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Autore: KarmaBoss    23/09/2014    0 recensioni
Una sigaretta accesa, uno sguardo vuoto e una testa stracolma di pensieri. L'anonimo soggetto era di classe, aveva lo stile giusto. Stava sempre nell'angolo, e anche così, la notavano tutti: la chiamavano, la cercavano.
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"Io volevo stare sola nella mia solitudine e tutti gli altri volevano far anche loro parte di quel profondo e sconfinato nero, quel nero assoluto che toglie ogni briciola di colore alla vita". (Chapter 2)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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la macchina correva veloce sull'asfalto bagnato, la pecca di avere una decappottabile era che quando pioveva, ero fottuta. mi bagnavo ogni volta. tornai a casa che grondavo acqua, i capelli erano zuppi e tutto il tempo che ci avevo messo per cotonarli, buttati nel cesso. Il ticchettio assordante dei tacchi e delle gocce che cadevano su parquet, echeggiavano nella casa apparentemente vuota. Andai un cucina per prepararmi uno spuntino ma all'improvviso il mio stomaco decise che era ora di vomitare, non di mangiare. Lasciai cadere la borsa sul pavimento e dovette appoggiarmi allo stipite della porta. La scena, ai miei occhi, era raccapricciante. Volevo morire, sprofondare, o forse solo scomparire. Helen: Papà'...?! Helen: Cosa ci fai qui? Papà: Ehy piccola mia, come va? Helen: Bene, ma adesso devo proprio andare. Mamma: Oh no Helen, io e tuo padre dobbiamo dirti una cosa. Helen: Mamma l momento ho da fare, non potremmo rimandare? Mamma: In realtà è una cosa abbastanza urgente. Detto questo la mamma prese la mano dell'uomo che ha contribuito alla mia nascita e che dovrei chiamare papà, le loro dita s'intrecciarono. No. NO! Non so se lo pensai soltanto, credo che lo urlai davvero. Mi accasciai a terra in una pozza d'acqua mista a lacrime e cacciai l'urlo più potente che avessi mai cacciato. Iniziai a tremare tutta e come al mio solito, mi portai le mani alle orecchie. Mamma tentò di rimettermi in piedi, ma l'allontani con un gesto del gomito. Non sapevo che cosa provare. Helen: Perchè lo avete fatto? Papà: Per farti felice piccola mia. Io tu e tua madre ora potremo tornare ad essere una famiglia? Helen: No. Sussurrai in maniera quasi impercettibile. Helen: No. Stavolta lo dissi un po' più forte, in maniera che i miei lo sentissero. Helen: No! Urlai mettendomi le mani alle orecchie. La testa mi girava, in realtà era tutto che mi girava. Barcollai verso la porta ma prima di subito sentii una presa al polso e l'incapacità di camminare. Mamma mi stava reggendo e con occhi delusi e colmi di rabbia mi disse: Mamma: Proprio non riesci ad essere felice per noi, l'abbiamo fatto per te. Avrei voluta davvero che i miei genitori fossero fieri di me, ma evidentemente non ricevevano altro che delusioni. Ruppi la presa di mia madre e portandomi il braccio al petto mi voltai, la guardai e dissi: Helen: LO STATE FACENDO PER ME? AH SI, E' COSI'? E CHI SEI LI SCORDA TUTTI QUELLI ANNI PASSATI DA SOLA IN CASA, CON LE SPALLE AL MURO E RANNICCHIATA IN UN ANGOLO, TUTTI QUELLI ANNI PASSATI DALLE NONNE, TUTTE QUELLE PROMESSE NON MANTENUTE E TUTTE LE SERE CHE VOI TORNAVATE A CASA UBRIACHI E VI PORTAVATE A LETTO LA PRIMA O IL PRIMO CHE CAPITAVA. EH? IO LE URLA NON ME LE SCORDO, RIMBOMBANO NEL MIO CERVELLO OGNI ISTANTE. NON AVETE FATTO ALTRO CHE DISTRUGGERMI E RIDURMI UN INUTILE SCARTO DI QUESTO MONDO DI MERDA. VOI QUESTE COSE NON VE LE RICORDATE PERCHE' NON HANNO CHIAMATO VOI "LA STRANA". MI FATE SCHIFO. Non volevo davvero dire che mi facevano schifo ma in quello momento era tutto ciò che mi passò per la mente. Corsi in camera mia, buttai le mie robe in un borsone insieme agli accendini, alle sigarette, ai trucchi e ad un po' di grana e sgusciai fuori dalla finestra. mi catapultai nella macchina stracolma d'acqua, pigiai il piede sull'acceleratore e partii. Non sapevo bene dove andare, ma sapevo che dovevo farlo. Ora dovevo solo trovare un posto dove passare la notte.
   
 
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