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Autore: Bitter_Inside    19/09/2014    0 recensioni
La vita di Hilde Bauer, tedesca residente in Italia, non ha subito grandi sconvolgimenti per più di vent'anni, proseguendo nel tranquillo paese di Acquechiare.
Tuttavia, una chiamata inaspettata e l'arrivo della figlia a casa sua potrebbero cambiare le cose...
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il mattino dopo, Hilde si concesse un altro giorno libero dal lavoro nel suo negozietto, certa che, dato che l'enorme massa di turisti non era ancora arrivata, nessuno avrebbe sentito il desiderio di fermarsi a comprare un tavolo decorato, un quadretto marino oppure una bella pietra levigata e dipinta.

Fecero colazione insieme, ridendo e scherzando con Angela ed Antonio, come se nulla fosse successo.
Hilde poi li portò tutti al mare, sia per evitare che i due bambini dessero più fastidio del dovuto al suo povero gatto, non abituato a tante persone intorno ed a tanta confusione, sia per riuscire a parlare ancora con sua figlia senza che i nipoti potessero ascoltare.

Le due donne si stesero sulla sabbia, Margret che seguiva con attenzione i figli che si schizzavano in acqua, Hilde che aveva di nuovo lo sguardo perso in un punto indefinito del mare: le capitava spesso di estraniarsi in quel modo, ma in realtà ciò, paradossalmente, la aiutava a concentrarsi meglio.
《C'è qualcosa che non mi hai detto?》 chiese, all'improvviso, facendo trasalire sua figlia.
《N-no, io... no, niente.》tagliò corto Margret, evitando il suo sguardo.
Hilde decise di non insistere, ma sapeva bene che la figlia stava mentendo.
La conosceva troppo bene ed inoltre, anche se Margret avesse imparato a mentire, visto che era sempre stata una pessima bugiarda, sua madre, con il suo sesto senso, avrebbe comunque intuito qualcosa.

Sua figlia le aveva taciuto una parte degli eventi, nel racconto della sera precedente, ma non riusciva a capire se fosse una parte importante oppure un semplice dettaglio che non aveva voluto rivelarle.
Mise a tacere, senza troppa convinzione, i suoi dubbi, dicendosi che molto probabilmente il marito l'aveva insultata o che forse l'aveva minacciata in qualche altro modo.
Tuttavia, quella sgradevole sensazione che provava dalla sera precedente non voleva proprio abbandonarla.

Margret, cambiando discorso, si informò sullo stato dell'appartamento, sulla grandezza e sulla presenza di mobili, ma fortunatamente sua madre aveva già pensato a tutto, riempiendolo con l'essenziale.
Certo, non era una vera e propria casa, Hilde fu molto chiara su questo punto, suggerendole implicitamente di restare con lei, ma la figlia fu irremovibile e così, sospirando, una volta tornata nella sua abitazione fu costretta a cercare le chiavi e nel frattempo sentire i nipoti brontolare perché il bagno era stato interrotto.

Pranzarono velocemente per poi partire verso la casa.
I bambini ne erano entusiasti, nella loro testa si erano già affacciate mille idee su escursioni, avventure selvagge e boschi magici pieni di animali fantastici e mai visti prima, che attendevano solo loro due, intrepidi esploratori giovanissimi, ma Margret sembrava quasi scontenta ed allo stesso tempo impaziente, come se avesse improvvisamente cambiato idea ma non avesse altra scelta.
Prima di mettersi alla guida dell'utilitaria rossa della figlia, Hilde le rivolse un'occhiata perplessa, per poi rivolgersi a lei in tedesco. 《Wie geht's?》
《Tutto bene. Partiamo?》Margret le rispose in italiano, ma il suo tono fermo non riuscì a distogliere sua madre, testarda quasi quanto lei.
《Sicura che sia una buona idea? E che tu non debba dirmi nulla?》 le chiese, continuando ad utilizzare il tedesco, per impedire ai bambini, che ancora non lo parlavano perfettamente, di capire. 《Ja..》disse, con aria triste, per poi chiudersi in un ostinato silenzio. Sapeva bene che, se sua madre ne avesse avuto l'occasione, le avrebbe estorto ciò che voleva sapere, così decise che il silenzio sarebbe stata la sua migliore arma di difesa.

I bambini osservarono dal finestrino Acquechiare allontanarsi sempre di più mentre l'auto procedeva sulla strada e poi ne imboccava una secondaria.
Fissarono ammirati l'improvviso aumento della vegetazione, mentre si inerpicavano sul monte.
Quella su cui si trovavano era una stradina tortuosa e piena di curve e probabilmente avrebbe dato fastidio ai bambini, che si trovavano sui sedili posteriori, se questi non fossero stati occupatissimi ad indicarsi a vicenda, con aria eccitata, le varie casette arroccate sulla montagna, semi nascoste dal folto groviglio di alberi.
Mentre Margret osservava con ammirazione i curatissimi giardini e gli orticelli, nei quali spiccavano degli alberi da frutta, la fantasia dei bambini venne catturata da un paesino minuscolo, con abitazioni in pietra, che attraversarono velocemente, e dai vari ruderi abbandonati.

