Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: TeenSpiritWho_    22/09/2014    3 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il pianto di una bambino riecheggiava per la tranquilla strada residenziale della piccola città canadese dove ero cresciuto. Il piccolino era seduto a terra, in mezzo alla strada, e si teneva stretta un braccio con l'altro, mentre il dolore faceva scendere lacrime copiose sul visetto. Non doveva avere più di 6 anni. Accanto a lui, poco lontano, una bicicletta se ne stava rovesciata a terra, abbandonata.

Un uomo corse fuori di casa, spaventato -Duncan? Che succede?-

-Caduto... con la bici...- balbettò, con la vocina rotta dal pianto e dai singhiozzi.

L'uomo lo raggiunse immediatamente -Oh Gesù. Riesci ad alzarti?-

Il bambino scosse la testa con decisione, spaventato.

-D'accordo. Allora stringi i denti e resisti ancora un pochino, ti porto dentro casa.- delicatamente lo sollevò da terra, prendendolo in braccio. Il bambino piagnucolò e appoggiò il viso sul petto del padre, riempiendolo di lacrime. Tornarono insieme in casa, lasciando la piccola bicicletta in mezzo alla strada.

-Allora, dove ti fa male?-

Il piccolo tirò su col naso e mormorò -La spalla.-

L'uomo si sistemò gli occhiali sul naso, poi disse -Ok. Ora, tesoro, ho bisogno che tu faccia il bravo e mi permetta di toccartela.-

-No! No! Fa male!-

-Lo so, ma devi essere coraggioso. E tu sei il più coraggioso di tutti, vero?-

Il bambino osservò il padre con gli occhi lucidi ed espressione decisa, poi annuì freneticamente.

Allora prese ad esaminargli la spalla, palpandola leggermente, mentre il bambino stringeva i denti, ricominciando a piangere.

-Sei stato bravissimo, davvero bravo. Ma adesso ho bisogno che tu sia ancora più bravo, perché devo riposizionarti la spalla, è lussata. Prendi questa.- si sganciò la cintura e la sfilò dai pantaloni. Il bambino indietreggiò, leggermente spaventato, pensando che volesse dargli delle botte per essere caduto ed aver rovinato la bicicletta.

-Duncan, ascoltami, devi metterla in bocca, ok? Così. E, quando te lo dirò io, stringi più forte che puoi coi denti sul cuoio. No, piccolino, non farà male, tu pensa solo a stringere.-

Il bambino annuì, tremante dalla paura. L'uomo gli prese il braccio nella giusta posizione, preparandosi a farlo scattare per risistemare l'osso. Deglutì, nervoso.

-Papà?-

-Dimmi, Duncan.-

-Grazie, papà.-

Matt Cooper sorrise.

 

Nel momento in cui mio padre stava per risistemarmi il braccio, il mio sogno a occhi aperti finì, interrotto da una buca nella strada che mi fece sobbalzare all'interno della macchina. Comunque, più che un sogno ad occhi aperti era un ricordo. Avevo ricominciato a pensare spesso a mio padre, dopo che mi era sembrato di vederlo la sera prima.

La macchina arrancava lungo la strada sterrata, facendoci dondolare al suo interno. Il quartiere degli sfollati non era lontano dalla base di Scott se si era in macchina, solo qualche chilometro di viaggio. Saremmo arrivati in pochi minuti, eppure avevo la terribile sensazione che fosse già troppo tardi. Possibile che i miei amici fossero veramente nei guai? Se era così era solo colpa mia. Colpa della mia stupidità. Non mi sarei dovuto fidare di Heather fin dall'inizio, avrei dovuto capire dal suo comportamento che tramava qualcosa. Ma cosa?

Mi portai le mani alle tempie, massaggiandole ripetutamente. Avevo troppi pensieri per la testa, dovevo provare a rilassarmi o avrei dato di matto. Scott, seduto accanto a me, mi lanciò un'occhiata.

-Ti senti bene?- chiese, e sembrava quasi sinceramente preoccupato stavolta.

