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Autore: softkitty    22/09/2014    3 recensioni
La protagonista di questa storia è Nicky, neolaureata in lettere e barista per necessità.
Accanto a lei vedremo Noah, il suo fidanzato dalla famiglia ingombrante, Diane, la sua amica di una vita e Oneweek, metodico giovane incontrato in metro.
Attorno a loro ruoteranno vari personaggi, dalla ex fidanzata decisamente poco "ex" alla suocera molto "suocera", passando per genitori amorevoli e amici privi di tatto.
SOSPESA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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In metro con amore

 

Prologo

 

07.26

Nicky sorrise all'orologio. Era in perfetto orario, come sempre. Ricontrollò la borsa, per assicurarsi di avere tutto, poi uscì di casa.

Chiuse la porta con due mandate, come sempre, e scese le scale.

Al dodicesimo gradino incrociò, come sempre, la signora del terzo piano ed il suo bavoso cane che le auguravano una buona giornata.

Una volta arrivata al piano terra, si chiuse il portone del condominio alle spalle ed inspirò la fresca aria primaverile, mentre i rintocchi delle campane della chiesa poco distante le dicevano che, anche quella mattina, era in perfetto orario: 07.30

Per Nicky la puntualità era fondamentale. Non sopportava che le persone fossero costrette ad aspettarla e odiava con tutta se stessa essere in ritardo e dover fare le cose di corsa.

Una volta, quando era solo una bambina, sua madre le disse che era tradizione nei matrimoni che la sposa si facesse attendere dallo sposo. Nicky inorridì al pensiero del povero sposo solo e agitato all'altare e si promise che, se mai un giorno si fosse sposata, sarebbe stata puntuale e non avrebbe fatto invecchiare precocemente il povero disperato che avrebbe accettato di passare con lei il resto della vita.

Ecco perché Nicky si alzava sempre molto prima del necessario: adorava avere il tempo di svegliarsi con calma, fare la doccia in tutta tranquillità e gustarsi la sua colazione senza doverla trangugiare in fretta e furia.

Vista dall'esterno poteva sembrare più metodica e abitudinaria della signora del terzo piano e del suo bavoso cane. E forse lo era davvero, sotto certi punti di vista.

Quella mattina, come tutte le altre mattine, Nicky passeggiò tranquillamente fino alla fermata della metro e seguì il flusso di persone che, decisamente molto più frettolose di lei, correvano per non rischiare di essere in ritardo.

Raggiunse la panchina e si sedette al solito posto, guardandosi attorno.

C'era la tacchettina che, come sempre, ignorando le mille insidie dei mezzi pubblici e della pavimentazione della metro, indossava un paio di scarpe con il tacco a spillo alte abbastanza da far formicolare i piedi di Nicky al sol vederle.

C'era il nonnino che, come ogni mattina, dopo aver acquistato il solito quotidiano, prendeva la metro per andare a casa di sua figlia e badare ai suoi due nipotini.

C'era anche Oneweek, l'impiegato che sceglieva i completi in base al giorno della settimana. Nicky lo osservò per un istante.

Completo beige? Martedì!

Qualcosa stridette nella sua testa. Quel giorno non era martedì, era mercoledì. E il mercoledì era il giorno del completo grigio, non beige. Nicky strabuzzò gli occhi, sbalordita. In più di sei mesi, non lo aveva mai visto sbagliare un completo, mai. Doveva essere successo qualcosa di veramente strabiliante quel giorno per far sì che Oneweek abbandonasse l'assodato schema di completi per la settimana.

Nicky trattenne un sorriso per evitare di sembrare una sociopatica che sorrideva da sola come un'idiota. Soprattutto perché, seduta accanto a lei, c'era Mrs Mondo.

