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Autore: Mad Genius    21/09/2014    2 recensioni
Piccola raccolta di momenti, tratti dai cinque libri di Percy Jackson E Gli Dèi Dell'Olimpo, narrati in terza persona da un punto di vista Divino. Un punto di vista alternativo a cinque momenti che hanno involto la coppia Percabeth. Contiene spoiler sui suddetti libri, quindi siete avvisati. Buona lettura!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afrodite, Annabeth Chase, Atena, Percy Jackson, Poseidone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro Momenti Di Disaccordo Divino E Uno Di Puro Stupore.

 

 

 

 

 

 

“La TV di Efesto.”

 

 

 

Atena era furiosa.

<< Guardate quegli idioti! >> Sghignazzò Ares compiaciuto della proprio “idea”.

Li aveva ingannati, Efesto non aspettava altro che cogliere quello sciocco del Dio della guerra e quella smorfiosa di Afrodite, ma sua figlia e quella testa d’alghe non lo potevano sapere. E la Dea dagli occhi di ferro osservava, con ansia crescente, l’amata figliola: affrontare ragni! Come avrebbe mai potuto farcela? E quella testa d’alghe a cosa stava pensando? Il tunnel dell’amore… era un porco proprio come il padre. Annabeth avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle da quel ragazzo, era pericoloso in più modi: la profezia, la sua stupidità… e lo strano sguardo che Annabeth gli lanciava la impensieriva. Era come con Luke… e tuttavia così diverso.

<< No! >> Si lasciò scappare Atena alla vista del salto tremendo appena capitato ai due ragazzini.

Poseidone si lasciò scappare un sospiro di sollievo, quando vide l’intervento di Gorver.

<< Dovrò premiare quel satiro… accidenti, Efesto! Ringrazia che non sia capitato nulla a mio figlio! >> Ruggì con voce potente, il Dio dei mari.

Il Dio appena richiamato, scrollò le spalle: aveva sperato davvero di catturare Ares e Afrodite e di umiliarli un’altra volta davanti tutti gli altri.

<< Silenzio, Poseidone. >> Tuonò la Dea dagli occhi tempestosi. << Efesto è stato fortunato per non aver danneggiato in alcun modo Annabeth, ma non sono comunque tranquilla riguardo la sua incolumità. E’ questo è a causa di tuo figlio. >>

<< Mio figlio!? Attenta, vecchia gufa, fino ad ora è stato il mio ragazzo a salvare la pelle a quella smorfiosa di tua figlia! >> Ruggì, Poseidone.

<< COSI’ CONTINUI A RICONOSCERE QUEL LADRO COME TUO FIGLIO? >> Aveva tuonato Zeus, che però fu tranquillamente ignorato dai litiganti.

Atena cominciò a scaldarsi.

<< Come osi, testa d’alghe? Senza Annabeth, quell’impiastro di tuo figlio  sarebbe un’altra delle statuine di Medusa! Senza contare le altre volte in cui mia figlia gli ha salvato il collo! E’ tale e quale a te! Incurante delle regole, spregiudicato e privo di buon senso! Che oltraggio è stato, il ricevere quella maledetta testa! >> La Dea della saggezza aveva una voce potente anche senza alzare i toni, ma ella sapeva bene quanto le sue urla facessero alterare Poseidone.

Il padre di Percy Jackson infatti, rosso di rabbia, cominciò ad urlarle contro. L’ennesima lite sull’Olimpo, dovuta a due Semidei. Ares amava quando succedeva: era bello vedere la cervellona fuori da quella sua orrida calma; la sua amante, Afrodite, invece sorrideva beata… cosa decisamente preoccupante.

<< Ma guarda che carini… >> Si lasciò scappare la Dea dell’amore alla vista di quello sguardo di Annabeth nei confronti di un Percy che, alterato, annunciava chiuso lo spettacolo.

<< Ti riferisci ai miei bicipiti, dolcezza? >> Chiese Ares, consapevole di quanto la sua dolce metà amasse quel suo fare arrogante.

