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Autore: VeganWanderingWolf    26/09/2014    0 recensioni
ho pensato di raccogliere qui una serie di scribacchiature che riguardano i corvi. non nel senso zoologico dell'animale, ma più che altro all'evocazione dell'immagine del corvo nel mio personale immaginario, in relazione a stati d'animo e/o persone che, per qualche motivo, associo ai corvi. il fulcro da cui scaturiscono non è sempre coincidente con la mia vita o la mia persona, per quanto, dopotutto, sono sì io che scribacchio, ma la penna che getta inchiostro è penna nera, penna di corvo.
Genere: Dark, Introspettivo, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Nonsenses'
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.il tempo dei corvi.

 

 

il tempo dei corvi è arrivato da tempo

i lupi sono una leggenda lontana

l'estinzione ha steso ceneri su ogni loro orma

e il cielo ha perso i loro canti e i loro sogni

mentre le penne nere volano attraverso i fulmini

 

qui è tutto livido di nuvole e tempesta senza tregua

i corvi sono come nati per questo

non conoscono pace e non se la concedono mai

volano e volano, ogni terra che sfiorano abbandonano

come se potessero bruciarsi da un momento all'altro

 

il fuoco che crepita sotto terra, in profondità

gira il mondo e lo divora dall'interno

ma tutto questo non li riguarda, il vento soffia

li riporta in alto, lontano da tutto ciò che si dibatte nel profondo

 

non rischierebbero mai le loro ali tra i rovi

di queste ruvide faccende terrene

un solo buco e non potrebbero rialzarsi in volo

un solo squarcio e tanto basterebbe a lasciarli a terra

probabilmente non ne vale mai la pena

la sopravvivenza è qualcosa da stringere con prezioso senso

 

spalancano le ali e volano in alto

un fulmine li potrebbe ridurre in cenere

ma è un istante, molto meglio che il dilaniarsi lentamente

il vento rimulina le loro ceneri e rieccoli

rinascono senza ricordi nemmeno di ciò che hanno perso

hanno solo il senso di battaglia e quello di vendetta

 

e i loro artigli possono afferrare solo cose abbastanza leggere

da sollevarsi in aria insieme a loro

e potrebbero essere abbandonate non appena siano zavorra

 

 

chiamali

sali in cima al dorso della terra più alto che trovi

e chiamali con tutta la voce che hai

alza la tua richiesta di aiuto

 

arriveranno subito, potrai vedere il sole

luccichio divorato dalle loro penne

sanno combattere fino a trarti da ogni guaio

ma non sprecare mai la tua voce se necessiti di conforto

la luce viene divorata dal nero delle loro piume

potrebbero inchiostrare il cielo di tragedia e vendetta

ma non potrebbero mai fare nascere il sole col loro canto

 

il tempo dei lupi è finito, molto tempo fa

la luna si è spenta, e le stelle sono più fredde del ghiaccio

cadaveri cosmici, balene arenatesi nell'infinito

 

l'ho vista camminare, le sue orme bruciavano sul terreno

e quando è arrivata al ghiaccio dell'acqua ha proseguito

sapeva, oh, se sapeva

si è chiusa il canto in gola mentre il suo fuoco le scioglieva l'appoggio

l'ha affondato con sé

ha chiesto ai corvi che l'accompagnassero e lo hanno fatto

sono rimasti a volare in aria sopra all'acqua

fino a vederla scomparire sotto la superficie e molto più giù

e quando non c'era più niente da vedere se ne sono andati

non avevano motivo di restare

 

l'ho visto fermarsi, a costruire la sua stessa trappola

l'ha architettata bene, semplice ed efficace

sarebbe bastato entrarvici con un solo passo per complicarsela attorno

ha fatto quel passo, e la trappola gli si è avvinghiata attorno

non ha mai chiamato i corvi a vedere cosa gli accadeva

ma essi andavano  a cercarlo molte volte

e ogni volta se ne andavano lasciandolo lì, delusi

che non facesse la magia, che non si districasse in una sola mossa

e nella sua stessa trappola è scomparso

 

