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Autore: little_triangles    26/09/2014    1 recensioni
!! DISCLAIMER !! Ho abbandonato questa storia 5 anni fa e non la continuerò.
Cominciò tutto con una "cattiva notizia"...
- Dopo aver percorso alcuni larghi corridoi prendemmo l'ascensore, entrando mi chiese con naturalezza continuando a fissarmi: “Come ti chiami?”
“Kathie Miles” non avevo voglia di fare conversazione, ma lui continuò a parlare.
“Quindi stai cercando i tuoi genitori?” chiese un po' timoroso.
“Sì” risposi freddamente abbassando lo sguardo. -
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dan Smith, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bad_news

Cominciò tutto con una "cattiva notizia"...




Ero sconvolta, scaraventai velocemente il cellulare nella borsa, e presi le chiavi del motorino facendo cadere tutti i foglietti che nel tempo si erano accumulati sul davanzale. Non avevo tempo, dovevo correre. Presi le scale, non ce l'avrei fatta ad aspettare ferma dentro quella cabina un metro per uno cinque secondi di seguito. Passai con il rosso, rischiai di investire due vecchiette che attraversavano la strada, mi faceva male il polso a forza di accelerare. Avevo la mente completamente vuota, l'aria fredda che mi scompigliava i capelli e che mi premeva sulla faccia come se volesse entrare dentro di me aveva portato via tutto. Il mio cuore batteva così forte da riuscire a percepirne il rumore ad ogni battito.

***

Le porte automatiche si aprirono e tantissimi pensieri tornarono ad assalirmi e sentii come se qualcosa mi premesse sul petto da non riuscire quasi a respirare.
Era quasi surreale, le pareti bianche, i medici in camice blu che correvano avanti e indietro, il suono assordante di un'ambulanza. Dove potevano essere? Fermai una donna in camice blu, un chirurgo probabilmente, e le chiesi: “Chi mi può dire dove si trovano i miei genitori? Sono arrivati poco fa in ambulanza.” avevo il fiato corto e non ero sicura che mi avesse sentita con tutta quella confusione.
“Si deve rivolgere a quel ragazzo laggiù” e mi indicò una scrivania occupata principalmente da un computer, che sembrava avere almeno una decina d'anni, e dalla parte superiore spuntavano dei ciuffi di capelli castani.
Mi girai per ringraziarla, ma se n'era già andata.
 
Camminai velocemente fino alla scrivania scontrandomi con un paio di medici: “Posso sapere dove si trovano due pazienti? Si chiamano Sarah e James Miles.”
Disse tutto sorridente: “Certamente”, e si mise a trafficare con il computer. Sbuffai e iniziai a battere il piede, non avevo altro modo di sfogare tutta l'adrenalina che percorreva tutto il mio corpo.
Dopo qualche minuto di attesa snervante disse: “Sarah Miles è a fare una tac, mentre James Miles è in sala operatoria. Sai dov'è la sala d'aspetto?” e gli apparì un leggero sorriso, sembrava scrutarmi come se volesse leggermi nella mente, il che mi innervosiva, odiavo essere osservata.
“No”
“Ti posso accompagnare?”
“Ok” avrei preferito di no, ma mi sarei persa sicuramente e non avevo tempo per fare il giro turistico dell'ospedale, ho un pessimo senso dell'orientamento.

Dopo aver percorso alcuni larghi corridoi prendemmo l'ascensore, entrando mi chiese con naturalezza continuando a fissarmi: “Come ti chiami?”
“Kathie Miles” non avevo voglia di fare conversazione, ma lui continuò a parlare.
“Quindi stai cercando i tuoi genitori?” chiese un po' timoroso.
“Sì” risposi freddamente abbassando lo sguardo.
Dopo essere usciti dall'ascensore calò un silenzio di tomba, camminando per il labirinto di corridoi osservai quel ragazzo, avrà avuto qualche anno più di me. Notai una cosa a cui fino a quel momento non avevo fatto caso, aveva dei capelli assurdi, ma stavano bene su di lui: tutti sparati verso l'alto come se avesse messo un dito nella presa della corrente. Poi aveva sempre quel sorriso irritante stampato sulla faccia, sembrava quasi felice, non lo sopportavo. Aveva gli occhi azzurri, altra cosa che non avevo notato prima, e pure quelli sembravano sorridere.

Arrivati alla sala d'aspetto mi disse di aspettare e si fermò a parlare con un'infermiera indicandomi, quanto odiavo essere indicata. La donna entrò attraverso a una porta a due ante, una di quelle che si vedono sempre nei film che si aprono in tutti e due i sensi, in quella che pensavo fosse la sala operatoria dove si trovava mio padre. Il ragazzo si avvicinò a me: “Non posso entrare in sala operatoria, ma ho mandato un'infermiera ad avvertire il chirurgo che sei arrivata e di mandare qualcuno a informarti sulla situazione...”

