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Autore: BabyLolita    20/09/2014    2 recensioni
Questa storia non so come sia nata...non ho idea di come mi sia venuta in mente xD Stavo guardando la televisione e ho afferrato il pc perché un idea mi era balenata in testa e ho deciso di scriverla xD E' la prima volta che uso questo personaggio e sinceramente mi sorprendo dell'interpretazione che gli ho dato. Forse si discosta un po' dal suo personaggio, forse no. Sta a voi giudicare, in ogni caso spero proprio che la storia vi piaccia xD
Ecco un piccolo pezzo tratto dalla storia: "Mi voltai appena in tempo per intravedere i suoi occhi sorridenti. Restai basito mentre la vidi scomparire dietro la porta. Nella mia mente i pensieri viaggiavano veloci. Il mio gioco preferito. Il mio personaggio preferito. La mia eroina preferita. Lei…sapeva. Lei sa. Lei ha capito."
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexy, Armin, Nathaniel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il modo in cui sei entrata nella mia vita potrebbe definirsi stupido. Il modo in cui io ho interpretato la tua figura è stato stupido. Tutto mi è sembrato stupido fino a quando non ho realizzato che fossi reale. La mia esistenza è sempre stata relativamente piatta. Non ho mai avuto interesse in nulla. Fin da quando ero piccolo la gente preferiva mio fratello poiché lui era quello allegro e solare, quello affettuoso e sempre sorridente, quello che vedeva il buono in tutto e si interessava a qualsiasi cosa. Fin da piccoli siamo stati sommersi dalle attenzioni. Era normale per noi essere fermati per strada dalla gente che urlava “oddio due gemelli! Come sono carini!”. Forse una frase del genere è addirittura uno dei miei primi ricordi. Crescendo le cose non sono cambiate più di tanto, tutti ci fermavano e nessuno ci distingueva se non per il nostro atteggiamento. A casa nostra c’erano un sacco di peluches e giochi come macchinine e bambole e Alexy passava intere giornate ad inventarsi storie assurde con tutto ciò che lo circondava. Ricordo che anche io ci provavo, ma la mia immaginazione non era vasta come la sua. Non capivo la sua gioia, la sua meraviglia, non capivo come facevano a brillare così i suoi occhi. “Guarda Armin! Questa è la caverna del troll cattivo!” gridava indicando la capanna che i nostri genitori avevano costruito mettendo una coperta su due poltrone. Io lo guardavo stranito, poiché non vedevo nulla al di fuori della realtà. Ero triste, molto triste, perché io non riuscivo a vedere quello che i suoi occhi vedevano. Perché non riesco ad essere come lui? Non ricordo nemmeno quante volte mi sono posto quella domanda. Non riuscivo ad immaginare e a spaziare con la mente. Proprio non ci riuscivo. Poi, qualcosa è cambiato. Era il nostro nono compleanno e stavamo scartando i regali. Un pacchetto verde attirò subito la mia attenzione. Lo afferrai aprendolo ed estraendone una scatola. Osservai la scritta “game boy” incuriosito, non capendo cosa avevo difronte. Quando aprii la scatola ed infilai nella console il gioco che trovai nella stessa, un nuovo mondo mi si spalancò. Non riuscivo ad immaginarmi avventure come faceva mio fratello, ma avevo appena trovato qualcosa che poteva farlo per me, permettendomi di vedere quel mondo fantastico che da sempre sognavo di vedere. Da quel momento ho trovato il mio primo ed unico interesse. Gli anni sono passati e sono cambiate un sacco di cose: gli atteggiamenti ambigui di Alexy sono sfociati nella verità, ad esempio. Quando ha dichiarato apertamente di essere gay la cosa non mi ha sorpreso più di tanto. I suoi vestiti stravaganti mi avevano fatto sorgere dei dubbi, ma quando si è tinto la testa di azzurro la sua omosessualità mi è parsa evidente. I nostri genitori, all’inizio shockati, hanno accettato di buon grado la cosa ed io, dal canto mio, non sono stato particolarmente traumatizzato dalla cosa. L’importante per me è che lui sia felice indipendentemente dal fatto che abbia un uomo o una donna al suo fianco. Ora abbiamo diciotto anni e frequentiamo la quinta superiore al liceo dolce amoris. Io non ho molti amici, anzi direi che non ne ho proprio, non che mi importi averne. Non sono mai stato bravo a relazionarmi con la gente, ho sempre preferito stare in disparte. Non sono una persona espansiva e quindi non è mio interesse interagire con le persone. Passavo le giornate con i miei videogames, miei unici ed inseparabili compagni di vita. Alexy mi ripeteva spesso di cambiare e di cercare di essere più socievole ma fingevo di non sentirlo dato che non ero davvero interessato a quello che tentava di dirmi o farmi fare. “Un giorno le cose cambieranno!” mi ripeteva testardo ma io reagivo in modo indifferente, convinto che avesse torto marcio. Poi, un giorno, le mie convinzioni vennero stravolte. L’ultimo anno era iniziato da circa due settimane. Mi trovavo in corridoio intento a battere il boss finale sul mio videogioco durante i dieci minuti di intervallo. Premevo i tasti velocemente mentre l’eroina del mio videogioco, con i capelli rosa e gli occhi bianchi sferrava attacchi magici con la sua bacchetta. Il suo vestito lilla ondeggiava ad ogni suo movimento ed io ero ben attento a non farmi colpire dal nemico finale. I miei occhi erano rapiti da quell’ultimo scontro quando, per via di una piccola disattenzione, fallii l’attacco finale finendo per ricevere un attacco a catena dal boss che mi mandò al tappeto. Strinsi la console tra le mani cercando qualcuno contro cui tirare parole poco gentili ma quando i miei occhi si staccarono dallo schermo si sgranarono in un istate. Fu un attimo, una visione che mi parve quasi irreale. i suoi capelli rosa ondeggiavano mentre vagava con aria confusa nel corridoio. Indossava una gonna nera ed una maglia lilla. Mi avvicinai a lei quasi d’istinto e quando mi resi conto di quello che stavo facendo ormai la mia mano era già sulla sua spalla. I suoi occhi incrociarono i miei e rimasi folgorato. Ritrovai nel suo sguardo lo stesso bianco intenso di quello del mio personaggio.
