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Autore: Nayuki911    23/09/2014    1 recensioni
E pensare che tutto era iniziato con una banalissima lite.
Poteva davvero essere una svolta nella sua misera vita?
Sarebbero state due anime destinate ad unirsi, o a scontrarsi senza esito?
Genere: Drammatico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikasa Ackerman, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: When Two Worlds Collide.
Anime: L'Attacco dei Giganti
Rating: Arancione 
Genere: Drammatico, Generale, Slice of life | Capitoli: 1 / ? - In corso.
Tipo di coppia: Het | Note: AU | Avvertimenti: Nessuno
Personaggi: Mikasa Ackerman, Levi, Altri.

“E pensare che tutto era iniziato con una banalissima lite.
Poteva davvero essere una svolta nella sua misera vita?
Sarebbero state due anime destinate ad unirsi, o a scontrarsi senza esito?




When Two Worlds Collide.


Capitolo 1.


«.. A-Allora, cosa vuole ordinare?»
Di certo non poteva dire che quella ragazza non fosse carina, ma sembrava un tantino distratta, come se i suoi pensieri fossero rivolti ad altro.
I suoi occhi cerulei la fissavano un po’ sottili, era evidente la stesse scrutando, ma sperò con tutto il cuore che lei non lo notasse. La sentì sbuffare, già pronta a rimettere il blocchetto in tasca, assieme alla penna, quindi si affrettò a parlare.
«Solo un’altra birra, grazie,» si schiarì la voce.
«Una?» domandò la ragazza dai capelli color rame, senza neanche fissarlo, scoccando un’occhiata curiosa all’amico seduto accanto. L’uomo annuì, e la congedò smettendo di osservarla, quindi la seguì con lo sguardo mentre tornava al bancone, solo allora la vide allacciarsi meglio il grembiule nero con un gesto scocciato.
«Erwin. Nel nome del tuo monociglio, giuro che ti ammazzo.»
L’uomo dai capelli biondi se la rise di gusto, quindi prese un sorso della sua birra, un sorriso compiaciuto dipinto sul volto.
«E’ carina, molto carina. Ma non è il tuo tipo, in effetti.»
«Ah, tu credi!? E’ quello che ho cercato di dirti fino ad un minuto fa, ma non mi hai-»
«Ahh! Si è fatto tardi, devo davvero proprio scappare. Ci pensi tu?» Fece un cenno di capo in direzione dea cassa, ed era palese che se la stesse svignando per non pagare.
«Tch, taccagno come tuo solito.»
«Dai, qualche sera offro io. Guarda dove ti ho portato oggi, insomma! Ci sentiamo per telefono, Levi.» Quella fu l’ultima frase che disse, prima di sparire tra la folla e dirigersi verso l’uscita con la valigetta in mano.
Per essere un giovedì comune, quel pub era piuttosto affollato, e dando un’occhiata alle cameriere, poteva anche darsi una spiegazione. Sebbene fossero tutte molto carine, nessuna era il suo tipo ideale, troppo vanitose - addirittura scostumate, o troppo timide e asociali. Non che lui fosse da meno, visto che per spiccicare parola impiegava una ventina di minuti buoni, e se proprio non ci riusciva, non era un dramma: preferiva stare da solo.
L’unico motivo che lo aveva spinto a parlare con quella ragazza dalla coda di cavallo, era stato il suo migliore amico Erwin, che gli aveva lanciato una sorta di sfida, conclusa ovviamente nel peggiore dei modi.
Erwin era davvero un brav’uomo, ma era davvero ossessionato dall’idea di vedere Levi sposato, con figli e con una carriera soddisfacente. Almeno su quest’ultima non poteva lamentarsi, visto che era un noto uomo d’affari. Lavoravano insieme, ed erano così diventati migliori amici, sapevano tutto l’uno dell’altro, e Levi lo apprezzava in tutto e per tutto. Eccetto per quella piccola pecca che lo vedeva vittima di abusi psicologici.
Solo perché Erwin era felicemente sposato, non significava che lo dovesse essere anche lui. Ci aveva provato più volte a dirgli che stava bene, che avere un buon lavoro fosse sufficiente a completargli la vita, ma Erwin non ne voleva proprio sapere, ed insisteva, nel dire che prima o poi, anche lui si sarebbe innamorato.
Forse. Ma non delle donne che era lui a consigliargli.
 
«L-La sua birra.» La ragazza dai capelli ramati era tornata. Neanche se n’era accorto, essendo sovrappensiero.
E adesso che diamine ci avrebbe fatto, con quella birra? Neanche la voleva.
«..Sì, grazie.» Attese che la ragazza fosse sparita nuovamente, prima di prenderne un sorso, già ampiamente disgustato. Non gli restava che berla tutta e poi ritirarsi nel suo appartamento, probabilmente avrebbe guardato un po’ di tv, appisolato sul divano, prima di concedersi una bella dormita.
 
