Fumetti/Cartoni americani > Leone Cane Fifone
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Autore: Lamalamy    20/09/2014    6 recensioni
Molti di voi conoscono il mitico cartone Leone il cane fifone, che ci ha fatto ridere sin dall'infanzia nei suoi spericolati tentativi di salvare la sua famiglia attira guai dalle più assurde peripezie. Bene, io qui vi propongo Leone alle prese con una situazione con cui non l'abbiamo mai visto misurarsi: la gelosia. Buona lettura, ringrazio tutti coloro che mi cliccheranno :)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Giustino, Leone, Marilù, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Leone! Leone, dove sei?
Il cagnolino rosa dormiva sereno appallottolato sul tappeto di fronte alla tivù, in salotto. Da quando era stato adottato da quella famiglia lo scopo della sua vita era diventato quello di proteggere la sua amata Marilù. Anche l'anziana donna nutriva per il suo cucciolo un affetto materno e lo trattava con immensa dolcezza e gentilezza. Il marito di Marilù, il brontolone ed egoista Giustino, al contrario, non aveva mai sopportato la presenza del cane e provava addirittura divertimento nel spaventare il povero Leone con maschere grottesche, versacci o urlandogli contro "stupido cane!" anche senza alcun motivo. Leone però aveva avuto modo di notare che era sgarbato anche con la moglie, concludendo che fosse un fatto di carattere e che non si trattasse di un accanimento particolare nei suoi confronti; tuttavia lo faceva star molto male.
- Meno male che c'è Marilù, la mia Marilù. - pensava sempre. La donna oltretutto puniva tempestivamente Giustino colpendolo sulla testa con un mattarello, ogni volta che l'uomo si divertiva ad importunare il cagnolino e questo rendeva Leone ancora più attaccato alla sua nuova mamma.
- Leone! - la voce amorevole si diffondeva dalla cucina alle altre stanze.
- Stupido cane! Svegliati! Non senti che ti sta chiamando Marilù dalla cucina?! - sbuffò il contadino, interrompendo infastidito la sua quotidiana lettura del giornale.
Leone saltò in piedi con il cuore palpitante per il risveglio violento e si avviò in cucina.
- Amore, sto cucinando una bella crostata, sei contento? Vuoi darmi una mano ad impastarla?
Gli occhi di Leone si addolcirono assieme al sorriso: si rendeva conto ogni giorno di più di quanto la sua dolce padrona fosse premurosa con lui; nonostante fosse un cane paurosissimo, si sarebbe lanciato in qualunque guaio per il suo bene.   
Si mise ad appiattire col mattarello l'impasto candido che gli aveva lasciato sul tavolino, mentre lei lavava gli attrezzi da cucina che aveva utilizzato.
- Leone, amore, devo parlarti. A Giustino già l'ho detto.
Il cane corrugò la fronte, non aveva mai sentito Marilù parlargli con questo tono serio, aveva timore fosse qualcosa di brutto. Mentre l'animaletto rosa si stava preoccupando, la signora si voltò di scatto dal lavabo, guardandolo negli occhi e sorridendo.
- L'altra domenica alla fiera ho visto un cagnolino carinissimo, con tanto pelo, tutto arruffato e bianco. Gli ho voluto bene sin dal primo sguardo, ho deciso che domani lo comprerò e starà con noi, così potrà anche divertirsi con te.
La preoccupazione di Leone aveva avuto conferma, era una notizia terribile. Il cane si sentì tremare come di freddo e non poté fingere uno sguardo felice per compiacere la sua Marilù.
- Leone, sei preoccupato? Vedrai che ti piacerà e come voglio bene a te, vorrò bene a lui.
Si alzò dalla sedia del tavolino, lasciando inconcluso l'impasto che stava modellando e tornò in salone ad accucciarsi, dove trovò nuovamente Giustino.
- Stupido cane pulcioso, sei già tornato. - battibeccò acidamente l'uomo.