 

i corvi si sono alzati in volo

hanno sentito il richiamo portato dal vento

il lupo bianco come una zanna pulita dal sangue

ad un ciglio dal baratro

e gli hanno tenuto la coda tra il becco per trattenerlo

ma egli si è gettato in avanti trascinando con sé i suoi ultimi nemici

non c'erano altre gole per cantare il suo ultimo gesto

e i corvi hanno solo potuto mulinare il vento

per imbastire il flusso che portasse via il suo ultimo ricordo

 

e lei vestita del manto delle ombre

ha alzato le braccia unite al cielo sopra la sua testa

ha chiuso gli occhi abbandonandosi completamente

e i corvi hanno portato via ciò che restava di lei

hanno attraversato il tempo in cui non riescono a soffermarsi

hanno attraversato il senso che non riescono mai a tenere stretto in pugno

 

portano via le anime dopo le loro ultime parole non dette

gettano gli ultimi sguardi avanti e indietro e in ogni dove

attraverso ogni cosa che non rimane mai per sempre

non comprendono l'infinito eco di ogni singolo momento

 

la loro natura è troppo diversa, non riescono a sentire nelle vene

il ritmo della terra né il flusso dell'acqua

la loro unica terra è il cielo senza nulla di fermo

ogni cosa potrebbe mutare da un momento all'altro

le nuvole hanno forme perennemente cangianti

e il ripetersi del cerchio del sole e della luna

per loro solo un dato di fatto

 

 

è arrivato il tempo dei corvi

faranno comunque la cosa giusta, ma ne sono passivi elementi

come foglie nel vento, trascinati dalla direzione dei concausali incidenti

possono solo scegliere come planare meglio

 

non riescono a comprendere la corsa sul terreno e com'esso pur si muovi

un ritmo troppo lento, troppo denso, per loro

vi annegherebbero senza comprenderne comunque alcun sentimento

 

perciò spalancano le ali e si alzano in volo

alianti portati via da correnti ascensionali che li strappano via dal suolo

sorvolano in un istante distanze, senza trarre da esse alcuna lezione

e ripetono ogni atterraggio e ripetono ogni decollo

 

l'istinto solo una ripetizione di meccanismi che funzionano come sono

non una freccia che indica la direzione in cui spingersi

 

e ogni volta che tenterai di rinchiuderli in una gabbia per quanto argentea

la ritroverai vuota non appena tornerai ad essa con lo sguardo

approfitteranno di ogni tua minima distrazione per non essere più lì

 

e hai visto come si legano giocando con il loro filo rosso nel tramonto

un cielo di sangue a sancire una promessa

che potrebbe essere recisa in ogni momento

 

il paranoico timore potrebbe divenire realtà da un momento all'altro

e ognuno potrebbe fissarli troppo a lungo

come se la loro immagine potesse essere consumata dall'eccessiva conoscenza

 

potresti essere la loro unica salvezza, il privilegiato conforto

ma non aspettarti che sappiano dare altrettanto

essi non conoscono la natura delle creature che si spostano su terra

non sanno cosa sia mettersi in gioco fino a divorarsi completamente

nello slancio di una sfida che si è voluta cogliere fino in fondo

lasceranno la presa non appena non sapranno più che farsene

come se non potessero mai avere il cuore interamente su qualcosa

 

e non conoscono il trucco della fenice

lasceranno bruciacchiare il bordo delle penne

ma sono i primi a sapere che se il fuoco li divorerà per intero

non potrebbero ritornare proprio come sono

e lo temono, non vogliono accettare il rischio

rinascere con qualcosa in più e qualcosa in meno

ogni loro cenere ha sempre solo qualcosa in meno che sono disposti

a giocare sul terreno del prossimo campo di battaglia

 

hanno l'irresistibile fascino dei giochi a mezz'aria

ma non credere nemmeno per un momento

che potrebbero essere qualcosa di meno effimero di ciò che sono

  
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