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Autore: Francesca_3107    19/09/2014    20 recensioni
Lei, un'orfana, reduce da un passato spaventoso.
Lui, bello e ricco, con un presente tormentato.
~*
-Continua pure quello che stavi per fare- si pronunciò maliziosamente, rompendo il silenzio.
-E tu chi saresti?- gli domandai, coprendomi alla bell e meglio.
-Questa è più una domanda che dovrei fare io, non credi?- mi rispose, alzando un sopracciglio.
-Non rispondermi con un'altra domanda!- dissi stizzita.
-Perché non dovrei? È lecito porti questa domanda, sei in casa mia- fece avvicinandosi.
-Oh, quindi tu devi essere Leon- realizzai.
-Indovinato. E tu saresti, di grazia?- mi sorrise.
-Violetta, il nuovo acquisto dei tuoi- risposi sprezzante.
~*
Paring : Leonetta *-*
Il resto dei personaggi sono tutti nuovi, spero vi piaccia :)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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Mi alzai velocemente al suono della sveglia. Corsi a fare una doccia calda, per poi vestirmi. Passai nella stanza di mio padre e lo trovai ancora a dormire, sorrisi nel vederlo così tranquillo. Gli lasciai un bacio sulla guancia senza svegliarlo e scesi a fare colazione, dopodiché uscii di casa, faceva sempre più freddo. 
Corsi in macchina e velocemente misi in moto per accedere l'aria calda e scaldarmi un po', poi partii alla volta della scuola. 
Dopo aver parcheggiato fuori scuola uscii dalla macchina e trovai Josh che mi aspettava. Gli andai incontro preoccupata, aveva il naso gonfio e bendato. 
-Cosa diamine ti è successo?- Gli chiesi, prendendogli il viso tra le mani per osservare meglio.
-Nulla d'importante una leggera frattura al naso- disse sorridendo per poi stringermi la vita.
- Ti fa male? Non ti dovresti operare? Ma come diavolo hai fatto?-
-Ehi ehi, calmati. Non mi fa tanto male, non ho bisogno di nessuna operazione poiché guarirà in quattro o sei settimane e niente, stavo giocando alla lotta con il mio fratellino e mi ha dato un calcio un po' troppo forte sul naso.- Mi rassicurò.
-Ok, ma stai più attento la prossima volta. Sarebbe potuta andarti peggio- Sospirai, riprendendolo per la sua incoscienza.
-Si - mi si avvicinò e mi diede un leggero bacio sulle labbra, poi sorrise. 
-Mi dispiace per non essere venuta a pranzo con te ieri, ma mio padre ha insistito a voler pranzare insieme- mentii, circondandogli il collo con le braccia.
-Non ti preoccupare, possiamo fare stasera?-
-Certo che si- gli sorrisi e gli diedi un altro bacio a fior di labbra.
-Adesso andiamo, che tra poco suona- districai l'abbraccio e gli presi la mano, così mi accompagnò fin fuori la classe. 
-A dopo- mi salutò carezzandomi la guancia e gli sorrisi.
Voltandosi, si scontrò con Stefan che lo guardò con diffidenza, poi guardò me e tornò nuovamente a guardare lui.
-Oh, carissimo! Cosa ti é successo?- domandò con uno strano sorrisetto che gli increspava le labbra.
-Un incidente- rispose Josh, portandosi una mano a grattarsi la nuca, sembrava particolarmente nervoso.
Mi stranii. Da quando questi due parlavano?
-Ohh- Riprese Stefan, portandosi una mano sulle labbra fingendosi shockato - un pugno si è casualmente scontrato con il tuo naso?-
Lo stava prendendo in giro o era una mia impressione?
-Adesso basta Stefan. Lascialo in pace- intervenni io, affiancandomi al mio ragazzo. 
Il suo sguardo si posò su di me e fece una smorfia.
-Tesoro suvvia, non c'é bisogno che tu lo difenda. Ero solo curioso riguardo all'accaduto- mi sorrise strafottente, sollevando un sopracciglio divertito.