Mrs Mondo era una signora con molti più anni di quanti ammettesse di averne, che si imbustava in leggings e canottiere attillati ai limiti dell'immaginabile, per andare a correre nel parco di fronte al bar dove lavorava Nicky. Sempre truccata come se dovesse andare alla cerimonia per la consegna degli Oscar, perfettamente pettinata e con le scarpe coordinate ai vestiti e allo smalto. Piena di tintinnanti braccialetti e con il suo immancabile mp3 rosa shocking, molto più adatto ad una teenager che ad una Milf come lei.

Nicky si alzò in piedi e si avvicinò alla linea gialla che delimitava lo spazio entro cui sostare e attese qualche secondo che le porte del vagone si aprissero e la lasciassero passare.

Si diresse verso il posto che di solito occupava, ma notò con fastidio che quella mattina non era libero. Seduto sul terzo seggiolino a sinistra dopo le porte, c'era un ragazzino di 14, forse 15 anni con la cartella sulle ginocchia e lo sguardo nervoso.

Probabilmente ha impiccato, pensò Nicky. Così, non senza maledirlo mentalmente, si costrinse a scegliere un palo al quale attaccarsi per non cadere rovinosamente a terra.

Restò saldamente aggrappata al suo appiglio per 8 fermate, poi si avvicinò alla porta. Come al solito, insieme a lei scesero Mrs Mondo, il nonnino e Oneweek, ciascuno con un diverso passo.

Oneweek sembrava quasi volare su per le scale mobili, cercando disperatamente di raggiungere la cima il prima possibile, Mrs Mondo lo tallonava per contemplargli il fondo schiena (veramente degno di nota, si ritrovò ad ammettere Nicky), mentre il nonnino e lei si posizionarono sui gradini rispettando la velocità delle scale mobili.

«Buongiorno Nicky»

«Buongiorno Signor Walsh, come sta?»

«Io bene, tu?»

«Anche io! Nonostante la primavera sia iniziata da un pezzo, l'allergia quest'anno sembra darmi tregua»

«Sei fortunata, la mia Brenda invece non fa altro che starnutire e piangere!». Il signor Walsh parlò per qualche istante di sua figlia, poi i due si salutarono e si diressero ciascuno verso la propria destinazione.

«In perfetto orario come sempre, Nicky». La giovane varcò la soglia del bar e trovò Missy, la sua capa, indaffarata a preparare un cappuccino.

«Buongiorno Missy». La giovane sparì nel retro per depositare la borsa e mettersi il grembiule.

Una nuova giornata aveva inizio.

Il locale di Missy era decisamente particolare. Non era un semplice bar, ma non era neppure un vero e proprio pub. Era un mix tra i due, proprio come la proprietaria aveva progettato. Una volta Missy le aveva raccontato di essere stata molto indecisa su che tipo di locale aprire: un bar, tranquillo e accogliente o un pub, caotico e spartano. Così decise di creare una via di mezzo. Se nelle ore diurne infatti Missy's era un bar caldo e dall'atmosfera familiare grazie alle luci e al profumo di brioche fresche e caffè, la sera si trasformava in un pub molto rustico e pieno di giovani con l'aiuto di luci soffuse e impianto stereo.

Nicky adorava il turno che la teneva occupata dalle 8 di mattina alle 16 perché era quello più tranquillo, doveva barcamenarsi tra caffè, cappucci, sandwich e hamburger, ma non aveva a che fare con ragazzi casinisti ed ubriachi. Inoltre così poteva trascorrere le serate con il suo ragazzo, Noah.

Noah era un brillante dentista che da poco si era messo in proprio ed aveva aperto il suo studio privato. Si erano conosciuti ad una festa qualche anno prima ed avevano iniziato a vedersi quasi per caso qualche volta in gruppo, dato che all'epoca una delle amiche di Nicky frequentava il migliore amico di Noah. Il loro amore non era scoppiato all'improvviso, era sbocciato lentamente ed insieme lo avevano coltivato con pazienza ogni giorno nonostante le mille difficoltà.

