Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Ricorda la storia  |      
Autore: lunadelpassato    25/09/2014    4 recensioni
(Ultimo capitolo della serie "Le due faccie della realtà")
Prequel: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2830613&i=1
°
Le storie a lieto fine sono solo per i bambini. E le fiabe non fanno parte della realtà.
Perché limitarsi a sognare il proprio mondo quando puoi averlo senza sforzi?
Dopotutto, come nel proverbio:
tra i due litiganti il terzo gode.
Genere: Angst, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le due facce della realtà'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Giustizia.
 



Quella mattina all’alba era già fuori dalla tenda, in cammino verso l’altra parte della città. Se aveva avuto un attimo di incertezza, ora era scomparso, divorato dall’espressione della sorella (io non ho mai avuto figli) che non riusciva a togliersi dalla mente.
Camminava lenta ma decisa verso il confine.
Il soldato messo a guardia dell'unica uscita dal campo non poteva avere più di vent'anni, ma negli occhi ne dimostrava molti di più. Si reggeva in piedi solamente grazie alla lancia che teneva stretta tra le dita callose. Ma, nonostante avesse passato tutta la notte vigile a vegliare nel buio, ebbe ancora la forza di sbarrare la strada alla giovane donna che gli era comparsa davanti.
-La legge qui vale per tutti, Anna. -disse a denti stretti. La ragazza sorrise cinicamente.
-Nessuno può ordinarmi cosa devo fare. Al massimo può eseguire i miei ordini.
Il soldato rise meccanicamente, poi si tolse con un solo gesto secco l'elmo dalla testa, scoprendo una massa di rinfusi capelli biondi. Anna fece un passo indietro e sibilò sommessamente.
-Kristoff?
Il ragazzo abbozzò un inchino di scherno.
-Proprio io.
Anna rimase confusa per un attimo, poi sembrò riprendere un contegno decente. Sarebbe stata pronta a combattere Elsa stessa a mani nude, ma si trovava completamente spiazzata davanti al suo Kristoff.
Tutto il sentimento che aveva represso la invase come un fiume in piena. Kristoff, invece, non ebbe nessuna reazione.
-Io devo passare. –disse Anna a denti stretti, sperando che il soldato non avvertisse il tremito leggero nella sua voce.
-Tu non passi da nessuna parte. –la canzonò il montanaro. Sembrò aver perso tutta la stanchezza di pochi attimi prima.
-Almeno, non prima che ti azzarda a spiegarmi il motivo per cui sei scomparsa improvvisamente dal campo. Ti credevamo morta, Anna. Morta per mano di tua sorella.
Sputò le ultime parole come se fossero difficili da dire. Ad Anna fu subito chiaro il motivo del suo essere nel campo di Uberto: credendo lei morta e dando la colpa del fatto ad Elsa, si era arruolato nell’esercito avversario, dichiarando vendetta alla regina. Le venne la pelle d’oca.
-Lasciami passare.
Kristoff la osservò attentamente.
-Perché?
Fu un lampo. La vecchia Anna prese il sopravvento prima che la nuova avesse il coraggio di fermarla, e Kristoff si ritrovò le labbra calde di lei sulle sue.
-Mi sei mancato. -sussurrò la principessa. In quel momento nulla valeva più: né il regno, tantomeno sua sorella e la salvezza del popolo.
Il montanaro ricambiò con passione il bacio, stringendola a sé.
-Anche tu. -rispose.
-E per questo motivo devi farmi andare nell'altro campo.
-Anna...
-Ti prometto che farò veloce.
I lineamenti di Kristoff si fecero incerti. Sembrava combattuto tra l'istinto di protezione che aveva nei confronti di Anna e il fatto che si fidava di lei.
-Non farò come l'ultima volta. -lo supplicò la principessa. Nel suo sguardo si leggeva l'ansia che provava. Eppure era così determinata, più forte del giorno in cui l'aveva vista l'ultima volta. Decise di fidarsi.
-Io non ti ho mai visto varcare questa soglia. Ed ora vai.
Anna sorrise debolmente, dimostrandogli di essere cambiata quasi totalmente da quando non era che una ragazzina esaltata.
-Grazie. -sussurrò in un gemito prima di sorpassarlo. Si girò un attimo, incontrando il suo sguardo, poi corse via tra i cunicoli della città abbandonata.
*
-Io ho un figlio.
Elsa non era riuscita a scappare. Le guardie messe a protezione nell'ingresso della tenda erano armate di scudo, capace di deragliare il ghiaccio che lanciava loro incontro.
 Le avevano racchiuso la mano ancora integra all'interno di un contenitore di metallo ripieno di ghiaccio, in modo che usando il suo potere non avrebbe che aumentato la pressione all'interno e quindi, fermato la circolazione sanguigna mettendo fuori gioco anche l'unica mano rimastagli.
-Io ho un figlio e la tua ignoranza me l'ha fatto sfigurare.
Uberto sedeva davanti a lei con un sorriso furbesco dipinto in volto. Stava sicuramente aspettando ili momento in cui lei avrebbe perso la pazienza e scatenato il suo potere, condannandosi da sola. Questo pensiero diede alla regina la forza per continuare a dargli corda.