Gli occhi belli di lei, infatti, lo squadrarono per bene.

<< Anche, tesoro, anche. In realtà guardavo gli occhi della figlia di Atena… potrebbe nascere una storia davvero interessante tra quei due piccoletti. >> E il suo sorriso beato, fu ignorato bellamente dagli Dèi, troppo concentrati sullo scontro.

<< E’ COMUNQUE TUA FIGLIA E’ BRUTTA! >>

<< E TUO FIGLIO E’ UNO ZUCCONE! >>

Efesto sbuffò: tutto quel chiasso per due ragazzini… ridicolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Pettegolezzi.”

 

 

 

Atena non la prese per niente bene. Il suo urlo fu ben udibile. Zeus mugugnò forte.

<< Forse se li incatenassi a qualche catena montuosa, come i bei tempi… >> Mormorò il re degli Dèi.

Sua moglie Era lo guardò storto.

<< Mio adorato, sai bene quanto sia importante la nostra famiglia. Cerca di essere civile con entrambi. Non scordare che lo scorso solstizio, hai recuperato la folgore solo grazie ai loro… figlioli adorati. >> Era odiava i Semidei meno di quanto amasse la sua famiglia.

Zeus annuì sconfitto.

<< Eccoli… >> Mormorò afflitto, alla vista di suo fratello Poseidone e di sua figlia Atena.

<< Se quel citrullo di tuo figlio non si stacca da lei, lo incenerirò io stessa! >> Urlò Atena a pieni polmoni.

<< E’ stata quella presuntuosa di tua figlia a credere di poter resistere alle sirene! Bella figlia che ti ritrovi, ma del resto non poteva non prendere da te! Suppongo sia normale tanta stupidità, non credi!? >> Poseidone aveva esagerato.

Zeus tentò di intervenire, ma la furia di Atena era senza confini.

<< Tu, brutto pesce marcio che non sei altro! Non osare più insultare me, la mia intelligenza o i miei figli! Il tuo ragazzo è un guaio ambulante, persino un cieco si accorgerebbe che è un totale irresponsabile e che allunga troppo le mani! Provvederò io a tagliargliele se non la smette di importunare la mia Annabeth! >> Ruggì con furore, la Dea dagli occhi di ferro.

Zeus batté un pugno sul proprio scranno causando un rombo tremendo: tutti ora gli prestavano attenzione.

<< Voglio una spiegazione, subito. Ed esigo un comportamento civile, o vi incateno ad un monte con le aquile pronte a divorarvi il fegato! >> Comandò il padre degli Dèi.

<< Tesoro… mantieni un contegno. >> Bisbigliò Era, con faccia sconsolata.

Poseidone parlò per primo, solo perché fu più veloce o Atena avrebbe cominciato la sua tremenda filippica.

<< Quella smorfiosa di sua figlia rischiava di annegare, Percy l’ha salvata, in modo eccezionale vorrei aggiungere, e ora lei si lamenta! Sei un’ingrata, questo sei! E tutto… per un paio di chiacchiere. Sei una sciocca testarda, Atena. >> Si lamentò Poseidone.

<< Chiacchiere? >> Chiese Zeus con fare alterato.

<< Divino Padre, questo sciocco mente! Non l’ ha salvata, lui l’ha… lui… ecco… lui l’ha abbracciata. E ancora non la molla! E le parla… le sorride! Tutte le creature marine non fanno altro che spettegolare su come quello squalo di suo figlio abbia… avuto contatti intimi con la mia adorata figliola! Devi fare qualcosa! >>

Zeus stava letteralmente fumando di rabbia, ma sua moglie lo guardava: doveva contenersi e non fulminare quell’idiota di suo fratello e quella sciocca di sua figlia. Maledì mentalmente il giorno in cui si scordò di donarle un po’ di elasticità.

<< Ecco, Atena… >> Cominciò il divino Zeus.

