sssh,» posai due dita sulle sue labbra morbide, che si dischiusero quasi automaticamente al mio tocco, mostrando appena l'estremità dei canini.
I canini dei Moroi. Capaci di rilasciare endorfine così forti da mandarti in estasi. Io lo sapevo perché avevo già sperimentato il loro morso, con Lissa, la mia migliore amica, anche se tra noi non c'era quel genere di tensione sessuale (ovviamente); quella era stata una semplice questione di sopravvivenza. Lissa aveva bisogno di nutrirsi e io mi ero offerta volontaria, avrei fatto di tutto per lei.
Ma con Adrian … con Adrian era diverso. Farmi mordere da lui in una situazione del genere implicava mandare al diavolo le norme della nostra società. Non dico che avremmo infranto alcuna legge (come se fosse un problema per me), ma di sicuro avremmo infranto le regole del buon costume, le regole morali. Una dhampir che si fa mordere da un Moroi durante il sesso è considerata una "sgualdrina di sangue".
Sgualdrina di sangue.
Il termine riecheggiò nella mia mente per diversi istanti.
Ma, guardando Adrian, immobile sul letto accanto a me, con gli occhi verdi accesi dal desiderio e i capelli biondi scarmigliati, quel termine non aveva più la stessa forza e importanza. Quello che stavo per fare non mi avrebbe resa una "sgualdrina di sangue", perché ero io a volerlo. Lo volevo e basta.
«Avanti.» Sussurrai piano, piegando la testa di lato per facilitargli l'accesso al mio collo.
Prima ho detto che Adrian era un gentiluomo, be' anche lui aveva i suoi limiti massimi di autocontrollo, perché non se lo fece ripetere più.
Mi spinse giù sul materasso morbido, adagiandosi sopra di me e stando attento a disporre il peso sui gomiti. Mi baciò con foga e il mio corpo tornò a infiammarsi come una miccia. Bramavo il contatto con la sua pelle nuda e i pochi vestiti che ancora avevamo addosso sembravano scottarci sulla pelle. Ce ne liberammo in pochi istanti, gettandoli sul pavimento, incuranti di ogni cosa, ad eccezione delle nostre labbra e dei nostri corpi nudi attorcigliati.
Adrian accarezzò con la lingua ogni centimetri del mio corpo. Il ventre, lo sterno, le braccia, le gambe. Poi risalì lungo il collo e il contatto con i suoi canini mi mandò un brivido elettrico lungo la spina dorsale. Volevo che mi mordesse. Ora.
I morsi dei Moroi provocano anche dipendenza. Io non credo di essere ai livelli di un comune donatore, un umano il cui unico scopo nella vita è farsi mordere, ma non posso negare che non mi piaccia. La sensazione di estasi che ti dona, quando ogni problema si trasforma in una nebbiolina confusa di beatitudine e felicità … E io di problemi ne avevo fin troppi da dimenticare.
Strinsi Adrian contro di me, allacciandogli le gambe dietro la schiena e conficcando le unghie nelle sue spalle. Lui tornò a guardarmi per una frazione di secondo. Aveva le guance arrossate, gli occhi scintillanti come diamanti e con quell'unico sguardo mi trasmise tutte le emozioni che vorticavano dentro di lui. Con quello sguardo seppi che mi amava. Me lo aveva dimostrato più e più volte, aiutandomi e appoggiandomi in ogni mia folle azione. Un tempo non avrei creduto che Adrian Ivashkov fosse in grado di amare a quel modo, credevo fosse uno dei tanti reali concentrati solo su sé stessi, il tipico donnaiolo, dedito all'alcool e con una discreta dipendenza da sigarette ai chiodi di garofano. Poi scoprii che l'alcool e il fumo erano le sue uniche barriere contro la logorante magia dello spirito e che, nonostante si mostrasse sempre distaccato e arrogante, era in possesso di un grande cuore. Anche io lo amavo, per tutti questi motivi e perché con lui mi sentivo libera, mi divertivo, nonostante il ricordo di Dimitri fosse ben lungi dall'essere dimenticato.