*
-Popolo di Arendelle! -incominciò la principessa.
Si erano riunite appena cinquecento persone, di cui forse una ventina in grado di combattere. Ma Anna sapeva bene che, per quello che doveva fare, non ce n'era alcun bisogno.
-Io sono Anna, principessa di Arendelle e sorella minore di colei che tutti odiate, apertamente oppure internamente. Vi ho chiamato al mio cospetto per un solo motivo: riprenderci il nostro regno. Questa guerra inutile ha portato via troppe vite ed allontanato troppe famiglie; e tutto questo per cosa? Per seguire i vizi di una stupida coppia che -per caso- sono il re e la regina?
Il numero di spettatori era notevolmente aumentato. Anna poteva distinguere persone appartenenti ad entrambe le fazioni annuire concordi alle sue teorie.
-Dobbiamo ribellarci. Riprendere ciò che è nostro. Anche con la forza, se necessario. Perciò vi dico: chiamate a voi le famiglie scappate, armatevi di bastoni e torce, che danno sempre l'effetto sperato, e domani mattina, scateneremo l'inferno!
Un boato riscosse l'intera folla da capo a piedi. Quando la principessa ritenne di aver detto abbastanza, scese dalla cassa da frutta che aveva usato per rialzo e si inoltrò nella folla, troppo attenta a lodare le sue parole per notarla.
Una mano forzuta la prese all’altezza del gomito e frenò la sua corsa.
-Mia regina.
La voce di Kristoff le solleticò l’orecchio per pochi attimi, poi il braccio la lasciò continuare. Anna riprese a correre, ma questa volta il sorriso di un tempo le solcava leggero le labbra.
Arrivò al campo appena in tempo. Il soldato che aveva dato il cambio al suo montanaro le lanciò un’occhiata perplessa, ma la lasciò passare tranquillamente come la ragazza gli disse il suo nome.
Fece appena in tempo ad entrare di corsa nella tenda chiara ed a prendere il piccolo Ray piangente in braccio; subito dopo entrò Uberto, visibilmente di ottimo umore, e si fermò davanti alla principessa a gambe larghe e testa alta, come se fosse convinto pienamente del suo ruolo.
-Come sta il mostriciattolo? –chiese ad Anna alzando impercettibilmente il mento.
-Sta mangiando- gli rispose lei senza girarsi. Aveva il timore che, se l’avesse fatto, Uberto si sarebbe accorto delle sue occhiaie e, di conseguenza, intuire qualcosa.
-Ho chiesto come sta, non cosa sta facendo.
Questa volta il tono del re era velenoso. Aveva cambiato posizione, ed ora era intenta a fissarle la schiena con le braccia incrociate. Anna non poteva vederlo, ma riusciva ad immaginarlo. Quante volte aveva fatto la stessa cosa con sua sorella, separata da lei da una porta!
-Perché non glielo chiedi tu stesso? –gli rispose la principessa a tono. Pensare ad Elsa le faceva sempre venire uno strano nodo alla base dello stomaco.
Uberto ridacchiò fintamente. Si avvicinò ad Anna e le posò una mano nella spalla, facendola trasalire.
-Sai, avevi ragione ieri, riguardo alla droga nel bicchiere di Elsa. Le ho fatto dimenticare temporaneamente tutti i componenti della sua famiglia. E tu, ovviamente, ci sei cascata come una mela troppo matura.
Anna mostrò i denti, ma non si girò.
-L’avevo intuito. Non sono così sprovveduta come pensi. Le hai dato morfina, non è vero?
-Ottima deduzione, principessa. Ma davvero non sei sprovveduta? Sono in contatto con un certo Hans che mi saprebbe dire l’opposto.
Con tutta la calma possibile, Anna si girò sino a trovarsi faccia a faccia con Uberto, in uno spettacolare incrocio di sguardi: quello verde della principessa e quello castano del re.
-Forse non ti hanno raccontato tutto. Alla fine abbiamo vinto noi…
-…e tu l’hai finito con un gancio destro. Si, mi hanno raccontato tutto, come vedi.
Anna ringhiò piano. Il re fece finta di niente e tornò sui suoi passi, verso l’uscita della tenda.
- Non credere che il tuo lavoro rimanga inpagato. Penso che… si, potresti essere una sposa ideale. Un’ultima cosa: domani a quest’ora, Arendelle sarà tutta sotto il mio dominio.
-Non crederci tanto, caro.- ribattè Anna con lo stesso tono mieloso che aveva usato lui. Uberto le rivolse un sorriso di plastica, uscì dalla tenda con nonchalance e richiuse di scatto il lembo che fungeva da porta.
Anna si ritrovò finalmente sola.
Il bambino che stringeva al petto si mosse impercettibilmente sotto la sua stretta. Lei gli rivolse le prime parole dolci che avesse mai sentito.
-Non preoccuparti, Ray. Vinceremo noi, e tu finalmente guarirai.
Il giorno morì in fretta, e le tenebre caddero al campo. Quella notte Anna ebbe una visita; con passi troppo leggeri per un soldato, si avvicinò al bambino una figura magra. Avvicinò la mano al punto in cui, pressappoco, doveva trovarsi il viso del piccolo, e un tenue bagliore azzurrognolo bagnò l’atmosfera per un istante. Subito dopo, la stessa figura scappò via silenziosa com’era arrivata, ed Anna dormì, in attesa della vendetta.
 
