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Autore: Ae Chan    24/09/2014    1 recensioni
Le anime unite dal filo rosso sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi. Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino. Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi.
Il filo rosso non potrà essere tagliato o spezzato da nessuno: il legame che simboleggia è forte, indissolubile, e niente e nessuno potrà metterlo alla prova.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Youngjae
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Legati dal destino
Le anime unite dal filo rosso sono destinate, prima o poi, ad incontrarsi. Potranno passare anni, decenni, ma prima o poi le circostanze ci condurranno a questa persona speciale: non si può sfuggire al destino. Neanche le grandi distanze temporali o spaziali potranno impedire alle due persone di incontrarsi.
Il filo rosso non potrà essere tagliato o spezzato da nessuno: il legame che simboleggia è forte, indissolubile, e niente e nessuno potrà metterlo alla prova.
                            [La leggenda del filo rosso del destino]      
 
Era felice?
Yoo Youngjae si poteva seriamente definire felice?
Era famoso in tutta la Corea, persino in Giappone conoscevano il suo nome, aveva soldi a palate, ragazze che lo amavano e che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui, eppure non era felice ed i suoi amici, la sua seconda famiglia da quando aveva intrapreso questa avventura, se ne era accorta.
Youngjae passava le sue giornate libere, le poche che aveva, a guardare drama romantici; persone che si baciavano con amore, che si abbracciavano o semplicemente si sorridevano. Era assurdo quanta poca attenzione prestava alle parole allegre di Daehyun, che ormai da mezz’ora andava avanti ad elencargli i fumetti che aveva già e quelli che aveva ordinato proprio la sera precedente prima di addormentarsi.
<< Jae, ma mi stai ascoltando? >> pigolò Dae, mentre lo scuoteva.
Youngjae, riscosso dai suoi pensieri si voltò a guardare l’amico, che imbronciato lo guardava.
Il più piccolo sorrise.
<< Scusami, ma ero distratto >>
Daehyun gonfiò le guancie, ma si intenerì non appena vide il suo volto triste ed amareggiato.
<< Jae, perché sei così giù di morale, è successo qualcosa? >> domandò Daehyun.
Youngjae sospirò, prima di rivolgere un altro sorriso al suo amico e scompigliargli i folti capelli castani. Si alzò dal divano con uno slancio e spense la televisione.
<< Io esco, di agli altri che tornerò tardi. Non aspettatemi alzati >> detto ciò se ne andò; uscì dal dormitorio con addosso dei vecchi pantaloni di una tuta, una felpa, il giubbotto di pelle ed uno dei suoi cappelli. Faceva freddo, ma era abbastanza sopportabile. Era inverno e la città di Seoul era interamente coperta da luci natalizie.
Molte coppie giravano felici e Youngjae di questo non ne poteva più, voleva urlare al mondo intero che era stufo del troppo “amore” che albergava nell’aria, dei sorrisi melensi e dei “TI AMO” detti con troppa foga e semplicità; insomma, era stufo di tutto e di tutti!
E pensare che questi folli pensieri occupavano talmente tanto la sua testa, che manco si era accorto che una ragazzina gli era appena venuto addosso. Entrambi si erano ritrovati a terra.
Youngjae alzò di scatto la testa, incontrando due grandi occhi castani decisamente poco orientali e delle labbra piene e rosee.
La ragazza si alzò di scatto, prese a chiedere scusa e ad inchinarsi continuamente, ma il nostro vocalist non ascoltava minimamente le sue parole; semplicemente scrutava l’esile figura della ragazza.
Non era molto alta, era magrissima e sporca di terra. Il viso era tondo, caratterizzato da paffute guancie, incorniciate da medi capelli castani-rossicci, anch’essi coperti da terriccio. Indossava vestiti decisamente troppo grandi per lei: un paio di jeans strappati e consumati, una felpa due volte lei e un paio di vecchie e logore all star ormai non più bianche.
Youngjae la guardava e riguardava. Era strano, non l’aveva mai vista, eppure gli sembrava di conoscerla da una vita, da secondi, minuti, ore, giorni, mesi, anni… da una vita!
Avete presente uno di quei colpi di fulmine che accadono una volta ogni trent’anni, bè, questo era un di quei colpi di fulmine.
Intorno a loro non c’era nessuno se non loro due, sembrava che il tempo si fosse fermato e che gli unici a muoversi, a non stare fermi fossero loro, almeno per Youngjae era così.
La ragazza, titubante si avvicinò a lui, si mise in ginocchio e lo scosse un pochino, riportandolo alla realtà.
<< Mi dispiace >> disse lei, mentre s’inchinava per la milionesima volta.
Youngjae stranamente provò tenerezza nei suoi confronti.
<< No, no scusami tu per averti fatta cadere come un sacco di patate per terra. Ti sei fatta male? >> gli domandò il biondo.
Lei scosse la testa e poi sorrise.
Youngjae pensò subito che quello fosse uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto, superava persino quello solare di Zelo, uno dei suoi compagni di stanza.
<< Come ti chiami? >> gli chiese il vocalist.