Noah infatti, oltre ad avere un rispettabilissimo lavoro, era anche il figlio di un ricco imprenditore della città che non vedeva di buon occhio la relazione con Nicky. La ragazza infatti non proveniva da una famiglia famosa o ricca. Era la figlia di un macellaio e di una maestra d'asilo, cresciuta tra l'affetto dei genitori e le mille difficoltà economiche. Non che i suoi genitori le avessero mai fatto mancare qualcosa, ma sicuramente non aveva avuto la vita privilegiata di Noah. A lei non era mai pesato, aveva avuto un'infanzia felice, senza bisogno di lezioni di equitazione, scuole private o domeniche pomeriggio trascorse nei golf club.

I genitori di Noah, invece, erano certi che Nicky fosse solo un'arrampicatrice sociale decisa ad accalappiarsi il loro ingenuo figliolo per mettere le mani sul loro patrimonio e fare la bella vita.

Nonostante fossero passati oltre tre anni da quando Noah e Nicky avevano ufficializzato la loro relazione, i coniugi Parker non avevano mai smesso di scrutarla con ostilità a di sperare, neppure troppo segretamente, che Noah rinsavisse e mandasse a quel paese quella giovane arrivista figlia della classe operaia (descrizione che la futura suocera aveva usato per definire Nicky in uno slancio di puro affetto).

Nonostante tutto però la relazione tra i due, tra alti e bassi, continuava.

«Un caffè macchiato e una brioche vuota, grazie». Nicky si riscosse dai suoi pensieri e sorrise cordiale a Oneweek, seduto di fronte a lei, con la sua consueta aria professionale ed i suoi occhiali rettangolari dalla montatura nera.

«Subito». Si voltò e si mise all'opera. Quell'uomo apparentemente metodico (almeno nel vestire), era molto fantasioso nelle sue ordinazioni. Passava da Missy tutti i giorni, ma Nicky non lo aveva mai sentito fare due volte la stessa ordinazione.

Caffè nero e brioche alla crema.

The, latte e brioche integrale al miele.

Cappuccino e brioche alla marmellata di ciliegie.

«Ecco, tenga». Gli porse la sua ordinazione e riprese ad riempire i contenitori di bustine di zucchero, pensando che, forse, anche nelle scelte di caffè e brioche che Oneweek faceva, ci fosse una certa schematizzazione. Doveva solo scoprire quale.

Nicky lo osservava con lo stesso sguardo clinico con cui osservava le altre persone che sostavano con lei alle fermate della metro, cercando di intuire qualcosa in più su ciascuno di loro.

Oneweek però era un osso duro. Era difficile riuscire ad intuire quanti anni avesse. 25? Forse 26? Sembrava molto giovane, ma osservando la ventiquattrore che si portava sempre appresso, un po' lisa e certamente non all'ultimo grido, forse non era così giovane come sembrava.

Non portava anelli e ciò le fece pensare che non era sposato, ma non escludeva la presenza di una eventuale fidanzata.

Sicuramente non era gay. Lo aveva visto almeno in un paio di occasioni lanciare rapide occhiate al fondoschiena di Benny (la cameriera con cui solitamente divideva il turno) e quest'ultima giurava che lo aveva visto osservare con molto interesse anche il suo, di sedere.

«Quant'è?»

«Sono quattro e dieci».

Oneweek aprì il portafogli e lasciò una banconota da cinque vicino alla cassa. «Tieni pure il resto»

«Grazie, buona giornata». Uscì senza neppure degnarla di uno sguardo, come al solito.

***

«Signor Parker, c'è suo padre in sala d'attesa». Noah, che si stava lavando le mani per uscire a pranzo, si bloccò.

«Ti ha detto cosa vuole?»