Nel frattempo entrò di corsa un medico in camice blu che spingeva una barella, su quella barella c'era mia madre, aveva il viso e le braccia bruciate e la testa fasciata. Mi si riempirono gli occhi di lacrime, ma dovevo ricacciarle dentro, non era il momento di intristirsi.
Mi avvicinai alla barella, presi la mano a mia madre, ma era incosciente.
“Scusi signorina, ma dobbiamo portarla in sala operatoria”
“Come sta? Cos'è successo?”
“C'è stato un incidente e ha subito dei danni al cervello, devo andare, ne vale della sua vita.” disse lanciando uno sguardo al viso sfigurato di mia madre.
Non feci in tempo a fare altre domande, il medico aveva già superato la porta a due ante che si trovava sul lato opposto a quella della sala operatoria dove si trovava mio padre.

Non riuscivo a reggermi in piedi, mi sedetti sulla sedia più vicina e misi la faccia tra le mani, volevo solo svegliarmi da quell'orribile incubo. Dopo qualche minuto, che a me sembrarono ore, tornò l'infermiera e la sentii borbottare qualcosa, stava parlando con qualcuno. Repressi le lacrime che stavano per sgorgare dai miei occhi e alzai lo sguardo, davanti a me trovai il ragazzo, che questa volta però non sorrideva. Si sedette vicino a me: “I tuoi genitori sono stati coinvolti in un incidente d'auto, la macchina ha preso fuoco, una scheggia ha danneggiato il cuore di tuo padre e ora i medici stanno facendo il possibile” la sua voce tremava “Ora devo tornare al mio lavoro ma manderanno qualcuno ad informarti, ciao Kathie”. Si alzo velocemente stava per girare l'angolo quando mi venne in mente che non sapevo nemmeno il suo nome.
“Tu come ti chiami?” si bloccò di colpo.
“Daniel”, detto questo sparì nel corridoio.

***

Tre ore dopo un medico uscì dalla sala di mia madre: “E' la figlia della signora Miles?”
“Sì”
“Le ustioni di sua madre non sono molto gravi, ma ha battuto la testa sul parabrezza durante l'incidente e attualmente il neurochirurgo sta cercando di fermare l'emorragia...”
“Se la caverà?” lo interruppi.
“Non posso prometterle niente, ma il chirurgo è molto qualificato e speriamo che non subisca danni permanenti, la verrò ad informare se ci fossero cambiamenti.”
“Grazie” dissi un po' stizzita.
Non c'era nessuno nella stanza, solo io, che aspettavo che qualcuno uscisse dalla porta a destra o da quella di sinistra, come se fosse stato un bivio, poi il muro bianco e vuoto davanti a me, continuavo a fissarlo, non avevo il coraggio nemmeno di guardare quelle due porte color panna con quei due orribili oblò, odio gli ospedali.
 
Intanto arrivò un'infermiera dalla sala di mio padre: “Mi scusi, le porto informazioni su suo padre : purtroppo il suo cuore è troppo danneggiato e avrà bisogno di uno nuovo, al momento è in cima alla lista dei trapianti e sembra che ce ne sia uno compatibile non lontano da qui. Scusi, ma per il momento non ho nient'altro da comunicarle, tornerò dopo”
Mi addormentai, non seppi per quanto tempo, ma al mio risveglio ormai il sole era calato. Fui svegliata dal medico di mia madre.
“L'intervento è terminato, se vuole la può andare a trovare”

***

Aveva la testa fasciata, le avevano rasato i lunghi capelli rossi, la sua faccia era tutta bruciata, ma aveva un'espressione serena, sembrava quasi che fosse felice, non so perché mi diede quella sensazione. Mi addormentai tenendole la mano, ma al mio risveglio non c'era più, sole le lenzuola bianche stropicciate e il letto sfatto. Non mi ero nemmeno accorta che l'avevano portata via. Erano quasi le otto di mattina. Entrava solo qualche flebile raggio di luce dalla finestra dietro di me che era riuscito a trapassare le spesse nuvole che ricoprivano il cielo. La porta era aperta e appoggiato con la spalla allo stipite Daniel mi osservava con gli angoli della bocca leggermente all'insù, non era proprio un sorriso. Sembrava si divertisse ad osservarmi.

