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Autore: Rowan936    20/09/2014    1 recensioni
« Bentornata, Lady Sif. » le si rivolse Thor, ricordando che la guerriera facesse parte della scorta che aveva accompagnato il consorte nel suo viaggio. « Mi auguro che la trattativa abbia avuto buon esito. »
« La pace con Álfheimr è stata stipulata senza problemi, mio re. » disse Sif, mantenendo il capo chino. « Ma debbo portarvi una terribile notizia. »
« Parla, dunque. »
« Lungo la strada di ritorno, un gruppo di ribelli contrari all’alleanza con il nostro regno ci tesero un’imboscata. Portarono con loro delle bestie che mai ho veduto prima d’allora e ci misero in seria difficoltà. Tre guardie furono uccise e se noi altri ne uscimmo indenni fu solo grazie alla magia di Loki, che combatté valorosamente e ci portò alla vittoria. Ma perse la vita durante la battaglia, non rimase neppure un corpo da portare qui. » parlò Sif, [...]
« Thor… » esalò, senza capire, dimentica anche dell’etichetta a causa della confusione, mentre sul volto del Dio del Tuono appariva un sorrisetto beffardo, soddisfatto.
« Oh no, » proclamò il re, con una mezza risata. « Questa volta non ci cascherò. »

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[Thor/Loki][Post Thor The Dark World][What if?]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Sif, Thor
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest
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Non esisteva inverno, ad Asgard.
Ghiaccio e neve erano elementi distinti da quel mondo in cui tutto era luce e calore, a partire dall’oro che rivestiva le sale della dimora dei sovrani, fino a giungere alle chiome della maggioranza di coloro che dimoravano in quel regno.
D’oro erano anche i capelli di Thor Odinson, principe ereditario della casata di Odino, un tempo bambino ridente e vivace, che con una spada di legno tra le mani correva nei corridoi del palazzo, in seguito giovane impetuoso e amante della guerra, ora re, governatore del regno di Asgard, uomo con un potere tale tra le mani che pareva un miracolo che il suo cuore non ne fosse stato corrotto.
Erano però in pochi coloro che pensando a Thor Odinson ricordassero solo oro e luce, poiché, sin dalla più tenera età, un’ombra lo aveva accompagnato: un bambino, un giovane e infine un uomo dai capelli neri come ali di corvo e gli occhi del verde brillante che nella mente di molti identificava lo stereotipo di veleno.
Loki Laufeyson, cresciuto come Odinson, nato tra i ghiacci, nutrito di menzogne, macchiato di tradimento, corrotto dal dolore, imbevuto in sangue innocente, infine illuminato da un’inaspettata redenzione, era sempre stato al fianco principe dorato; pareva a lui legato da un filo, troppo sottile per essere visto, ma tanto forte da non poter essere spezzato nemmeno dalla volontà dello Jotun stesso.
Infatti, dopo aver tradito Asgard e tentato di conquistare Midgard, dopo aver tentato di uccidere colui che ancora credeva fermamente nella sua bontà, dopo aver combattuto nuovamente al fianco di quella stessa persona – godendo dell’illusione che tutto fosse tornato come prima, quando non c’erano ghiacci o menzogne troppo pesanti a dividerli, quando l’amore non era stato ancora forzato a mascherarsi da odio –, alla ricerca di vendetta, per poi ingannarlo – com’era nella sua natura –, lasciandogli piangere per la seconda volta la morte di un fratello che fratello non era, dopo aver usurpato il trono sotto le spoglie di Odino, obbligando il Padre degli Dei a vedere con i suoi occhi quanto fosse adatto al ruolo di sovrano – giacché con quel volto non suo gli riuscì incredibilmente facile agire con impeccabile saggezza –, dopo essere stato scoperto ed essersi visto tendere nuovamente – stupidamente – la mano da quel fratello che fratello non era e, in fondo, tutti i torti non aveva a credere nel suo cambiamento, era nuovamente accanto a lui – consigliere, fratello, ma soprattutto amante e compagno.
Stretto in un groviglio di pelle e lenzuola insieme alla persona che si era sempre rifiutata di lasciarlo andare, Loki era uno Jotun cresciuto nella convinzione di essere Asgardiano, un mostro che sedeva accanto a un dio, il punto d’incontro tra due mondi inconciliabili.
Molti si erano inizialmente opposti alla mescolanza di un essere dall’animo corrotto e il cuore marcio con quanto di più perfetto e divino – ai loro occhi – fosse mai esistito, ma Thor era re, non aveva voluto sentire ragioni, e tutti si erano visti costretti a chinare il capo, riconoscendo, presto o tardi, che il Dio del Tuono, con la sua naturale irruenza e impulsività, potesse essere un sovrano perfetto solo con qualcuno di riflessivo e acuto al suo fianco.
E chi meglio di Loki Lingua D’Argento, che in ingegno come in arti magiche era imbattuto e di strategia comprendeva più dei loro migliori generali, poteva ricoprire quel ruolo?
 