<< Ehm… Olivia, tu? >> chiese ingenuamente la ragazza.
Il vocalist si sorprese, possibile che non sapesse chi fosse?
Lui era Yoo Youngjae, vocalist principale dei B.A.P, uno degli idol più desiderati della Corea, conosciuto da tutti… ma non da lei.
Forse era il caso che glielo dicesse… no, voleva godersi l’anonimato, voleva essere una persona normale per una volta, e questo era il momento giusto.
<< Youngjae >>
Forse sarebbe stato meglio se avesse scelto un altro nome, ma non lo fece.
Olivia sorrise un’altra volta. Poi successe tutto velocemente, la ragazza si fece pallida ed un velo di sudore si formò sulla sua fonte. Svenne. Youngjae fece appena in tempo a prenderla in braccio, prima che si schiantasse al suolo facendosi tremendamente male.
Era nel panico. Nessuno gli rivolgeva un solo sguardo, tranne due liceali che con cattiveria dissero: << Hai visto Yoona, sarà uno di quei barboni morti per la fame o per il freddo. Uno in meno ora >>
Youngjae fu invaso da una serie di emozione che mai aveva provato tutto in una volta: preoccupazione, rabbia, disgusto e panico!
Senza pensarci due volte prese in braccio la ragazza svenuta e stringendola si diresse verso il suo dormitorio.
Quando arrivò, non fu sorpreso di trovarvi Ji Eun, uno del gruppo delle Secret, ultimamente veniva spesso e lui proprio non riusciva a capire il motivo di tutte quelle visite da parte sua.
<< Youngjae! >> urlò Daehyun, il suo migliore amico.
<< Lei chi è? >> chiese con agitazione Himchan.
Il vocalist respirò profondamente.
<< Si chiama Olivia mi è diciamo svenuta tra le braccia quando ci siamo presentati dopo uno strano modo di incontrarsi >>
Si, era nervoso se proprio lo volevate sapere. Era preoccupato per una ragazza che manco conosceva, era tremendamente strana quella situazione, ne era consapevole.
Ji Eun cautamente si avvicinò e posò una mano sulla fronte della ragazza svenuta: era bollente.
<< Stai tranquillo, si tratta solo di un po’ di febbre >> chiamala un po’ << Bisognerà prima di tutto darle una ripulita, poi farle mangiare qualcosa e “imbottirla” di medicinali per far abbassare la febbre >> constatò la mora.
Aveva ragione, Olivia aveva assolutamente bisogno di un bagno, non che puzzasse sia chiaro, semplicemente doveva farsi un bagno.
Aspettarono prima che Olivia almeno riprendesse coscienza prima di farle fare un bagno. Quando sembrò che Olivia avesse almeno aperto un po’ gli occhi, la portarono immediatamente in bagno, lasciandola con Ji Eun.
Come una fenice risorgeva dalle proprie ceneri così fece Olivia. La febbre, dopo la marea di medicinali che le avevano fatto ingerire, si era abbassata notevolmente, ma comunque c’era ancora. Era sdraiata sul divano, con addosso dei vestiti di Jongup, sotto una coltre perenne di coperte caldissime e morbidissime.
Non dormiva, stava solo guardando sei ragazzi più una ragazza decisamente belli che discutevano animatamente; fu a quel punto che Olivia si ritrovò a pensare alla sua vecchia vita, quando ancora aveva una casa ed una famiglia.
Le mancavano così tanto gli abbracci di sua madre, le gelosie di suo padre e i continui battibecchi con sua sorella Martina, ma era tutto finito ormai. Si sentiva sola, inutile e profondamente triste.
In quella città non conosceva nessuno, a parte sua zia Ileana, che naturalmente si rifiutava categoricamente di aiutarla ed ospitarla.
Olivia non sapeva il motivo di tutto questo odio che, la zia, aveva nei confronti della sua famiglia e non lo voleva nemmeno sapere sia chiaro.
<< A parte che si chiama Olivia non sappiamo nient’altro di lei, avanti Youngjae non possiamo rischiare, e se fosse una saseng?  >> chiese un ragazzo dall’aria minacciosa.
Una saseng?
 Chi erano e perché la stavano definendo con quel termine?
Era confusa, estremamente confusa e si chiedeva in che razza di casino si era cacciata.
Il cuore di Olivia batteva a mille, aveva caldo e freddo allo stesso tempo, colpa della febbre o della paura?
Non trovava assolutamente una risposta alle sue domande.
Era talmente immersa nei suoi pensieri da non rendersi nemmeno conto che quei sei sconosciuti erano tornati in sala.
Si era messa a sedere.
Youngjae la guardava, guardava quella ragazza febbricitante così maledettamente indifesa e poi guardava i suoi amici. Sospirò quando cominciarono con le domande che si erano programmati di rivolgerle.
Il vocalist sapeva benissimo come sarebbe finito tutto, almeno… lo immaginava.
<< Ti chiami Seriamente Olivia? >>gli chiese Daehyun.
Lei annuì.
<< Il tuo cognome? >> gli domandò pochi secondi dopo Zelo.