Una risata cristallina fece trasalire tutte le divinità della grande sala. Afrodite era apparsa in tutto il splendore. I suoi occhi, di un colore indecifrabile, fissarono quelli di ghiaccio di Atena, identici a quelli della figlia, e poi quelli smeraldini di Posiedone.

<< Sciocchi, questo siete. >> Disse deliziata, inchinandosi poi a Zeus ed Era.

<< Afrodite, divina sorella, ti imploro di non immischiarti. >> Poseidone tentò un approcciò diplomatico.

All’ennesimo, svenevole, sorriso di Afrodite, Atena parlò austera.

<< Che vuoi, Afrodite? >> Chiese spiccia, la dea dagli occhi di ghiaccio.

<< Ma non vedete, sciocchi? Quei due sono così… predestinati! Sono una storia fantastica, non saranno i vostri bisticci a spezzare il filo che li lega! Ho in mente così tante cose per loro due! Non sarà una storia d’amore facile, ma sarà stupenda! >>

Atena parve sul punto di incenerire la Dea dell’amore.

<< Mia figlia non finirà con una testa d’alghe come quel ragazzo! Non t’immischiare Afrodite, i miei figli amano soltanto gli studi e la ricerca! >> Ruggì la Dea della saggezza.

Poseidone, offeso dalle parole di Atena, non usò parole dolci.

<< Mio figlio così non sarebbe adatto a quella sconsiderata di tua figlia!? Sono io che non permetterò mai a Percy di frequentare una gufa frigida… e brutta! >> Abbaiò il Dio dei mari.

E, con teatralità invero, Atena e Poseidone svanirono in una nuvola di fumo e potere. Afrodite alzò le spalle, salutò con la mano i sovrani divini e sparì anche lei. Zeus avrebbe voluto urlare.

<< Hai visto mio adorato? Hai evitato liti troppo gravi anche oggi. Vedrai che quei due faranno pace, ne sono sicura. >> Fu un eroico tentativo di sorridere, quello di Era.

Il padre degli Dèi urlò tutta la sua rabbia, un qualcosa tipo…

 

 

“UAAAAAAAAAAAAARRRRGGGGHHHH!”

 

 

Un altro giorno di ordinaria routine all’Olimpo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ballo.”

 

 

 

Questo era decisamente troppo per Atena. Aveva sopportato tanto, solo i suoi parenti sapevano quanto aveva sopportato. Aveva sopportato tunnel dell’amore, abbracci sottomarini e… baci sulle guance. Era troppo, credeva di aver raggiunto il massimo con quel… bacio. Orribile. Come aveva potuto Annabeth, lei che era tra le migliori figlie che aveva avuto in quel secolo, cedere ad un istinto tanto basso? E l’amore per lo studio? E l’architettura? Perché mai sua figlia aveva ceduto allo sguardo di quella testa d’alghe? Doveva fare qualcosa. Certo, aveva terrorizzato il ragazzo… ma era davvero spaventato? Perché se lo era, non lo dava a vedere! Maledetto porco! Perché doveva metterle le mani ai fianchi? E poi… non era un vero ballo! Stavano abbracciati e si dondolavano… orribile! Decisamente orribile!

Poseidone rideva beato, dannato incosciente. Atena gli si avvicinò, gli occhi le lampeggiavano per la rabbia. Quando il Dio del mare la vide, deglutì nervosamente.

<< Senti Atena, non stasera! Non m’importa sapere se tua figlia fa l’amorevole con mio figlio, o se Percy le ha respirato troppo vicino. >> Disse subito il possente Dio.

Lei lo incenerì con gli occhi.

<< Quel porco di tuo figlio non fa che toccarla! Devi porre un freno a tutto ciò, o provvederò io stessa! Hai capito, Poseidone? >> Gli occhi di Atena incutevano timore, ma Poseidone non aveva mai ceduto alle minacce.

<< Come osi minacciare mio figlio? Ha sostenuto il cielo e lo credi indegno di quella smorfiosa? Io…! >> Poseidone si interruppe e guardò fissò un punto indefinito del salone.

Quando Atena notò cosa stesse osservando suo zio, rimase pietrificata dall’orrore.