Fino a pochi mesi prima avrei creduto che Dimitri sarebbe stato l'unico ragazzo con cui avrei fatto l'amore. Ritenevo che solamente lui potesse essere l'amore incondizionato della mia vita, e forse lo è per davvero. Ma i suoi continui rifiuti mi avevano stancata, ferita; dovevo andare avanti, dovevo continuare con la mia vita, insieme a Adrian.
Le sue mani vagarono lungo il mio fianco, toccando ogni centimetro di pelle nuda. Mi afferrò un ginocchio e si spinse dentro di me senza indugiare oltre. Il mio corpo reagì all'istante, tendendosi e al tempo stesso rilassandosi, mentre il mio cuore iniziava a battere più forte. Sentii il respiro di Adrian solleticarmi l'orecchio.
«Piccola dhampir, sei la creatura più bella che io abbia mai visto.» Mi sussurrò con voce roca e sommessa, continuando a muoversi con un ritmo perfetto ed esperto.
«Anche tu non sei male per essere un reale,» ridacchiai, sommessamente, affondando le dita nella sua chioma bionda e spingendo il suo viso contro il mio collo.
Dannazione, perché anche nei momenti più sensuali non riuscivo a rimanere seria?
«Non male è già qualcosa, di solito le donne sono attratte dal mio status di reale. Ma tu sei diversa, l'ho capito nel primo istante in cui ti ho visto,» lo sentii sorridere contro la mia pelle e inavvertitamente snudò i canini.
Il mio corpo si irrigidì, come attraversato da una scossa elettrica. Lui se ne accorse perché alzò una mano e mi accarezzò con delicatezza una guancia. «Non dobbiamo farlo, se non vuoi.» Disse, fraintendendo la mia tensione.
Non capiva che io volevo? Volevo quel morso con ogni fibra del mio corpo anche se sapevo che era sbagliato.
«Fallo.» Fu la mia unica risposta.
I nostri corpi erano uniti, vicini nel modo più intimo possibile. La mia mente era già annebbiata dal desiderio, dal sesso e dai suoi baci, ma quando le sue labbra sfregarono sul mio collo e i suoi canini perforarono la mia pelle, ebbi un istante di lucidità, durante il quale una vocina mi disse che stavo sbagliando tutto. Che, dopo tutti i pregiudizi e lo sprezzo, non ero poi tanto diversa dalle sgualdrine di sangue che tanto criticavo.
Accantonai quei pensieri in un angolo recondito della mia mente, ma anche volendo, da lì in poi non sarei più riuscita a pensare lucidamente.
L'endorfine del morso erano ormai entrate in circolo. Adrian era ancora chino su di me. I nostri corpi in continuo movimento e il mio sangue che fluiva all'interno della sua bocca, strappandomi un gemito. L'intera serie di sensazioni che mi avvolsero furono le più forti che ebbi mai provato in tutta la mia vita.
Le mie gambe tremarono, il mio cuore impazzì, mentre la mia mente si offuscava in quella dolce beatitudine. Era un piacere intenso e liberatorio che, sommato al sesso, rischiava di farti impazzire, di spedirti in un oblio fatto di tenebra e felicità.
Proprio quello di cui avevo bisogno.
Adrian ritrasse i canini dalla mia carne, io rimpiansi quel contatto immediatamente, con mugolii di protesta che lo fecero sorridere. Immaginai che la sua espressione rispecchiasse perfettamente la mia: estasi, confusione, appagamento e gioia. Riprese a baciarmi, questa volta con più lentezza. Fu un bacio languido e pieno di dolcezza.
Buttai la testa all'indietro e mi lasciai cullare dal ritmo lento e intenso dei nostri corpi in sincronia, beandomi di Adrian e del suo profumo, un vago sentore di acqua di colonia costosa, misto a fumo di sigaretta.
Così diverso dall'odore di Dimitri.
   
 
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