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Autore: miseichan    26/09/2014    4 recensioni
Roberto deve resistere un mese.
Un mese nell'Aia. Un mese a suon di cruciverba.
Peccato che il ventiseiesimo giorno arrivi l'imprevisto: lei con i suoi occhi arrossati e la voglia di cioccolata.
Perché si sa, la cioccolata guarisce tutte le ferite.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il Diavolo Tentatore

 

 

 

“Cosa mi prepari?”
Roberto represse a stento un sospiro di puro sollievo.
“Sei in ritardo.” disse, indicando la lancetta delle ore ferma sul tre. 
“Non stai facendo un cruciverba.” si stupì di rimando Miranda “Come mai non stai facendo uno dei tuoi noiosissimi cruciverba?”
“Ero nervoso.” borbottò lui “Quando sono nervoso non riesco a pensare.”
Miranda inarcò un sopracciglio, in attesa.
“Credevo non saresti più venuta.”
“Ecco.” annuì lei, cercando di non dare troppa importanza all’ondata di calore che la invase a quelle parole “Un altro mio difetto: sono una gran ritardataria. Irrecuperabile. Perdo inspiegabilmente la nozione del tempo e dimentico dove e quando dovrei essere.”
“Un bel difetto.” approvò Roberto “Cosa stavi facendo?”
“Un bagno.” arrossì Miranda “Un bagno caldo con tanto di sali e Alanis Morissette come sottofondo.” continuò, per spiegargli al meglio il suo punto di vista. 
Quando lui non sembrò capire, gli puntò contro un dito: “Non hai idea,” disse “di come sia rilassante starsene sdraiati in mezzo a un mare di bolle. Prova a immaginare e capirai perché sono in ritardo.”
Roberto provò. Nell’immagine di quel bagno pieno di bolle, però, comparve anche Miranda e quel flash, in un attimo, gli tolse tutta l’aria. 
“Cosa...?” chiese Miranda vedendolo arrossire “Uh. Hai...”
“Alt.”
Miranda si zittì e Roberto si alzò in piedi. 
“Fermiamoci subito, proprio qui. Ci stiamo inoltrando in un campo minato, donna.”
“Io ho solo parlato di bolle.”
“Non puoi parlare di bolle con...” si bloccò, incerto. Cosa voleva dire? Con un viso come il tuo? Con quegli occhi, quelle labbra e quel sorriso da infarto? O semplicemente con lui?
“Mousse.”
Miranda aggrottò le sopracciglia: “Chi è Mousse?”
Roberto scosse forsennatamente la testa: “Questa volta ti preparo una Mousse al cioccolato con aroma di vaniglia.” disse, mettendo una distanza di sicurezza fra lui e la ragazza “Un modo come un altro per dire che non ho avuto il tempo di fare la spesa e che perciò posso solo arrangiarmi con gli ingredienti che avevo anche ieri.”
“Cioccolato, zucchero, vaniglia, uova e burro.” lo assecondò Miranda. 
“Più acqua e panna.” 
“Credevo la panna l’avessimo finita per la torta Pan di Stelle.”
“Panna da montare, non panna spray.” la corresse mentre metteva a sciogliere il cioccolato. 
“Mmm.” Miranda cominciò a rompere le uova. 
“Che stai facendo?” le si avvicinò Roberto, la posa rigida di quando temeva per la perfetta riuscita dei suoi dolci. Miranda nascose il sorriso che le premeva sulle labbra. 
“Sbatto i tuorli d’uovo.”
“Sai sbattere i tuorli?”
“Certo.”
“Non è facile.” continuò lui, sempre più teso “Bisogna saper...”
“Una fortuna che io sappia farlo, allora.” tagliò corto Miranda, spingendolo via. 
Con la coda dell’occhio lo vide aggiungere il burro, l’acqua e la vaniglia al cioccolato. Pochi minuti ed era di nuovo dietro di lei: “Aggiungo solo lo zucchero.” la rassicurò, guardandosi bene dal dire altro. 
“Che ne faccio dopo?”
“Versa il tutto nel cioccolato.” le diede istruzioni cominciando a montare a neve gli albumi.
Miranda eseguì con perizia, trattenendosi a stento dall’immergervi la punta del mignolo per assaggiare. Trasalì quando la voce di Roberto la raggiunse, perentoria.
“Non ci pensare nemmeno.”
“Non stavo pensando a niente!” si difese istintivamente “E poi ieri mi hai fatto assaggiare.”
“I residui.” specificò lui, montando anche la panna “Puoi assaggiare i residui, certo non il composto.”
Lei aprì bocca per controbattere che i residui facevano comunque parte del composto quando si accorse che Roberto si era bloccato, lo sguardo assente e fisso sulla frusta che stringeva fra le dita. 
