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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    23/09/2014    5 recensioni
[Tremotino x La Bella e la Bestia con riferimenti a Once Upon a Time]
Cosa sarebbe successo se fosse esistita sia la Bestia che Tremotino?
E se la Bella e la Bestia avessero finalmente un figlio?
E se Once Upon a Time avesse in parte ragione?
Cosa c'entra in tutto questo Belle?
Spero che recensirete in molti, almeno per dirmi cosa ne pensate.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Chi è il Mostro, ora?


Fandoms: [Fiabe (Tremotino - La Bella e La Bestia) con riferimenti vari a Once Upon a Time]
Personaggi: [Tremotino - La Bella -La Bestia - figlio della Bella e la Bestia con riferimenti alla Figlia del Mugnaio]
Coppie: [Tremotino x La Bella x La Bestia con riferimenti a Tremotino x La Figlia del Mugnaio]



Angolo Autrice

Vorrei dedicare questa storia a tutte le amanti della Rumbelle ed avvertirvi che alcune parti sono riprese dalle varie interpretazioni delle due fiabe. Ringrazio fin da ora i lettori silenziosi, coloro che metteranno la storia nelle preferite/seguite/ricordate, ma soprattutto coloro che lasceranno una piccola recensione.



All’idea della nascita del principino primogenito per tanto tempo atteso il re e la regina, suoi futuri genitori erano stati davvero tanto felici. Sicuramente non si sarebbero mai potuti neanche immaginare che l’erede al trono potesse nascere malato di una malattia inguaribile come sarebbe stata diagnosticata dai medici. Per un attimo, mentre lo teneva fra le sue tremanti braccia la regina Belle, sua madre, si era chiesta se per caso quella malattia non fosse una conseguenza della maledizione che aveva afflitto per anni, se non secoli, il suo dolce marito. Si era persino ritrovata a ricercare qualche dettaglio nell’aspetto e nel comportamento del pargolo che la rimandasse  con la mente alla Bestia, la creatura di cui tanto tempo prima si era inesorabilmente innamorata. Poi, in un secondo momento si era data della stupida per quell’insano e dannoso desiderio.
Il tempo continuava inesorabilmente a passare, ma la situazione non sembrava aver alcuna intenzione di mutarsi, anzi pareva giorno per giorno peggiorare: furono chiamati i migliori medici del regno, ma nessuno di loro riuscì a trovare una cura per la malattia che tanto tormentava la famiglia reale e nessuno ebbe qualche rimedio da consigliare per alleviare almeno un po’ il dolore che pareva provare l’erede.
Fu una di quelle giornate in cui i regnanti erano ormai abbattuti e disperati all’idea di perdere loro figlio che giunse, anzi comparì, nella sala del trono una creatura dalla pelle dorata e gli occhi eternamente sgranati.
Si presentò con queste parole:“Cosa mi dareste in cambio se io vi donassi la salute di vostro figlio?” Era appollaiato sul trono e dal ghigno comparso sul suo viso sembrava quasi che si stesse divertendo, con la mano faceva strani gesti in aria.
I regnanti si guardarono un attimo negli occhi: Chi era quello straniero? Cosa ci faceva sul trono? Ma, soprattutto, come poteva conoscere la soluzione ai loro problemi?
“Qualsiasi cosa vogliate… Oro, Argento, Pietre Preziose, Denaro…” Iniziò il re, proponendo quanto di più richiesto ci potesse essere, poi gli venne un idea: “Rose…” Continuava ad enumerare le ricchezze del suo stato, ma la creatura che qualcuno avrebbe definito come un folletto non sembrava aver l’aria di trovare qualsiasi di queste cose come interessanti.
“L’oro me lo posso creare da solo, le pietre preziose e l’argento non m’interessano…” Diceva, come se stesse canticchiando fra se e se una vecchia canzoncina. “Il denaro lo posso far comparire, ho un buon roseto...” A quel punto si fermò per ridacchiare. “Ho bisogno di una domestica, dearie!” I suoi occhi sembravano luccicare divertiti puntati com’erano sul volto della Regina che sembrava volersi tenere lontana dal centro d’intesa della conversazione.
“Abbiamo molti servitori, se v’interessano…” Tentò di svicolare il re, che si era accorto di come lo straniero fissasse sua moglie.
Oh, no... non sono stati loro ad esigere un mio aiuto ed aver bisogno di un patto, dearie!” Rispose il folletto, sempre più divertito. Sembrò volersi gustare al meglio la parola “patto” mentre la pronunciava, dato che schioccò la lingua.
“Non oserai…” Si scaldò il sovrano ricordandosi come lui e la sua legittima moglie si fossero conosciuti. Fu, però, fermato dalla mano della regina che si era posata irrefrenabile sul suo braccio.
“Prometti che mio figlio starà bene e in salute?” Domandò, non era sicura di cosa stesse facendo, ma sapeva che era la cosa giusta, in più gli ricordava un’altra situazione del genere.
Quando si volse a guardare il marito si accorse che anche lui ci doveva stare pensando dato che la fissava con quei meravigliosi occhi dorati pieni di stupore e tristezza. La regina si sorprese per la millesima volta del colore di quegli occhi, tanto diversi da quelli che aveva imparato a conoscere tanto bene della Bestia.
