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Autore: LeaRachelBlackbird_et_Ann    25/09/2014    1 recensioni
Le parole della volva, l'oracolo evocato da Odino, sono nebulose, enigmatiche... ma improvvisamente il loro significato viene compreso, ponendo una spaventosa spada di Damocle sui due fratelli, che affronteranno la cosa, come al solito, a modo loro
FF scritta per i contest "Destino, Fato e Libero Arbitrio" indetto dal Secret Whispers GDR per il mese di settembre 2014.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: Otherverse | Avvertimenti: Incest, Mpreg
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.N.d.A: due note per comprendere meglio il testo: (1) la völva è una figura della mitologia norrena molto simile all'oracolo della mitologia greca: erano spiriti di maghe che possedevano la conoscenza del passato, del presente e del futuro, e venivano invocate da Odino al quale non potevano negare ciò che chiedeva.
(2) la  Völuspá (Profezia della Veggente) è dove è scritto il destino del mondo, il suo passato e il suo futuro.

Pioveva. Nel silenzio della stanza le piccole gocce d'acqua che si infrangevano sulla finestra risuonavano come note di un carillon, dolci e leggere.
Era seduto di fianco alla finestra, sprofondato in una poltroncina imbottita, lo sguardo vacuo sul vetro a osservare le goccioline d'acqua che si rincorrevano colando verso il basso.
Alle sue spalle una porta si aprì, ma nemmeno si voltò: sapeva già chi era il visitatore.
"Loki..."
Sentì due mani grandi appoggiarsi sulle sue spalle in una stretta confortante, calde, forti, e il dio degli inganni alzò lo sguardo sul fratello.
"... come stai?"
Sul volto del dio degli inganni passò una smorfia di fastidio, come se quella domanda, oltre che inutile, fosse anche idiota. Senza proferire parola Loki tornò con lo sguardo alla finestra.
Thor fece un sospiro, come se un peso troppo grande per lui gli gravasse sulle spalle, ma con la sua solita pazienza quando si trattava di Loki girò attorno alla poltroncina per poi accucciarsi di fronte al fratello, così da poterlo guardare dritto negli occhi, prendendogli le mani.
"Loki, ti prego... parlami"
Loki, con una smorfia dolente, si divincolò dalla stretta del fratello e stizzito si alzò, raggiungendo con lunghe falcate il letto. Lì si fermò, le labbra tirate e la fronte aggrottata, come se stesse pensando a qualche cosa di tremendamente fastidioso. Ma quella maschera di pietra trovò poco spazio, sostituita all'improvviso da una smorfia sconfitta.
Come se avesse improvvisamente bisogno di un appoggio per non crollare, afferrò una delle colonnine lignee del baldacchino del letto e vi appoggiò contro la fronte.
Thor rimase immobile per qualche istante, ancora piegato di fronte alla poltroncina; forse, per la prima volta nella sua lunga esistenza divina, non aveva idea di che cosa fare. Ogni gesto, ogni parola, sembrava sbagliata, fuori luogo, stupida. Ma il vero problema era che non riusciva a riconoscere il fratello.
Molti dicevano che comprendere Loki era impossibile, ma per Thor no. Per Thor, comprendere Loki era sempre stato fin troppo facile, con grande fastidio da parte del dio degli inganni.
Loki era quello che aveva sempre la battuta pronta, quello che sapeva come districare una situazione incasinata,  come intricarne una per puro gusto ludico. Loki era quello che sbraitava dandogli del deficiente, tendenzialmente picchiandolo, per poi aprirsi in uno dei suoi soliti sorrisi perfidi ma che Thor aveva imparato a riconoscere come un buon segno.
Ma ora... ora Loki era solo il pallido riflesso di quello che era un tempo. A preoccupare il dio del tuono, sopratutto, era quell'ostinato mutismo nel quale da giorni Loki si era chiuso.
Thor si rialzò in piedi e con cautela si riavvicinò al fratello, toccandogli una spalla, temendo però che Loki si sarebbe ritratto, cosa che invece non fece, lasciandolo fare.
"Loki... vedrai che... troveremo un modo per sistemare tutto"
Loki aprì gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto serrati e con uno scatto si voltò a guardare Thor, furente. Ma Thor in fondo a quella rabbia scorse paura, e questo lo spaventò, perché quello era un sentimento che non aveva mai, mai visto sul volto del fratello.
"Troveremo il modo di.... TROVEREMO IL MODO DI SISTEMARE TUTTO?!"
Thor, di fronte allo scatto di Loki, fece un passo indietro, spiazzato. Il fatto che le prime parole dopo giorni fossero con quel tono, non era proprio un buon segno.
"Loki, ti prego, stai calmo, nelle tue condizioni..."