-Si, si. Solo un po' di mal di testa, tutto qua.-

Scott fece un cenno con la testa, poi tornò a guardare fuori dal finestrino. Era un tipo strano e, sinceramente, non mi stava neanche particolarmente simpatico, ma aveva davvero a cuore la sua causa e per questo lo rispettavo. Con noi erano venuti alcuni volontari, ragazzi giovani, ribelli proprio come quelli che avevo conosciuto al rifugio, con gli occhi accesi di rabbia e i fucili in mano.

Pronti a sparare ad un Grigio dritto nel cuore, senza ripensamenti.

Certo, sapevo che i Grigi non erano veramente persone, ma quei ragazzi erano troppo giovani per uccidere così, a sangue freddo. A me ancora veniva la nausea quando ripensavo a come avevo ammazzato quel ragazzino, Ezekiel...

Scossi la testa, scacciando il pensiero. Nella mia mentre i pensieri si accavallavano uno sopra l'altro, a centinaia, impedendomi di rilassarmi.

-Signore, guardi.- disse uno dei soldati, indicando la strada che scorreva accanto a noi.

Mi affacciai dalla jeep insieme a Scott, lasciando che il vento mi scompigliasse i capelli.

-Tracce di pneumatici...- mormorò lui, spalancando gli occhi.

-Cosa? Cosa significa?- chiesi, mentre il cuore mi saltava in gola per la preoccupazione.

-Beh, l'unica macchina funzionante nell'intero...- fece una pausa, pensoso -...stato, probabilmente, è la nostra, quella su cui siamo ora. Siamo gli unici ad essere riusciti a trovare della benzina e a far funzionare il motore, avendo una persona capace di sistemarlo. Per il resto, gli unici altri ad averne sono i poliziotti del governo.-

-I Grigi.- sussurrai, impallidendo.

Scott fece spallucce -Si, i Grigi, chiamali come vuoi. Il punto è che raramente i... i Grigi pattugliano la zona, girano solo per le grandi città. Qualcuno deve averli chiamati per denunciare qualcosa.-

Aggrottai la fronte e la bocca mi si piegò in una smorfia, mentre sentivo montare dentro di me la rabbia -Heather.- ringhiai.

-Chi?-

-Era nel gruppo insieme a noi per scortarmi da Courtney. Lei.. lei mi ha ingannato e mi ha fatto allontanare da loro, convincendomi che fossero degli impostori e che volessero vendermi alla polizia. Ma non è così. Sono pronto a scommettere che quella strega mi spiava già da tempo per conto di qualcuno.-

Scott mi guardava, sul viso un'espressione priva di emozioni -E' per questo che vagavi da solo tra i boschi?-

-Già.-

-Beh, non farlo mai più. Non è prudente, e non possiamo permetterci di lasciarti morire.-

Sollevai un sopracciglio. Oh wow, grazie della preoccupazione.

Scott si voltò, incrociando le braccia contro al petto, e per la prima volta vidi chiaramente che aveva qualcosa sul braccio, sopra la divisa. Una specie di bandana, una fascia o qualcosa del genere, di un brillante colore verde. Mi voltai verso gli altri e notai che anche loro avevano la stessa fascia, anche se più piccola. Doveva essere una specie di segno distintivo.

-Il verde è il colore della speranza.- disse improvvisamente Scott, come se mi leggesse nel pensiero. Probabilmente aveva notato il mio sguardo.

Sobbalzai, stupito dal suo commento inaspettato, poi mormorai -Già...- tossii per schiarirmi la voce -Noi... abbiamo un piano?-

Scott continuò a non guardarmi, ma rispose -Ce l'avevamo. Andare al quartiere degli sfollati, prendere i tuoi amici, arrestare quella “Heather” e portarla al rifugio per farle qualche domandina. Potrebbe esserci utile, potrebbe esserci qualche tipo di attività di spionaggio da parte di qualcuno, e sono deciso a scoprire chi è.- sospirò -Ma la presenza dei Grigi cambia tutto. Se sono ancora lì probabilmente staranno cercando i tuoi amici o, ancora peggio, te. In questo caso dobbiamo fare molta più attenzione e... affidarci al caso, presumo. Non possiamo sapere come sia la situazione laggiù.-

-Merda.-

-Esatto.-

L'auto si fermò appena fuori dal centro abitato, il resto della strada l'avremmo fatta a piedi, era più prudente. Tutti si prepararono a scendere e io dissi -Ehi, come posso aiutare?-

-Oh no, non puoi, tu te ne resti qui. Ti ho già detto che non possiamo permetterci di lasciarti morire ammazzato, quindi scordati di venire con noi.-

-Ma che...- mormorai, inebetito per qualche secondo, mentre Scott mi voltava le spalle per saltare giù dalla jeep dopo tutti gli altri.