Il mattino arrivò troppo presto. Il primo a svegliarsi fu Uberto che, in un moto di dubbio, si fiondò nella tenda in cui era imprigionata sua moglie.
Non la trovò.
Nel quarto d’ora successivo alla sua scoperta era stato setacciato tutto il campo tre volte e tutta la sua popolazione era in piedi. Nessuno badava a quell’unica tenda candida contenente il legittimo erede al trono e sua zia così, quando un urlo acuto frantumò l’aria gelida di quell’ennesima mattina, ci fu un sussulto generale. Subito dopo Anna uscì da lì come una freccia, tenendo alto sopra la sua testa un mucchio di stracci.
-È sano! È sano! –continuava a gridare dappertutto. Era scalza ed i suoi capelli erano completamente sfasati, ma sembrava non badarci. Fu Uberto a fermarla, sessanta metri più in là, ed a chiederle il motivo di tanta agitazione. La principessa gli mostrò il fagotto incredula. Lui lo osservò per qualche secondo, prese aria e le lanciò i peggiori epiteti mai nominati, accusandola tra l’altro di aver lasciato scappare Elsa. Era talmente fuori di sé da non riconoscere un miracolo. Infatti il piccolo che Anna teneva tra le braccia muoveva vispo entrambi gli occhi; l’unica imperfezione che aveva era la piccola cicatrice nel labbro superiore che portava come ricordo del suo labbro leporino.
-Stanotte Elsa l’ha guarito. –sussurrò la principessa tra le lacrime. Nonostante fosse solamente una pedina e un aborto, era pur sempre anche un neonato, e l’istinto di madre che c’è in ogni donna l’aveva soprafatta in poco tempo.
Mentre tutto intorno a lei era agitato e confuso, si diresse a passi lenti verso la tenda in cui aveva dormito fianco a fianco col piccolo, entrò, lo mise nel letto e gli cantò una tenue ninnananna.
 
Quando il corno di guerra soffiò, Anna cominciò a prepararsi per dirigere il suo primo esercito.
 