“Dove è finita mia madre?”
“Ha avuto una ricaduta, l'hanno portata in terapia intensiva”, ma quando avrei potuto vederla? Pensai.
“Potrai andarla a trovare dopo le undici” disse sorridendo compiaciuto vedendo il mio sguardo sorpreso, sembrava che mi leggesse nella mente.
“Perché mi stai aiutando? Perché ti interessi tanto di me? Sono parente di alcuni pazienti ricoverati qui come tanti altri, ma non mi sembra che tu ti interessi così tanto a tutti”
“Qui i medici sono persone egocentriche affamati di interventi che puntano solo a diventare famosi, non gliene frega niente dei familiari dei pazienti, mi sembra giusto che tu sia informata su quello che succede, tutto qui” disse stringendosi nelle spalle.
“Non mi hai ancora risposto”
“Neanch'io lo so precisamente”
“Perché io tra tutti i familiari dei pazienti che vedi tutti i giorni?” ero esasperata, volevo una risposta.
“Mi sembra che tu abbia bisogno di qualcuno che ti informi su cosa succede, non che portino via tua madre mentre dormi senza nemmeno avvertirti” disse un po' indignato.
Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante: “Mio padre?”
“Ho chiesto ai medici, dicono che l'intervento è riuscito, ma sta ancora dormendo, si spera che non rigetti il cuore”
“Posso andare da lui?”
“Ti accompagno, vieni” disse facendo un cenno con la testa.

***

Non mi aveva soddisfatta la sua risposta, penso che ci siano tante altre persone nella mia situazione in questo ospedale, perché proprio io? Ma in quel momento avevo una cosa più importante da fare.
La stanza era lì vicino e Daniel, dopo avermela indicata e avermi accompagnata lì davanti, disse: “Ora inizia l'ora delle visite, torno al lavoro, se hai bisogno di qualcosa non hai che da chiedere”
“Grazie”
Fece un cenno con la mano e sparì nuovamente nel corridoio. In fondo non era così irritante, anche se non me la diceva giusta.

Varcai la soglia della stanza. Era strano vederlo lì, era un uomo vitale, sempre indaffarato, che si svegliava prima di tutti per andare a prendere la colazione e, fino a quando andavo al liceo, per venire a svegliarmi con un brioso “Buongiorno!”.
Mi avvicinai, presi la sedia lì vicino e mi sedetti a guardarlo, era bello vederlo dopo tante ore di preoccupazione. Ora però mia madre stava di nuovo male, sarebbe riuscita a riprendersi? Mentre mi tormentavo tra tanti pensieri mio padre si svegliò, alzò lentamente le palpebre mostrando gli occhi stanchi e rossi. Non ero mai stata così felice di sentire la sua voce.
“Ciao” disse tremante.
“Bentornato” gli dissi sorridendo mentre giochicchiavo con le dita delle sue mani.
“Cosa è successo?”
“A quanto mi hanno raccontato c'è stato un incidente, la macchina ha preso fuoco, il tuo cuore è stato trafitto da una scheggia e ti è stato trapiantato, ora vedi di non rigettarlo, mi raccomando, eh?”
“Ci proverò” disse ridacchiando “Ma la mamma?”
“La mamma ha battuto la testa sul parabrezza e purtroppo ha subito dei danni al cervello, l'hanno operata, ora l'hanno portata in terapia intensiva per una ricaduta. La vado a trovare alle undici”
“Ok, poi informami su come sta, ora ho bisogno i riposarmi, ma mi ha fatto piacere parlarti”
“Anche a me, ti informerò appena scoprirò qualcosa, ora riposati”

Gli diedi un bacio sulla fronte e decisi che era il momento di fare rifornimento di caffè. Guardai l'orologio, erano le dieci e mezzo.