Lo guardai storto.
-Bene, io adesso andrei.- Mi salutò, Josh, baciandomi la guancia. Gli sorrisi di rimando guardandolo andarsene nel corridoio opposto. Il mio sguardo, poi, tornò su Stefan che aveva un'espressione schifata in volto.
- Mi spieghi che ti è preso?- sbottai, portandomi i capelli dietro le orecchie.
-Stai attenta a lui, non é sincero- Mi rispose, facendo un passo verso la classe, volendo chiudere la conversazione.
Io però gli impedii di procedere.
-Sei incredibile- sorrisi amaramente,-  hai la pretesa di voler screditare il mio ragazzo, quando sei tu quello che mi ha rifiutata! Cosa vuoi? Che passi il resto della mia vita da sola ad aspettare che tu ti decida? Eh no mio caro, io voglio andare avanti. E ci sto riuscendo. Quindi smettila di fare questi giochetti, perché non funzionano!- Gli gettai in faccia tutto d'un fiato.
Il suo sorrisino lasciò le sue labbra e portò lo sguardo sulle mattonelle del corridoio. 
-Se non mi credi, chiedi a Violetta.- Tornò a guardarmi negli occhi, era arrabbiato. Mi scansò ed entrò in aula, lasciandomi con il dubbio a logorarmi. Dovevo assolutamente parlare con Violetta! Così entrai in classe e presi posto in fondo all'aula, poco dopo lei mi affiancò.
-Ehi, va meglio?- mi salutò lei, prendendo il libro di storia dalla borsa.
-Meglio grazie- le sorrisi.
Ok, adesso o mai più. 
-Vilu ascolta. C'è qualcosa che devi dirmi su Josh?- presi a chiederle.
Lei sgranò gli occhi sorpresa, per poi mordersi nervosamente il labbro inferiore.
Cosa mi nascondevano?
-Sam, ascolta..- iniziò, ma venne interrotta dall'entrata della prof, alzai gli occhi al cielo per il perfetto tempismo.
-Ne parliamo dopo- sussurrò.
Annuii sconsolata.
Le ore non passavano e io iniziavo a farmi mille film mentali. Iniziai a mordicchiarmi la parte interna della guancia destra, poi passai a mordicchiare nervosamente la penna. Guardai l'orologio, era passata soltanto un'ora e mezza, l'attesa mi stava logorando, dovevo sapere.
-Vilu!- La chiamai sottovoce.
Lei si voltò a guardarmi con un espressione confusa sul volto.
-Devo sapere, ti prego.- Continuai sussurrando.
Così annuì e prima di parlare fece un profondo respiro.
-Josh ti tradisce con Ashley.- 
Sembrava che il tempo si fosse fermato. Sentivo la voce della professoressa, che spiegava, in sottofondo, c'era chi ascoltava attentamente, chi sbuffava senza farsi vedere, chi giocherellava con la penna, e ancora chi confabulava o chi rideva, senza accorgersi della stupida ragazza alla quale era stata data l'ennesima batosta.
Questo era stato un colpo davvero basso. Mi aveva fatto male, più male di quanto avessi mai potuto immaginare. 
Josh mi aveva presa in giro, tutti baci, le risate, gli abbracci, le parole.. Cazzo e se faceva male! 
Una lacrima si fece largo sulla mia guancia, avevo così tanto da chiedere alla mia amica, ma il mio cervello sembrava disconnesso alla bocca. Boccheggiai.
Violetta mi guardava preoccupata.
-Sam, mi dispiace..- cercò di dire.
Le lacrime continuarono a scendere copiose. Mi alzai di botto dalla sedia e uscii di corsa dall'aula, senza chiedere il permesso. Corsi in bagno e mi chiusi la porta alle spalle, mi poggiai al muro e scivolai a sedermi per terra, prendendomi la testa tra le mani e lasciandomi andare ad un pianto liberatorio. 
Poco dopo sentii la porta aprirsi e alzai il capo per vedere chi fosse. 
