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Autore: Martha_Herondale    24/09/2014    4 recensioni
Salve, bella gente! Questa è la seconda fanfiction che scrivo su Death Note e avrà per protagonista un personaggio non molto popolare (io lo amo invece), ovvero Near. La storia ruota attorno al suo rapporto con una certa ragazza (nuovo personaggio) e ad un nuovo intricato caso. La fan fiction è divisa in due parti: i primi capitoli sono sulla loro infanzia alla Wammy's House, mentre per il resto indagano sul caso.
"Si era sempre chiesta, come possono due cuori di ghiaccio scaldarsi a vicenda? Ma in realtà, i loro cuori si erano scontrati con un tale violenza, da andare in frantumi, sciogliendosi quindi con facilità."
Genere: Dark, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche quella giornata passò, seppure con inesorabile lentezza. Lyem non aveva ancora il permesso di uscire, così fu Near a portarle i pasti, come al solito. Quando lei ebbe finito di pranzare, il bambino si alzò e si avviò verso l’uscita, senza dire una parola, ma qualcosa lo trattenne per la manica, costringendolo a voltarsi; Lyem stringeva saldamente con entrambe le mani il pigiama di Near, ma non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, perciò teneva lo sguardo fisso sul pavimento.
 - Cosa c’è? – domandò Near con il suo solito tono di voce apatico.
 - Resta… Non te ne andare, non lasciarmi sola, per favore… - sussurrò Lyem, senza sollevare lo sguardo.
 - Perché?
Silenzio.
 - E me lo chiedi pure? Ho passato tutta la mattinata da sola a non far nulla, a parte annoiarmi a morte. Ѐ peccato chiedere un po’ di compagnia adesso? – disse Lyem, troppo confusa dalla precedente domanda per alterarsi più di tanto.
 - Non sono molto di compagnia, io. – le fece notare Near.
 - Lo capisci sì o no, che a parte te, non ho più nessuno? Altrimenti perché sarei sgattaiolata a quel modo in camera tua ieri notte? – brontolò lei, mascherando il suo profondo dolore. – Ti faccio così antipatia, da non riuscire nemmeno a sopportare la mia presenza?
 - Non ho mai detto questo. Volevo solo sapere il motivo, ora me l’hai detto; quindi andrò a prendere libri e quaderni per fare i compiti qua. – rispose secco lui, dileguandosi in fretta e lasciando Lyem con un palmo di naso.
Near era indecifrabile, ma le sfide impossibili avevano sempre esercitato un certo fascino sulla bambina, che tuttavia rimase imbambolata a fissare la porta con sguardo sperduto.
Ritornò poco dopo, con le braccia stracolme di libri e quaderni, che rovesciò senza alcun riguardo sulla scrivania. Quindi prese posto sulla sedia, controllò il diario, aprì il libro di matematica e il quaderno, e tirò fuori dall'astuccio una penna nera, mentre iniziava a svolgere gli esercizi.
Lyem gli si avvicinò silenziosamente, incuriosita, e si appoggiò al tavolo per dare una sbirciata ai suoi compiti. Lesse il problema; ne aveva già fatto uno simile a scuola, perciò capì subito come risolverlo. Poi gettò un'occhiata a quel che stava scrivendo Near sul quaderno. Naturalmente era tutto giusto.
 - Sono facili per te, vero? - chiese, avvicinandoglisi ancora un po'.
 - Quasi sempre. - rispose l'altro con noncuranza.
"Quasi... sempre?"
Lyem era rimasta un po' perplessa da quella risposta; in fin dei conti, non era forse lui il successore di L?
 - Immagino tu sia il primo della classe...
 - Ovviamente. - rispose Near, continuando a scrivere numeri uno dopo l'altro.
Andava veloce, troppo veloce, e la sua grafia era orribile, quasi illeggibile, a dirla tutta. I numeri venivano fuori come sgorbi, schiacciati e dilatati, tanto che Lyem fu costretta a chinarsi sul quaderno, per riconoscere in un assurdo simbolo alieno un malandato tre.
 - Non si capisce niente... - borbottò questa, aguzzando la vista.
 - Non ho mai avuto una bella grafia. - ammise l'albino.
 - Io invece sì, guarda! - esclamò Lyem, orgogliosa di mostrargli quella scrittura per cui l'avevano sempre lodata tanto.
