“che
se ne vada al
diavolo”.
Trovare una persona specifica con un
paio di brevi occhiate
in quel locale sovraffollato di Bombay non sarebbe risultato facile a
nessuno,
ma Emerald J. V. P. Lancaster col suo passato da DJ aveva
l’occhio allenato a
trovare la persona che le interessava in una masnada di gente.
Specialmente se la persona in
questione era il vecchio
porcello con cui viaggiava ormai da un mese e più.
Sollevò lentamente il
sopracciglio, con l’improvvisa quanto
insensata voglia di lanciare contro una parete uno dei due cocktail che
aveva
in mano. Non che
tali sentimenti
trasparissero dalla sua espressione, che sembrava piuttosto
un’annoiata ed
anche un po’fredda aria di sufficienza,
come a dire “non so cosa è che pensi di fare, ma
non mi interessa neppure; come
ti pare!”.
«ma tu guarda questo babbuino
arrapato…come mi allontano un
minuto…» borbottò tra sé e
sé «allora è
proprio questione che gli piace mettere le mani su carne
giovane».
Osservò la scena a diversi
metri di distanza da lei ancora
per qualche istante, per poi fare spallucce, sollevare il mento e
girare sui
tacchi dopo essersi gettata i capelli neri alle spalle con un cenno
della mano.
A quel punto, pensò la ragazza, si sarebbe bevuta entrambi i
cocktail invece
che uno solo come aveva pensato.
Rapida tornò al bancone,
montando sullo sgabello ed
accavallando le gambe praticamente del tutto scoperte a causa del mini
abito
rosso molto sexy che indossava. Ecco, la serata era cominciata male
anche solo
per quello…
“teoricamente
un
vestito dovrebbe porre l’accento su quei pochi pregi che hai,
e nascondere ciò
che invece MANCA”.
“allora
tu ficcati
sotto un burqa di quelli con la retìna sugli occhi e non
scartavetrare le palle”.
Erano le loro classiche frecciate,
precisamente quella di
Warsman si riferiva al fatto che non avesse molto seno e che dunque
quel
vestito estremamente scollato fosse inappropriato, ma quella sera
l’avevano
innervosita. Forse perché lei stessa risentiva del
nervosismo che aveva
accompagnato il suo compagno di viaggio da quattro giorni a quella
parte; dalla
prima sera che avevano messo piede in quel locale, precisamente, e le
fosse
preso un colpo se avesse capito il motivo.
“ma francamente non vedo
perché dovrei tentare di cercare di
capire cosa pensa uno psicotico isterico nevroticheggiante con tendenze
schizomaniacali -nemmeno troppo- sublimate nonché
stronzo” si disse, decidendo
di non stare a pensarci troppo e godersi la serata, e se Flash si fosse
portato
a casa quell’indiana con cui stava -“provandoci
sfacciatamente”- parlando,
pace all’anima
sua; magari così facendo l’avrebbe piantata di
frugare nel suo cassetto dell’intimo.
Lui asseriva di mettere a posto il bucato…
“seh! E io sono un
cinghiale albino!”
…ma lei aveva
tutt’altra opinione a riguardo, che peraltro
gli aveva già fatto presente nella loro precedente tappa a
Roma.
«ciao…sei
sola?»
Sentendo quella voce sconosciuta la
ragazza si voltò. «ciao…dipende.
Se sei un maniaco con tendenze sadiche no, ho un esercito di bestioni
nascosto
dietro il bancone» pura ironia da due soldi, ma il braccio
potenziato che aveva
non scherzava altrettanto.
«non sono un
maniaco» sollevò le braccia «non ho
tendenze
sadiche» le sorrise. Emerald notò che i denti
bianchissimi creavano un
piacevole contrasto con la pelle ambrata da indiano «e quanto
all’esercito non
stento a crederci. Tu sei Emerald Lancaster, giusto? …sono
felice di vedere che
stai bene anche se è successo…quel che
è successo» ovviamente si riferiva al
fatto che suo padre le avesse sparato per errore nelle finali del
Torneo. La
guardò. «a proposito, bel vestito».