"SI FOTTANO LE MIE CONDIZIONI! E' DI MIO FIGLIO CHE STIAMO PARLANDO"
"SI TRATTA ANCHE DI MIO FIGLIO, PER GLI DEI!"
Anche Thor aveva alzato la voce, cosa abbastanza rara con Loki, tanto che il dio si ritrovò senza parole.
Si passò una mano sul viso e, come se le gambe non volessero più sostenerlo, si abbandonò sedendosi sul bordo del letto.
Thor si morse le labbra, già pentito d'aver urlato. Si sedette accanto a Loki e rimasero per lunghi momenti in silenzio, uno di fianco all'altro.
"Non è detto che la völva abbia ragione su tutto", Thor ruppe il silenzio, sussurrando delle parole che sembravano false anche alle sue orecchie.
Loki alzò lo sguardo in quello di suo fratello. Del suo amante. Del padre del bambino che aveva nel grembo.
"Nel regno di Odino verrà concepito,
non previsto né concupito,
l'ultimo figlio della stirpe del ghiaccio;
ma della morte calerà il braccio,
per mietere chi in grembo il ghiaccio ha avuto,
e quel figlio poi amato sarà dunque perduto"

Quelle parole enigmatiche che la völva(1) aveva pronunciato erano state per lungo tempo incomprese da tutti, Loki era stato il primo a ignorarle, considerandole una cosa da poco conto. Si erano pian piano tutti convinti che l'ultimo figlio della stirpe del ghiaccio fosse proprio Loki, ultimo dei giganti di ghiaccio, l'unico jotun scampato all'ira di Odino, raccolto e adottato ma mai considerato, forse, veramente figlio. Davvero la madre di Loki era morta poco dopo la sua nascita, e il figlio fu, in qualche modo, perduto, perché portato via. Più o meno era stata questa l'interpretazione che Loki e molti diedero alle parole della völva evocata da Odino mesi prima, durante una delle sue feste mondane. Poi... beh, poi tutta la profezia aveva assunto un aspetto molto diverso.
I primi mesi Loki non aveva sospettato nulla. Come poteva essere diversamente? Gli uomini non concepiscono. Le donne concepiscono, gli uomini ingravidano. Con lo sterminio degli Jotun, chi altro poteva sapere che i giganti maschi hanno la possibilità di restare gravidi?
Quando Loki, sconvolto, scoprì dai guaritori di corte l'assurdo significato di quel gonfiore sul suo ventre che sembrava aumentare di giorni in giorno, riportò alla memoria quelle parole, comprendendone il vero significato, e ogni verso assunse un aspetto diverso, ponendo una spada di Damocle sul capo di Loki.
Il dio si portò le mani sul ventre, in un gesto disperato, possessivo, come se stesse cercando con ogni forza di proteggere quella piccola vita che si stava sviluppando dentro di lui da una malefica forza esterna.
Thor osservava il fratello e con lentezza, dando modo a Loki di allontanarlo se avesse voluto, passo un braccio attorno alle spalle del dio degli inganni, stringendolo poi a se quando non trovò resistenza.
Loki aveva inizialmente tenuta nascosta la faccenda a Thor. Non glielo voleva dire, per diversi motivi. Ma i guaritori avevano riferito la cosa a Frigga che aveva ritenuto giusto riferirlo al figlio maggiore. Thor si era presentato come una furia con un sorriso idiota stampato in volto, lo aveva preso e sollevato, abbracciandolo in un impeto di gioia. Quando poi aveva visto lo sguardo afflitto e distrutto del fratello, era ammutolito. Loki nel suo mutismo non aveva rivelato il perché della sua improvvisa disperazione, ma Thor era giunto da solo alle sue conclusioni, ricordando anche lui le parole della völva, trovandosi stretto nella morsa del terrore.
Perché, se le parole dello spirito si riferivano davvero a Loki, e fino a quel punto sembrava che ogni cosa stesse andando come predetto, allora...
ma della morte calerà il braccio,
per mietere chi in grembo il ghiaccio ha avuto,
e quel figlio poi amato sarà dunque perduto.
Loki doveva morire. E questa idea terrorizzava Thor più di ogni altra cosa.
"Mi dispiace"
Quelle due semplici parole, dette con voce straziata, caddero come un masso e Loki si ritrovò a guardare sorpreso il fratello.
Lo sguardo che Thor gli rivolse lo spaventò, perché possedeva una tale disperazione da inghiottirlo, uno sguardo che mai avrebbe pensato di vedere su Thor, lo sciocco e bietolone Thor.
"E'... colpa mia" disse il dio del tuono spostando lo sguardo afflitto, come se non potesse guardare in faccia Loki.