Scesi dalla macchina anche io, e nascosi un piccolo gemito di dolore causato da una fitta al ginocchio. Era guarito, si, ma dovevo ancora fare attenzione. Leshawna mi aveva spiegato che era stata solo una distorsione, e il loro più abile medico non ci aveva messo niente a sistemarmela mentre ero privo di sensi.

-Sei sordo? Torna nella macchina.-

-Ti sbagli se pensi che resterò qui con le mani in mano mentre i miei amici rischiano di morire. Io vengo con voi.-

-Ho detto di no una volta, e rimane no.-

-E io vengo ugualmente! Non potete impedirmi di...-

Scott gli afferrò il colletto della maglia e sbatté Duncan contro la fiancata dell'auto.

-Ascoltami bene, Cooper. Qui il capo sono io, e ho preso una decisione. Sono stanco degli stronzetti arroganti come te, che pensano di essere capaci di qualsiasi cosa. Se tu schiatti oggi, con te muore la nostra ultima speranza, probabilmente. E tu non sai quanto può essere difficile per me riporre tutta la mia fiducia in un cazzone come te.- ringhiò, con il viso a pochi centimetri da quello di Duncan -Hai già fatto abbastanza danni. Quindi fammi un favore ed evita di andare a farti ammazzare.-

Rimasi immobile con una smorfia rabbiosa sul viso, poi Scott mi lasciò andare e si voltò senza dirmi una parola. Restai contro la macchina, senza parole.

Ho la vaga impressione che Scott ce l'abbia con me.

Lanciai un grido di rabbia e mi voltai, tirando un pugno contro l'automobile. Poi feci qualche passo in cerchio, con le mani tra i capelli, cercando di capire cosa fosse meglio fare. Avrei pur sempre potuto ascoltare Scott e restarmene lì ad aspettare che finissero il loro lavoro, se ci fossero riusciti. Ma volevo dare ad ogni costo il mio contributo.

Cosa dovevo fare?

 

Geoff correva, al limite delle sue forze. Un proiettile gli fischiò sopra la testa, ma lui si piegò appena in tempo. Era una situazione molto simile a quando Duncan era andato a salvarlo, nel passato. Ma dov'era Duncan in quel momento?

La gente correva per le strade, urlante, scappando dai Grigi che erano arrivati sui loro macchinoni bianchi e ora erano scesi per strada e sparavano sulla gente. Le persone morivano accanto a Geoff e lui non poteva farci niente, continuava a correre e a correre e a correre. Video una bambina in mezzo alla strada, immobile tra le persone che gli correvano accanto senza neanche vederlo.

-Mamma? Mamma!- urlava, con gli occhi pieni di lacrime che si agitavano da una parte all'altra, nel panico. Geoff la raggiunse, rapido, e lo prese in braccio, portandolo via con sé prima che fosse raggiunto dai Grigi. Si infilò in una piccola vietta laterale, nell'ombra, in modo che nessuno potesse vederli.

-Dov'è la tua mamma, piccola?-

Lui cercò di dire, tra i singhiozzi -Non lo so, non la trovo più!-

-Come ti chiami?-

Lui si asciugò le lacrime del viso col dorso della mano, poi mormorò -Bridgette.-

Geoff spalancò gli occhi e fece un sorriso -Piacere di conoscerti, Bridg. Sai, ho una cara amica molto carina che si chiama così. Ma non carina quanto te.-

La bambina sorrise, luminosa.