Afferrò un quaderno a righe a caso e lo aprì su una pagina bianca, mentre con l'altra mano rovistava frenetica nell'astuccio, alla ricerca di una penna o di una matita.
Near non protestò, né fece nulla per impedirglielo, anzi, mise giù la penna e stette a guardare.
Lyem si piegò sul quaderno, con una matita nuova di zecca stretta in mano, e cominciò a scrivere con meticolosa cura il suo nome e cognome.
"Emily Lancaster"
Quando ebbe finito e stava per mostraglierlo, si bloccò di colpo, rendendosi conto dell'assurdità che aveva appena commesso. Impugnò la matita, senza più alcuna delicatezza, e tagliò ripetutamente la scritta, fino a nasconderla del tutto, cosa che non sfuggì all'occhio attento di Near.
 - Lyem?
 - S-scusa, è che avevo scritto una cosa... una cosa che non puoi leggere... - balbettò l'altra.
 - Il tuo nome. - affermò con sicurezza Near, porgendole poi una gomma. - Meglio se lo cancelli con questa.
 - A causa della forza dell'abitudine, ho scritto il mio nome e cognome. - precisò Lyem, prendendo la gomma e cominciando a cancellare con foga. - Che stupida...
 - È normale all'inizio, non ti sei ancora abituata al tuo nuovo nome. - le disse Near, quasi dolcemente. - Quando avrai finito di cancellare, per sicurezza strapperò via la pagina.
 - Ma no, non c'è bisogno! Non c'è più niente, vedi? - lo rassicurò Lyem. - Se strappi la pagina, si rovina tutto il quaderno...
 - Da' qua. - insistette l'altro, tendendo la mano.
 - Ti ho detto di no! - ribadì lei, stringendosi il quaderno al petto.
Non voleva assolutamente creargli altri problemi, così provò ad allontanarsi per impedirgli di prenderlo, ma Near la trattenne per il dietro del maglione rosa. La tirò indietro con troppa forza, facendole cadere seduta su di lui, mentre le sue braccia si avvolgevano strette automaticamente attorno al corpo di lei, imprigionandola; una mano che premeva delicatamente sulla sua pancia e l'altra sul petto, proprio in corrispondenza del cuore. Nella confusione il quaderno era caduto per terra da qualche parte, ma niente aveva più importanza adesso.
 - Lyem, il tuo cuore... stai bene? - chiese Near, sentendo il battito cardiaco di lei accelerare in modo spaventoso.
Emily era abbastanza sicura di aver assunto una preoccupante colorazione rosso fragola. Avrebbe tanto voluto voltarsi per vedere se anche Near fosse arrossito, ma non ne aveva il coraggio.
 - S-sì. - balbettò imbarazzatissima.
Near non prendeva quasi mai iniziative, e sembrava accettare passivamente qualsiasi decisione prendesse Lyem. Quello era proprio il momento perfetto per approfittarne.
Raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo, appoggiò la testa contro la spalla di Near, il quale, come previsto, non la respinse in alcun modo. Superata la rigidità iniziale, la bambina riuscì finalmente a rilassarsi, assaporando la morbidezza del suo pigiama bianco, il suo lieve respiro regolare e la dolce pressione delle mani di lui sul suo corpo.
Per qualche strana ragione, aveva sentito freddo durante tutta la mattinata, nonostante il maglione di lana, e aveva desiderato così ardentemente un abbraccio... No, non un abbraccio qualunque: lei voleva il suo abbraccio.
Per qualche strana ragione, i suoi abbracci erano i più caldi e dolci che avesse mai provato, e adesso ne era così affamata… erano diventati quasi come una droga per lei.
Per qualche strana ragione, non aveva nessuna voglia di separarsi da lui, avrebbe potuto passare ore intere in quella posizione...
Ma era troppo per lei e persino per il suo povero cuore che martellava impazzito, così, con gentilezza, spostò le mani di Near, liberandosi dalle sue braccia e rimettendosi in piedi. Near non fece nessun commento, né si mosse di un millimetro, mentre Lyem si chinava per recuperare il quaderno e controllava che il suo nome fosse stato ben cancellato.
Il  resto del pomeriggio trascorse in un opprimente silenzio, interrotto soltanto dallo scribacchiare di Near e dai respiri tranquilli di Lyem, la quale si stava rilassando un po'.
