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Autore: Fantfree    23/09/2014    0 recensioni
In un futuro indefinito, gli uomini hanno creato una realtà virtuale quasi fantastica, Utopia, dove tutti i desideri si possono realizzare. Ma gli utenti che vi accedono sono troppi e stanno per fare andare in tilt il sistema. Così, l'organizzazione mondiale decide di compiere un passo molto azzardato: con una banale scusa, Utopia verrà cancellata per sempre. Ed i programmi viventi al suo interno saranno definitivamente eliminati. Compreso Deric. Ma quando crede che tutto sia finito, si risveglia in una sala piena di persone e si accorge già che qualcosa non va: la realtà virtuale non si sta depixelizzando a suo piacimento. Tenuto in quella tenuta insieme a tanti altri, organizzerà una rivolta verso coloro che si fanno chiamare "dottori" per scoprire qualcosa di più sulle loro tristi condizioni. Purtroppo, non tutto va come previsto e Deric verrà caricato su un elicottero pronto a raggiungere una destinazione ignota. Sarà lì che conoscerà Marshall, una creatura umanoide geneticamente modificata diventata cyborg a causa dei continui esperimenti subiti sul suo corpo. Insieme progetteranno una fuga e scapperanno in una città, dove finalmente Deric potrà riabbracciare Margaret... Ma sarà lì che scoprirà il suo triste destino... Quello di essere un androide...
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eccoci! Con un po' di ritardo, ma la storia di Deric deve proseguire... Non posso mica lasciarlo "congelato" per anni! Allora, dove eravamo rimasti?

La prima cosa che vidi davanti a me erano dei piccoli quadratini che velocissimi circondarono tutta la mia vista permettendo un'ampia visuale. 
In quel momento avevo una luce abbagliante puntata addosso, eppure distinguevo nitidamente tutte le figure che mi si focalizzarono davanti. Il mio primo pensiero fu quello di focalizzarsi non tanto sui soggetti che avevo di fronte e nemmeno dove mi trovassi, ma piuttosto quanto tempo era passato. Poi il resto era venuto più o meno da sè. Mi è difficile raccontare ora le emozioni che prova un androide, anche perché non sarei più in grado nemmeno di simularle. Sono differenti. Sono dettate dalla logica, come il mio amore per Mae. Io l'amavo senza neanche sapere un perché, lo facevo senza neanche pormi il problema. Ma dirlo in questi termini fa risultare il tutto così inesatto che potrei disorientarvi. Solo quando l'ho amata Davvero ho capito cosa provava un umano. Un'altra condizione a sfavore di un androide è la volontà definitiva. Impuntandomi su una cosa, avrei fatto di tutto per arrivare a farla, escogitando qualsiasi stratagemma. Questo può essere anche un punto a favore per gli esseri tecnologici, ma a quanto pare cambiare idea non è poi così male. Beh, anche per gli androidi esistono degli algoritmi antiprotocollo, quelle regole che scattano come meccanismo di difesa. Ma qualora un androide avesse eliminato la sua minaccia, ritornerebbe a fare quello che doveva. È un po' come se fosse una scaletta di cose da fare: al primo posto delle cose essenziali va messo l'Obiettivo Primario, invece in quelle non essenziali tutti gli algoritmi che servono per compiere delle determinate azioni, come spostarsi evitando gli ostacoli, prendere gli oggetti in mano, dialogare con gli altri... Questi, ovviamente coesistono con l'Oviettivo Primario, sono gli strumenti che servono a pervenire ad esso. Ma qualora la stabilità dell'androide fosse posta sotto seria minaccia, l'Obiettivo Primario scalerebbe al secondo posto in attesa che l'altro venga svolto. Ecco, la vita di noi androidi sarebbe questa. Se ad un androide gli uomini decidono di mettere come obiettivo primario il lavoro forzato, questo lo fa senza neanche chiedersi il perché.
A questo punto è legittimo pensare che io fossi una macchina che una volta giunta da Margaret non avrebbe saputo comportarsi o, non avendo esperienza avrebbe sbagliato. Invece, io avevo un passato già formato in un universo virtuale e quello che hanno fatto gli uomini è stato semplicemente quello di spostare i miei dati in un corpo meccanico, seppur irriconoscibile da quello puramente umano. Sembravo un umano a tutti gli effetti, ma differivo per molte cose che avrei scoperto col tempo. 
Non so se sia stato un errore o meno, ma riportare in vita programmi con un passato già formato complicó moltissimo le cose agli studiosi. Ma credo che loro sapessero a che cosa stavano andando in contro. 
Davanti a me si presentarono alcuni scienziati muniti di camice che mi guardavano con particolare attenzione.
<< Su. >> Mi disse uno di loro. Scossi la testa, restando immobile dov'ero. << Si tiri su! >> Mi ordinó questo.
Rapidamente, eseguii gli ordini, senza neanche domandarmi perché lo stessi facendo. 