«Pranzare con lei»

«Grazie Nelly, puoi andare a pranzo anche tu, se vuoi». Nelly era una simpatica signora di mezza età che, da giovane, aveva lavorato presso la casa dei Parker come baby sitter di Noah e che il giovane stesso aveva deciso di assumere come segretaria nel suo studio dentistico. «E ti ho detto mille volte di chiamarmi Noah e darmi del tu, per favore!»

«Non in presenza di suo padre, signor Parker». La donna gli fece l'occhiolino ed uscì dallo studio, lasciando Noah ad affrontare Edward Parker.

«Buongiorno figliolo»

«Ciao papà, a cosa devo questa visita?».

L'uomo fece un sorriso. «Adesso un padre ha bisogno di un motivo per venire a trovare il proprio figlio?»

«Conoscendoti sì, perciò, cosa ti porta da queste parti? Hai bisogno di una panoramica?»

«Assolutamente no! I miei denti sono perfetti! Ti va se andiamo a pranzare insieme?».

Noah avrebbe tanto voluto rispondere negativamente, ma annuì, deciso a scoprire cosa suo padre avesse in mente.

I due pranzarono tranquillamente, chiacchierando di argomenti banali e privi di sostanza, fino a che Edward non decise che era giunto il momento di arrivare al nocciolo della questione.

«Che programmi hai per questo fine settimana?».

Noah lo fissò con circospezione. «Non saprei, perché?»

«Tua madre ha organizzato una piccola festa al golf club e vorrebbe che tu partecipassi».

Il giovane fece un sorriso falsamente dispiaciuto: «Mi dispiace, ma non posso. Nicky domenica lavora»

«Magnifico! Allora sei libero di venire»

«Papà, ti ho appena detto che...»

«Ho sentito. Ma non è richiesta la presenza di quella ragazza. Tua madre vuole te».

Noah si indispettì. «Quella ragazza? Sono tre anni che la frequento e ancora la chiami quella ragazza

«Andiamo, ragazzo! Non prendertela!»

«Invece me la prendo, eccome!»

«Tua madre ci tiene a fare bella figura, vuole che la famiglia sia unita»

«Nicky è parte della famiglia»

«Quella sciatta ragazzina non farà mai parte della famiglia Parker. Ti accorgerai presto che non è adatta a te»

«E perché mai, di grazia?»

«Credi davvero che una semplice cameriera sia adatta a te?»

«È solo un lavoro temporaneo, si è laureata da poco e sta cercando un lavoro migliore»

«E con una laurea in...». Edward si bloccò. «In cosa si è laureata?».

Il figlio lo guardò, torvo. «Lettere»

«Lettere? E secondo te troverà davvero un altro lavoro?». La voce di Edward era carica di sarcasmo.

«Farà il lavoro che sceglierà di fare, non sarò io a impedirglielo»

«E quando dovrai presenziare alle cene in famiglia, cosa dirai? Che la tua fidanzata sta servendo birre e hamburger in uno squallido pub?»

«Non lavorerà lì per sempre. Con il mio stipendio vivremo benissimo senza bisogno che lei si sacrifichi»

«Certo, povera figliola, non vogliamo che le si spezzi un'unghia, vero? Quella ragazza sta con te solo per i soldi e non è adatta a te, tu hai bisogno di una donna presente e votata alla famiglia, non di una stracciona che vuole fare l'indipendente»

«Papà, ora basta. Salutami Willa e dì alla mamma che domenica non ci sarò e che non mi dispiace per niente». Si alzò dal tavolo e lasciò delle banconote accanto al bicchiere, poi uscì per tornare al suo studio e dimenticare la discussione con suo padre.

Perché diamine non riuscivano ad accettare Nicky nella loro famiglia? Ok, non era ricca. E allora? Le persone non andavano giudicate dal conto in banca, ma dal loro cuore e Noah era sicuro che il cuore di Nicky gli appartenesse.

Certo, non erano tutte rose e fiori, ogni tanto litigavano, ma poi l'amore che provavano l'uno per l'altra li portava a ricongiungersi.