Percy aveva afferrato il ciuffo di capelli di Annabeth che era stato sbiancato dalla fatica di reggere il cielo. Lei sorrideva beata, il sorriso più lucente che avesse mai fatto fino a quel giorno.

<< Questo…. Questo è…>>

Poseidone sorrise comprensivo: suo figlio aveva buongusto. La ragazza era bella come un sogno, intelligente come la gufa… e aveva il potere di tranquillizzarlo con il suo solo stare insieme a lui.

<< Fatti un favore, Atena: taci. >> E, col sorriso sulle labbra, Poseidone prese ad ignorarla.

Per un attimo, Zeus avvertì uno strano gelo: un qualcosa di preoccupante era nell’aria. Decise di ignorarlo, non aveva proprio voglia di scoprire cosa stesse succedendo.

<< Poseidone… io… >> Ma il Dio del mare era ormai troppo preso da uno strano discorso sui cereali, tenuto ovviamente da Demetra, per prestare ascolto alle parole di Atena.

Afrodite le apparve alle spalle con un risolino, Atena non riuscì ad evitare un brivido di gelo.

<< Suvvia, Atena. Non li trovi adorabili? Apri il tuo cuore all’amore! >>

Ancora una volta, Zeus provò un lunghissimo brivido freddo: che accidenti era successo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                              “Contatto Fisico.”

 

 

 

Era successo. Sua figlia aveva commesso l’errore peggiore della sua giovane vita una settimana fa. Aveva visto l’abbraccio che si erano scambiati poco prima della missione nel labirinto: quella scena era stata orribile, ma aveva deciso di soprassedere. Era un missione pericolosa, era normale, data la sua giovane età, cercare conforto in qualcuno. Anche se quel contatto fisico era stato tremendo, era una figlia di Atena non una smorfiosa figlia di Afrodite, aveva capito, alla fine, che Annabeth lo aveva abbracciato piangente solo per paura. Ma quello!? Cos’era quello? Quel bacio… era sbagliato. Aveva tollerato a stento quella roba che aveva dato alla guancia di quella testa d’alghe, ma quel bacio sulle labbra era fondamentalmente errato. Forse anche lì c’entrava la paura, il terrore di non rivedere più…. Quella testa d’alghe, ma non poteva baciare così qualcuno! Era sua figlia! Lo aveva forse dimenticato? E non era solo il bacio a preoccuparla. Se non si fosse trattato di quell’odioso figlio di Poseidone, Atena avrebbe creduto che sua figlia, la semidea più intelligente dell’ultimo secolo, avesse baciato lo sventurato capro espiatorio solo per dargli il coraggio di sacrificarsi per una causa più grande… una strategia ripugnante, usata solo in casi di ESTREMA necessità. Però si trattava di quel Jackson! Quello era un guaio, una mina vagante! Lui aveva portato la sua Annabeth su quella cattiva strada, lui le aveva fatto fare… quelle cosacce. Odiava l’idea di sua figlia intenta a baciare qualcuno! Non era così che un vero figlio di Atena onorava sua madre. Quell’eccessivo contatto fisico che avevano sviluppato in quegli anni, era diventato instabile. E la cosa peggiore… era Afrodite. La Dea dell’amore infatti, dopo quello scontrarsi di labbra, era come impazzita.

<< Oh, Atena! >> Strillò Afrodite, materializzandosi accanto a lei.

La Dea dagli occhi glaciali assottigliò gli occhi.

<< Cosa vuoi? >> Gelida come l’inverno.

Il sorriso di Afrodite non si spense minimamente.

<< Non sei felice? Finalmente si sono trovati! Ohhh, com’è dolce! Ma non credo che le loro disavventure siano finite qui. Una buona storia d’amore deve avere delle difficoltà! Però pensa… l’eroe che è pronto a sacrificarsi per la sua amata! Ohh, sarà stupendo! >> Trillò la Dea, eccitata come una bambina.

Le gote di Atena si arrossarono di rabbia: stupida e infantile, questo era Afrodite.