Passò una mezz’ora buona, prima di rendersi conto che il pub si stava lentamente sfollando. Forse era ora anche per lui, di levare le tende. Non appena si alzò dal tavolo, si infilò la giacca, rigorosamente nera, e si avviò al bancone, laddove al momento, non c’era anima viva.
Si schiarì la voce, per attirare attenzione, finché una ragazza gli venne incontro.
Lei sembrava diversa da tutte le altre: non aveva la solita espressione da ragazza vanitosa, o di quelle sempre falsamente sorridenti; al contrario, sembrava piuttosto apatica, o meglio dire riservata, sulle sue. I capelli neri come la pece sembravano piuttosto setosi, irregolari, un ciuffo le ricadeva sulla fronte proprio in mezzo. Forse la fissò un po’ troppo a lungo, perché la vide scostarlo lentamente, a disagio. Sembrava stanca, ma magari era semplicemente assonnata.
Diede un’occhiata all’orologio, segnava le 22.46. Non era molto tardi, eppure un senso di stanchezza lo pervase da capo a piedi.
«Dovrei pagare. Du-Tre birre, » si vergognò quasi a dirlo, chissà per quale motivo. Sarebbe passato per un ubriacone, forse, ma chi se ne importa? Probabilmente quella ragazza non si sarebbe mai ricordata di lui.
La ragazza, silenziosa, si limitò a rilasciargli lo scontrino, indicando la cifra da pagare con un cenno, senza emettere un singolo suono. Forse era più che stanca, sembrava quasi sul punto di svenire da un momento all’altro.
«.. Tutto bene?»
«Sì.» Disse con schiettezza, continuando a fissare lo scontrino.
Al diavolo le ragazze, al diavolo Erwin e al diavolo le birre. Pagò quello che c’era da pagare, lasciò anche una mancia, e non seppe neanche per quale fottutissimo motivo. Borbottò un sommesso “Arrivederci” e si diresse verso l’uscita, desideroso di tornarsene a casa.
 
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L’appartamento era piuttosto modesto, un misto tra il moderno e il rustico, forse un accoppiamento piuttosto bizzarro, ma del resto non era mai stato bravo con gli immobili, era in casi come questi che sentiva la mancanza di una donna.
Tornare a casa e trovare qualcuno che gli dicesse “bentornato”, tornare dopo una lunga giornata di lavoro e sentire un profumo femminile a riempire l’appartamento, o meglio ancora, il profumo di un buon pasto fatto in casa.
Aveva tutto quello che un uomo potesse desiderare: un buon lavoro, un’ottima reputazione quanto a professione, un migliore amico, varie conoscenze, una bella casa, e un divano beige comodissimo.
Ma non aveva mai avuto l’amore, e ogni tanto tornava a pesargli come un macigno. Figuriamoci se lo avrebbe mai ammesso davanti a quel tirchio di Erwin. Piuttosto si sarebbe mozzato la lingua.
Si abbandonò sul sofà, fece zapping per vedere cosa ci fosse di interessante in tv, e senza neanche rendersene conto, si appisolò, cadendo in un sonno piuttosto profondo.
 
Quando si svegliò, diede subito un’occhiata all’orologio appeso sulla parete, segnava l’ora 00.50. Come aveva fatto ad addormentarsi così?
Si alzò forse troppo di scatto, quasi inciampò con i piedi sul tavolino, imprecò silenziosamente, anche se nessuno gli vietava di farlo ad alta voce, del resto.. era solo.
Si guardò intorno, alla ricerca del telecomando, spense la tv e si diresse nella propria camera, dove un grande letto matrimoniale lo attendeva. Anche in casi come questi, rimpiangeva il fatto di non avere nessuno che lo rimbeccasse quando era necessario. Detestava appisolarsi così presto, perché con tutte le probabilità del mondo, adesso avrebbe passato una nottataccia, e considerando che l’indomani avrebbe avuto una riunione importante, non giovava di certo a suo favore.
Tentar non nuoce, e di provare, ci avrebbe provato sicuramente.



