Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Shetani Bonaparte    24/09/2014    2 recensioni
[Seguito di 'Mi accontento di sognare...]
(Dal testo)
Si era lasciata tutto alle spalle, dicevo, tutto ciò che le faceva male.
Era ancora nerd, questo sì, però erano anni che non guardava una puntata si Star Trek, che evitava di comprarsi dei fumetti e che usava il computer occasionalmente.
Semplicemente, non ne sentiva più il bisogno.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve ^///^
Posto ora il continuo di ‘Mi accontento di sognare…’. Avrei voluto aspettare, ma già due di voi mi avete confermato che potevo continuare e se avessi aspettato avrei di nuovo cambiato idea.
Non è personale quanto quell’altro, ‘sto racconto, ma vien dal cuore.
Ahimè, però, ho ancora 17 anni… XD
Un bacione,
Shetani
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi accontento di vivere la realtà…
 
 
 
Introduzione
 
Realtà. Il sogno di un filosofo impazzito.
[Ambrose Bierce – ‘Dizionario del diavolo’]
 
Shetani si era lasciata tutto alle spalle.
Tutto ciò che le facesse male, anche i ricordi.
Aveva vent’anni, ormai, e il giorno dopo ne avrebbe compiuti ventuno; aveva acquistato la casa dei vicini e quindi viveva accanto ai genitori e alla sorella Shainy, con la propria famiglia ora aveva un buon rapporto, era diventata una ragazza aperta, era cambiata.
Stava bene.
Ma erano frottole, per la maggior parte: lavorava al bar della madre, non essendo riuscita a diventare neanche l’ombra di una fumettista, conosceva molta gente ma aveva pochi amici, gli stessi di quando aveva diciassette anni.
Si era lasciata tutto alle spalle, dicevo, tutto ciò che le faceva male.
Era ancora nerd, questo sì, però erano anni che non guardava una puntata si Star Trek, che evitava di comprarsi dei fumetti e che usava il computer occasionalmente.
Semplicemente, non ne sentiva più il bisogno.
O forse stava solo cercando di cambiare, di essere ciò che gli altri volevano che fosse, di essere perfetta, nonostante questa perfezione non la soddisfacesse come avrebbe dovuto.
Sua sorella aveva insistito perché restasse a dormire nella casa dei genitori, nella propria vecchia stanza, per qualche giorno, perché, nonostante la vicinanza, tra una commissione e l’altra, tra il lavoro e il secondo lavoro, tra gli studi supplementari che si impegnava a seguire, non si vedevano poi molto.
Lei aveva accettato di buon grado, tanto non aveva una fidanzata ad aspettarla a casa – non l’aveva mai avuta, a dir la verità – e ora si ritrovava, alle sei del mattino, nella stanza dove aveva vissuto fino ai diciott’anni e che era come l’aveva lasciata: con la scrivania colma di fumetti imbustati, qualche vecchio giocattolo e di libri.
Aprì l’armadio, cercando, tra le cianfrusaglie, gli abiti che vi aveva messo la sera prima per non dover andare a casa propria a vestirsi – ah, la pigrizia... o la praticità, una delle due…
Tastò un tessuto che, dannazione, avrebbe riconosciuto ovunque. Tirò fuori, infatti, l’appendiabiti con una divisa da Capitano della Flotta Stellare.
Non ricordava chi gliel’avesse veramente regalata perché quello che aveva vissuto durante il coma lo aveva da tempo etichettato come ‘sogno lucido’ ed il fatto che il sogno terminasse con Kirk ed equipaggio che le regalavano un pacco color ocra e al risveglio avesse trovato quella divisa in un pacco identico, lo considerava una casualità.
Con il magone, sfiorò i gradi da Capitano.
Chissà se mi sta bene, pensò, dubitandone – era molto dimagrita, in quegli anni, ed era un po’ più alta, quasi più femminile, sebbene indossasse indumenti maschili.
‘Saremo amici per sempre’
‘Non dimenticarti di noi, cara’
‘La realtà prima o poi va affrontata’
Si riscosse dai ricordi e mise la divisa dove l’aveva trovata, riuscendo poi a trovare i propri abiti. Indossò i pantaloncini beige maschili e la camicia nera a maniche lunghe. Per finire delle comode scarpe da ginnastica.
Poteva pensarne tutto il male che voleva, di quel ‘ridicolo costume da ossessionati’, come l’avrebbe descritta sua padre, poteva dirsi che Star Trek non era più importante, che era cresciuta, che era maturata, ma la realtà dei fatti è che non era stata in grado di privarsene del tutto, quella volta che l’aveva messa in uno scatolone assieme ad altre cianfrusaglie trovate in soffitta e l’aveva portata in una fumetteria che vendeva anche oggetti da collezione, non era riuscita a venderla, nonostante quel nerd del commesso l’avesse etichettata come ‘oggetto di scena originale’ e le avesse offerto una prelibata sommetta.
Non c’era riuscita, perché, in un certo senso, era parte di lei.
Poco dopo, assieme alla madre, diede inizio alla giornata lavorativa aprendo i cancelli del Bar Scarabocchio. Ma era distratta, rivedere quell’indumento dopo tutto quel tempo l’aveva lasciata pensosa, quasi malinconica.
Semplicemente, si era lasciata trascinare dai ricordi di un bellissimo sogno.
Riuscirò ad accontentarmi della realtà anche oggi?, si chiese, preparando un bel calice di vino bianco.
Probabilmente no.
 
“Mamma, oggi vengono qui dei miei amici, ti va se restiamo in bar anche se è chiuso?”
“Va bene, She’. Chi sono?”
“Primo: non storpiare il mio nome. Secondo: non ne ho idea, ho trovato un messaggio sul cellulare. Probabilmente Matthew ha cambiato numero, ultimamente il suo cellulare non andava bene. E poi, c’era anche il mio nome…”
“Va bene”
La donna dal bel viso giovanile e i lunghi capelli biondi sorrise alla figlia.
“Mamma, va’ a riposare, mancano solo venti minuti alla chiusura pomeridiana, posso cavarmela” disse la ragazza dai corti capelli castani, addentando una mela rossa come il sangue.
“Grazie!”
Pamela, ossia la madre della ragazza, sparì nel breve corridoio che collegava il piccolo ma popolare Bar Scarabocchio alla propria casa e Shetani guardò il locale al momento occupato solo da un vecchietto che, conoscendolo, di lì a poco sarebbe tornato a casa.
Dopo dieci minuti, come previsto, il vecchietto pagò, si salutarono cordialmente e sloggiò.
Shetani, per ben passare gli ultimi dieci minuti di quello che aveva battezzato ‘turno alfa’, aprì il Giornale di Vicenza e lesse un articolo su un esopianeta. l’ultimo che era stato rintracciato era stato scovato il ventidue maggio del 2014 e fu chiamato GU Psc b.
Sentì un rumore strano, ma lo ignorò, ignorò anche quel ‘sarà complicato farti passare per cinese, questa volta!’, detto probabilmente da un ubriaco – erano soliti bazzicare da quelle parti, gli ubriachi, proprio poco prima l’orario di chiusura, cosa che faceva esasperare Shetani.
“Ciao” disse una voce che non si diede la pena di cercar d’identificare.
“Dica pure, signore” disse lei, chiudendo il giornale.
“Un bicchiere di Bourbon, per favore” disse l’uomo poggiando un fumetto di Deadpool sul balcone del locale.
Shetani sollevò gli occhi, incontrandone un paio più azzurri dei suoi.
La mela che stava mangiando le cadde di mano.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Shetani Bonaparte