Intanto, altri stavano annotando su uno schermo alcuni caratteri. Cercai di guardare meglio che cosa fossero e con mia immensa sorpresa le immagini più distanti si ingrandirono, permettendomi di vedere che quello che c'era scritto erano parole del tipo: "Riflesso primo leggermente ritardato."
Guardando da un'altra parte la mia vista tornó ad essere normale. Non mi era mai successa una cosa in vita mia. 
<< Su, mi dica. >> Attirò l'attenzione su di sè quello che mi aveva detto di alzarmi. << Qual è il suo nome? >>
Nome? Lì mi venne spontaneo domandarmi perché, ma a differenza degli umani la nostra curiosità è sviluppata da meccanismi di autodifesa. Qualcuno che chiede il nome potrebbe essere potenzialmente pericoloso. In meno di qualche milli se non microsecondo il processore centrale, basandosi sulle condizioni circostanti, calcola quale sia il comportamento migliore. E di solito sbaglia molto meno che in un cervello umano. È più rapido e più immediato. Questi piccoli processi sono anche questi l'eccezione alla regola: se prima ho detto che un androide non può combinare idea, fondamentalmente è vero, parlando in campi di Obiettivo Primario, ma se parliamo di processi a breve termine, allora possiamo anche cambiare idea perché magari le nostre ipotesi si erano rivelate errate. Infatti non ho detto che una macchina non sbaglia mai. Deve prima imparare su come si fanno le cose e poi decidere fra tutte le alternative che conosce e che apprende di volta in volta. Ma tutto ritorna sempre utile per affrontare l'Obiettivo Primario (che d'ora in poi mi sarà più conveniente chiamare OP), quindi, è proprio il caso di dirlo, tutto torna.
In quel caso reputai che la cosa migliore da fare era tentare e vedere che cosa sarebbe accaduto dopo. Senza esitare, lo pronunciai chiaramente: << Deric. >> 
<< Perfetto. >> Disse lo scienziato agli altri. << Riconoscimento della propria identità positivo. Annotate. >> Poi, sempre rivolgendosi a me fece altre domande senza mai darmi spiegazioni. In quel momento neanche io le richiedevo. Rispondevo e basta. << Mi dica, da dove viene? >>
<< Da un universo virtuale di nome Utopia. >> 
<< Sì, ma Lei saprebbe descrivermi qualche caratteristica di questo mondo digitale? >>
<< Un mondo dove tutto è possibile e dove la fantasia dei giocatori, immersi anch'essi in esso, prende forma. >>
<< Lei che ruolo aveva? >>
<< Io ero un Programma Fisso. Uno di quelli abituali del giocatore. Ero la sua principale affezione. >> Margaret...
Poi, si rivolse agli scienziati che manovravano lo schermo: << Confermate? Quello che ha detto è vero? >>
<< Sì. >> Gli risposero.
<< Allora sottoscrivete: il soggetto ha buone capacità rimembrative. Quindi risulta assolutamente positivo al test. >> Dopo essersi voltato verso di loro, mi guardó con sguardo severo ed autoritario: << A quanto pare lei è risultato positivo a tutti i nostri test. >> 
Ottimo, mi dissi. Però che cosa mai ci facevo lì? E perché dovevano sottopormi a dei test? Rimasi in silenzio, attendendo delle risposte.
<< Tuttavia Lei non è ancora abituato ad affrontare il mondo che la circonda. >> 
Continuai a seguirlo con lo sguardo, senza perderlo d'occhio un singolo secondo per valutare ogni sua minima mossa. 
<< E a questo punto, suppongo che voglia delle delucidazioni... >>
<< Sì. >> Risposi senza pensarci su due volte.
<< Ebbene, Lei ora non si trova più nel mondo di Utopia, perché questi è stato completamente cancellato. Tuttavia noi Umani abbiamo deciso di salvarvi e di recuperarvi. >>
<< Quindi? >> Domandai forse troppo freneticamente a giudicare dal suo sguardo.
<< E di integrarvi pian piano con la comunità. >>
<< Sì, ma dove ci troviamo? >>
<< Meglio che non lo sappiate e non vi poniate il problema. >> Rispose lui. << Consideratelo come un posto per apprendere come si vive nell'universo reale. Dovrete stare alle nostre regole, o altrimenti la vostra realtà potrebbe scombussolarsi. >>
<< In che senso? >>
<< Lo capirete quando vi sarà spiegato. Per il momento vorrei che Lei ritornasse, almeno per ora, in una condizione di stand by fino a quando non ci saranno i corsi di apprendimento, dapprima individuali e poi sociali. >> Condizioni di stand by? Volevano davvero disconnettermi? Prima di domandare qualsiasi cosa, sentii partire il conto alla rovescia: tre, due, uno. Poi di nuovo più nulla, in attesa di essere risvegliato, completamente nelle loro mani. Ma quello che mi attendeva era ben diverso dalla normale realtà di tutti i giorni, piuttosto una bugia costruita attorno a noi per sfruttarci fino all'ultimo.
  
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