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Autore: Cosmopolita    24/09/2014    16 recensioni
Attico, personalmente, mi è sempre parso un tipo estremamente paziente: con un amico come Cicerone, che non faceva altro che lamentarsi con lui in ogni suo giorno da esiliato, non deve essere stato affatto facile non perdere la calma.
Ma se anche lui ne avesse avuto abbastanza?
Dal testo:
[...]Sinceramente, Cicerone, c’è un limite a tutto. Sono un proselita di Epicuro, quindi, se permetti, mi sento in dovere di mettere fine ad un dolore quando lo ritengo insopportabile.
Perché, diamine, sei insopportabile! Ma non poco poco, no! Sei praticamente una palla di piombo cadutami in testa nel momento meno opportuno della giornata, ovvero sempre.[...]
Genere: Comico, Demenziale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Quando Cicerone ricevette la missiva di Attico, tirò un sincero sospiro di sollievo. L’esilio diventava ogni giorno un supplizio sempre più difficile da sopportare; ormai si sentiva più lontano che mai dai suoi cari, dai suoi amici, dalla sua bella casa sul Palatino, ormai distrutta dagli invidiosi Populares.
Lontano dalla sua bella Roma, che tanto lo aveva ricoperto di fama e di gloria in precedenza quanto, in quel momento, lo riempiva di sconforto e delusione.
Attico era il suo unico contatto con la vita e i fasti di una volta: una congiunzione con il passato.
Non attese neanche un secondo di più. Mandò via il suo schiavo, si sedette sul triclinio e cominciò a leggere, curioso delle nuove che presto avrebbe conosciuto tramite il suo amico.

Caro Cicerone,
Esordio assai strano, si disse l’Arpinate, massaggiandosi il mento con le dita: di solito, Pomponio iniziava le lettere destinate a lui con un deliziosissimo “Mio carissimo Marco”, che tanto dava nutrimento al suo ego.
Evidentemente, Attico aveva notizie davvero gravose da dargli.

Caro Cicerone,
L’ultima lettera è giunta proprio come me l’aspettavo: pagine e pagine del tuo “filosofare”, come ti piace chiamarlo.
Credimi quando ti dico che, nonostante ti abbiano (o meglio, tu, attraverso presunte speculazioni altrui, ti sia) definito un “esperto delle parole”, mai ci fu epiteto tanto sbagliato per designare la marea di  sciocchezze che mi affibbi ogni volta.
Hai letto bene, amico, sciocchezze! Ora come ora, mi sento libero di rinfacciartelo.
Sinceramente, Cicerone, c’è un limite a tutto. Sono un proselita di Epicuro, quindi, se permetti, mi sento in dovere di mettere fine ad un dolore quando lo ritengo insopportabile.
Perché, diamine, sei insopportabile! Ma non poco poco, no! Sei praticamente una palla di piombo cadutami in testa nel momento meno opportuno della giornata, ovvero sempre.
E lo so cosa ti starai dicendo: un Epicureo come me non dovrebbe privilegiare l’amicizia? Beh, credimi, Epicuro stesso ti avrebbe etichettato come “piacere inutile e dannoso”. Anzi, ometti pure il “piacere”.
Sono stufo. Quando eri a Roma ti vantavi per qualsiasi cosa: Ho sconfitto Ortensio Ortalo, sono l’Oratore che Roma si merita ma di cui non ha bisogno, grazie a me Catilina è morto…
Prima di tutto, fattene una ragione: Ortalo era arrivato a capolinea. E’ normale che un ventenne appena uscito dalle migliori scuole oratorie greche abbia avuto la capacità di fargli il culo a strisce. Guarda caso eri tu. Che fortuna, eh?
E poi, basta con ‘sta manfrina di Catilina. A’ Marco, lo sapevano tutti! Tutti sapevano che stava congiurando, andiamo, più palese di così? C’erano orde di senatori che ci facevano le vignettine, lo deridevano ovunque…
Dopo tre anni che tentava di diventare console era prevedibile che reagisse male. Ma, guarda caso, sei tu che l’hai sorpreso. Che fortuna, eh?
Accettalo, sei inutile. Scrivi un sacco di robaccia, che per carità, è scritta bene, ma rimane sempre robaccia. E chi deve sorbirsi tutto questo? IO!
Sempre Attico! Tanto Attico è così buono, vero?
Quando ti hanno mandato in esilio, ho tirato un sospiro di sollievo: finalmente mi ero liberato di te.
Ho fatto male a sottovalutarti. Diamine, io odio le tue stramaledette lettere. Ne arrivano due ogni settimana e ti lamenti pure se non ti rispondo.
Stammi bene a sentire: A differenza tua, che sei in villeggiatura, io LAVORO. Quindi, concedimi un po’ di ozio una volta tanto, invece di rompermi ogni volta, clamorosamente, le uova nel paniere con i tuoi piagnistei.
Tra l’altro, sei pure un po’ patetico: scrivere un’orazione affinché non distruggano la tua casa, quanta classe, eh, non c’è che dire.
Ah, e consentimi di ricordarti una cosa: sei e resterai sempre un provinciale, perciò non montarti la testa.
Vaffanculo,
Attico

P.S: La voce che tu e tua figlia abbiate una storia…beh, l’ho sparsa io.

Il povero oratore, a quelle parole, rimase interdetto. Più che altro, non riusciva a trovare una subordinata abbastanza vituperante per infamare il suo non più tanto caro amico.






Sì, alla fine ho pubblicato questa... ehm, demenzialità storica. Se avrà successo, credo (e spero) che porterò avanti quest'idea, espandendolo a tutte le altre epoche storiche: ossia, far togliere qualche "sassolino dalla scarpa" a qualche altro personaggio storico.
Quindi... beh, nulla, recensite, se vi va ;)


EDIT: Mi sento una mentecatta a scriverlo qui, ma tant'è... ringrazio moltissimo la persona che ha segnalato questa storia alla Pagina Facebook "Apostrofare Catilina in Senato facendogli sapere che ha rotto il cazzo" e, ovviamente, la pagina stessa, che seguo e adoro da tempo immemore. Avevo scritto un commento direttamente lì, ma sono terribilmente timida e amante della privacy, perciò il suddetto commento ha avuto vita breve... Quindi, niente, ringrazio loro e i "proprietari" dei commenti entusiastici su fb <3
   
 
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