 
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«Sasha, io qui ho finito, vai tu a servire il tavolo 3? Hanno chiesto due panini e una coca, io sono già in ritardo. Ci pensi tu ad avvisare il capo?»
La ragazza dai capelli ramati per poco non fece cadere il vassoio con i bicchieri.
«D-Dì già? Ah, s-sì, vai pure, penso a tutto io!»
«Perfetto. Grazie.» Prese la borsa, il giubbotto, e fece per avviarsi verso l’uscita, quando qualcos’altro attirò la sua attenzione.
«Sasha.. di chi è quella valigetta?»
La ragazza cadde dalle nuvole, quindi seguì lo sguardo dell’amica e lo proiettò sul tavolo in questione.
«Non ne ho ide-ah! Sarà sicuramente di quel tipo basso, in compagnia dell’uomo dal cespuglio in front- un attimo, sto arrivando! Accidenti, Mikasa.. non lo so, sarà sua, lasciala qui, conservala nel deposito o portala con te, domani verrà sicuramente a cercarla se è così importante!»
«Certo che è importante. E’ una valigetta da lavoro, deve esserlo per forza.»
«Allora va’ a restituirgliela. Io non posso muovermi da qui--!»
«Nemmeno io, sai benissimo che devo andare.»
«Lo so, allora— ah, dannazione! Portala qui, fammi vedere.»
Mikasa si avvicinò al tavolo, prese la valigetta e la portò all’amica. Si accovacciarono a terra, dietro il bancone, presero dunque ad esaminare l’oggetto in questione. Era nera, probabilmente di pelle – a giudicare dall’odore.
«Ok, adesso la apriamo, e cerchiamo qualche informazione che possa ricondurci al proprietario, va bene?»
«Ma.. questo non è sbagliato?»
«No, Mikasa, se vogliamo restituirgliela dobbiamo avere un briciolo di indizio, non ti pare? Fammi vedere un po’—ah, guarda qui c’è qualcosa, che sia una lettera d’amore? No, uhm..»
«Sasha, smettila.» Ma era troppo tardi, la ragazza aveva già controllato mezzo repertorio, e senza trovare nulla che non fossero documenti, cianfrusaglie e fogli di carta.
«Ma queste cose non dovrebbero avere una specie di etichetta? Gesù—ah, forse ci siamo!»
«Oh.»
 
Levi A.; Loyal Corporation.
Monroe Street 00056/B
 
«Corporation..  sembra un uomo importante. Ha anche lasciato una mancia piuttosto generosa.»
«Sicuro! Lo hai visto poi il suo amico? Sembrava proprio uno di quelli tutti in tiro. Il tappo un po’ meno, insomma.. troppo basso per essere di rilievo!»
«Sasha. Da quando, essere bassi equivale a non poter essere importanti?»
«Non è molto lontano da qui, va’ a portargliela!» cambiò totalmente discorso, e nel mentre si diede un’occhiata in giro, fortunatamente del capo nessuna traccia.
«Cosa stai dicendo? Questo è l’indirizzo del suo ufficio, non di casa sua, sciocca.»
«Sicura? A me sembra una palazzina--»
«Sì. E anche se fosse, hai visto che ora è? Non potrei comunque piombare a casa di un perfetto sconosciuto a quest’ora della notte, e...»
«Ma lo hai detto tu che potrebbe essere importante!»
«… La porterò con me, e domani mattina vedrò di raggiungere quest’ufficio, e.. consegnargliela. Adesso devo veramente scappare.» Prese la valigetta, la borsa, il cappotto e lasciò l’amica ancora accovacciata a terra, con l’espressione confusa e frastornata. Il rumore che fece la porta nell’essere richiusa, attirò l’attenzione di molti clienti, quindi Sasha poté cogliere l’occasione per sbucare da dietro il banco, a mo’ di fungo. «A-Arrivo con i panini!»
 
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«Porca puttana.»
 
Queste furono le prime parole che pronunciò, Levi, l'indomani mattina, una volta varcata la soglia di casa, dopo essersi reso conto che la sua mano sinistra, solitamente intenta a trasportare la valigetta, era del tutto vuota.
Nell’arco di pochi secondi, ebbe un flash della sera prima; la valigetta ancora poggiata contro il piede della sedia.
Sudò freddo: lì dentro c’era praticamente tutta la sua vita.
Cercò di darsi una calmata, raggiungere l’ufficio in fretta e furia era sicuramente la scelta migliore; Erwin avrebbe saputo cosa fare. Lui sapeva sempre cosa fare.
 Prese le chiavi dalla tasca, raggiunse la sua Porsche con uno slancio atletico lungo il vialetto, e si avviò verso quella strada che ormai avrebbe potuto percorrere ad occhi chiusi; quella solita, strada monotona, che lo avrebbe portato ad un viaggio verso morte certa.
 



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N.d.A. Solo un piccolissimo tentativo di una longfic. So già come andrà a finire, io diventerò un sacco di patate ecc, ecc.. MA COMUNQUE. Spero vi piaccia, e niente, la dedico alla mia Nexys, senza la quale non avrei tutta questa ispirazione ♥ Buona lettura! ~

 
   
 
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