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Autore: Mirae    20/09/2014    1 recensioni
La protagonista della storia sono io, vista con gli occhi di una mia collega, di poco più giovane di me. È sposata con figli. Non è Italiana, bensì Albanese, per cui la costruzione – soprattutto verbale – del testo risulta piuttosto semplice e a volte erronea. Lavora nella mia stessa ditta da cinque anni. Se devo essere sincera, non so che cosa pensa esattamente di me: non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo apertamente, ma sul lavoro, lontano dalle orecchie dei responsabili, chiacchieriamo e scherziamo sul mio arrivare perennemente per il rotto della cuffia, quando non apertamente in ritardo (ma questo, fortunatamente, non accade quasi mai), o quando, giunta nel parcheggio e chiusa la macchina, mi ricordo di aver dimenticato qualcosa a casa…
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A scoppio ritardato

 
Ecco che arriva. Finalmente, aggiungo. Questo significa che tra pochi secondi cominciamo a lavorare. Lei è così: arriva sempre all’ultimo secondo utile, che poi, non è che abbia qualche bambino da allattare, o che la tiene sveglia quasi tutta la notte. Che cosa le costa alzarsi cinque minuti prima e arrivare con calma? No, lei deve sempre essere di corsa e, infatti, anche questa volta ha indossato male la cuffia, ma che glielo dico a fare? Tanto lei considera la divisa come “straccetti”…
«Sempre di corsa?» Le chiedo, quando ci siamo sistemate al nastro.
«Già, questa mattina la sveglia non ha suonato».
Chissà perché ero sicura che avrebbe avuto la risposta pronta?
E… quindi? Mi verrebbe da chiederle, visto che si è subito chiusa nel suo mutismo. Sono cinque anni che lavoro qua dentro e so per certo che non lo fa perché mi trova antipatica, dal momento che parla pochissimo con chiunque, però, sono solo le sei del mattino! Se continua così, il tempo non passa più!
«Alza un po’!»
Come non detto: volevo provare a coinvolgerla in una discussione, ma l’arrivo della capoturno spazza via le mie speranze di una chiacchierata. Naturalmente, lei si oppone, ma non c’è nulla da fare: i vassoi con le mele ci arrivano pieni e la velocità è troppo bassa.
Ha la mano pesante, però: altro che alzare solo un po’! Come minimo avrà messo la velocità a forza dieci. Infatti, alla prima occasione, ferma il nastro perché adesso i vassoi arrivano troppo vuoti e non c’è più nessuna donna dopo di noi. Cioè, una donna ci sarebbe, ma lei deve riempire le scatole con questi vassoi, e non è certo compito suo aggiungere mele mancanti o sostituire quelle danneggiate, o addirittura marce: quello è compito nostro.
«Che cosa hai fatto di bello, ieri pomeriggio?» Riprovo, una volta che la capoturno se ne è andata.
E lei comincia a raccontarmi del suo romanzo nel cassetto: pare si sia ispirata a un affresco del castello, e poi mi parla dei libri che ama leggere. 
Siamo diverse: io amo guardare le vetrine di abiti e accessori, anche se non amo spendere, invece lei si perderebbe in una libreria. Altro che mutismo: adesso pare non smetterla più!
Evidentemente è la sua natura essere a scoppio ritardato.
   
 
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