Il viaggio, però, dopo un po', cominciò a diventare pesante per Margret, il tempo per lei si era stranamente dilatato.
La sua impazienza non le permetteva di continuare ad ammirare dal finestrino il paesaggio che scorreva, sempre diverso e sempre bello, come continuavano a fare i suoi figli, che erano talmente affascinati da essersi perfino zittiti.

Hilde, invece, prestava attenzione soltanto alla strada davanti a sé ed ai suoi pensieri, nei quali era completamente persa. Aveva percorso quella strada svariate volte, sia per raggiungere l'appartamento, sia per raggiungere qualcuno dei paesini montani vicini, così non faceva quasi più caso al resto.

Per distrarsi e far passare il tempo, Margret accese la radio e scelse una stazione che trasmetteva vecchie canzoni di vari generi, dal rock al punk: sebbene fosse appena trentenne, nulla del suo aspetto attuale avrebbe suggerito che, quando era più giovane, fosse stata una ribelle rockettara vecchio stile.
Aveva sempre utilizzato la musica per rilassarsi e per non ascoltare sua madre, quindi inconsciamente (o forse no?) aveva acceso la radio anche per impedirle di parlarle ancora.
Sulle note di Should I stay or should I go? dei The Clash, finalmente arrivarono alla casa.

Hilde non aveva esagerato volutamente le descrizioni che aveva fatto alla figlia, l'edificio non sembrava davvero in buono stato: era un vecchio rudere parzialmente ristrutturato, semi nascosto da una fitta macchia di vegetazione.
L'unica cosa che ne avrebbe potuto rivelare la presenza era un grande e vecchio cancello di ferro, con un aspetto sorprendentemente solido, che rassicurò non poco Margret.
Come se leggesse nei pensieri della figlia, Hilde si premuro di comunicarle che, insieme all'interno della casa, anche il cancello era stato sistemato.

Parcheggiata l'utilitaria nel vialetto, invaso dalle erbacce, Hilde aiutò la figlia a scaricare l'unico bagaglio che aveva portato via da casa, nella fretta, lasciandola poi libera di dare un'occhiata all'interno.
Mentre i nipoti facevano un "giro di ricognizione" per le stanze, come avevano comunicato alle due donne, e Margret prendeva mentalmente nota di quanti mobili avrebbe dovuto procurarsi in fretta, Hilde rimase fuori dalla casa, ammirando la splendida vista dalla montagna e continuando a riflettere.

Era una persona molto riflessiva, proprio come suo padre Franz, quindi continuava ad essere convinta che qualcosa non tornasse.
Mentre rifletteva, il suo cellulare squillò, cogliendola di sorpresa: le uniche telefonate che riceveva erano della figlia, sebbene avesse dato il suo numero ad amici e conoscenti.
Per un attimo, ingenuamente, pensò che fosse suo marito Antonio a chiamarla, ma scosse la testa al pensiero e rispose con un fermo 《pronto?》.
《Hilde, ciao, sono Clara》.
La donna alzò gli occhi al cielo e trattenne a stento un sospiro di fastidio: Clara era la sua vicina di casa, un'impicciona insopportabile perennemente affacciata ad una finestra, impegnata a spiare all'interno di casa La Greca.

Tuttavia, per una volta, si rivelò sorprendentemente utile.
《Volevo dirti che ho visto un uomo strano aggirarsi nei pressi di casa tua, seguito poi da una volante della polizia. Il tipo, non l'avevo mai visto prima eh, tu sai che io conosco tutti》 qui Hilde trattenne a stento una risata, concentrandosi sul fiume di parole della donna 《si è dileguato in fretta appena ha visto i poliziotti. Proprio strano, ti dico, devi credermi.》
Se non l'avesse interrotta con una domanda, probabilmente la sua vicina avrebbe continuato a parlare per ore dell'atteggiamento sospetto dell'uomo, delle sue conoscenze e della sua certezza di non averlo mai visto.
Normalmente lasciava semplicemente che Clara parlasse per ore, facendosi quasi cullare dal suo chiacchiericcio noioso ed insistente, ma quella volta, appunto, fu diverso e si interessò alla conversazione.
《E dei poliziotti che mi dici?》 chiese.
《I polizi... ah sì... No beh, hanno fatto qualche domanda su te e Margret... Ma dico io, un uomo sospetto e misterioso a piede libero nel quartiere e loro si informano su altre cose! Assurdo, dovrebbero licenziarli tutti e...》
《Scusami Clara, devo proprio andare ora. Grazie, ti richiamo più tardi.》 riattaccò il telefono senza nemmeno aspettare risposta.
Doveva parlare con sua figlia e vederci chiaro.

Angolo autrice: so che non è successo praticamente nulla e che la storia parte leeeeeeentamente, ma prometto, a quei quattro gatti che la stanno leggendo, che nel prossimo capitolo ci sarà più.... azione...

   
 
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