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Autore: DonnieTZ    25/09/2014    5 recensioni
Nine e Loto - due esempi viventi di un mondo diviso e in guerra - che finiscono per entrare in collisione, conoscersi, fidarsi. Due "diversi" in una città che non perdona le diversità, due ostaggi in fuga verso la speranza, due anime intrappolate in un involucro.
E, in tutto questo, il sentimento più antico del mondo...
Sullo sfondo di una guerra e di un immenso deserto, una storia d'amore impossibile che spero possa piacervi!
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“Nine?” mormoro cauta.
“Loto.” risponde lui aprendo piano le palpebre.
Non posso impedire ad un leggero sorriso di dipingermisi in viso. Ho smesso di farmi domande da quando lui è comparso ridotto in quello stato pietoso. Ho smesso di indagare, di impedire, di controllare. Eppure ho comunque sfilato la mia mano dalla sua, perché è tutto così assurdo, così complicato, così inspiegabile. Dov'è Madre Terra? Perché si è dimenticata della mia esistenza, di tutto ciò che rappresento e significo nel mio mondo lontano? Perché sono qui, perché con lui?

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Seconda classificata e vincitrice del premio speciale "fine del mondo" al contest "Io e te alla fine del mondo" di hiromi_chan.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non piangerò. Mi hanno insegnato a tenere alta la testa e dimostrare tutto il mio coraggio e lo farò. Non si piega una Dama Bianca.
Questo sono, una Dama Bianca dell'Oasi, la società matriarcale costruita nel deserto che oggi sta inesorabilmente perdendo. La chiamano Guerra dei due Regni quella che le Città di Ferro hanno deciso di muovere all'Oasi, ma potrebbero chiamarla tranquillamente sterminio.
In queste mura di metallo così rigidamente controllate, così intrinsecamente corrotte, abitate da individui smaniosi di potere io mi trovo prigioniera. Se c'è un desiderio, nei cuori degli uomini delle Città di Ferro è proprio quello di prevaricare, di sottomettere e sfruttare. È per questo che si scagliano con violenza contro le donne dell'Oasi. È per questo che ci odiano.
Noi siamo riuscite a far rinascere Madre Natura, a renderla nuovamente fertile, a farla portatrice di vita ancora una volta e gli uomini vogliono i suoi frutti. Li pretendono come fossero loro. L'errore fu anche nostro, forse, quando decidemmo di condividere questi frutti attraverso il commercio, dandoli alle carovane dei Nomadi perché rifornissero di frutta, verdura, acqua pura le Città di Ferro.
Sono le donne come me, le Dame Bianche, a padroneggiare i segreti della natura nell'Oasi.
Noi, nei nostri laboratori, possiamo controllare tutto. Proprio per questo mi trovo prigioniera in questa stanza asettica. Perché io so.
Il viaggio nel deserto è stato duro e mi ha lasciata debole. Non è stato difficile, per loro, fare di me ciò che volevano una volta giunti alle Città di Ferro. Mi hanno trascinata, lavata, disinfettata, rinchiusa e avvisata:
“Ti conviene parlare, donna, o potresti non vedere troppe albe.”
È colpa dei Bot. Mi chiedo cosa stesse pensando il primo uomo che li ha ideati e costruiti, quale fosse il suo scopo. Niente di davvero buono, ne sono certa. Perché creare androidi dalle fattezze umane e renderli succubi di istinti quali l'omicidio, lo stupro, la razzia, la violenza? Perché fare corpi di metallo scintillante impossibili da scalfire, in grado di resistere alle traversate nel deserto per raggiungere l'Oasi senza stanchezza, senza rendersi vulnerabili? Per quale motivo renderli così facilmente controllabili dall'uomo? Perché se non per crudeltà?
Quando i Bot sono giunti non siamo state abbastanza svelte, abbastanza pronte da difendere la nostra terra. Molte guerriere sono perite ai confini tentando una resistenza vana. Così i Bot hanno spadroneggiato e continuano a spadroneggiare nell'Oasi, deportando qui quante più donne possibile, rendendole disponibili per gli esperimenti degli uomini, per le loro voglie carnali, per qualsiasi gretto programma loro abbiano in mente.
Io sono qui perché vogliono i miei segreti, quelli delle Dame Bianche.
Ma io morirò piuttosto che cedere.
Probabilmente di fame, dal momento che non mangio da due giorni.
“C'è qualcuno?” grido, osservando lo specchio che mi sta davanti e che sono certa mi renda visibile ai loro occhi. È lungo e corre per tutta la metà superiore della parete che sto fissando con ostinazione da ore. Le altre pareti sono in solida muratura e dipinte di bianco. Ci sono solo il letto e la struttura cubica forata dove sedersi per espletare i propri bisogni. Tutto intensamente e terribilmente candido, pallido, asettico.