-Davvero?-

-Certo. Ora devo andare a prendere a calci nel sedere quei cattivoni, ok, Bridg? Quindi tu te ne rimani qui, nascosta dietro quel bidone, fino a quando ti verrò a prendere, e poi troveremo la tua mamma, che te ne pare?-

Lei annuì -Va bene.-

Lui le scompigliò i capelli biondi, come quelli di un'altra Bridgette, con una carezza affettuosa -Fai la brava.-

Tornò fuori, sulla strada principale, e iniziò a urlare -Tutti in casa! Tornate tutti immediatamente nelle vostre case!-

Ma il panico si era diffuso rapidamente e la gente cercava solo di scappare, senza una meta precisa. Geoff si mise a scrutare tra la gente, cercando i suoi amici ma senza trovarli. Tornò indietro correndo in direzione opposta a tutta la folla che scappava dai Grigi.

-Gwen! Gwen!- urlava.

Poi un dolore lancinante lo colpì dietro alla nuca. La vista si annebbiò e perse i sensi per qualche attimo, risvegliandosi a causa dell'impatto con il terreno, su cui impattò cadendo.

Un piede metallico gli si posò sulla schiena, schiacciandolo a terra e bloccandogli il respiro, poi sentì la canna di un fucile che si appoggiava contro la sua tempia. Ancora intontito e dolorante dalla botta, Geoff non riuscì a fare nulla per opporsi. Sentì il Grigio che ricava il fucile e si preparò al colpo.

-Ehi, tu!-

Il Grigio alzò meccanicamente la testa e vide la bambina dai capelli biondi che stava in piedi in mezzo alla strada, vuota.

-Lascialo in pace, hai capito?-

Tutte le persone che stavano scappando si erano fermate a osservare la scena, qualche decina di metri più avanti. Il Grigio rimase interdetto qualche istante, poi alzò il fucile e lo puntò contro la bambina, continuando a tenere Geoff a terra con il piede.

-Bridgette, no, scappa...- cercò di gridare Geoff, con voce roca e soffocata.

La bambina era terrorizzata, ma sembrava non volersi muovere di un millimetro. Poi ci fu lo sparo.

-NO!- urlò Geoff, mentre il cuore gli faceva un balzo.

Ma la bambina era ancora in piedi, con la bocca spalancata dallo stupore. Il ragazzo sentì invece il peso sulla sua schiena affievolirsi lentamente fino a scomparire completamente quando il Grigio cadde a terra, morto.

-D-Duncan? Sei tu?- domandò in tono sommesso, speranzoso.

-No, ma ci se andato vicino.- Scott gli porse la mano, invitandolo ad alzarsi. Geoff la afferrò e si tirò su da terra, barcollante. La testa gli faceva ancora male.

-Che vuoi dire? Sai dov'è?-

-Si, ma ne parleremo a tempo debito. Tu sei uno dei Ribelli, presumo.-

-Io... si, insomma, circa...-

-Dove sono gli altri?-

-Siamo solo un piccolo gruppo, gli altri sono da qualche parte qui intorno, ma non...-

Scott lo interruppe -Non importa. Metti al sicuro quella bambina, penseremo a voi più tardi, ora abbiamo un'altra situazione da risolvere.- fece un sorrisetto arrogante -Io sono Scott, comunque, e sono il capo della Resistenza.-

Un confuso Geoff lo guardò andarsene dando ordini ai suoi uomini, poi si alzò in piedi di scatto e corse dalla piccola Bridg, che se ne stava ancora sola in mezzo alla strada.

-Andiamo via da qui, vieni.- la prese in braccio e la portò in mezzo alla folla di persone che era ancora ferma qualche metro più in là a osservare la scena, sconvolta.

Altri Grigi stavano arrivando, circa una decina, dirigendosi verso la folla. Gli uomini di Scott non erano abbastanza, ma si piazzarono davanti a loro, impedendogli il passaggio e proteggendo le persone. Scott era in testa a tutti loro, con il suo fucile tra le mani e un sorriso arrogante sulle labbra. Ora erano due schieramenti, uno davanti all'altro.

-Ho già ucciso uno di voi e non esiterò a farlo di nuovo.- disse.

-Dov'è. Duncan. Cooper.- chiese uno di loro con voce fredda e robotica, scandendo ogni parola senza emozione.