Leone non diede peso all'ennesima offesa, si sdraiò pensieroso. Si sforzava di concentrarsi sui risvolti positivi della notizia: magari sarebbe stato un cagnolino a posto, un cagnolino simpatico, dolce, innocuo, che forse sarebbe finito per essere un ottimo compagno di giochi; sarebbe stato carino. Tuttavia gli aspetti positivi sembravano nulla a confronto dei negativi; la mente gli tornava incontrollabilmente su un unico oggetto: Marilù. Era la sua padroncina e poteva essere solo sua. Lo tormentava la paura di perdere l’esclusività, cioè di non essere più il centro indiscusso dell'affetto e dell'attenzione che prima era; di essere in qualche modo detronizzato dalla vita di Marilù. 
La gelosia dominò il povero Leone per tutta la notte, alternandosi con la vorace curiosità di conoscere il nuovo componente della famiglia. Le sue sensazioni negative erano frutto di una normale gelosia o di un atroce presentimento? Dopotutto la gelosia stessa, a volte, non è altro che prevenzione. E' normale d'altra parte che nel cucciolo, fino ad allora vissuto al centro della vita di Marilù, si scatenino i drammi dell’antagonismo e della gelosia. 
La mattina successiva l'umore del cagnetto rosa era pessimo: quando aprì gli occhi gonfi e solcati da profonde e violacee occhiaie, effetto dell'insonnia, si girò in cerca della padroncina, ma non la vide. Il letto era già perfettamente rifatto, la casa emanava un accogliente profumo di fresco, il bagno luccicava di pulito. Scendendo in salotto Leone trovò come al solito Giustino sulla poltrona a leggere il giornale con la tivù attiva sul telegiornale, ma ancora nessuna traccia della moglie. S'affacciò in cucina, dove il tavolo era stato igenizzato, il pavimento lucidato, gli utensili e le stoviglie sui ripiani ordinati e ben disposti: Leone era shockato. Di solito si svegliava accanto a Marilù la mattina e andavano a fare colazione insieme con un dolce, oggi al suo risveglio si trovò solo perché tutta l'attenzione della donna si era concentrata sulla preparazione della casa per il nuovo arrivo. Si sentì assalito dalla tristezza, inconsciamente stava già notando tutti i minimi atteggiamenti inusuali della padrona da quando le era saltata in testa l'idea del nuovo cucciolo; la gelosia lo faceva impazzire, ingrandiva degli insignificanti cambiamenti fino a renderli mancanze d'affetto incolmabili, con una puntigliosità del tutto esagerata. Aveva fatto un dramma già per quella colazione. Somatizzando la tristezza, gli sfuggì un urlo malinconico.
-Marilùùùù! - ululò, quasi come un richiamo d'affetto.
La donna accorse nell'immediato.
-Tesoro, ti sei svegliato? Scusa, stamattina non ti ho aspettato a letto, mi sono alzata presto per pulire, hai visto? Tutto pronto per l'arrivo di quel batuffolo!
Leone finse un sorriso sconsolato e poi si sforzò per ricordarsi in che stato aveva trovato la casa quando era venuto ad abitare con loro. La competizione con l'ignoto cane era già iniziata.
- Oh santo cielo! E' tardi, sarebbe meglio partire. Giustino! Sei pronto? - Corse in casa a cambiarsi, con ancora indosso i guanti verde scuro da giardinaggio sporchi di fango; a Leone sembrò che non gli avesse dedicato nemmeno un'occhiata.
- Bla bla bla, sempre a rompere. Io sono pronto da un pezzo. - la voce urtata di Giustino arrivava lontana alle orecchie del cagnolino, che rimase fuori dalla porta.
- Bene, allora dirigiamoci al furgone. Vieni cucciolo!
Il viaggio in auto fu lunghissimo, soprattutto per Leone che, acciambellato sulle ginocchia della, ancora sua, padrona, lo passò a pensare.
