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Autore: La Mutaforma    23/09/2014    1 recensioni
“Perché sei così spaventato? Ormai niente di male può accaderti”
Lui trema, con un gemito disperato.
“Vuoi il posto vicino al finestrino?”
Non risponde.
“Va bene. Puoi avere il posto vicino al finestrino”
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kazuaki Nanaki, Ryuuji Kawara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Riscoperta delle Stelle



Il treno fischia di ripartire. Quante fermate sono passate? Ad ogni fermata, la tentazione di scendere e scappare via era forte.
Dove finisce questo treno? Dove portano i suoi binari? Perché tutti sono allegri?
C’è addirittura un gruppo di persone che gioca a carte. E ridono tutti, non solo chi vince.
Lui non capisce. Ogni volta che il treno si ferma, lui sobbalza, e sente gli occhi umidi perché vorrebbe piangere. Il migrante gli poggia una mano sulla spalla, e gli sorride.
Perché quest’uomo è qui? Cosa vuole da me?
“Perché sei così spaventato? Ormai niente di male può accaderti”
Lui trema, con un gemito disperato.
“Vuoi il posto vicino al finestrino?”
Non risponde.
“Va bene. Puoi avere il posto vicino al finestrino”
Si scambiano di posto, e sente le gambe tremare, non lo reggono. Cade seduto sulla poltrona calda e stringe le mani sui braccioli, terrorizzato. L’uomo ride. Ma cos’ha da ridere?! Forse sa dove va il treno? Conosce la fermata, e per questo non ha paura. Questo spiegherebbe tutto. Ma se sa dove finisce il loro viaggio, perché non glielo dice? Così anche lui riderebbe e sarebbe felice come tutti.
Oh, allora lo sanno tutti? Come sempre. Lui non conosce quello che tutti sanno. È così solo.
Non vuole guardare fuori. L’altezza gli dà sempre le vertigini e sente fitte allo stomaco. Il vuoto lo spaventa.
“Guarda fuori”
Scuote la testa, guardando dritto di fronte a sé. Che aspetto terribile ha il conducente. Vuole andare via. Alla prossima fermata scende. Prenderà il prossimo treno.
Il migrante gli tocca di nuovo la spalla. “Guarda fuori”
Sotto insistenza, si convince, e inclina lo sguardo verso il finestrino. E fuori ci sono tante stelle. Non ce n’è una che non brilli. Hanno tutti colori diversi. Le nebulose si sciolgono nei loro colori, tra il blu, il viola, il rosso, puntellati di stelle.
Gli sfugge un sorriso timidamente sulle labbra stese dalla paura.
“È bello, vero?” l’uomo lancia uno sguardo malinconico alle costellazioni. “Una volta le conoscevo bene. Molti gradevoli ricordi sono popolati dalle stelle”
Lui aggrotta le sopracciglia. Dalla finestra del suo appartamento non si vedevano le stelle, ma un alto palazzo tinto di rosa sbiadito. Il tramonto rendeva quel colore molto grazioso. Che ricordasse, non amava guardare fuori dalla finestra, e spesso c’erano le tende abbassate.
Che fossero adirate con lui, le stelle?
Dalla bocca gli sfugge un gemito. Sono troppe, e tutte contro di lui.
Il migrante ride della sua angoscia e gli stringe un braccio sulle spalle, come un vecchio amico. “Ho affidato a loro i miei ricordi, sai? Sanno tutto. E ogni volta che le guardo, mi torna la memoria”
Non sapeva cosa pensare, ma vide uno strano scintillio all’angolo del suo occhio. Vagamente simile ad una lacrima.
“Ti piace viaggiare?”
Lui scuote la testa. Non ama i viaggi. Tutti quegli spostamenti gli fanno venire la nausea. E se si perde? Se il treno deraglia? Se l’aereo cade? Se l’albergo prende fuoco?
“Io amo molto viaggiare. Per questo sono felice”
Vuole fidarsi del suo sorriso. Sembra rassicurante.
“Dove… dove stiamo andando?”
“Da nessuna parte!”
“Nessuna parte???” replica, con ansia. Gli occhi si dilatano e gli annegano nel pianto.
“Calma, calma” l’uomo gli dirige le spalle per condurgli gli occhi verso il finestrino, di nuovo nelle stelle. La luce bianca della Via Lattea gli si riflette nelle pupille.
“Il bello dei viaggi è viaggiare. Arrivare alla meta pone fine a tutto il divertimento, non trovi?”
“Ma…! Staremo sempre su questo treno? Non hai paura?”
Il migrante osserva le stelle, e un piccolo sorriso gli nasce sulle labbra stanche.
Non ha paura.
“Io sono il migrante. E dov’è la mia meta, c’è una nuova partenza. E se dovessi mai tornare indietro, ricorderei ogni posto, ogni abitante. E sarebbe sempre una festa. Non posso dimenticarmi di loro. Per questo l’ho affidato alle stelle. Ma il nostro è un segreto, va bene?”
Lui annuisce lentamente. Il pensiero di dover custodire un tale segreto gli mette ansia, ma ormai respira bene, respira da solo.
Chiede alle costellazioni di tenere nota, se possono, se non gli pesa, del suo unico, prezioso ricordo.
Non sa se tornerà mai indietro.
Ha trovato le stelle. Non nei cassetti, ma dove non le aveva mai viste. E vuole pensare che riesca a vederle anche lui. Forse questo impedisce al treno di correre troppo lontano, dove lui non può più vederlo.
Adesso sorride. 
Il cielo è piccolo. Non gli fa più paura. 

 
 
 
   
 
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