 
 
Disclaimer » Thor © Marvel Studios.
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Gli occhi vedono ciò che vogliono vedere
 
 
 
 
La Sala del Trono era in passato stata luogo di giochi, una stanza proibita, dove gli adulti parlavano di quelle faccende nelle quali i bambini non dovevano immischiarsi, ma ciò non aveva impedito ai due principi di Asgard di sgattaiolarvi dentro più e più volte.
L’aria sembrava ancora conservare l’eco di quelle limpide risate, nonostante fossero passati innumerevoli anni, nonostante quei fanciulli fossero ormai da tempo divenuti uomini.
Quante volte avevano fatto a turno per sedere sul trono, indossando le vesti di re mentre l’altro s’inginocchiava, subendo una condanna o ricevendo un elogio dal sovrano in miniatura? Quante volte avevano poi litigato, perché entrambi ritenevano d’essere perfetti per il ruolo che uno di loro un giorno avrebbe ricoperto?
Ora nella Sala del Trono vi era solo Thor, seduto con gli occhi socchiusi, mentre sbuffi stanchi abbandonavano di tanto in tanto le sue labbra.
Ciò che più gli era ostile nel suo ruolo di sovrano erano le faccende burocratiche, tanto che era solito lasciarle in mano a Loki, sicuramente più competente in quel campo. Ma lo Jotun era partito per una missione diplomatica – non rammentava neppure in quale regno, tanto la giornata lo aveva spossato –, così aveva dovuto fare da sé.
In quel momento, una figura minuta, il cui arrivo era stato annunciato poco prima, fece il suo ingresso nella sala, inchinandosi rispettosamente davanti al re.
« Bentornata, Lady Sif. » le si rivolse Thor, ricordando che la guerriera facesse parte della scorta che aveva accompagnato il consorte nel suo viaggio. « Mi auguro che la trattativa abbia avuto buon esito. »
« La pace con Álfheimr è stata stipulata senza problemi, mio re. » disse Sif, mantenendo il capo chino. « Ma debbo portarvi una terribile notizia. »
« Parla, dunque. »
« Lungo la strada di ritorno, un gruppo di ribelli contrari all’alleanza con il nostro regno ci tesero un’imboscata. Portarono con loro delle bestie che mai ho veduto prima d’allora e ci misero in seria difficoltà. Tre guardie furono uccise e se noi altri ne uscimmo indenni fu solo grazie alla magia di Loki, che combatté valorosamente e ci portò alla vittoria. Ma perse la vita durante la battaglia, non rimase neppure un corpo da portare qui. » parlò Sif, velocemente, mantenendo il capo abbassato senza il coraggio di guardare il volto del suo amico d’infanzia.
Attese una parola di congedo, un ringhio di rabbia e dolore da parte del sovrano, ma non avvertendo nulla, dopo interminabili istanti si decise ad alzare un poco lo sguardo, trovando negli occhi di Thor ciò che mai si sarebbe aspettata in quel momento.
In essi vi era un furbesco luccichio, lo stesso che tante volte li aveva animati quando in gioventù aveva ideato qualche gioco o missione, nella quale avrebbe trascinato primo tra tutti il fratello – sempre al suo fianco, tanto che la sua presenza agli occhi del principe dorato pareva scontata ogni volta –, ma anche i suoi amici.
« Thor… » esalò, senza capire, dimentica anche dell’etichetta a causa della confusione, mentre sul volto del Dio del Tuono appariva un sorrisetto beffardo, soddisfatto.
« Oh no, » proclamò il re, con una mezza risata. « Questa volta non ci cascherò. »
« Non capisco… » mormorò Sif e il re le rivolse un sorrisetto soddisfatto.
« Già due volte accadde che piansi la morte di mio fratello, quando egli in entrambe le occasioni riuscì invece a sfuggire dalla sua fine. È il Dio degli Inganni, fino al punto da poter eludere anche la Morte. » spiegò.
« No, Thor, non capisci: » negò la guerriera, alzando di più il capo. « l’ho visto, è morto davanti ai miei occhi, nessuno potrebbe fuggire al fato in un’occasione del genere. »
« Quando combattemmo contro, Malekith, » replicò il re, tranquillo. « Loki spirò tra le mia braccia. Lo strinsi, lo vidi chiudere gli occhi, avvertii il peso del suo corpo inerte tra le mia braccia. Eppure tornò. »
« Thor– » tentò nuovamente di protestare Sif, ma venne interrotta.
« Basta così. » proclamò il re, la voce tonante che rimbombava per tutta la sala. « Che siano organizzati degni funerali per le guardie cadute in questo scontro. E quando Loki farà ritorno, riconoscerete la ragione nelle mie parole. »
 