“Ehi.” lo richiamò piano, avvicinandosi incerta. 
“Ho picchiato un uomo con una frusta come questa.” disse allora lui, sollevando la frusta grondante panna per mostrargliela meglio. 
Miranda annuì, le labbra arricciate nel vago tentativo di non lasciarsi scappare una risata. 
“Quel poveretto si meritava tanto?” gli chiese sfilandogli l’oggetto di mano. 
Roberto si strinse nelle spalle, e quando si girò verso di lei, gli occhi scuri resi ancora più cupi da un’ombra di dolore, Miranda capì di aver mal giudicato l’intera situazione. 
“Lavoravo per lui.” mormorò Roberto “E lui nel frattempo si divertiva con la mia ragazza.”
La frusta le sfuggì dalle dita. “Che bastardo.”
“Neanche lei era una santa.” sorrise stancamente Roberto. 
“Così lo hai picchiato con una frusta.”
“Già.”
“Si meritava di peggio. Molto, molto di peggio.”
“Gli ho anche graffiato la macchina.”
Miranda inarcò un sopracciglio. 
“E distrutto la cucina.”
“Ecco, ora sì che ci siamo.” gli restituì la frusta “Distruggere la cucina a un uomo, il modo migliore per sentirsi appagato.”
“Esattamente! Sei la prima ad afferrare il punto: tutti gli altri si focalizzano su altri stupidi dettagli.”
“Ad esempio?”
“Che il lui in questione fosse De Gusto e che picchiandolo con una frusta si corre il rischio di finire a marcire, be’, qui.”
“Hai picchiato con una frusta De Gusto?” ripeté Miranda. 
“Vedi? Basta un nome e anche tu cambi faccia.”
“No.” scosse il capo lei “No, no. Hai ragione tu. Il nome non conta.”
Roberto emise uno sbuffo a metà fra l’incredulo e il divertito mentre univa la panna alla cioccolata. Miranda lo raggiunse, l’espressione serissima.
“Davvero. Anch’io sarei ricorsa alla frusta.” 
“E’ diverso, per te la punizione non sarebbe stata tale: tu qui già ci lavori.”
Miranda fece per ribattere ma lui fu più veloce: “Prendi me, invece. Un povero pasticciere costretto a vivere di cruciverba perché nessuno vuole i suoi dolci.”
“Io non conto?”
“Tu sei comparsa solo di recente.” sorrise dando un’ultima mescolata alla crema “Pronta ad assaggiare?”
Sollevò lo sguardo, sorpreso dal silenzio che ottenne in risposta: “Miranda?”
Miranda si lasciò scappare un singulto basito mentre scivolava in direzione del tavolo: si piegò sulla cassapanca, scostò un paio di enigmistiche e restò muta a fissare il resto delle riviste. 
“Non fare quella faccia.” gemette Roberto alle sue spalle.
“Mi hai cercata.” mormorò lei dando una rapida scorsa all’intera pila “Sono... ci sono io su tutte quante.”
“Ero solo curioso.” borbottò grattandosi il collo “Volevo avere almeno un’idea di chi stessi nutrendo nel cuore della notte. Siete in troppe qui dentro e finora non ho prestato attenzione perché...”
“Ti sono piaciute?” 
Miranda fece un vago cenno verso i giornali e tutto il sangue sembrò defluire via dal viso di Roberto, l’espressione che si faceva insondabile. 
“Certo che mi sono piaciute.” mugugnò “Staresti da dio anche con un sacco dell’immondizia indosso, non c’è nemmeno da chiedere e...”
Doveva ancora finire di parlare ma Miranda aveva sentito abbastanza: si allungò sul tavolo per raggiungere la scodella che lui si era portato dietro e gli rubò il mestolo. 
“Assaggiamo.” 
La mousse era leggerissima, soffice oltre ogni previsione; dolcissima, si scioglieva pian piano sulla lingua, lasciandoti il tempo di assaporare il cioccolato fino all’ultimo momento. 
Con il mestolo ancora stretto fra le labbra, Miranda immerse il mignolo nella crema: 
“Devi assolutamente provarla.” smozzicò, avvicinando il dito alle labbra di Roberto “E’ un che di eccezionale.”
Roberto fissò il mignolo ricoperto di cioccolato e riacquistò immediatamente colore. 
“Tu sei fuori di testa.” borbottò arretrando di un passo “Tu... vuoi farmi scoppiare una coronaria?!”
Miranda aggrottò impercettibilmente le sopracciglia e un lampo niente affatto rassicurante le passò negli occhi. Roberto se ne accorse e continuò ad arretrare: “Smettila.”
“Di fare cosa?” chiese innocentemente posando scodella e mestolo.