Lei sussultò, erano troppo bruschi, la stavano solo spaventando.
<< S-Salvatore >> balbettò.
<< Di dove sei e cosa sei venuta a fare qui? Perché eri così ridotta male? >>
Youngjae si portò una mano sulla fronte e scosse la testa più e più volte. Non era possibile che i suoi amici fossero così dannatamente stupidi da non accorgersi che stavano terrorizzando a morte quella povera ragazza.
<< Ehm io… io sono di Milano, in Italia e… e… e… e sono qui perché… perché… perché pensavo che mi zia mi avrebbe ospitata per qualche settimana ma… ma… ma… lei… lei non vuole ed… ed… ero sporca perché… perché… perché… >>
Scoppiò a piangere.
Ecco fatto, come aveva previsto era scoppiata a piangere a causa degli atteggiamenti dei ragazzi. Era scoppiata in lacrime e non era intenzionata a smettere.
Tutti guardavano quella scena. Nessuno osava dire una parola, erano tutti troppo sconvolti dall’accaduto; di certo non si aspettavano che con tutte quelle domande Olivia potesse avere una reazione del genere.
Youngjae, l’unico con ancora un briciole di cervello lì dentro si sedette al suo fianco, appoggiò una mano sulla sua schiena e delicatamente la spinse verso di se, abbracciandola; Olivia dal canto suo lo strinse, sfogandosi.
<< Stai tranquilla, non volevano aggredirti con tutte quelle domande, erano solo preoccupati che tu potessi essere una saseng >> spiegò il leader.
<< E… e cosa… sono? >> domandò la ragazza tra un singhiozzo e l’altro.
<< Sono delle persone ossessive che fanno cose davvero esagerate, brutte e molto spesso pericolose per le nostre vite;ma so benissimo che tu non sei una di loro >>
Le sorrise e le accarezzò la schiena con dolcezza.
Gli altri, dispiaciuti di averla tratta così male, si scusarono, ma lei rispose che andava tutto bene.
<< Ma tu hai dove andare? >> gli chiese di punto in bianco Ji Eun.
Olivia scosse la testa, mentre imbarazzata si staccava da Youngjae.
Strano, perché stava provando tutte quelle emozioni?
Non le era mai successo?
Gli piaceva stare tra le braccio di quel ragazzo, gli sembravano quasi familiari, ma lei non lo conosceva, non aveva la minima idea di chi fosse lui.
<< Quella tua zia? Ti possiamo accompagnare da lei >> disse Yongguk, il leader del gruppo.
La ragazza si rabbuiò immediatamente.
Sospirò tristemente.
<< Lei non mi ospiterebbe mai, ci ho già provato. Mi odia e non so nemmeno il motivo di tutto questo odio >> spiegò.
<< I tuoi genitori? >> chiesero, tanto per cambiare discorso.
Pessima idea!
Ecco il tasto dolente: la sua famiglia!
<< Sono morti >>
Via il dente via il dolore, nessun giro di parole, nessun tentativo di sviare la domanda; solo la verità ormai.
Si erano morti, ma Olivia sapeva benissimo che mamma e papà erano lì accanto a lei, esattamente nel suo cuore; non aveva nessun motivo di continuare a piangere, loro non l’avrebbero mai lasciata senza qualcuno che la proteggesse e forse quel qualcuno era proprio quel ragazzo dai buffi capelli biondi seduto esattamente al suo fianco che le accarezzava la schiena.
Youngjae si rese nuovamente conto averla già conosciuta.
Il vocalist si chiedeva se la sensazione che continuava a provare, non centrasse in qualche modo con la leggenda del filo rosso del destino, che fin dalla nascita legava profondamente due persone, perché se era così allora finalmente era riuscito a trovare una spiegazione per tutto ciò.
<< Mi dispiace >> disse Himchan, mentre abbassava lo sguardo.
Olivia scosse la testa e sorrise dolcemente.
Era il momento di lasciarsi alle spalle tutta la sua sofferenza e di essere finalmente felice.
Youngjae la guardò, forse finalmente poteva dire di essere felice in qualche modo.
<< Fa niente, anche se corporalmente non ci sono più, sono certa che loro continueranno a vivere esattamente qui >> e dicendo quelle parole s’indicò il cuore.
Youngjae e Olivia si guardarono negli occhi, poi, come attirati da qualcosa guardarono le mani: era un filo rosso, che li tenevano legati l’uno all’altro e che li avrebbe tenuti legati per tutta la vita.
Erano felici?
Youngjae e Olivia erano seriamente felici?
Si, ora finalmente erano felici.

 
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Angolo Autrucre
Era da un po' di tempo che volevo scrivere questa storia, ma non ci sono mai riuscita.
Oggi puro caso, diciamo così, ho visto nuovamente il video di questa bellissima leggenda e mi sono detta, perché non scrivere sta storia con protagonista il nostro Jae?
perciò eccola qua!
Non sono molto soddisfatta dal risultato, ma va bene così.
Spero che vi possa piacere.
Un abbraccio abbraccioso 
Ae Chan
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