Non abitavano insieme, ma si vedevano tutti i giorni e trascorrevano praticamente tutte le notti insieme. Non appena Nicky avesse trovato un lavoro migliore, avrebbero comprato una casa e sarebbero andati a convivere. Questi erano i piani di Noah.

Peccato che qualcosa non fosse andato come sperava. L'entusiasmo che era seguito alla laurea di Nicky era scemato con il tempo, mentre l'attesa per un incarico come supplente in una scuola si faceva lunga e snervante. Erano passati sette mesi dalla laurea e la situazione non si era ancora sbloccata. Nicky aveva accettato quel lavoro come cameriera per non rimanere con le mani in mano e per portare a casa qualche soldo e pagare le bollette, ma sperava di riuscire a trovare qualcosa di meglio.

Le settimane positive, in cui Nicky terminava il suo turno alle 16, e quelle negative, nelle quali finiva a mezzanotte e il tempo da passare con Noah era davvero limitato, si alternavano come i periodi di felicità e quelli in cui battibeccavano più frequentemente.

E i motivi scatenanti erano sempre gli stessi: Nicky non era all'altezza delle aspettative della famiglia di Noah.

Il giovane dentista, pur di passare più tempo con lei la aveva suggerito di mollare il lavoro e di trasferirsi da lui, certo che fosse una soluzione geniale. La reazione di Nicky però era stata tutto fuorché entusiasta. Accettare avrebbe voluto darla vinta a Edward e Kelly Parker che non attendevano altro che l'occasione per dimostrare al loro adorato figliolo quanto la ragazzina che amava fosse solo un'opportunista senza scrupoli. Inoltre, anche se non l'aveva mai confessato neppure a Noah, non voleva abbandonare la casa che i suoi genitori le avevano lasciato. Avrebbe preferito di gran lunga che Noah si trasferisse da lei e non viceversa. Ma di quel dettaglio ancora non avevano parlato e ciò faceva impensierire ancora di più Nicky.

Più volte Noah si era chiesto se la loro storia d'amore valesse la pena di essere continuata e la risposta che si era dato era sempre la stessa: Sì. Un giorno arrivò a chiedersi cosa sarebbe successo quando la risposta a quella domanda sarebbe cambiata, ma preferì non pensarci.

Anche Nicky si era posta più volte quella domanda, chiedendosi se non fosse il caso di lasciare Noah per evitare di rovinarlo. Poi si rispondeva che, se Elizabeth Bennett e Mr Darcy erano riusciti a stare insieme nonostante le diversità economiche e le ostilità della di lui famiglia secoli prima, perché nel XXI secolo loro non avrebbero potuto?

«Nicky, c'è il tuo principe».

La ragazza, che stava asciugando le ultime tazzine, alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere Noah entrare nel locale. «Ciao tesoro»

«Noah!». La ragazza aggirò il bancone e lo raggiunse per dargli un rapido bacio sulle labbra. «Sei in anticipo!»

«Non ti preoccupare, se mi fai un caffè, lo bevo mentre ti aspetto». La giovane tornò al suo posto e gli preparò il caffè. «Com'è andata oggi?»

«Solito, tu?»

«Mh, poteva andare meglio»

«Qualcosa è andato male?»

«Ho pranzato con mio padre». Nicky sospirò sconfitta. «Vuole che domenica vada al golf club perché mia madre ha organizzato chissà quale evento». La ragazza non disse nulla e continuò a riordinare, in attesa che scattassero le 16 e potesse uscire di lì. «Ovviamente gli ho detto che non potevamo perché tu lavori e lui mi ha gentilmente informato che la tua presenza non è richiesta».

Nicky accusò il colpo senza troppi drammi, quelle parole ormai per lei erano una consuetudine. «L'avevo immaginato». Si strinse nelle spalle. «Perché tu non vai?»

«Lo sai il perché».

