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Autore: SottieScali    24/09/2014    0 recensioni
Dovevo lavare le mani.
Il coltello doveva sparire perché i bambini potevano trovarlo e potevano farsi male.
Alcune gocce cadevano dalle mie mani verso il suolo. Il parquet.
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Never

Cammino lentamente attraverso il grande giardino dietro la villa, gli uccelli cinguettano, il sole si nasconde tra le nuvole grige e l'erba umida bagna i miei piedi scalzi. E' una di quelle giornate dove non si desidera altro che stare sul divano a godersi un film in compagnia della famiglia.

Chiudo gli occhi e sospiro lentamente.

Marcus e Annabelle stanno sicuramente dormendo, è tardi ormai. Brandon invece mi guarda dalla finestra del salotto. I suoi occhi grigi mi osservano scrupolosamente. Mi controlla. Proprio d'avanti a me c'è un'altalena rossa.

Colava qualcosa di rosso, rosso scuro. Si stava macchiando il parquet.

Mi avvicino rapidamente verso l'altalena. Tocco il ferro che sopportava il peso e la forza dei miei bambini. Sono così belli i miei piccoli, con i loro capelli biondi che volano nel vento, e le loro risate che si spargono tra le foglie che cadono dagli alberi.
Il ferro era un po' arrugginito e anche molto freddo.

Il suo corpo era freddo. Presi una coperta e la posai sulle sue spalle.

Brandon mi osserva ancora. Ho paura, soprattutto per i piccoli. Lui li picchia, certe volte anche con una cinta di cuoio che porta sempre nei pantaloni. Certe volte vuole picchiare anche me, però non ce la fa. Lui mi ama, non può picchiarmi. Il nostro amore è più grande di quello del nostro primo giorno insieme. Farebbe di tutto per me, anche se alcune volte si arrabbia; ma ha ragione perché alcune volte torna molto stressato e stanco dal lavoro e vuole solo riposare.

Mi allontano dall'altalena ed entro in casa. Brandon non c'è più vicino alla finestra. Salgo al piano di sopra per controllare i bambini. Casa nostra è molto grande e a me piace così. Ci sono tante camere e tanti bagni, una cucina molto grande e un salotto enorme.
Apro la porta della camera dei bambini e vedo la piccola lampada accesa sul mobile. Mi avvicino al letto di Annabelle e noto che sta ancora dormendo. Le do un bacio sulla fronte e le scosto i capelli dal viso. E' fredda.
Mi avvicino al letto di Marcus. Scosto molto lentamente le lenzuola e noto, con mio grande orrore, che mio figlio non è a letto.
All'improvviso sento una pressione sul petto che sale fino la testa, la mascella si muove a scatti. Ha disubbidito. Avevo detto che dovevano andare a letto presto altrimenti Brandon si sarebbe arrabbiato.

Gli avevo detto di avvisare Annabelle che papà era tornato,
ma lui non voleva saperne e aveva ricominciato a giocare con i videogiochi.

Vado vicino ad Annabelle e scosto le coperte dal suo piccolo corpicino. Si trova in una posizione strana e ha un grossa macchia sullo stomaco. Aveva macchiato il pigiama e anche le lenzuola, quelle macchie non sarebbe andate via facilmente. Le tolgo la maglietta per metterla dentro la lavatrice, lasciando il suo corpicino freddo sulle lenzuola sporche.

Aveva buttato il latte sul parquet. Il parquet si era rovinato.

Esco dalla camera e mi avvio nel salotto. Brandon sta a terra, si sarà addormentato perché è sempre molto stanco dopo il lavoro. Mi avvicino e lo trascino fino al divano di pelle e cerco di appoggiarlo sui cuscini. Dopo vari tentativi riesco a stenderlo sul divano, non si è mosso per niente; sicuramente era molto stanco ma io non ho le forze sufficienti per prenderlo in braccio e muoverlo. E' troppo pesante.

Gli avevo detto che doveva mangiare sano. La sua salute era a rischio.

Le mani tremano all'idea che nessuno dei tre mi ha ubbidito o almeno ascoltato. Ho passato dieci anni della mia vita a curare le loro malattie e a soddisfare i loro vizi e capricci. La mia vita intera è dedicata a loro, per far di loro delle persone felici e spenzierate. E loro mi disubbidiscono.

Apro gli occhi di scatto.

Mi trovo ancora vicino all'altalena e la mia mano è diventata rossa a causa della ruggine. Il vento soffia forte e alcune foglie marroni cadono dagli alberi alti. Stacco la mano dal ferro e mi siedo sull'erba fredda e bagnata. Mi guardo le mani, sono molto rosse.

Dovevo lavare le mani.
Il coltello doveva sparire perché i bambini potevano trovarlo e potevano farsi male.
Alcune gocce cadevano dalle mie mani verso il suolo. Il parquet.

Mi guardo attorno e vedo dei bambini che girano in bicicletta e mi indicano con il dito. Sono già tre anni che succede, subito dopo la mia uscita dalla prigione. Accusata di omicidio senza alcun motivo, io sono innocente.
Guardo alla mia destra. Due lapidi, una più piccola dell'altra. Brandon e Annabell dormono lì ormai.
Mi alzo e mi dirigo verso casa. Salgo le scale lentamente per non svegliare Marcus. Entro nella sua camera, alla mia destra c'è l'oggetto che attira tanto la mia attenzione, lo prendo e mi stendo accanto al mio bambino. Era freddo e magro. Molto magro.

Annabelle è uscita con Brandon. E' uscita con Brandon da ormai tre anni e non sono tornati più. E lui, Marcus, è l'unico che è rimasto con me, con le sue piccole ossa visibili attraverso la pelle bianca e quel sorriso tremolante che mi rivolge ogni giorno. Un piccolo sussulto e il respiro corto. Il mio piccolo bambino, il quale respiro non sfiora più il mio collo e le cui parole non oltrepassano più le mio orecchie, non mi abbandonerà mai.
Mi giro e guardo il coltello che si trova tra le mie mani e il sangue che cola lentamente attraverso il manico e verso il mio polso.

No, non mi abbandonerà mai.
   
 
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