<< Ciò che vedo io, Dea dell’amore, è mia figlia che piange da giorni a causa della morte di un inetto che ha osato sbattere le sue labbra salate contro quelle di lei. Io odio vedere i miei figli soffrire, specie se a causa di quell’inetto figlio di Poseidone. Sei la Dea dell’amore! Sciogli mia figlia da questo tuo strano incantesimo, che aspetti? A che le serve piangere per quel ragazzo? Non serve di certo ad una strategia contro Luke. >> Disse con foce ferrea, la Madre di Annabeth Chase.

Afrodite la fissò come fosse impazzita.

<< Incantesimo…? Ma di che parli? >> Era orripilata, però almeno aveva perso quel sorriso.

Atena guardò di nuovo in direzione di sua figlia, che a migliaia di chilometri di distanza stava facendo il discorso funebre per quel porco del figlio di Poseidone. Poi la Dea strabuzzò gli enormi occhi grigi.

<< Ma… >> Era impossibile.

Afrodite sorrise di nuovo.

<< Non te l’ho detto? Mio marito è andato a parlare con lui all’isola di Calipso. Sembra che siano tutti felici di vederlo, non credi? >> Sghignazzò allegramente, la Dea tanto avvenente.

Annabeth gli buttò le braccia al collo e lo abbracciò per un paio di minuti buoni, Atena era rimasta di sasso. Ancora contatto fisico, quel ragazzo mirava solo a questo! In lui non c’era nessuno amore per gli studi o la conoscenza, voleva solo il corpo di sua figlia!

<< Stupida testa d’alghe! >> Urlò furiosa.

Poseidone, nel profondo dei mari, si grattò la testa: perché, se suo figlio era vivo e tutti ne erano, avvertiva una strana aura… negativa? Risposta ovvia.

<< Stupida gufa! >> Urlò Poseidone al nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Stupire Una Dea.”

 

 

 

Percy Jackson era un eroe. Era difficile per lei affermarlo, ma non poteva nasconderlo. Aveva sconfitto Crono, aveva salvato sua figlia e ora… aveva rifiutato il dono più grande degli Dèi. La sua proposta era stata ardita, certo, ma era ottima a livello tattico e… a livello umano. Dopo la grande guerra tanti erano tra gli Dèi ad aver lodato nel migliore dei modi i loro figli. Il regalo fatto ad Annabeth la rese felice, felice al punto da farle tremare le gambe. Ma ella era una madre, e non poteva non vedere l’ovvio. Sua figlia era davvero felicissima per l’incarico di architetto… ma quella gioia, tanto pura e immensa, era nulla se paragonata alla gioia del sapere… la Sua testa d’alghe ancora al suo fianco. Era una gioia così pura da essere incomprensibile, come poteva un uomo darle tanta allegria? Come poteva farle tanto bene? Annabeth non ragionava come gli altri suoi figli…

Atena sospirò. Aveva minacciato il ragazzo, lo aveva spaventato e gli aveva persino ordinato di stare lontano da lei, eppure lui non riusciva a starle lontano. Aveva avuto la possibilità offertagli da Calipso, ma aveva rifiutato anche quella! Perché? Cosa li spingeva a cercarsi a tal modo? Perché uno non riusciva a vivere bene senza l’altra e viceversa? Annabeth quando era con lui riusciva a fare tutto e lo faceva per lui! Quel ragazzo invece non esitava a rischiare la vita per lei e le aveva persino rivelato il suo tallone d’Achille. Perché stava succedendo? Cosa poteva essere? Guardò Poseidone, che era impegnato in uno strano discorso con Efesto, e non poté non pensare come mai il suo eterno, e odiato, rivale non fosse sconvolto quanto lei. Non aveva mai posto vere obbiezioni, si era solo limitato a rispondere ai suoi urli e insulti. Era forse in torto? Il suo sconfinato amore per il sapere era forse meno importante dello strano sentimento che legava sua figlia a quella testa d’alghe? Non riusciva a capire, neanche sforzandosi. Afrodite le si avvicinò, e Atena sentì il cuore stringersi: aveva subito un lutto tremendo, Afrodite amava Silena, eppure il suo sorriso era magnifico, anche se velato di una tristezza quasi invisibile.