*
 
In gioventù aveva amato la guerra, bramato la sensazione di potere che provava colpendo i nemici con Mjolnir, vedendoli spirare per mano sua.
Aveva amato il sudore sulla pelle, il clamore della battaglia e l’adrenalina in corpo.
Ora, che era divenuto adulto e più saggio, qualcosa di quell’antica brama era rimasto, ma si trattava di un pallido eco, poiché non era più la stessa persona di allora.
Qualcosa, però, non era cambiato: il mago al suo fianco, che affrontava ogni scontro con lui e più volte gli aveva salvato la vita con i suoi “trucchi”. E se in passato non ne aveva riconosciuto il valore, adesso era solito condividere ogni vittoria con il consorte, elogiandolo per le sue azioni e benedicendo la sua magia.
Quel giorno, però, benché tornasse dalla battaglia vittorioso, non aveva nessuno al suo fianco: i soldati lo seguivano, stanchi ma illuminati di vittoriosa esultanza, ma quel posto accanto al re – che più volte in quello scontro aveva avuto la sensazione di essere scoperto e vulnerabile, senza Loki a guardargli le spalle – era tristemente vuoto.
Thor si domandava perché il consorte impiegasse tanto a tornare, a smettere con quella finta morte. Si domandava quale fosse il suo scopo, cosa stesse cercando di fare, e si riprometteva che avrebbe provveduto a sgridare quello che una volta aveva creduto suo fratello, poiché aveva lasciato che tutti – tranne lui, perché lui lo conosceva, aveva fiducia nelle sue capacità – lo credessero perduto per sempre.
Il re sentiva le voci che giravano a palazzo su quanto fosse illuso a credere in un ritorno dello Jotun caduto, era a conoscenza del fatto che nessuno a parte lui credesse in che fosse vivo, e più i giorni trascorrevano – lenti, freddi, in un letto vuoto e tra troppi impegni che da solo non riusciva a gestire come avrebbe dovuto, come avrebbe potuto se solo Loki fosse stato lì ad aiutarlo – più le voci aumentavano e i suoi amici tentavano di farlo ragionare.
Ma Thor non avrebbe ceduto, poiché Loki sarebbe tornato e quel giorno tutti avrebbero dovuto dargli ragione.
« Mio re, avete bisogno di cure. » disse una guardia, accennando alla ferita sanguinante che il Dio del Tuono sfoggiava al fianco destro.
« Non è nulla. » lo rassicurò il sovrano. « Solo un taglio superficiale, può benissimo attendere il ritorno ad Asgard. »
Doveva prestare più attenzione, però, altrimenti sarebbe stato lui a morire in assenza di Loki. E ciò non poteva accadere, poiché tempo addietro, quando ancora sui loro volti non vi era accenno di barba e il loro corpo era privo di cicatrici da battaglia, avevano giurato che avrebbero lasciato quel mondo insieme, combattendo fianco a fianco come avevano sempre fatto.
 