“Ehi!” urlo.
Sto usando il linguaggio degli scambi e non quello dell'Oasi, perché chiunque sia in questo posto possa capirmi. Se c'è qualcuno, almeno, e se quel qualcuno conosce il linguaggio degli scambi e non solo quello delle Città di Ferro.
“Dovresti smettere di urlare.”
La voce, profonda e vagamente roca, arriva da un punto imprecisato fuori dalla stanza. Non mi sembra vero ci sia davvero qualcuno e adesso spero di poter mangiare.
“Ho fame!”
“Non posso aiutarti.”
La risposta arriva subito, diretta e concisa.
“Sono due giorni, ormai.” faccio notare.
“Ritieniti fortunata, io sono qui da un mese.” pausa “Non che sia rilevante.”
Improvvisamente mi rendo conto di aver commesso un errore di valutazione. È ovvio che la voce non appartiene ad una guardia, ma ad un altro prigioniero.
“Scusa.” mormoro.
“Non importa.”
Restiamo in silenzio per un po'. Nei due giorni trascorsi avrei pagato per della compagnia ed ora non ho idea di cosa fare.
“Chi sei?” mi domanda lo sconosciuto, interrompendo i miei pensieri.
“Una Dama Bianca.” confido, sdraiandomi nel letto.
“Ti ho chiesto chi sei, non cosa sei.”
Sorrido della sua pignoleria perché non sembra il luogo più adatto a perseverarvi.
“Loto.”
“Loto...” ripete lui con tono pensieroso.
“E tu?”
“Nine.”
“Che razza di nomi vi danno da queste parti.” dico.
“Le Dame Bianche non dovrebbero essere più...trascendenti?”
“Trascendenti?” domando quasi divertita.
“Non dovresti lasciar scorrere ciò che accade nel mondo oltre la tua coscienza o qualche atteggiamento del genere? Non siete forse le protettrici del credo delle donne?”
“Dove le hai sentite, queste?!” chiedo sempre più curiosa.
Molti abitanti delle Città di Ferro non hanno idea del perché una Dama Bianca diventi tale. Anzi, molti neanche hanno idea di cosa sia una Dama Bianca. Eppure la sua frase nasconde della verità. Noi andiamo oltre ciò che può essere visto o sentito, dedicandoci completamente al nostro lavoro nei laboratori e, occasionalmente, aiutando le altre donne dell'Oasi nei rituali di passaggio.
“Quale... insomma quale motivo ti ha reso una Dama Bianca?”
Resto interdetta a quella domanda tanto diretta. Dall'altra parte della parete dev'esserci qualcuno che conosce a fondo la società delle donne e questo è strano. Inizio a pensare sia un qualche tipo di trappola.
“La mia mano sinistra.” ammetto, fissando brevemente l'arto in questione.
Non si diventa ciò che io sono diventata se non si è scelti dalla natura. Si nasce con quello che chiamiamo segno. Un tratto distintivo. Come la cecità, il mutismo, la sordità o, nel mio caso, quella leggera malformazione alla mano. Alzo le dita per guardarle come ho fatto ogni giorno da quando sono nata e ritrovo sempre lo stesso segno: indice e medio uniti fra loro così come mignolo e anulare. Fusi insieme dalla natura.
“Voi giocate con la genetica e questo è il risultato. Fra qualche generazione nascerete con tre teste.”
Mi alzo di scatto dal letto.
“Noi cosa?!”
“Ah, lascia perdere.”
Torna a regnare il silenzio e io comprendo di non dover parlare con l'uomo oltre la parete, di doverlo lasciare a se stesso.
Quello che fanno le Dame Bianche gli stupidi uomini delle Città di Ferro la chiamano manipolazione genetica. Non capiscono quanto sia importante quello che facciamo, non riescono a realizzare il nostro profondo legame con la natura. Siamo pronte a salvarla, a conservarla, a proteggerla a qualsiasi costo.
È vero, la vita delle donne dell'Oasi è più lunga, siamo più resistenti, più forti, più intelligenti, ma senza madre natura non saremmo nulla di tutto questo. Lei ci ha dato dei doni che noi amplifichiamo e glorifichiamo attraverso i rituali di passaggio.
Cosa conservano gli uomini? Cosa proteggono se non la loro stessa avidità?
“Krabak.” mormoro all'altro prigioniero, anche se lui non può capirmi perché non uso più la lingua degli scambi.

Idiota.


 
Ciao!
Questa storia parte da un'idea avuta molto, mooooolto tempo indietro. In realtà è un'idea ripresa e rivista così tante volte che è forse finisce per essere nuova di zecca. Il mondo di questa storia è pensato in dettagli infinitesimali (tanti sono gli anni passati ad immaginarlo), ma non ho spesso la possibilità di sfogarli tutti. Qui ne compaiono alcuni...
Spero vi piaccia, spero di avere vostre notizie in ogni caso e spero... beh, spero abbiate una buona giornata/serata!
Ah, si è classificata seconda (vincendo anche un premio speciale) al contest a cui partecipava!


   
 
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