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Autore: CloudyCat95    26/09/2014    1 recensioni
Questa storia è nata dalla mia mente malata annissimi fa. Parla di un ragazzo e una ragazza (fin qua tutto ok), solo che lei è un po'...strana? Strana è a dir poco, direi fuori dal comune. Lei si "trasforma".
Instinct, Reason, Emotion.
Dal capitolo 2:
Mi sdraiai sul letto, ansimante. Avevo riacquistato la ragione. Cosa mi era successo? Avevo saltato scuola e avevo fatto sesso?
[...]
«Scusa, faccio fatica a controllarlo.» mi disse. Controllare cosa?
La guardai confuso e lei lo notò, perché cominciò a spiegarmi, in qualche modo, qualcosa.
«È che tipo…cioè io sono un po’ “strana”, non so se mi spiego.»
«Sei un vampiro?» le chiesi, perché era la spiegazione più plausibile in questo momento.
«Oh ma no! Schifo, i vampiri fanno schifo. Cioè, tutto quel sangue…bleah.» mi rispose di riflesso.
«Cosa sei?»
Tornò a guardarmi seria. «Sono qualcosa. Tipo, vado per istinto, ragione, ed emozione. Ragione: eccomi qui. Istinto: capelli e occhi rossi. Emozione: ciocca di capelli bionda e occhi azzurri.» mi spiegò.
Io non ebbi altra scelta che crederle, anche perché non riuscivo a darmi altre plausibili spiegazioni. «Quindi…in modalità ragione sei un’ubriacona e in modalità istinto diventi una sgualdrina?»
Genere: Commedia, Erotico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Angel, Devil and… Drunk!

Prologo
 
Andare per i bar di Newport non mi era mai piaciuto. Un po’ perché non mi piacevano i bar, un po’ perché c’era un casino madornale. Tutti quei beoni dall’alito puzzolente di alcol erano l’incentivo che mi faceva restare a casa a giocare ai video games.
I miei cari amici, gentilissimi, infatti, perché proprio mi conoscevano bene, mi avevano invitato al bar questo martedì sera. Io, restio, accettai lo stesso. Perché? Perché sennò rompevano il cazzo continuando con la storia dell’asociale. Che è vera, ma non mi andava giù.
Quella sera al bar, le scene furono tristi: metà dei miei “amici” non si erano presentati e l’altra metà erano già sbronzi.
Il locale, affollato e vivace – già, anche di martedì – mi stancava. Era troppo rumoroso e tutti gridavano senza motivo. Cosa ci trovassero nel bere e urlare, proprio non me lo sapevo spiegare. O, come avevo sempre ipotizzato, ero io quello strano.
D’un tratto tutti si misero a gridare ancora più forte e vidi che sul bancone del bar era salita una figura bassa e magra, una ragazza, completamente ubriaca che aveva cominciato a cantare con il microfono del karaoke. Mi stupii più per il fatto che avesse ancora la divisa scolastica addosso, quella della mia scuola. Ma non la conoscevo.
Dopo esserci rimasto malissimo per il fatto – perché io ci rimango male per ogni cosa, sappiatelo – pensai quasi di alzarmi dalla sedia del tavolino su cui mi ero appollaiato e andarmene. Ma non lo feci. Per un senso di protezione improvviso rimasi lì a guardarla mentre cantava stonatamene a squarciagola, con tutti quegli uomini barbuti e beoni che continuavano a gironzolarle intorno con chissà quale idea sconcia in testa. E ci pensavano loro a spronarla a continuare a cantare – povere le mie orecchie – e a brindare con boccali di birra senza motivo e a gridare ancora.
Lo so, sembra uno scenario infernale. Beh, lo è, per me almeno.
Alle una di notte passata – che inferno! – la ragazza dai capelli arancione acceso scese dal balcone bella brilla e si diresse verso i tavolini, più o meno dove ero io, e si stravaccò in qualche modo tra la sedia e il tavolino in ferro. Rimase lì immobile per 10 minuti buoni, poi si alzò di scatto e corse verso il bagno, immagino a vomitare l’anima. Un po’ disgustato la seguii, per accertarmi che stesse bene.
Ero sulla soglia del bagno delle donne e, manco fosse una discoteca, in un box del bagno si sentivano dei colpi e dei gemiti, di due che ci stavano dando dentro di brutto. Lei invece era al lavandino che si guardava nello specchio, malconcia. Anche se ero lontano notai i suoi occhi verdi che facevano contrasto con i capelli. Pensai che erano bellissimi. Il sogno fu brutalmente spezzato da un conato di lei che mi fece balzare all’interno della toilette e a reggerle la testa. Ci ero abituato, mia sorella tornava sempre tardi nel cuore della notte e spesso la prima cosa che faceva era correre in bagno a rimettere.
Restai con lei finché non si calmò, ma non ci volle molto. La sorressi per un braccio mentre uscimmo dal bagno, e prima che lei potesse anche solo accorgersi della mia presenza la portai deciso fuori dal locale, all’aria aperta. La portai lentamente su una panchina e ci sedemmo.
Guardai i il suo volto stravolto. D’un tratto aprì gli occhi e mi guardò.
«Grazie.» biascicò piano, cadendo subito dopo addormentata sulla mia spalla.


♦≈♦


Angolino dell'autrice
Strano inizio, insolito. Di getto, ho iniziato a scrivere la storia.
Per ora non sono ancora presenti tracce di fenomini strani, ma dal primo capitolo vedrete di cosa sto parlando xD
Questa è la mia prima storia in Originale, spero di non aver fatto una brutta figura e che vi piaccia >.<
Se volete lasciatemi dei pareri :) vanno bene tutti!
Ciau! :)
   
 
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