- Eccoci! - Si sentì interrompere dalla voce emozionata di Marilù. Mentre si ricalava nella triste situazione, percepì effettivamente il rallentare del furgone nel parcheggio sterrato; inghiottì rumorosamente, prese un respiro e scese dall'auto. Giustino gli mise il collare e lo buttò a terra senza la minima grazia, facendogli un po' male, poi si addentrarono tra la massa di gente, in cerca del recinto del cucciolo.
- Oh eccolo, che amore! Salve signore, vorremmo acquistare questo delizioso batuffolino bianco! - a Marilù brillavano gli occhi.
- Senz'altro. - rispose cortesemente il proprietario.
Leone si era inizialmente rifiutato di guardare, si era imposto di rimanere girato dall'altra parte perché sapeva di non poter sopportare la scena in cui la sua Marilù avrebbe preso in braccio un altro cane come faceva con lui; tuttavia giunti al recinto la curiosità gli fece fallire il proposito. Si affacciò dalle gambe di Giustino, vide che il contadino che stava prima parlando con Marilù si era girato di spalle e si era chinato a raccogliere la creaturina da terra. Quando l'uomo si voltò, Leone vide tra le sue braccia un ammasso indecifrabile di peli bianchi che gli sembrarono morbidissimi; anche il muso del cucciolo era sotterrato quasi totalmente dai peli, tanto che Leone riusciva a distinguervi solo un puntino nero lucido, che identificò come il naso. Successivamente vide gli occhi aprirsi: da chiusi effettivamente non si differenziavano dal pelo. Erano scuri e lucidi quanto il nasino. Il cagnolino si guardò intorno accorgendosi di esser stato preso in braccio e alzò le orecchie disorientato dall'altezza e da tutto quel trambusto, e allora Leone riuscì ad osservarlo bene.
- Eccola, la mia piccolina. - disse il venditore, dandogli una carezza sul muso. 
Leone drizzò le orecchie.
- E-eccola? E' una femmina? Ohhh dannazione, Marilù! - Ringhiò Giustino, su tutte le furie - Avevi detto che era un maschio! Non se ne parla proprio, ho già accettato di farti prendere un altro stupidissimo cagnaccio, ma se ora per di più scopro che la vuoi femmina no! Ci mancava solo una dannatissima femmina di cane, porca miseria! 
Leone fu più volte strattonato al guinzaglio da Giustino durante lo sfogo, ma non gli importava: era scosso più da ciò che aveva appena udito: una femmina. Non avrebbe avuto un compagno di giochi, ma al massimo una compagna, di giochi. Il contadino stava per porgere a Marilù la bestiolina in vendita, ma alla reazione di Giustino, la tenne in braccio e rimase visibilmente in imbarazzo, aspettava che la donna dicesse qualcosa; la creaturina bianca aveva uno sguardo impaurito e le orecchie alzate.
- Giustino, per l'amor del cielo! Non sapevo nemmeno io che fosse femmina, per questo non te l'ho detto, scusami. Ma non vedi com'è carina, caro? - carezzò la pelliccia morbida. - Non importa assolutamente nulla che è una cagnolina, la amo già.
Giustino si arrese e s'allontanò sbuffando.
- Ehm, a-allora va bene? - rispose il proprietario, ancora turbato dalla scena precedente e felice più che mai che il nervoso marito della sua acquirente si fosse allontanato. 
- Mi segua pure. - poggiò la cagnolina fuori dal recinto.
Appena messe le zampette a terra, la candida creaturina si avvicinò scodinzolante a Leone e gli diede un bacino in mezzo ai baffi. Leone, prima diffidente e guardingo, si sentì d'un tratto sciogliere, i muscoli delle zampe posteriori gli cedettero e piombò seduto. Il cuore gli palpitava forte in petto, i peli della schiena gli si rizzarono di colpo e anche le palpebre, senza che se ne accorgesse, gli si erano piegate in uno sguardo da ebete. La cagnolina era divertita, scodinzolava, e Leone, felice, capì che a casa insieme sarebbero stati più che bene, benissimo. 
   
 
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