Dopo qualche esitazione Emerald
sorrise al ragazzo, che
presentava un fisico muscoloso, un tatuaggio rosso sul petto e dei
pantaloni
bianchi come il turbante che aveva in testa, e gli passò il
drink che era in
origine destinato a Lord Flash. «grazie. Con chi ho il
piacere…?»
«mi chiamo Samù.
Sono un chojin…tu frequentavi Kid Muscle e
gli altri, non so se mi hanno mai nominato…ero con loro alla
Scuola di Ercole,
ma Ramenman me le ha suonate all’esame finale,
purtroppo».
Chojin. Quasi Muscle Leaguer. Bravo
ragazzo che non avrebbe
tentato di stuprarla. Tutto a posto.
«ah! Si, si,
Samù, come no. Mi parlavano bene di te»
“ho
trovato compagnia. Serata svoltata!” «e comunque,
per rispondere alla tua domanda…si,
sono completamente sola»
disse con un
gran sorriso «ci facciamo una bevuta, mh?»
«ahem…sicura di
poter bere?»
Piccino. Non la conosceva, e tanto
aveva tutta quella
premura. Magari non era bellissimo, ma tenero di sicuro.
«certo che posso. Sono
una ragazza forte e che si riprende molto in fretta»
ridacchiò e sollevò
delicatamente il mento del ragazzo avvicinando i loro volti
«ma per evitare i
farti preoccupare cercherò di non esagerare!»
disse allegramente facendogli l’occhiolino
«ed ora un brindisi per il nostro incontro!»
“ma guarda tu come si
atteggia con quel tizio appena
conosciuto…tutte quelle mossette…razza
di…di puttanella sfacciata tre
volte maledetta che non è altro!”
Nonostante la distanza e nonostante
la gente che c’era,
anche Warsman aveva l’occhio allenato per trovare la persona
desiderata in
mezzo al caos. Dal tavolo al quale era seduto aveva localizzato Emerald
già da
un pezzo…
«…e poi sono una
modella.
Non ancora la modella più ricercata della città
ma lo diventerò sicuramente. Insomma,
lo vedi bene che ho un corpo perfetto. Assolutamente perfetto, no? Ed
anche i
capelli sono perfetti. Ed il viso è come finemente cesellato
in avorio scuro»
tubò la donna seduta accanto al russo guardandosi allo
specchio, conversando
più con se stessa che con lui. Non che a Warsman
sinceramente importasse
minimamente di quanto aveva blaterato da quando l’aveva
invitata a sedersi con
lui, ed il fatto che quella donna sembrasse solo in cerca di qualcuno
che le
dicesse “ah ah. Si. Giusto. Assolutamente” tornava
molto utile, perché almeno lui
poteva concentrarsi sulle cose che gli interessavano davvero.
O meglio, sulle persone.
No, la persona.
Dalla prima volta che avevano messo
piede in quel maledetto
locale si era creato uno schema che a lui non piaceva per nulla:
arrivavano, si
sedevano ad un tavolo, lei dopo una mezz’ora si alzava per un
motivo qualunque
e lo mollava lì a bere da solo come un cretino per tutta la
sera, mentre lei
ballava e beveva a sua volta. Per fortuna mai abbastanza da
dimenticarsi del
taxi prenotato per le cinque del mattino perché, eh no, la
signorina prima
della chiusura non tornava mai. Invece
lui
quelle sere aveva sempre finito per chiamarne un altro per rientrare
nella casa
dove stavano lui ed Emerald prima delle una, e visto che tanto pagava
lei del
costo non avrebbe potuto importargli meno.
No, quello che gli seccava era che
uscissero insieme e poi
lei lo piantasse lì per andare a farsi offrire dei drink da
qualunque bel
giovanotto, per poi ballare a stretto contatto con i suddetti fasciata
in quei
suoi maledettissimi vestitini minuscoli. Era qualcosa che lo mandava
veramente
in bestia, ma guai a farglielo capire, perché poi quella si sarebbe montata la testa
pensando che gli rompesse
vederla strusciarsi con altri per
qualche assurdo motivo -come la gelosia- che giusto quel suo
microcervello
bacato poteva concepire.