Il sorriso scomparve dalle labbra di Scott -Non è qui.-

-Dov'è. Duncan. Cooper.-

-Ho già detto che non è qui, andatevene.-

-Portateci. Duncan. Cooper. Altrimenti. Morirete.-

Scott scoppiò in una risata sarcastica -Non mi fai paura. Quelli che rischiano di morire qui siete voi.-

-Dov'è. Duncan. Cooper.-

-Dio! Ma ci senti?-

Il Grigio sollevò il fucile -Dov'è.-

Scott puntò il suo contro il Grigio -Mi hai stancato.- sparò colpendolo dritto in testa. Da quel momento il fuoco fu dichiarato aperto e Ribelli e Grigi cominciarono a spararsi contro senza pietà. Mentre Scott barricava dietro ad un muretto, per ricaricare la sua arma, sentì che qualcuno alle sue spalle parlava.

-Fermo dove sei.- si voltò.

Una ragazza alta, asiatica probabilmente, con lunghi capelli neri e un fisico da modella, gli stava puntando addosso una pistola.

-Posa il fucile.-

Scott ubbidì, e sollevò le braccia dietro alla testa. -Heather, immagino. Sei stata tu a dirgli che Duncan era qui.-

-Beccata. Esci allo scoperto, ora.-

Scott tornò per strada, camminando lentamente, dove i Grigi avevano già preso in ostaggio gli unici due Ribelli che erano sopravvissuti. Con la pistola puntata contro la schiena, Heather lo scortò verso di loro, e lo lasciò a un Grigio.

Gwen, in mezzo alla folla, vide il ragazzo dai capelli rossi cadere in ginocchio ai piedi del poliziotto, un'espressione sconfitta sul volto.

-Ma lui...- cercò di ricordare dove lo aveva già incontrato, poi notò la fascia verde al braccio e ricordò Tyler e i Ribelli che si erano stabiliti nella vecchia scuola -Scott?!-

Cominciò a spingere per farsi strada tra la gente, gridando il suo nome. Il ragazzo alzò la testa per guardarla, e i suoi occhi si spalancarono.

-Gwen, Gwen Lewis?!- fece per alzarsi, ma il Grigio gli tirò un calcio nello stomaco e lui cadde nuovamente a terra prostrato.

Geoff raggiunse Gwen e la afferrò per la vita, impedendole di correre verso il ragazzo dai capelli rossi. Lei gridò e si dibatté per liberarsi, ma Geoff la teneva stretta.

-Stai cercando di farti ammazzare?!- le bisbigliò -Dove sono tua madre, Joel e Zoey?-

-Sono ancora in mezzo alla folla, credo.-

La voce di Heather li interruppe.

-Signore e Signori. Oggi sarà un giorno da ricordare, per voi. Vedete questi uomini? Per colpa loro molti di voi oggi sono morti.-

Gwen si voltò di scatto vero Geoff -Ma che cazzo...? Quella è Heather!-

Lui continuò a guardare la scena senza riuscire a staccare gli occhi e mormorò -C'è qualcosa di molto sbagliato qui...-

-Questi cosiddetti “ribelli”. E' colpa loro se oggi avete perso i vostri cari, è colpa loro se le persone vengono giustiziate. Il vostro compito è sottostare completamente al governo, tutto qui. Se fate come questi uomini, arrecate danno alla società e a voi stessi.- la folla rimase in silenzio. Heather continuò -Ora, so che ci sono altri di questi Ribelli tra di voi, e voi lo sapete. Quindi portateceli, e nessuno si farà male.-

Silenzio totale, di nuovo. Heather ghignò.

-D'accordo. Volete una dimostrazione di quello che succederà se non lo fate?- schioccò le dita.

Un Grigio uscì da uno dei macchinoni bianchi della polizia, scortando una figura magra il cui viso era coperto da un sacco. Si posizionarono davanti agli altri poliziotti e ai Ribelli inginocchiati a terra. Heather invece indietreggiò andandosi a mettere a un lato della strada lontana da tutti, pronta a godersi la scena.

Il poliziotto tolse il sacco dalla testa del ragazzo.

-NO!- il grido rotto dal pianto di Gwen riecheggiò nella strada silenziosa.