« Porgimi il braccio, fratello. » disse Thor, in tono solenne, allungando il proprio arto verso l’altro ragazzino. Su entrambi gli avambracci, spiccava un taglio rosso scarlatto, che stava liberando quel sangue identico poiché potessero suggellare la loro promessa nel modo più sicuro possibile.
Loki sovrappose la propria ferita a quella del fratello, guardandolo negli occhi con sicurezza e un accenno di riso, nonostante ciò che stavano facendo fosse estremamente importante per entrambi.
« Giuri tu, Loki Odinson, di combattere al mio fianco per i secoli a venire? » pronunciò Thor, scandendo lentamente le parole e alzando il mento con baldanza.
« Lo giuro. » fu la replica di Loki, che cercò di rendere la propria voce acuta di ragazzino tonante e profonda come si confaceva a un adulto.
« E giuri di essere al mio fianco anche nell’ultima battaglia, di spirare al mio fianco, gloriosamente, durante uno scontro del quale i nostri discendenti tesseranno le lodi negli anni a venire? »
« Lo giuro. »
« E io, Thor Odinson, giuro tutto questo a te. »
Rimasero in silenzio per qualche istante, le espressioni serie e solenni che vacillavano come fatte d’acqua, poi scoppiarono a ridere all’unisono, allontanando le braccia e sciogliendo la stretta che avevano avvolto ognuno attorno al polso dell’altro.
« Era necessario fare tutto questo? » domandò Loki, tra le risa, estraendo un fazzoletto per asciugare il sangue che sporcava il braccio pallido.
« No. » replicò Thor, con una scrollata di spalle. « Ma era divertente. »
« Tanto saremmo morti insieme comunque. » aggiunse Loki, porgendo il fazzoletto al fratello così che potesse servirsene per pulirsi anch’egli.
« Questo è scontato, fratello, ma così è molto più solenne. » dichiarò Thor.
 
*
 
L’accesso alle stanze del re era proibito a chiunque non fosse il sovrano stesso o il suo consorte, eppure quel giorno una piccola folla si trovava attorno al letto di Thor.
Egli, barba e capelli resi candidi dagli anni trascorsi, il volto solcato da rughe che testimoniavano quanti secoli pesassero sulle possenti spalle, si trovava disteso, nella stessa posa di un morto nella bara, gli occhi chiusi e il petto che si alzava e abbassava lentamente.
Ai lati della figura dormiente, laddove si sarebbero dovuti trovare quei figli che egli non aveva voluto avere, non senza il suo consorte che ancora non era tornato – Loki, non appena poserò i miei occhi su di te assaggerai il sapore di Mjolnir, parola di Thor Odinson. –, si trovavano le curatrici, che nulla potevano contro la vecchiaia e si limitavano ad assistere l’amato re – che se ne sarebbe andato senza eredi, reso cieco da una speranza che non voleva arrendersi alla realtà – nei suoi ultimi momenti.
In tanti avevano provato a convincere Thor a risposarsi, a celebrare un funerale in onore di Loki e arrendersi al fatto che mai più avrebbe fatto ritorno, ma egli – testardo, cieco – non aveva dato loro retta.
Era sopravvissuto a ogni battaglia, lasciandosi alle spalle le vite di tutti i suoi amici, periti con onore combattendo per Asgard, solo per attendere il ritorno di Loki, del Dio degli Inganni, che aveva eluso la morte due volte e secondo lui vi era riuscito una terza.
Era arrabbiato, Thor, perché il suo consorte lo aveva lasciato solo tutti quegli anni, per un motivo oscuro che si sarebbe fatto prontamente spiegare, e ora giaceva da solo, senza nessun affetto accanto a sé.
« Loki… » chiamò, socchiudendo gli occhi divenuti di un azzurro spento, mentre la curatrice più vicina sorrideva tristemente.
« È morto tempo fa, mio re. » disse, gentilmente.
Una sottile e roca risata abbandonò le labbra di Thor.
« Solti coloro che credono a questa falsa notizia. » mormorò « Spero solo che si sbrighi a tornare, ogni giuramento va mantenuto. Quante gliene dirò quando rivedrò il suo volto! »
Le curatrici si scambiarono occhiate tristi, sapendo quanto le speranze del loro sovrano fossero vane.
Un attacco di tosse squassò il corpo del re, mentre il sole splendeva fuori dalla finestra. Nei racconti spesso in momenti di tale tristezza pioveva, ma quel giorno non vi era nessuna nuvola in cielo, poiché l’unico in grado di portare tempeste ad Asgard giaceva in un letto con il cuore colmo di vana speranza.
Thor fissò lo sguardo davanti a sé, gli parve di vedere qualcosa e sorrise.
« Finalmente. » esalò, prima di chiudere gli occhi per sempre, lasciando il suo regno a piangere la morte dell’amato sovrano e a fronteggiare le lotte per un trono senza legittimi pretendenti.
 