Stefan mi guardava dall'alto della sua statura con sofferenza. Mi si avvicinò rannicchiandosi al mio fianco, mi prese il viso tra le mani e tentò di asciugarmi le lacrime con i pollici. 
I suoi occhi grigi erano chiarissimi, come ogni volta che c'era qualcosa che lo preoccupava, o stava male. Avevo sempre amato i suoi occhi cangianti, erano l'unico mezzo per riuscire ad entrargli dentro e sbirciare    il vero lui.
D'impulso lo abbracciai, continuando a piangere e nascondendo il viso sul suo petto. 
-Shh..- mi sussurrò all'orecchio, carezzandomi i capelli.
Lo strinsi sempre più forte aggrappandomi alle sue spalle, come se fossero l'unica mia ancora di salvezza, l'unica cosa che mi dava la forza per affrontare tutto.
Rimanemmo così per un po', finché non versai tutte le mie lacrime. 
Mi allontanai lentamente e mi alzai, andando davanti allo specchio per darmi una pulita. Ero orribile, avevo tutti i segni neri del mascara, che riprendevano la linea delle mie lacrime, gli occhi, gonfi, mi bruciavano, le gote erano tutte arrossate. Mi sciacquai il viso, per poi asciugarlo e tornare decente. 
Mi voltai e lo vidi ancora lì, poggiato allo stipite della porta che mi fissava, con ancora quello sguardo.
-Va meglio adesso?- Chiese d'improvviso, avvicinandomisi.
Annui lentamente e sforzai un sorriso. 
-Sei stato tu vero?- gli chiesi, con la voce un po' roca per via del pianto.
-A fare cosa?- Chiese aggrottando le sopracciglia.
-Il naso di ..- non riuscivo neanche a pronunciate il suo nome.
-Si- 
Eravamo a pochi centimetri l'uno dall'altra. 
-Perché non me lo hai detto?- domandai di getto.
-Devo ricordarti di come mi hai rimproverato poco fa? Non mi avresti mai creduto- disse  sorridendo con sarcasmo.
-Hai ragione- ammisi guardando il pavimento.
Le mattonelle bianche del bagno, sembravano particolarmente interessanti in quel momento.
Mi sentii poggiare due dita sotto il mento, ritrovandomi a specchiarmi nei suoi splendidi occhi, non riuscivo a pensare a nient'altro in quel momento. 
Erano scomparsi tutti. Josh, il suo tradimento, Ashley, Violetta, León, la scuola intera, mio padre, mia madre e tutti i miei problemi.
Eravamo solo io e lui, e sentivo che tutto questo mi bastava, che l'avrei preferito a qualunque altra cosa.
-Non voglio più vederti così. Voglio che tu stia bene, voglio vederti felice- Disse, prendendo ad accarezzarmi la guancia con le sue lunghe dita.
Chiusi gli occhi a quel contatto. Era così calmante, qualunque cosa facesse o dicesse era come una medicina. Sentivo i miei muscoli rilassarsi ed abbandonarsi al suo semplice tocco.
Riaprii gli occhi e tornai a guardare in quelle pozze, quasi, argentate. 
-Lo vorrei tanto- mormorai.
-Permettimi di renderlo possibile.- 
Mi prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo.
Sapevo cosa stava per succedere. Voleva provarci, voleva rendermi felice, renderci felici. Insieme.
Era da sempre che speravo sentirmi dire queste parole. Ma non potevo, non potevo fare lo stesso errore due volte. Non potevo fargli questo. Lo avrei soltanto reso infelice, lo avrei fatto soffrire. 
Lo fermai mettendogli le mani sul petto. Lui mi guardò stranito.
-Che?- la confusione più totale si leggeva nei suoi occhi.
-Non posso Stef. Mi dispiace tanto- Presi e con le lacrime che tornarono a bagnarmi il viso, scappai dal bagno, lasciandolo alle mie spalle con il cuore spezzato e ignorando il mio. 