“Qualsiasi cosa ti sia venuta in mente cinque secondi fa.”
“Attento...” provò lei, un attimo prima che la schiena di Roberto urtasse contro il mobile. Lui si guardò attorno e adocchiò l’uscita, teso allo spasimo. 
“Stai facendo la vittima.” lo rimproverò Miranda cominciando ad avvicinarsi “Voglio solo farti assaggiare la tua magnifica mousse.”
“Facendomi leccare il tuo dito?!” quasi urlò lui “No, cara, proprio no. Non so a che gioco stai giocando ma io non ci sto.”
Miranda si fermò ad un passo da lui, il capo inclinato. 
“Non sto giocando a nessun gioco.” 
“Invece sì. E non è per niente divertente e...”
Il mignolo di Miranda gli si poggiò sulla punta del naso. 
Lentamente, senza fretta, scese fino a sfiorare il labbro superiore. 
Roberto chiuse gli occhi e assaggiò la sua magnifica mousse: “Hai ragione,” confermò “è divina.”
“Non ho mai detto divina.” sorrise Miranda “Solo eccezionale.”
Roberto le morse giocosamente la punta del dita e poi la lasciò andare con un sospiro mal celato: “Dovresti andare via.” 
“No.”
“Dovresti, invece. Perché meno di tre giorni fa il tuo ragazzo ti ha lasciata, sei ancora sconvolta e il cioccolato ti fa sragionare.”
“La possibilità che tu mi piaccia non ti ha proprio sfiorato?”
“No.” scosse la testa Roberto “Cos’è, una vendetta, un tentativo di...”
Miranda si appoggiò a lui e le parole gli morirono in gola, dimenticate. Sentì quel respiro al cioccolato carezzargli il collo e mandò tutto al diavolo: che fosse un gioco o una vendetta, non avrebbe potuto importargli meno di così. Non in quel momento, con quegli occhi grigi così vicini e quelle labbra... quelle labbra troppo vicine. 
Le abbracciò i fianchi e sorrise pregustando il bacio, pronto ad assaporarlo. 
Il mignolo di Miranda, quel diavolo di dito, gli sfiorò il profilo della mascella e lui annuì.
“Non è un gioco.” sussurrò ancora lei, ma Roberto la stava già baciando, perso. 
Invertì le posizioni, spingendola contro il mobile: aumentò la stretta attorno alla sua vita e la sollevò a sedere. Miranda ridacchiò, il palmo aperto contro il petto di lui.
“Scodella.” mormorò sulle sue labbra. 
Roberto le mordicchiò il labbro inferiore. “Mmm?”
“Prendi la mousse.” 
I denti di Roberto lasciarono la presa, il corpo che si allontanava lo stretto necessario per guardarla negli occhi: “La mousse?”
“Non vorrai lasciarla lì?” inarcò un sopracciglio “E’ troppo buona per andare sprecata.”
“Tu mi vuoi morto.” bisbigliò lui roco, catturandole un’ultima volta la bocca. 
Con uno sforzo la lasciò andare e si affrettò a recuperare la ciotola; considerò il mestolo e lo lasciò perdere: non gli sarebbe servito. In un balzo era di nuovo da lei: le allargò le ginocchia per posizionarvisi in mezzo e le passò la mousse, il sorriso che andava da un orecchio all’altro. 
“E ora?”
Miranda gli allacciò le gambe attorno alla vita. 
“Ora ci godiamo anche la mousse.” mormorò cominciando a sfilargli la maglietta. 
Roberto l’aiutò, lasciandosi spogliare. “Niente in contrario.”
“Diventa tutto più buono quando c’è la cioccolata di mezzo.” 
Due dita di Miranda, ricoperte di mousse, presero a disegnare arabeschi sul suo petto: “Sei d’accordo?” gli chiese, il naso che strusciava contro il suo collo. 
“Assolutamente.” annuì Roberto, le mani ancorate alle cosce di lei. 
Cioccolata. Cioccolata ovunque, dolcissima, perfetta. Quando Mirando gli sfiorò il fianco un brivido lo percorse tutto, gli occhi che si chiudevano istintivamente: si piegò su di lei, stringendola a sé, la sua risata nelle orecchie. 
“Così hai coperto di cioccolata anche me!” lo riprese, le mani attorno al suo collo. 
“Non era quello l’intento?”
Miranda non riuscì a guardarlo male, si limitò a scuotere la testa cercandone lo sguardo: 
“Vorrà dire che avremo bisogno di una doccia.”
Roberto afferrò le prime due, colpevoli, dita di lei e cominciò a leccar via la mousse. 
“Si può fare.” le sorrise “Quando avrò finito, però, non so quanto sarà rimasto da lavar via.”

 

 

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