<< Non mi dirai che terrai il muso ancora a lungo, vero? >> Il suo tono stridulo, era comunque fastidioso.

<< Quel ragazzo è pericoloso… e lei non si concentra sugli studi come dovrebbe. L’amore vero, per i miei figli, dovrebbe risiedere nel sentimento che ci travolge nell’apprendere cose nuove o permettere ai loro talenti di creare cose nuove. E invece guardali… passano il tempo a… toccarsi. E che succede se quello… allunga le mani e lei… e lei… >> Non voleva pensarci: una figlia di Atena non si sarebbe fatta deflorare dal primo degli stupidi.

Afrodite le sorrise beata.

<< Se non fossi così orgogliosa, vedresti anche tu quanto quei due abbiano bisogno l’uno dell’altra. Neanche un Dio riuscirà a separarli… saranno una fantastica storia. >> Poi, la Dea dell’amore, guardò Atena con fare malizioso. << E scommetto che si allungheranno le mani a vicenda moooolto presto, Atena cara. >>

La Dea dagli occhi di ghiaccio, per poco non perse il controllo. No, non sua figlia! Con un figlio di Poseidone? Mai. Era impossibile!

Però… quel ragazzo aveva rinunciato a diventare un Dio. Era il massimo degli onori, sarebbe stato il più grande degli eroi olimpici… e aveva rinunciato per Annabeth. L’aveva stupita così tanto, che quasi non lo credé vero in un primo momento. Per lei, solo per lei. Aveva rinunciato alla vita eterna e al potere superiore solo per la ragazza che… amava? Forse anche Annabeth era pronta a fare altrettanto per lui? Era per questo che sentivano quel bisogno di stare insieme e amarsi? Aveva letto più volte il cuore di Annabeth e non c’erano dubbi: non era mai stata tanto felice come quando lui aveva annunciato di voler restare tra i mortali. E anche quello sciocco ragazzo, due anni prima, era  rimasto estasiato dall’apprendere che Annabeth non avesse intrapreso la via di Artemide. Si appartenevano così tanto, che Atena cominciò a credere davvero alle parole di Afrodite: niente avrebbe potuto separarli. Atena si stupì di nuovo: quei due… quei due non si sarebbero mai fatti del male. E, malgrado l’odio che provava per lui e quel porco di suo padre, Percy Jackson non l’avrebbe mai abbandonata e sarebbe morto per lei. Si ritrovò a sorridere senza rendersene conto.

<< Hai visto? Anche tu allora hai un cuore! Non vedo l’ora di scoprire cosa faranno quei due non appena entreranno un po’ in intim… >> Afrodite decise di scomparire appena in tempo: Atena stava proprio per scoppiare.

<< NON HO MAI DETTO DI AVER APPROVATO! >>

Intano, al campo Mezzosangue, Percy e Annabeth correvano per il prato: era l’inizio di qualcosa di grande per entrambi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saaaaaaaaalve! Lo so che ho due long da continuare, però sta roba mi è venuta in mente meno di due ore fa, manco il tempo di rileggerla ho avuto (al solito), e mi è sembrata un’idea divertente. Ho letto i cinque libri in questione e mi hanno divertito parecchio, quindi mi è venuta in mente sta piccola serie di momenti (ironici e divertenti, niente di serio.) dal punto di vista degli Dèi. Si lo so, sono “un filino” OOC, ma non prendete sul serio questo racconto: è solo un qualcosa partorito da una mente annoiata fatto per strappare un sorriso. Niente di più. Verrà il giorno in farò una Long seria su Percy Jackson o la seconda serie Eroi Dell’Olimpo… “Ma non è questo il giorno!” (cit. necessaria.). Per ora, fatevi una risata con questa sciocchezza scritta di getto. Alla prossima!

  
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