Stavo guardando i lividi sui miei polsi, causati dal León la sera prima, quando Sam rientrò in classe, ancora sconvolta per la scoperta. Stefan le era corso dietro, ma ancora non si vedeva. La professoressa le fece una ramanzina interminabile, tant'era che suonò la campanella e tutti si alzarono per andare a pranzo. Prima che uscisse, vidi León guardarmi e appena si accorse del mio sguardo su di sé abbassò il suo e uscì dall'aula. Quella mattina non avevamo parlato di cosa gli fosse preso la sera precedente, e tanto meno avevo voglia di farlo.
Mi riscossi dai miei pensieri e mi avvicinai a Sam, che stava sistemando la sua borsa.
-Ehi- la salutai.
-Ehi- fece un sorriso forzato.
-Mi dispiace non avertelo detto prima, ma dopo ieri non me la sono sentita di darti un altro dolore- cercai di giustificarmi.
Lei non rispose, continuando a sistemare le cose nella borsa.
-Sam, parlami- la incitai
Si voltò di scatto.
-Non te la sei sentita di darmi altro dolore eh?! Avresti preferito che continuasse a mettermi le corna alle spalle giusto? Facendomi fare la figura della stupida ragazza cornuta!- Esplose, non l'avevo mai vista così.
-Sam, mi dispiace. Io..- provai a dire.
-Tu niente Violetta. Adesso andiamo a mangiare che é meglio.- Si mise la borsa in spalla ed uscì dall'aula, lasciandomi lì su due piedi.
Sospirai, consapevole di non poter fare altro e ammettendo a me stessa di aver sbagliato.
La fame mi era passata, così non andai in mensa e iniziai a girovagare per la scuola fino a ritrovarmi sul tetto. Mi avviai verso la ringhiera e poggiai gli avambracci su di essa, guardando gli alti palazzi della città che mi si ergevano davanti.
-Cosa ci fai qui?- 
Spaventata mi voltai indietro e vidi León seduto a terra, contro il muro, poco distante dalla porta. Aveva una sigaretta tra le labbra e i capelli disordinati. Non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse bello.
-Adesso vado via- 
Mi avviai verso la porta, ma lui si alzò velocemente parandomisi di fronte, dopo aver buttato il mozzicone della sigaretta.
-Aspetta.-
-León per piacere, fammi passare- dissi, guardando la porta a pochi passi da me ed evitando il suo sguardo.
Lo sentii sospirare.
-Violetta guardami, per favore.-
Alzai gli occhi al cielo, per poi guardarlo. 
-Scusami per ieri. Non so cosa mi sia preso.. Davvero, mi sento uno schifo. Non riesco neanche a guardarmi allo specchio-.
Mentre parlava, si toccava nervosamente le punte dei capelli portandole verso l'alto.
Sembrava realmente dispiaciuto e me ne sorpresi. 
Ancora non ero riuscita a capirlo, di solito mi bastava guardare una persona per inquadrarla, ma con lui era diverso. 
-E va bene- Sospirai, arrendendomi a quello sguardo da cane bastonato.
Lui sorrise e mi abbracciò.
Rimasi spiazzata da quel gesto e non ricambiai.
Poco dopo si allontanò e si grattò la nuca con fare imbarazzato. 
-Scusami.- 
Chi era quel ragazzo? Cos'era successo a León? 
Scossi la testa e lo superai, dirigendomi verso la porta e rientrando nella scuola, sempre più confusa riguardo a quel ragazzo.
Sam non mi aveva parlato per il resto della giornata, Stefan era scomparso e Daniel non era venuto a scuola. 
Peggio di così non poteva andare. 
Uscita da scuola, infilandomi le cuffie nelle orecchie, decisi d'incamminarmi verso la fermata degli autobus, non mi andava di chiedere a León..
Presi una strada secondaria che fungeva da scorciatoia, era stranamente deserta e metteva i brividi.
La voce di Danny, che stava cantando il ritornello di Superheroes, risuonava nelle mie orecchie quando mi sentii togliere le cuffie.