-   Lucy…? –
Bofonchiai, quasi convinto che il personaggio del mio videogames fosse saltato fuori dal gioco per dirmene quattro poiché l’avevo fatto finire KO.
-   P-prego? –
Mi chiese con aria confusa, come se non volesse affatto che io fossi li. Scattai leggermente all’indietro togliendo la mano dalla sua spalla e portandomela dietro alla testa.
-   Io…hemm…ecco…no, niente. Ti…ti serve aiuto? Mi sembri spaesata –
Era tanto che non parlavo davvero con qualcuno. Tanto che non parlavo con una ragazza. I suoi occhi si posarono sui fogli che reggeva fra le mani, poi tornò a fissarmi.
-   Ecco…veramente sto cercando la sala delegati. Sai, dovrei trasferirmi in questo liceo e ho dei moduli da consegnare –
Mi rispose timidamente cercando di nascondere il disagio. Mi rendevo conto che, come me, si sentiva terribilmente in imbarazzo. Mi sentii subito in sintonia con lei che, come me, pareva non essere esperta con il contatto umano.
-   Seguimi – le dissi facendole cenno con la mano – ti accompagno –
Lei abbassò la testa facendo un timido segno di approvazione. Iniziammo a camminare, rigorosamente in silenzio, mentre intorno a noi la gente si fermava ad osservarla in modo curioso. Mi accorsi che osservavano anche me. Era raro vedermi con qualcuno che non fosse mio fratello anzi, probabilmente era la prima volta che mi facevo vedere con qualcuno di diverso da lui. Aumentai il passo cercando di sfuggire agli sguardi. Mi sentivo a disagio. Terribilmente a disagio. Camminavo spedito quando mi accorsi che, dietro di me, la nuova studentessa arrancava. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse piccola e minuta e di come, con le sue gambe corte, di certo aveva fatto fatica a stare dietro alle mie falcate. Rallentai di colpo e lei quasi mi venne addosso.
-   S-scusa. Mi dispiace aver aumentato così di colpo il passo. È che…non mi piace che la gente mi fissi –
-   Non piace nemmeno a me –
Mi rispose candidamente sorridendomi. Intravidi nei suoi occhi un bagliore, come se fosse sorpresa di trovare qualcuno come lei. Le sorrisi a mia volta ed io stesso mi sorpresi di quel mio gesto ma mi venne talmente naturale che non mi vergognai nemmeno più di tanto a farlo. Camminammo per qualche altro metro fino a raggiungere la sala delegati.
-   Siamo arrivati –
Le dissi quasi a malincuore. La sua presenza mi piaceva, mi sentivo tranquillo in sua compagnia. Lei mi sorrise prima di farmi un cenno di saluto accompagnato da un ringraziamento e voltarsi dandomi le spalle dirigendosi in sala delegati. Mi voltai anch’io diretto verso la mia classe quando la sua flebile voce mi raggiunse:
-   E comunque…il mio nome è Hope. Mi dispiace di aver deluso le tue aspettative ma io…non sono Lucy di kingdom of fates
Mi voltai appena in tempo per intravedere i suoi occhi sorridenti. Restai basito mentre la vidi scomparire dietro la porta. Nella mia mente i pensieri viaggiavano veloci. Il mio gioco preferito. Il mio personaggio preferito. La mia eroina preferita. Lei…sapeva. Lei sa. Lei ha capito. Quello fu il nostro primo incontro. Il momento in cui rimasi folgorato da te, che subito subito mi sembrasti il personaggio del mio videogioco, ma subito dopo mi catapultasti nella realtà, facendomi capire che non sei frutto della mia immaginazione mancata, ma il risultato della mia realtà non vissuta. Lei è qui per me. Pensai di getto, come se il senso della sua vita fosse quello di arrivare qui e farmi tornare nel mondo reale.



Commento dell'autrice: Salve a tutti xD Sinceramente ero indecisa se fare solo una ministoria o allungarla e farne una storia vera e propria con più capitoli xD Non so che fare per cui per ora ho deciso di lasciarla così. Se vi piacerebbe continuare a leggerla fatemelo sapere e mangari prenderò in considerazione l'idea di proseguire questa strana storiella xD Intanto ringrazio tutti coloro che si sono soffermati su questa piccola storiella e hanno deciso di leggerla tutta! Grazie mille e spero che vi sia piaciuta =D Lasciate una recensione se vi va mi fa piacere =D
   
 
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