"Per colpa mia sei in questa condizione, e..."
Loki prese il viso del fratello tra le mani, in un gesto affettuoso che raramente concedeva.
"Thor", lo chiamò, ma lui manteneva lo sguardo basso, "Thor, guardami".
Fece come il fratello gli aveva chiesto e i due si fissarono intensamente, specchiandosi uno negli occhi dell'altro.
"Thor, non è colpa tua"
Thor strinse la labbra, mordendosele. Loki che cercava di rassicurarlo... chi avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe accaduto? Ma perché proprio in tali circostanze?
Thor strinse il fratello che gli posò, tranquillo, la testa sul torace largo, rannicchiandosi contro di lui. Al diavolo il suo orgoglio, al diavolo tutto. Aveva bisogno di quella stretta, aveva bisogno di quel calore, e per la prima volta in vita sua non si preoccupò di mostrarsi fragile, perché mostrare un'integrità di spirito che non possedeva, lo sapeva, lo avrebbe distrutto.
"Ti amo così tanto..." disse in un sussurro flebile Thor, passando lentamente le dita tra i capelli corvini del fratello, del grande amore della sua esistenza.
"Lo so" rispose con tono ugualmente flebile Loki e Thor sapeva che quello era il suo modo di dire che anche lui lo amava.
Rimasero in silenzio a lungo, beandosi di quella quiete e di quelle carezze, cercando di tenere lontano solo per il momento  il mostruoso spettro delle parole della volva.
Solo dopo parecchio tempo Loki si distaccò con gentilezza dal fratello. Doveva dire una cosa a Thor, e doveva dirgliela il prima possibile, finhè aveva il coraggio di farlo, prima che i suoi nervi crollassero.
Thor comprese che stava per accadere qualche cosa di importante e con attenzione si concentrò su Loki.
"Thor... quando morirò-"
"Tu non morirai"
Loki alzò una mano, chiedendo di lasciarlo finire, teso Thor si zittì.
"Quando... se morirò. Devi farmi una promessa. Non lasciare che si perda"
Thor ci mise qualche istante per capire che si stava riferendo a loro figlio - o figlia -, quando lo comprese si ritrovò la vista opaca e grosse lacrime gli solcarono le guance, sparendo nella barba bionda.
Loki fissò Thor sconvolto. Non lo aveva mai visto piangere, non era una cosa che un dio si permetteva spesso di fare, almeno non in pubblico.
"Loki, non lo accetto"
"Cos-?"
"Non lo accetto. E il fatto che invece tu stai dando per scontato che tutto quello che è stato predetto si avveri, bhe, non accetto nemmeno questo"
"Thor, cosa stai-"
Thor saltò in piedi, come se il letto fosse improvvisamente avvolto dalle fiamme.
"NON LO ACCETTO! Tu non morirai, nostro figlio non si perderà! Siamo dei, dannazione!"
Anche Loki si alzò, si avvicinò al fratello con l'intenzione di calmarlo.
"Siamo DEI! DEI! Il destino dovrebbe essere nelle nostre, di mani. Nelle nostre! Le parole di un maledetto fantasma non dovrebbero... no! No! Il destino non esiste, il nostro destino lo decidiamo noi! E lo giuro su Odino, io lo cambierò!"
Frustrato e scosso dall'ira Thor colpì il primo oggetto che trovò a tiro, in questo caso lo specchio a muro che troneggiava sulla parte accanto al letto. Il vetro andò in frantumi con fracasso assordante, di fronte a quella sfuriata violenta Loki si irrigidì, a bocca aperta.
Thor si immobilizzò, il respiro ansante, il corpo percorso da premiti irosi, i pugni talmente stretti da farsi venire le nocche bianche, lo sguardo infuocato, disperato.
Loki con lentezza si alzò, raggiungendo il fratello e prendendogli con gentilezza le mani, con pazienza gliele aprì.
"Guarda, ti sei fatto male da solo come un cretino. Hai rischiato di farti male seriamente, stupido. Guarda che disastro. Poi chi pulisce?"
Thor osservava il fratello che sembra estremamente calmo mentre  passava una mano sulle sue nocche sanguinanti. Al tocco di Loki i  tagli sparirono.
Thor posò la fronte contro quella di Loki, vergognandosi della sfuriata.
Loki parlò con calma placida: "Thor, non vale la pena. Quel che deve accadere accada. A me va bene."
"Non sei tu quello che resterà qui da solo" rispose il fratello, aggiungendo: "Sempre che accada" .
"Sempre che accada" gli concesse Loki, alzando finalmente lo sguardo dalle mani di Thor, senza però lasciargliele, portando gli occhi verdi su quelli celesti; posò sulle labbra dell'altro un bacio delicato, leggero come un battito d'ali, dolce.