 
« A volte ho paura. » confessò Thor, piano, lo sguardo fisso sul lenzuolo illuminato dalla fioca luce della luna e le braccia strette attorno alle ginocchia. « Ho paura di fare qualcosa di sbagliato, e allora tutti mi odieranno e io rimarrò solo. »
Seduto accanto a lui, il braccio che sfiorava quello del fratello, si trovava Loki, le gambe incrociate e la schiena dritta, mentre gli occhi colmi di sorpresa scattavano verso l’altro ragazzino, con il quale era solito chiacchierare durante le notti insonni.
« Nessuno potrebbe mai odiarti, Thor. » lo consolò con gentilezza e un lieve sorriso che conteneva un’impercettibile punta di amarezza. « Tu sei il principe perfetto. E diverrai un valoroso guerriero. »
« Non è vero, sono goffo come un Pentapalmo. » negò Thor, sconsolato. « Tu hai più l’aspetto di un principe. A volte t’invidio per questo. »
Loki gli lanciò un’occhiata stupita, non potendo credere che il fratello amato da tutti, così conforme all’etichetta di Asgard, potesse provare gelosia nei confronti di colui che invece non riusciva a integrarsi in quel mondo che a volte gli pareva quasi estraneo, come un posto in cui era capitato per caso e al quale non apparteneva.
« Non dire sciocchezze. Padre è orgogliosissimo di te, così come madre e chiunque altro ad Asgard. » gli disse tuttavia, senza dar voce al proprio stupore.
« Tu mi lasceresti mai solo? » domandò Thor, a bruciapelo, fissandolo con occhi che brillavano nella penombra. « Potresti mai odiarmi? »
Loki lo fissò qualche istante, come per comprendere se fosse serio, infine sorrise.
« Fratello… » esordì « Non ti lascerei mai solo. A volte t’invidio un po’, lo ammetto, ma non dubitare mai che io ti ami. »
Thor gli regalò un luminoso sorriso, portando la mano sul suo collo in quel gesto così familiare, per poi stringere leggermente la presa, con gentilezza.
Non c’era bisogno di altre parole, per quella notte.
 
 
 
 
 
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Angolo autrice
 
Mmh. D’accordo. Inizio col ringraziarvi per essere giunti alla fine di questa OS, significa tanto per me :) Si tratta del mio primo scritto nel fandom di Thor, che comunque frequento da un po’ e… Niente, non avevo intenzione di cominciare con qualcosa di così malinconico e insensato, ma chiunque si diletti scrivendo fanfiction sa benissimo che Madama Ispirazione fa un po’ quel che le pare, dunque bisogna assecondarla. Ed è quello che ho fatto, scrivendo questa OS.
È – come spero si sia capito dalla prima parte, scritta appunto per contestualizzare un po’ il tutto – ambientata in un ipotetico futuro in cui Loki ha incontrato la redenzione (non so come, ma comunque…) e ora regna al fianco di Thor. Sì, amo il Thorki. Tanto.
La nota OOC è più che altro una precauzione, dovuta al fatto che io non sia assolutamente certa di essere riuscita a rendere i personaggi, soprattutto Thor, che qui è il più presente ed è un po’… Particolare, ecco.
Per quanto riguarda l’incest, invece, tutti sappiamo che non vi siano legami di sangue tra Thor e Loki, ma sono stati allevati insieme, dunque sono legalmente fratelli e la nota è necessaria.
La storia mi è stata ispirata da un prompt che ho trovato su Tumblr tempo fa e che mi è tornato alla mente in questi giorni, mi dispiace ma non ricordo l’indirizzo, se qualcuno avesse un’idea di quale possa essere questo post, si senta libero di dirmelo, mi farebbe solo un favore :)
Nel caso trovaste qualche errore, inoltre, siete cortesemente invitati a farmelo presente, così che possa provvedere a correggere :)
Recensioni positive e critiche costruttive sono entrambe ben accette, ancora una volta grazie a chiunque sia arrivato fin qui :)
PS: Dimenticavo: l’idea presente alla fine, con Thor che si sente goffo in confronto a Loki, non è del tutto farina del mio sacco, perché l’ho trovata in molte fanfiction inglesi e forse anche da qualche parte su Efp, anche se al momento non mi viene in mente alcun titolo :)
PPS: Sempre nella scena finale, “A volte t’invidio un po’, ma non dubitare mai che io ti ami” è una ripresa della citazione di Loki “A volte sono invidioso, ma non dubitare mai che io ti ami” presa da una scena tagliata del primo film di Thor.


 
  
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