Noah, il viso ricoperto di lividi e le mani legate dietro alla schiena, se ne stava in piedi con lo sguardo terrorizzato. Deglutì e sollevò il mento, cercando di non sembrare troppo spaventato.

Il Grigio caricò la pistola e gliela appoggiò contro la tempia. Noah chiuse gli occhi. Tutto era silenzioso.

-Ehi, che ne dici di posare quel giocattolino?-

L'attenzione di tutti si spostò verso chi aveva parlato. Duncan era in piedi dietro a Heather e aveva un coltello appoggiato sul suo collo.

Gwen, tra la gente, si dovette premere le mani sulla bocca per non urlare di gioia. Afferrò il braccio di Geoff e lo stritolò.

-Lo sapevo che non ci avrebbe abbandonato!-

Duncan in tanto avvicinò le labbra all'orecchio di Heather -Avanti, tesoro, digli di lasciare gli ostaggi.- disse, cercando con tutte le sue forze di mantenere un tono di voce naturale e di sorridere con sicurezza, anche se il cuore gli batteva così forte che sarebbe potuto uscirgli dal petto.

Heather rimase impassibile -Mai.-

-D'accordo, allora.- gli occhi di Duncan si spostarono sulla folla e trovarono subito quelli di Gwen. Le fece l'occhiolino e annuì impercettibilmente. Lei capì subito cosa doveva fare.

Tirò fuori la pistola e sparò a il Grigio che puntava la sua arma contro Noah. Lo colpì subito e cadde a terra senza vita. Le persone urlarono. Gli altri tre ci misero qualche secondo a capire cosa fosse successo, perché la loro attenzione era concentrata su Duncan, ma quei pochi secondi furono sufficienti perché venissero disarmati e uccisi dai Ribelli e da Scott.

Noah cadde a terra in ginocchio, massaggiandosi i polsi logorati dalle corde finalmente liberi. Zoey lo raggiunse di corsa, seguita subito da Gwen e da Geoff.

-Noah, Noah, mi senti? Dio, sono così felice che tu stia bene.- lo abbracciò stretto e lui gemette.

-Zoey... per favore...- mormorò.

-Oh, scusa. Mi sono fatta prendere la mano.- ridacchiò nervosamente, poi prese a esaminargli le ferite.

Joel e Marilyn li raggiunsero facendosi largo tra la folla spaventata e mormorante.

-State tutti bene?- chiese lei, inginocchiandosi a sua volta accanto a uno stordito e dolorante Noah e cercando di aiutarlo.

Gwen abbassò gli occhi, senza rispondere. Invece si voltò e guardò Duncan. Il ragazzo stava ammanettando Heather con un paio di manette dei poliziotti. Dopo aver fatto questo le prese un braccio e la trascinò al centro della strada, mentre lei cercava inutilmente di opporre resistenza. Scott lo raggiunse e afferrò la ragazza per le manette, impedendole di scappare. Fece un cenno con la testa a Duncan verso la folla, e lui capì cosa doveva fare. Fece un passo avanti e deglutì, poi cominciò a parlare.

-Signore e signori, immagino mi abbiate già riconosciuto. Per chi di voi non lo sapesse, io sono Duncan Cooper.- un debole mormorio si diffuse tra la folla, e lui alzò gli occhi al cielo -Già, proprio quel Duncan Cooper. Molti di voi penseranno “che ci fa qui quell'idiota che ha causato tutto questo?” Beh, sappiate che io sono una vittima, esattamente come voi. Ma qui e ora, mi scuso pubblicamente per le conseguenze delle mie azioni, per quanto involontarie.- abbassò la testa, e Gwen vide un lampo di dolore nei suoi occhi, poi la rialzò, cercando di mostrarsi forte. Ma lei sapeva che non era del tutto vero.

-Quello che volevo fare quando sono arrivato qui era aiutare, ma ho commesso solo dei gran errori.- si voltò verso Heather, poi il suo sguardo si spostò su Gwen -Anche se non tutto quello che ho fatto era sbagliato.- la bocca si aprì in un grande sorriso, mentre gli occhi della ragazza si inumidivano di lacrime.