Per cui, quando quella sera si era
alzata la prima volta
dicendo che avrebbe preso dei drink per entrambi, lui aveva invitato a
sedersi la
prima donna che gli era capitata davanti. Giusto per farle assaggiare
un po’della
sua stessa medicina, del tipo “non è piacevole
vero, eh, razza di stupida?!”.
Ma le cose non erano andate come
sperava. Lei li aveva
semplicemente guardati, aveva alzato un sopracciglio come per dirgli
“ah, ma
dai. Tanto non sei in grado di combinare niente, con quella”
aveva girato sui
tacchi, si era seduta al bancone del bar accavallando le gambe nude
-“ma chi si
pensa di essere, Sharon Stone in ‘Basic Instinct? Se lo
sogna!”- e adesso stava
sfacciatamente flirtando con quel
tizio, che peraltro se non si sbagliava era un chojin. Le risatine, le
mossette, le toccatine, qualche doppio senso sconcio a giudicare dal
rossore
sul volto del ragazzo…
Ed anche se, se mai, avrebbe dovuto
pensare al fatto che
Kevin non avrebbe gradito di sapere certe cose il giorno in cui loro
sarebbero
tornati a Tokyo…ebbene, il pensiero del suo allievo in quel
momento era lontano
anni luce dai pensieri di Warsman, che in un gesto profondamente
irritato
sbatté il bicchiere contro il tavolo finendo quasi per
romperlo.
«mi spiace,
ah…signorina, ma per me è giunta l’ora
di
andarmene».
«ma come? Di
già? …ah, comunque, trovi o no che il mio
sorriso sia perfetto?»
Lui lanciò
un’ultima occhiata mortifera verso il bancone. «perfettissimo, miss.
Arrivederci».
Si avviò a grandi passi
verso l’uscita, mentre anche per
quella sera chiamava un taxi in anticipo, pensando che tanto quella lì di certo non si
sarebbe fatta
vedere per tutta la notte. Anzi, che come minimo l’avrebbe
pure passata in compagnia. Non che
fossero affari
suoi. E non che gliene fregasse qualcosa, ovvio, quella
tanto era solo una troietta che probabilmente quella sera
avrebbe finito per cimentarsi in una prestazione gratuita. Figurarsi se
a lui
poteva importare qualcosa. E tanto con un chojin quasi-Muscle-Leaguer
(aveva
letto il labiale dell’indiano) non avrebbe nemmeno dovuto
esserci qualche
rischio che lei finisse ammazzata.
In ogni caso poi aveva con
sé la pistola, per non parlare
del braccio rinforzato…
«oh, finalmente questo taxi
ce l’ha fatta ad arrivare»
borbottò salendo.
…quindi poteva pure
andarsene amorevolmente al diavolo.
“la chiudo qui”
si disse, una volta arrivato a casa “mi
faccio una doccia, me ne vado a dormire, e all’inferno
Emerald ed il suo trastullo di
carne umana”.
Peccato che anche una volta sotto le
lenzuola i suoi
pensieri tornassero inevitabilmente lì.
Forse pure lei a quel punto era sotto
le lenzuola insieme a
quel chojin.
“…non che me ne
importi eh! Ma se contrae qualche malattia
venerea io non voglio saperne!”
Insieme a quel chojin a darsi alla
pazza gioia bevendo e
copulando come conigli.
“idem se finisse in coma
etilico per i troppi drink tra una botta e
l’altra. Sono affari suoi!”
Quella tappa del loro viaggio si
stava rivelando un
autentico schifo. Perlomeno in quelle precedenti quando uscivano
insieme,
restavano insieme. Giravano insieme, ballavano insieme, bevevano
insieme, e
tornavano a casa insieme senza che lui stesse a pensare a
dov’era o dove non
era, e con chi…
[…]
«ti
pare questa l’ora
di tornare?!! sono le otto del mattino! E potevi almeno
rispondere alle
telefonate!!!»
«senti, non rompere
eh…» sbuffò Emerald caracollando in
casa
«avevo da fare, e poi non ho proprio voglia di starti a
sentire adesso, io e
Samù abbiamo fatto colazione insieme ma quel cappuccino non
mi ha fatto un
cavolo, ed ho un sonno che porta via oltre al mal di testa, quindi
doccia e poi
nanna» si stiracchiò «e comunque sentimi
bene, se con l’indiana tettona stanotte
hai fatto flop non me ne può fregare di meno, ma non rompere
le scatole a me, right?»