La ragazza guardò l'orologio e lanciò uno sguardo a Missy che le diede il via libera per uscire. Una volta all'aria aperta, i due raggiunsero l'auto di Noah e poi l'appartamento di Nicky. «Non hai detto nulla»

«Secondo me dovresti andare»

«Perché mai dovrei passare la domenica al golf club?»

«Perché là c'è la tua famiglia»

«Famiglia che odia la donna che amo»

«Noah, lo so che è difficile, però loro sono i tuoi genitori. Saranno pieni di difetti e più spocchiosi di Lucius e Narcissa Malfoy, ma sono gli unici genitori che hai». Fece un mezzo sorriso. «E poi pensa a Willa»

«Le piacerebbe rivederti»

«Lo so, magari in settimana, quando tua madre non potrà beccarci, altrimenti penserà che sto cercando di portare Willa sulla cattiva strada, magari di convincerla a drogarsi o peggio a farsi un tatuaggio o un piercing».

Noah scoppiò a ridere e la abbracciò. «Che ne dici se la invito domani sera a cena?»

«Potremmo andare al fast-food qui vicino, così potrà ingozzarsi di patatine fritte»

«Accetterà subito». Il giovane abbassò lo sguardo. «Davvero secondo te dovrei andare?»

«Noah, devi decidere tu. Io non voglio e non posso obbligarti, solo che... Sai che non sono la loro fan numero uno, però sono i tuoi genitori». Nicky odiava con tutta se stessa i coniugi Parker per il loro atteggiamento snob nei suoi confronti, per il modo in cui mettevano Noah nella situazione di dover scegliere tra lei e la famiglia, ma non avrebbe mai fatto nulla per convincerlo a tagliare i ponti con loro.

Nicky, che aveva perso entrambi i genitori, non sopportava l'idea che Noah potesse ignorarli. Non erano i genitori migliori del mondo, ma erano pur sempre la sua famiglia e Nicky non voleva che, un giorno, Noah si trovasse nella posizione di rimpiangere le sue scelte.

«Chiamiamo Willa, dai». Noah prese il telefono ed avviò la chiamata. «Ciao sorellina, come stai?»

«Bro! Finalmente ti fai sentire! Papà è rientrato incazzato nero! Che gli hai detto?»

«Non fare la finta tonta, sai già perché abbiamo discusso, piuttosto... Domani sera ti va di venire a cena con me e Nicky? Andiamo a mangiarci un bel doppio cheeseburger»

La ragazzina sospirò abbacchiata: «Sai che non posso! Domani ho scuola e mamma non mi lascerà mai uscire». Sbuffò. «E poi mamma e papà ora sono incazzati con te, quindi figurati se mi lasciano»

«Mi dispiace, volevo vederti!»

«Anche io, mi mancate! Perché non passate domani a casa?»

«Perché mamma cercherà di convincermi a venire domenica e sicuramente si comporterà da schifo con Nicky e non ho voglia di sopportarla»

«Allora ci vediamo... Quando?»

«Ti chiamo domani, va bene?»

«Certo! Salutami Nicky».

Noah riattaccò e guardò Nicky, scura in volto. «Non viene»

«Avevo intuito, mi dispiace». Quella sarebbe stata sicuramente una serata no.

 

Il mio angolo.

Buonasera a tutti :)

Se siete arrivati a leggere sino a qui, complimenti per il coraggio e grazie per aver resistito :)

Cosa ne pensate? Schifo? Non schifo?

Sarei più che felice di poter leggere i vostri pareri, per sapere se vale la pena che la storia venga continuata o se è il caso che la cancelli e la cestini.

Se l'esito dovesse essere positivo, ci sentiamo per l'aggiornamento settimana prossima. Martedì o mercoledì al massimo.
Grazie mille a tutti :*

 

Abraçada,

Softkitty

Come sempre, ringrazio Iansom per avermi dato il coraggio di pubblicare e per aver sopportato i miei sproloqui <3

  
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