-Ciao, zuccherino. Ti sono mancato?- fiatò nel mio orecchio. 
Mi si accapponò la pelle. Quella voce. Quella dannata voce.. 
Non poteva essere..
Lentamente mi voltai indietro e mi ritrovai davanti a quel ghigno e quegli occhi che popolavano i miei incubi. Era tornato. 
Indietreggiai, con gli occhi spalancati. Deglutii rumorosamente guardandomi intorno, la strada era deserta. C'eravamo solo io e lui. 
Alzai nuovamente lo sguardo, guardandolo negli occhi timorosa. 
Lui prese e mi abbracciò forte. Chiusi gli occhi e aspirai il suo odore dolciastro, simile a quello di corda bruciata. 
-Quella prigione è stata un inferno. Stavo per impazzire senza di te, mi sei mancata.-
Con quelle semplici parole abbatté ogni mia difesa, lo strinsi forte e iniziai a piangere, bagnandogli la giacca di pelle.
Non riuscivo mai ad essere razionale in sua presenza. Da una parte sapevo che sarei dovuta scappare a gambe levate, avevo paura di lui ma, allo stesso tempo, non potevo farne a meno. 
Era sempre stato in grado di abbindolarmi, nutrendomi con favole e falsi giuramenti. Ma si smentiva sempre, riprendeva a urlarmi addosso parole violente, non limitandosi a quello. Ed io, come una stupida, continuavo ad amarlo. 
-Vieni via con me.- Disse, accarezzandomi i capelli. 

Ero rannicchiata per terra. Le sue mani continuavano a colpirmi, mi facevano male, non riuscivo a fermarle. In qualche modo provavo a coprirmi il viso, ma continuava indisturbato. Mi gridava addosso e mi picchiava sempre più forte, tanto che non potevo neanche respirare..

-No!- urlai, spingendolo via da me.
-Come no? Io ti amo.- Disse, con la sua tipica espressione da cane bastonato.
-Connor, io non posso. Non voglio più stare al fianco di una persona che si diverte nel vedermi bruciare, nel vedermi piangere, nel farmi del male- Mi allontanai da lui, indietreggiando di parecchi passi.
Ed ecco che la sua espressione cambiò. I suoi occhi si riempirono di odio e rabbia, a grandi falcate mi si avvicinò e strinse forte i polsi. 
-Come non vuoi! Si che vuoi, tu sei mia!- gridò furente, la mascella contratta per la rabbia.
I polsi, già lividi a causa di León, ricominciarono a dolere e le lacrime tornarono a rigarmi le guance. 
-Non lo sono più, non lo sono mai stata!- gli sputai addosso con risentimento, lui mi mollò uno schiaffo. 
La guancia sinistra cominciò a bruciare, portai la mano ad essa come per attutire il dolore. 
Lasciò anche l'altro polso e mi sorrise sadico.
-Non ti libererai mai di me, zuccherino.- 
Gli voltai le spalle e scappai a gambe levate. Con i brividi di paura lungo la schiena e le sue minacce che rimbombavano nelle orecchie. Sapevo che aveva ragione. Adesso, come ogni volta stavo fuggendo da lui, ma non me ne sarei mai voluta andare e lui lo sapeva. 


Francesca's Corner :
Saalve a tutti! Scusate il ritardo, lo so sono una bugiarda.. Avevo promesso di aggiornare una volta a settimana e non l'ho fatto. Scusatemi davvero tanto! Non so quando potrò aggiornare nuovamente, ma spero fi farlo il prima possibile! Ringrazio tutti coloro che continuano a leggere e a scrivermi, nonostante tutto. 
Scusatemi se non riesco a rispondere alle recensioni bellissime che mi lasciate, ma sappiate che le leggo tutte e sono felicissima del fatto che vi piaccia la fan fiction.. Davvero, grazie mille!
Spero che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto, è un po' più corto degli altri ma importante. 
Un grandissimo bacio a tutti, alla prossima!
Ps: Spero il prima possibile :* 

 
  
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