Dopo essersi separata da Near, si era distesa sul letto, decidendo che la cosa migliore per entrambi, era stare lontani l'uno dall'altra per il resto della giornata.
Verso le 19:30 l’albino andò a cenare in sala mensa, per poi ritornare con il solito vassoio per Lyem; stavolta avevano optato per qualcosa di tipicamente inglese: "fish and chips”. Il bambino lo poggiò sulla sedia e se ne andò, senza che Lyem glielo impedisse.
Essendo uno dei suoi piatti preferiti, lo divorò in un battibaleno, senza lasciare neanche le briciole.
Finita la cena, si accorse che era ancora troppo presto per andare a dormire, così passò le restanti due ore a mezza a rotolarsi nervosamente nel letto, e a tirare fuori e provare tutti i vestiti nell'armadio. Quando furono le 10:30, decise che era giunta l'ora di indossare la sua camicia da notte e dormire, sempre se ci fosse riuscita...
Come previsto, non chiuse occhio, neppure quando scoccò la mezzanotte. Sbuffando, si liberò dalle coperte e si mise a sedere: era davvero snervante e assurda quella situazione! Non poteva certo chiedere a Near di dividere per sempre il letto con lei! Era un suo problema, lui non c'entrava niente, perciò lo avrebbe risolto da sé.
Si alzò dal letto, si trascinò stancamente fino alla porta e poggiò la mano sul pomello, indecisa sul da farsi. Dopotutto, la notte era l'unico momento in cui poteva aggirarsi indisturbata per l'istituto, e inoltre, non avrebbe più potuto perdersi.
 
Vagava ormai da un po', passando di corridoio in corridoio e di scale in scale; camminava con passo lentissimo, quasi strascicato, e canticchiava sottovoce:
"London Bridge is falling down, falling down, falling down...
London Bridge is falling down, my fair lady..."
All'inizio aveva pensato di andare a rinchiudersi in biblioteca fra i suoi amici libri, ma poi aveva tristemente scoperto che era chiusa a chiave, così aveva cominciato a gironzolare alla cieca.
Gettò un'occhiata al numero sulla porta più vicina a lei: 19.
Inconsciamente accelerò un po' il passo, per poi fermarsi di fronte la camera 17. La contemplò esitante per alcuni minuti, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
"No! Per oggi non devi più vederlo, ricordi?" pensò, ritraendo la mano che si stava già allungando verso la maniglia.
"Facile a dirsi... più difficile a farsi!"
Dopo quel pensiero involontario, scosse con vigore la testa, quasi come per scrollarselo di dosso. Quindi si voltò di scatto e ricominciò a camminare. Meglio allontanarsi il più in fretta possibile da quella porta, prima che cambiasse idea; ma si bloccò quasi subito.
In fondo al corridoio, seduto sul davanzale e illuminato dalla luce spettrale della luna, c'era Matt. Stavolta la PSP era spenta, riposta al suo fianco: l'attenzione del bambino era tutta per lei. La fissava insistentemente e senza alcun pudore, con le labbra leggermente incrinate in un sorrisetto beffardo.
"Te la faccio togliere subito subito, questa sottospecie di smorfia." pensò Lyem, ghignando in risposta al sorriso. "Ora ti faccio vedere io!"
- Ehi, Matt! - lo chiamò, incamminandosi verso di lui.
 - Chi si rivede! - rispose l'altro, sorridendo. - Ancora tormentata dagli incubi?
 - Non prendermi in giro, è un problema serio... - brontolò lei. - Tu piuttosto? Non ci credo neanche un po' che soffri d'insonnia e basta.
Matt la guardò interrogativo, con un sopracciglio alzato e la fronte aggrottata.
 - Invece è così. Le cose sono molto più semplici di quello che credi, Lyem.
 - Mmh... quindi è solo questo il problema? - domandò lei, appoggiandosi con disinvoltura al muro.
 - "Solo", dici? - sbuffò Matt. - A me non sembra cosa di poco conto.
 - Be', lo stesso vale per i miei incubi. - gli fece notare Lyem.
 - Giusto, - concordò lui. - scusami.
 - È tutto okay. - lo rassicurò Lyem, riuscendo finalmente ad issarsi sul tanto ambito davanzale.