-Ma ascoltatemi bene. Se c'è una cosa che so, è che questa donna, Heather, è malvagia. L'ultima cosa che dovreste fare è starla a sentire. Il governo, la polizia...- fece una pausa poi continuò, con sforzo -... Courtney... sono sbagliati. Il sistema è sbagliato. C'è troppa guerra, troppa povertà, troppa morte. Questa non è vita, e voi non dovete accettare questa sofferenza in silenzio.-

Le persone ricominciarono a mormorare tra di loro, questa volta più animatamente, e Duncan riuscì a sentire una certa energia diffondersi tra la folla. Una certa consapevolezza, forse.

-Signore e signori, sarò chiaro: io vi sto incitando alla rivolta.- lo sguardo di Duncan si fece duro e sicuro, mentre qualcuno in mezzo alla folla cominciava a lanciare versi di approvazione e alzare i pugni al cielo.

Scott lo chiamò per nome e Duncan si voltò verso di lui.

-Prendi questa.- continuò, sfilandosi la fascia verde dal braccio e passandogliela. Fece un sorrisetto -Non sei uno stronzetto arrogante tanto quanto pensavo.-

Duncan sorrise a sua volta, pensando che era il più grande complimento che potesse aspettarsi da Scott.

Si girò nuovamente verso la folla, tenendo in mano il pezzo di stoffa come se fosse un cimelio di incredibile importanza. Lo osservò per qualche secondo, poi rialzò lo sguardo sulle persone che se ne stavano in piedi in silenzio a pochi metri da lui. Lo fissavano, in attesa di una sua reazione, gli occhi pieni di aspettative. Geoff lo guardava con orgoglio, mentre teneva un braccio intorno alle spalle di Gwen, che piangeva di felicità. Persino Noah si era alzato faticosamente in piedi, aiutato da Zoey, per assistere al suo discorso, sebbene gli costasse un'enorme sforzo. Infine la madre di Gwen, Marilyn, e il fratellino Joel, abbracciati. Marilyn gli lanciò uno sguardo ammirato e sorrise, come per dirgli “tu sei quello giusto per mia figlia”. Questo bastò per dare la forza necessaria a Duncan.

-E' ora di ribellarsi, gente!- gridò Duncan, sollevando verso il cielo il pugno che teneva stretta la fascia verde speranza, simbolo dei Ribelli.

Tutta la folla di persone gridò di gioia con lui, iniziando ad applaudire e alzando le mani al cielo.

Gwen non riuscì più a trattenersi e corse verso di lui e gli si lanciò tra le braccia, mentre le lacrime scendevano dai suoi grandi occhi scuri.

-Non sai quanto mi sei mancato, stupido coglione.- mormorò, stringendosi contro il suo petto.

Duncan la strinse tra le braccia, rispondendo -Mi dispiace, ho sbagliato, io...-

-Oh chiudi il becco.- la ragazza lo zittì appoggiando le sue labbra contro quelle di lui e dischiudendole in un bacio appassionato. Duncan sgranò gli occhi per un istante, chiudendoli poi per godersi il momento, e la folla, che non aveva smesso un attimo di applaudirlo, ora cominciò ad applaudire ancora più forte, producendo fischi e incitazioni.

-Ti amo, stupido coglione.-



 

*si prepara al lancio dei pomodori*
Chiedo anticipatamente scusa a tutti! D:
Ebbene si, anche stavolta sono tornata! Chi se lo sarebbe aspettato?
Anche stavolta sono stata assente per decisamente troooppo tempo, ma ho avuto una marea di impegni e, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a trovare un momento libero. Ma, dopo la bellezza di tre mesi, sono riuscita a pubblicare un altro capitolo.
So che questi intervalli così lunghi mi fanno, purtropo, perdere dei lettori, ma spero ancora che a qualcuno la mia storia piaccia. In ogni caso una recensione è sempre apprezzata se volete farmi sapere la vostra opinione, positiva o negativa!
Un bacione a tutti quelli che continuano a seguirmi, vi ringrazio di cuore, e spero di riuscire ad aggiornare prima la prossima volta! 

Teen 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: TeenSpiritWho_