*
 
 
  Era scappata per trovare un rifugio, ma aveva trovato solo abitanti inferociti e ribelli. Alle sue domande rispondevano vaghi e sdegnosi, mentre i più educati le sputavano ai piedi.
Siete col re? No. Siete con me? nemmeno. Allora con chi siete? Nessuna risposta.
Era questo il dialogo medio che otteneva dai suoi alleati. Si erano armati di ogni cosa (torce, bastoni, oggetti lucenti di varia lunghezza) e tutti si dirigevano verso una destinazione fatale.
Inutile urlare loro di fermarsi; uguale intimargli di farsi guidare da lei. I più chiacchieroni le dicevano di avere già un capo.
Ovviamente, Elsa non capì. Si limitò a seguire la grossa carovana diretta alla morte.
Sentì il corno di guerra del campo avversario risuonare per un  tempo che le parve interminabile, e  l’esercito si buttò tra i soldati avversari.
 
Lei andò immediatamente in cerca del fantomatico capo di quello che era stato il suo esercito. Lo trovò quasi subito.
-Anna?
La principessa dava ordini a destra e a manca con la verve di un generale nato. Non si accorse nemmeno della regina accanto a lei, tanto che ad un certo punto la colpì con una gomitata allo zigomo, che sanguinò quasi subito.
-Anna!  Sono io, tua sorella Elsa!- urlò di nuovo, ma il fragore della battaglia ingoiò le sue parole. Si vide strattonare lontano dalla sorella, nel cuore della guerra.
-Elsa! –urlò Uberto appena la vide. Subito la regina si armò di una spada di ghiaccio e parò con maestria l’affondo che gli aveva offerto il suo avversario.
-Ti taglierò anche l’altra mano! E … il mondo! –metà delle parole si persero nelle urla di battaglia.
-Non lo farai mai! –rispose Elsa universalmente. Maneggiare un’arma non era mai stato il suo forte; maneggiare un’arma fatta interamente di ghiaccio scivoloso, lo era ancora meno. Lanciò un fendente inutile al collo di Uberto, che lo stoccò con una facilità fuori dal comune.
 
Continuarono così sino al tramonto.
 
 
A mezzanotte, nel trono di Arendelle sedeva Anna.
Era stata incoronata con una corona di latta ed una tovaglia scarlatta a mo’ di mantello, ma tanto bastava per dichiarare finalmente il ritorno della pace nel regno.
-La dinastia di Uberto ha il divieto di posare su Arendelle dall’inizio di questo nuovo giorno in poi, e il Re stesso verrà esiliato dalla nostra terra.
Dal popolo scaturì un boato di applausi quasi assordante.
-Per quanto riguarda mia sorella, Elsa…
L’ex-regina venne spinta avanti. Aveva uno zigomo tumefatto e camminava zoppa, ma teneva tra le braccia Ray solo come una madre può fare.
-Elsa perderà ogni contatto con la famiglia reale. Vivrà una vita normale tra il popolo, nutrendo e crescendo suo figlio come se fosse l’erede al trono ufficiale di Arendelle. Ed infatti lo sarà, se io e Kristoff non avremo figli.
Elsa si inchinò sino a quasi baciarle i piedi, poi tornò in mezzo al popolo in festa. Alcuni tradirono una smorfia di disgusto al suo passaggio, ma molti altro l’accolsero più o meno benevolmente.
Si sa bene che le opinioni delle persone cambiano come una bandierina cambia al vento.
 
Mi piacerebbe finire questo racconto con un bel “e tutti vissero felici e contenti”, ma purtroppo non posso.
Anna e Kristoff non ebbero eredi, ed il re Ray I di Arendelle fu nutrito dalla madre con pane ed odio, facendolo diventare il monarca più duro che il pacifico regno abbia mai conosciuto.
Dopo la sua morte ci fu una rivolta della popolazione che portò la democrazia nel paese; e così è ancora oggi, una terra con una leggenda in più da raccontare ed un re in meno da servire.


















Angolo autrice:
Ultimo capitolo.
Non ho altro da dire.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, leggono o leggeranno questa piccola storia.
Grazie di tutto. A tutti.
Luna 

 
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: lunadelpassato