Dopo l'ultima esperienza, per niente piacevole, aveva deciso che: o ci sarebbe riuscita da sola, o non ci sarebbe riuscita affatto.
 - È strano che Near non ti abbia cacciato, ieri notte. - commentò Matt, accendendo la PSP.
 - Non più strano di tutto il resto. - osservò invece Lyem, avvicinandoglisi cautamente per sbirciare il videogioco a cui stava giocando.
 - In effetti... - mormorò in risposta l'altro, troppo concentrato sul gioco.
La bambina rimase a guardare incuriosita, studiando i movimenti veloci e precisi delle dita di Matt, appassionandosi sempre di più alla trama e ai combattimenti del gioco.
 - Matt... - disse esitante, dopo un po'.
 - Mmh? - mugugnò in risposta lui.
 - Come si gioca? Sembra divertente.
 - Vuoi imparare? - chiese l'altro, senza staccare gli occhi dallo schermo.
 - Non ho niente di meglio da fare e mi annoio a morte.
 - Bene, allora guarda... - disse Matt, mettendo in pausa il gioco e iniziando a elencarle i vari comandi.
Quando ebbe finito, Lyem cominciò immediatamente a giocare. All'inizio fu molto difficile e moriva di continuo, ma dopo un po' cominciò a prenderci gusto.
Non mollarono neanche per un istante la console. Fecero a turno: ogni volta che uno perdeva, toccava all'altra, e viceversa. Stesero appiccicati l'una all'altro, incitandosi a vicenda, totalmente assorbiti dal videogioco. Passarono così tutta la notte, finché una sottile luce non li raggiunse...
 - L'alba? - domandò confusa Lyem, stropicciandosi gli occhi. Alla fine, la PSP, completamente scarica, si era spenta sola.
 - Com'è possibile? - aggiunse Matt incredulo, sbadigliando. - Non può essere passato davvero tutto questo tempo!
 - Eppure quelli sono senza alcun dubbio raggi di sole. - osservò lei, sbattendo le palpebre pesanti come macigni.
 - In questo caso, penso sia meglio se tornassimo nelle rispettive stanze, non credi? - disse l'altro, balzando giù dal davanzale e stiracchiandosi.
 - Sì... - rispose intontita Lyem, scendendo malamente. Subito Matt si affrettò a sorreggerla, prima che sbattesse dolorosamente per terra.
 La bambina era troppo esausta per spingerlo via, così si limitò a biascicare un "Lasciami" svogliato, mentre Matt si allontanava sbuffando.
 - Ci vediamo. - la salutò, svoltando in un corridoio.
 - Ciao. - rispose Lyem.
Dopotutto, era un tipo abbastanza simpatico.
Stancamente si trascinò fino alla sua stanza, rischiando più volte di andare a sbattere contro qualche muro o di inciampare nei suoi stessi piedi. Non appena raggiunse il letto, vi crollò letteralmente sopra, troppo stremata perfino per sognare.
 
Fu un lieve fruscio, appena udibile, a farla riemergere dal suo sonno leggero, dopo un'ora circa.
Near aveva appena poggiato il vassoio della colazione sulla sedia bianca.
 - Ah, sei sveglia. - fu il suo commento atono.
Lyem si mise a sedere, rendendosi conto di non essersi neppure infilata sotto le coperte, quando si era coricata.
 - Buongiorno. - lo salutò educatamente, prendendo una fetta biscottata con marmellata di fragole e addentandola voracemente.
 - Hai un aspetto orribile. - rispose invece Near, sedendosi anche lui sul letto. - Non hai chiuso occhio a causa degli incubi, giusto?
Lyem bevve un sorso di tè, riflettendo su cosa dirgli.
 - Giusto. - confermò dopo un po'.
 - Hai anche detto, che quando sei con me, riesci a dormire... se basta solo questo, guarda che per me non ci sono problemi a dividere il letto, ma a una condizione.
 - Cioè? - domandò Emily a disagio.
 - Dovrai andartene prima che gli altri si sveglino e si alzino.
 - Perfetto. Avevo anch'io intenzione di fare così, altrimenti sarebbe troppo...
Lyem si bloccò a metà frase, avvampando dalla testa ai piedi per l'imbarazzo. Come diavolo era riuscita a farsi scappare una cosa simile?!