Non avevo la minima idea di dove fosse la caffetteria, ma seguendo alcuni cartelli riuscì a trovare la macchinetta che però era assediata da medici e infermieri. Mi feci largo tra di loro e trovai Daniel solo appoggiato al muro a bere una cioccolata calda.
“Ciao Daniel”
“Ciao” disse un po' giù di morale, strano.
“Hai trovato qualche altro bisognoso da aiutare?” dissi io sarcastica.
“Oggi non c'è molto movimento” disse velocemente per poi riprendere a sorseggiare la cioccolata.
“Ah, cosa mi consigli?”
Lui mi guardò con aria interrogativa.
“Il caffè, tonto”
“Non saprei, fa tutto mediamente schifo, è una macchinetta del caffè... Come mai tutto questo buon umore?”
“Mio padre si è svegliato e sembra stia bene, e tra poco vado a vedere mia madre”
“Tutta questa allegria non mi convince”
“Cerco di prendere tutto con un po' più di ottimismo” stavo mentendo, in verità dentro di me si agitava l'inferno.
“Va beh, ognuno reagisce in un modo diverso” disse pianissimo pensando di non essere sentito.
Dopo un po' di silenzio ripresi guardando il numeroso gruppo di medici che parlavano e ridevano: “Perché non stai con gli altri?”
“Io sono “quello con i capelli sparati che se ne sta tutto il giorno dietro il computer”, mentre gli altri sono medici che passano il giorno a salvare vite, per loro sono invisibile, non si abbasserebbero mai a parlare con me”
“Beh, è una questione di vocazione, non vuol dire che se tu non sei come loro, non sappia fare qualcosa che loro non si sognerebbero nemmeno. Cosa ti piacerebbe fare? Ho capito che questo lavoro non ti entusiasmi più di tanto”
“Sono all'ultimo anno all'università di letteratura di Leeds, ma mi piacerebbe fare il musicista”
“Davvero?” dissi quasi facendomi andare di traverso il caffè “Io sono del primo anno, ma non ti ho mai visto”
“Mi piace stare per conto mio” disse tagliando corto.
“Ha detto che suoni, quale strumento?”
In quel momento mi cadde l'occhio sull'orologio, erano le undici meno cinque minuti.
“Scusa Daniel, sono quasi le undici, devo andare. Ciao!” dissi correndo.
“Ciao Kathie” disse cupo.
Non capivo cosa lo turbasse.

***

Seguendo sempre i cartelli arrivai al reparto di terapia intensiva e sbirciando dai vetri delle porte trovai la stanza che cercavo, mia madre era sdraiata nel letto, attaccata a diversi macchinari, vicino a lei c'era un medico in camice blu con in mano una cartella. Entrai.
“Scusi, sono la figlia, posso sapere come sta?” dissi guardando mia madre.
“Purtroppo ha avuto un ictus e anche dopo un secondo intervento non c'è stato niente da fare, abbiamo dovuto dichiarare la morte celebrale”
“Morte celebrale?” dissi sedendomi sul lettino completamente asettica.
“Sì, sua madre è tenuta in vita dalle macchine, se la staccassimo morirebbe. Mi scusi, ma devo finire di aggiornare le cartelle degli altri pazienti” e uscì dalla stanza.
 
Le tenevo la mano fredda, aveva gli occhi chiusi, sembrava che dormisse, non me ne capacitavo, per questo non riuscì a piangere e sfogarmi. Cosa avremmo fatto io e mio padre? Mi sdraiai vicino a lei. Ebbi il presentimento che ci fosse qualcun altro nella stanza, immaginavo anche chi. Mi alzai a sedere, ma continuai a dargli le spalle e a guardare mia madre.
“Come stai?”
“Come pensi che stia? Mi hanno detto che mia mamma è cerebralmente morta e che se ora staccassi quella spina morirebbe all'istante e tu mi chiedi come sto?”
Si avvicinò e si sedette vicino a me, ma non mi girai.
“Non ce l'ho fatta a dirtelo, sembravi così felice”
A me sembrava fosse passata un'ora quando Daniel tornò a parlare “Vuoi dell'acqua?”
“Sì”
Mi porse una bottiglietta, mi girai e bevvi avidamente, come se avessi veramente sete.
“Vuoi che me ne vada?”
“Sì” non volevo che mi vedesse piangere, ero al limite.
“Sicura?”
“No” non so cosa mi fosse passato per la testa, quel monosillabo uscì dalla mia bocca senza lasciarmi il tempo di riflettere.
Appoggiò la sua mano sulla mia, non ce la facevo più a trattenermi.
“Se vuoi piangere, piangi”
Il mio viso si contrasse, non ce la facevo più. Scoppiai a piangere singhiozzando.
Mi avvolse con l'altro braccio e mi avvicinò alla sua spalla. Non riuscivo più a smettere, non cercò nemmeno di fermarmi, forse sapeva che avrebbe solo ottenuto l'effetto contrario.

 

SPAZIO PER L'AUTORE

Ciao, sono nuova e questa è la mia prima storia. I personaggi sono OOC perché non sono proprio sicura delle loro reali personalità (purtroppo non li conosco :'( ). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e sono curiosa di sapere di cosa ne pensate ^.^, accetto tutti i consigli. Ah, non preoccupatevi, tra poco arriveranno anche Kyle, Will e Woody.
Cercherò di pubblicare il prossimo il prima possibile, probabilmente il prossimo week end, grazie per aver letto questo capitolo ;),
Δ Δ Δ little_triangles Δ Δ Δ
 
 
   
 
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