Roba da riempirla di sberle, ed il
russo era fortemente
tentato. «non ho fatto alcun flop!!!»
«…ah no. E
allora lei dov’è? pfff…I
don’t care, non ho nemmeno voglia di prenderti per
il culo»
commentò stancamente incamminandosi su per le scale
«potere della doccia calda
vieni a me…!»
«e no! Non mi interessa se
farti quell’indiano per tutta la
notte di ha stancata, tu adesso mi stai a sentire»
sbottò Flash afferrandole il
polso «tu non puoi-»
«…farmi gli
indiani? Non c’è alcuna legge che me lo
vieterebbe, se anche lo facessi».
“se anche
lo…”
Quindi non era stata a letto con
Samù?...
«…non sono una
porca affamata di carne giovane come te!»
«chiudi la
bocca!!!»
«e poi non vedo cosa
potrebbe importarti».
«se vuoi saperlo, mi secca
che ogni sera mi pianti lì da
solo come uno scemo. Non perché io ami la tua compagnia, ma
perché buona
educazione vuole che se si esce insieme ad una persona non la si molli
da sola
ad un tavolo per ore, razza di screanzata!»
«io quantomeno non ho mai
portato altri uomini in casa,
anche se contrariamente a te questo posto mi
appartiene e ne avrei tutto il diritto!»
ribatté Hammy che cominciava a
scaldarsi.
«io
non ci ho portato
nessuno!!! Non ho fatto niente con quell’oca
lì!»
Da irritata Emerald parve diventare
semplicemente perplessa.
«ah no?»
« no! Volevo solo farti
capire come mi sono sentito io
queste sere, con te che te ne andavi senza considerarmi più
minimamente in un
locale in nessuno dei due conosce…nessuno! Che diamine,
dovresti almeno
arrivare a capire che è una mancanza di rispetto, e invece
no! devo perfino
spiegartelo!»
Emerald rimase per un
po’lì in silenzio, evitando di
guardarlo in faccia. Ma quando sollevò il volto, aveva su
quel dannato
sogghigno malizioso.
«abbiamo una pantegana
gelosa!» sentenziò per poi scoppiare
a ridere e tornando a salire le scale «se mi volevi tutta per
te bastava solo
dirlo!...certo, ti avrei mandato a quel paese, ma perlomeno avremmo
evitato
questa sceneggiata qui!» rise di nuovo, sarcastica.
«geloso un corno! Non sono
geloso!!! Puoi anche farti tutti gli
uomini di Bombay, ma pretendo rispetto!!!»
«sicuuuuro, e
l’occhiata mortifera prima di andartene me l’hai
lanciata per questo, neh? Ma vai ia, vai ia, vai
ia…»
«stai…zitta!!!»
Warsman provò a lanciarle un vaso, ma il colpo
andò a vuoto, e mentre Emerald
si infilava rapida sotto la doccia lo sentì emettere un
mezzo ringhio
esasperato.
“quindi non
c’è andato, con quella…chiaro. Temeva
di non
reggere” pensò chiudendo gli occhi e godendosi il
calore dell’acqua “ad ogni
modo magari non ha tutti i torti a lagnarsi del fatto che
l’ho lasciato solo un
paio di volte” …quattro, per la precisione
“mi sa che se voglio evitare rotture
dovrò accontentarlo”.
Ma tutto sommato, forse, l’idea di stare in compagnia l’una dell’altro non schifava poi così tanto nessuno dei due!
Considerando quanto sto rompendo con questi due forse avrei fatto meglio a fare una raccolta di one shot sul loro viaggio insieme, ma ormai pace.
Non vogliatemi troppo male per questa cosa qui.
Ah, il vestito di Hammy comunque lo trovate a questo link ---> http://csimg.pagineprezzi.it/srv/IT/2900950411365/T/340x340/C/FFFFFF/url/mini-abito-rosso-sexy.jpg