 - Comunque adesso devo andare. - concluse Near, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
Uscì silenziosamente, e altrettanto silenziosamente se la richiuse alle spalle.
Lyem non gli fu mai grata abbastanza per aver capito la situazione ed essersene andato.
E così anche quella giornata trascorse nella noia più totale. L’unica nota di colore per la piccola Emily fu la notte e il sonno ristoratore fra le bracccia dell’albino. Purtroppo, dopo che lui stesso l’aveva informata di essere disposto a condividere il letto, tutti i suoi buoni propositi di risolvere da sola il problema degli incubi erano andati a farsi benedire.
L’indomani mattino, come promesso, sgattoiolò via presto, prima che gli altri ragazzi si alzassero. Arrivò nella sua camera con il fiato corto, chiuse in fretta la porta e vi si appoggiò contro, tentando di calmare i battiti del suo cuore e di riordinare i pensieri. Quel giorno terminava il periodo di convalescenza, quel giorno sarebbe finalmente potuta uscire in tutta libertà dalla sua stanza, e andare in biblioteca, e… riprendere la scuola.
Già, la scuola… Chissà com’erano gli insegnanti, chissà che compagni avrebbe avuto…
In quel preciso istante l’assalì un dubbio terribile: finora aveva dato per scontato di essere nella stessa classe di Near, ma se così non fosse stato?
“Allora che farei?!” pensò terrorizzata, mettendosi le mani in testa. “Significherebbe stare in una classe completamente nuova, con gente sconosciuta, e senza neppure un punto di riferimento?!”
Giusto quando stava per cominciare a urlare dalla frustrazione e a strapparsi i capelli, sentì la porta dietro sé spingere. Qualcuno stava provando ad entrare.
 - Lyem, ci sei? – la chiamò Near, dall’altra parte.
 - Sì, ma non si usa più bussare? – sbottò lei. – E se fossi entrato mentre mi stavo vestendo?!
 - Io ho bussato, ma, non avendo ricevuto nessuna risposta, ho deciso di entrare lo stesso. – le rispose la voce atona dell’albino.
Possibile che non l’avesse sentito, tanto era stata immersa nei propri pensieri di disperazione?
“Sì,” si disse. “è altamente probabile.”
 - Comunque sia, aspetta un attimo fuori che mi devo cambiare. – concluse Emily, staccandosi dalla porta e avvicinandosi all’armadio.
 - Va bene. – disse Near in risposta.
Pochi minuti dopo stavano già camminando fianco a fianco, diretti alla mensa per la colazione.
 - Near? – mormorò Lyem, stufa di tutti quegli sguardi puntati su di loro. – Mi vuoi spiegare perché diavolo ci fissano tutti?
 - Suppongo sia perché di solito sto sempre da solo, la tua presenza perciò dà ancora più nell’occhio. – spiegò l’altro.
 - Capisco… - commentò lei. Adesso veniva la domanda che più temeva, o meglio, era la risposta quella che temeva. – Senti, ma… siamo nella stessa classe, giusto?
 - Dipende: a che classe ti ha assegnata Roger? – fu la sua risposta inespressiva.
 - 3C. – disse Lyem, mentre il cuore riprendeva a martellarle nel petto per l’ansia.
 - Allora sì, siamo insieme.
Un enorme sospiro di sollievo percorse ogni cellula vivente del corpo della bambina. Menomale, le era finita bene!


Angolo autrice
Rieccomi! ^.^ Credetemi, quando vi dico che sono terribilmente dispiaciuta per il mio ritardo :( Mi sembra passato un secolo, da quando ho postato l'ultimo capitolo! E questo è tutta colpa della scuola, che distrugge noi poveri studenti/vittime (non che io abbia problemi di voti, anzi! u.u). Come al solito ringrazio tutti i lettori (anche quelli silenziosi, perché lo so che ci siete! xD), e come al solito gradirei molto se lasciaste un commentino! :3 In particolare oggi vorrei ringraziare Alecraft Mounts per la piccola lezioncina su videogiochi e console (scusa se non ti ho risposto prima, ma tu più di tutti comprendi i miei problemi scolastici T.T). Beeeene, non so più che altro scrivere, se non che devo chiudere perché ho un appuntamento della estetista (la mia eterna lotta contro i peli continua!)
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