"Comunque non resteresti da solo" disse ancora Loki, portando una mano di Thor sul proprio ventre. Thor sorrise, un sorriso triste, ma comunque il primo da giorni.
Riasero di nuovo in silenzio, persi in oscuri pensieri, poi Thor sospirò sommessamente.
"Loki... devi farmi una promessa"
Loki alzò le sopracciglia, in silenzio, senza sbilanciarsi ma dandogli comunque la possibilità di continuare.
"... non mi allontanare. Ti prego. Voglio poterti restare accanto... qualsiasi cosa accada. Fino alla fine. Rendimi partecipe di quello che ti accade... lasciami la possibilità di aiutarti"
Loki si permise un sorriso, come se fosse divertito, ma comunque annuì.
" Sei proprio un bambino"
"Già", gli concesse Thor, un sorriso più sereno.


"Caro Thor,
avevi ragione. Siamo dei. Siamo dei e il destino è nelle nostre mani.
Devi perdonarmi, ti avevo promesso che ti avrei fatto partecipo di quello che facevo... ma ti saresti opposto e lamentato come al solito. 
Mi sono reso conto che il mio orgoglio mi impediva di lasciare che le parole di una vecchia racchia morta da secoli avessero ragione sulle mie; per cui, concedimi l'aver fatto di testa, ma era una questione di principio. 
Se qualcuno poteva impedire che la profezia si avverasse quello ero io. Non ho la forza bruta che possiedi te, ma ammettilo, sono tra gli dei più potenti di Asgard. Non lo ammette mai nessuno, ma insomma, chi altro oltre a me è mai riuscito a cambiare la storia già scritta nella Völuspá(2)?
Quella vita che abbiamo generato ora è al sicuro, e ti giuro che non ho mai provato soddisfazione più grande. Sono felice, Thor, per cui, ti prego, non frignare come tuo solito. Sorridi. Sii forte. Altrimenti giuro che ti meno, per una volta cercando di farti davvero male. Abbiamo fatto qualche cosa di grande e meraviglioso, non rovinarlo con i tuoi piagnistei.
Ti aspetterò, ma vedi di non raggiungermi troppo presto, che mi imbestialisco, perché tu hai ancora molto da fare, figlio di Odino.
Ti amo.
Non gongolare troppo su questa mia ammissione. Ma tanto lo so che stai gongolando.
Tuo per sempre,
Loki"



Thor alzò gli occhi da quella lettera e si ritrovò osservato da due occhi verdi dallo sguardo corrucciato.
Thor ripiegò la lettera, ormai ingiallita, sorridendo, mentre con l'altra mano accarezzava la zazzera bionda della bambina, spostandogli piccole ciocche da davanti a quegli occhi verdissimi, gli stessi di Loki.
"Papà, quella cos'è?" chiese infine la bambina, non riuscendo più a trattenere la curiosità.
Thor sorrise dolcemente di fronte a quel piccolo miracolo ambulante, quel piccolo miracolo che Loki aveva compiuto. Ogni stilla di magia, energia e linfa vitale del dio era stata riversata su quella bambina, così da renderla intoccabile. Loki aveva sconfitto il fato, aveva riscritto la storia, e quella bambina che ora si stava arrampicando sulle sue gambe ne era la prova.
"E' una lettere che mamma ha scritto quando sei nata"
Chissà quanto si sarebbe incazzato Loki a sentirsi chiamare mamma. L'idea divertì Thor.
"E hai gli occhi tristi quando la leggi perché ora mamma non c'è più?"
Thor annuì. Loki... ah Loki. Thor ancora aspettava d'essere picchiato, perché no, il giorno che lo aveva trovato nel loro letto, esanime, non era riuscito a non piangere, a non disperarsi, a non odiarlo per aver scelto di sua spontanea volontà di morire. Certo, per dare la vita a loro figlia, ma comunque all'inizio aveva inveito contro il fratello che lo aveva lasciato lì, da solo. Aveva subito pensato a come seguirlo, ma poi si era ricordato quella promessa.
Non lasciare che si perda.
No, non avrebbe lasciato che la loro bellissima bambina si perdesse, e quell'idea lo aveva tenuto ancorato alla vita, anche quando scoccò la freccia che diede fuoco alla nave che trasportava il corpo di Loki.
Thor strinse in un abbraccio dolce quella bambina, un po' rude come suo solito, ma la piccola si accoccolò con gioia tra le braccia forti del padre.
Thor rimase a lungo immobile, seduto, abbracciato al suo -al loro- piccolo miracolo.
 
Immagine di Florbe on DeviantArt
   
 
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