A volte, soprattutto la notte, Belle si ritrovava a ripensare alla sua adorata Bestia e a pensare a tutte le volte che le aveva chiesto di fare l’amore con lui. Era in quei momenti che si accorgeva maggiormente di tutte le molteplici differenze fra la goffa e burbera Bestia e il bello, educato e gentile ragazzo che si era ritrovata per marito, che fra l’altro aveva anche scoperto essere suo cugino. In quei momenti desiderava con tutta se stessa che la sua Bestia fosse ancora lì a farle compagnia quando si sentiva sola e a corteggiarla quando si sentiva indesiderata. Oh, avrebbe sempre pensato in fondo in fondo che il momento più bello e romantico che una donna potesse vivere era quello del corteggiamento.
Si riscosse dai suoi pensieri, per poi sorridere mesta al sentire il folletto dare la sua parola.
“Allora va bene, verrò con te!” Suggellò il patto a quel punto, accettando malvolentieri la mano che lui le offriva per uscire da quella stanza. Con un ultimo sguardo d’addio al marito tanto amato, seguì, infine, il folletto in un luogo che l’avrebbe ospitata per molto tempo da lì in poi.
L’ultima cosa che seppe della sua famiglia fu che suo figlio stava bene.
Fin dalla prima sera temette che le cose potessero precipitare e che la creatura che ora la teneva in detenzione potesse decidere di rompere il patto. Aveva, infatti, sbeccato una tazzina da the e non aveva idea di come avrebbe reagito quella bestia. Era successo a causa di una battuta del padrone di casa, vero, però si rimproverava di averla lasciata scivolare dalle mani quando la raccolse da terra con dita tremanti e chiese perdono varie volte con la voce che le tremava ed il cuore in tumulto. Probabilmente non aveva mai avuto tanta paura in vita sua, forse nemmeno la prima volta che aveva visto la Bestia. Tutto ciò che ricevette fu invece una scrollata di spalle e una risposta tranquilla da parte del folletto: “E’ solo una tazzina.” Qualche tempo dopo l’accaduto iniziò a conoscere quella strana creatura dorata che, come scoprì si chiamava Rumpelstiltskin (colui che fugge) e che aveva perduto l’unica persona che avesse mai amato proprio a causa del proprio nome. A volte lo scorgeva ad accarezzare distrattamente una collana e un anello piuttosto semplici come se fossero le cose più preziose che avesse mai ricevuto. Altre volte, restava tranquillamente a filare in oro la paglia in un angolo tranquillo della stanza dove lei lavorava. Gli faceva dimenticare i dispiaceri, le aveva svelato una volta per poi non rivelarglieli quando glieli aveva chiesti.
Un giorno, qualche mese dopo l’essere entrata in contatto con quella creatura, mentre puliva delle mensole spolverate della libreria cadde fra le braccia del folletto. In quel momento si accorse che in effetti le ricordava fin troppo la tanto amata Bestia in molte delle azioni del folletto e che, se stava attenta poteva rivedere l’uno nell’altro per quanto erano simili. Anche lui in quel momento si accorse della sua somiglianza fin troppo concentrata con la bella Figlia del Mugnaio che gli aveva, tanto tempo prima, rapito il cuore oltre al bambino che aveva tanto desiderato crescere.
Fu in questo modo che poco alla volta nei cuori di entrambi crebbe una sensazione l’uno per l’altro che mai si sarebbero aspettati di riprovare.
Belle e Rumpelstiltskin iniziarono a conoscersi sempre più approfonditamente fino a quando, una sera di due anni dopo si ritrovarono seduti al filatoio, troppo vicini perché non si aspettassero o non sapessero cosa sarebbe successo di lì a poco. Fu con uno scatto di volontà enorme che Rumpelstiltskin balzò in piedi allontanandosi dalla bella regina prima che le loro labbra potessero anche solo sfiorarsi, perché poi non ci sarebbe più riuscito lasciando che si intrecciassero in un ballo d’amore.
Inizialmente Belle rimase spiazzata dalla reazione del folletto, ma poi comprese. Si ricordò di suo figlio, di suo marito, della sua vita, del suo regno che le attendevano appena fuori quelle mura e che da lungo aveva lasciato, ricollegò ciò che stavano per fare con ciò che era giusto. Non palesò il suo orrore per ciò che era capitato, ma il folletto parve vederlo e comprenderlo.
Fu con il cuore pesante che quella sera i due si separarono per sempre.
Rumpelstiltskin iniziò a filare con maggior vigore del solito, come a voler dimenticare ogni cosa, quasi a desiderare di crollare nella follia, mentre la donna di cui si era innamorato tornava alla sua famiglia.
Probabilmente in un altro momento, in un altro posto, in un altro universo, in un’altra situazione i due si sarebbero potuti amare liberamente, si sarebbero rispettati e, forse con molta fortuna, si sarebbero persino potuti sposare.
Quando Belle fu tornata a casa e vide suo figlio per la prima volta da così tanto tempo che ormai sapeva a malapena camminare e che tentava di raggiungerla, le manine allungate nel tentativo di prendere il suo vestito il prima possibile crollò a terra e scoppiò in lacrime. Lacrime per ciò che era, non sarebbe potuto essere e sarebbe stato. Pianse di gioia e dolore, pianse perché semplicemente poteva farlo, mentre una sola domanda giungeva spontanea dal suo cuore: “Chi è il vero Mostro, ora?”
   
 
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