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Autore: balakov    06/10/2008    2 recensioni
Un "Re Lear" stravolto e decontestualizzato, dove tutti i personaggi della vicenda originaria sono riassunti (ed interiorizzati) nel solo Lear. Un'operazione intellettuale (ma ancor di più folle!) dove muta la storia pur rimanendo immutata la morale. Forse...
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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IL FU LEAR


Quel mattino il ragionier Lear si svegliò di soprassalto: il fiato corto, il cuore a mille e le gambe che tremavano. Una sciacquata al viso e, nel riflettersi allo specchio, il ricordo dell’incubo.
Ma…lo specchio…lo specchio non lo riflette!!!
Povero ragionier Lear, ma tu guarda se ora pure la vista gli deve tirare certi scherzi simili? Non può che essere colpa dell’età.
Uno di questi giorni andrà diritto dall’oculista. Ormai ha deciso. Si ritaglierà un attimo di tempo e poi… via, per riacquisire una vista che da un po’ di mesi non fa altro che ingannarlo, fa cilecca!
E poi al lavoro…lo Stato… ogni anno la pensione sembra vicina ma…
Ma è ora di andare all’ufficio ragionier Lear, o il “capo” le darà un’altra lavata di capo…ehm, volevo dire le farà un’altra bella predica perché è da una bella settimana che non arriva neanche una volta in orario.
Sì, ma oggi non la saluta nessuno in ufficio? Ma che è? Ieri ha litigato con qualcuno per caso? Oh, ecco che arriva il “capo”: ora gliene dirà quattro, anche oggi è arrivato in ritardo.
Ma come? Non la guarda neppure e tira dritto fino alla scrivania di Jeffr, il suo vicino di posto.
Ma che fa? Chiede di lei a Jeffr? Ma che è, non l’ha vista? E Jeffr fa finta anche lui di non averla veduta oggi?
Sarà uno scherzo, uno scherzo di pessimo gusto, non è vero ragionier Lear…ragionier Lear?…ma dove siete?
Ah, eccola…ma che fa? Corre disperato per la strada?! Come “è morto”? Chi? Lei?!
Ma la smetta di fare il deficiente! Ma…ma che fa?! Si rimetta immediatamente i pantaloni! Siamo per strada! C’è tanta gente!
Sì ma… ma nessuno la nota. Impossibile!
Pure le mutande?! Questo no, ragionier Lear, questo no, abbia pietà di me, almeno!
Niente, nessuno si è accorto di lei.
Deve trattarsi di un sogno.
Non… non mi dica che è un fantasma rimasto prigioniero sulla Terra, che queste cose sono solo da copione hollywoodiano.
Eppure, certo, questo suo caso è davvero strano.
Sì, lo vedo! Riesce ad attraversare i muri. Stupefacente, che vuole che le dica?!
Ma dica: lei, ieri notte, si è addormentato coricato sul fianco di sinistra, su quello di destra, o supino?
Ah, ho capito. Prima a destra, poi a sinistra ed ha preso sonno solo quando si è messo supino.
Ma era troppo tardi ragionier Lear, e poi lo sapeva ben da tanto, troppo tempo, che lei riesce ad addormentarsi solo da supino. Troppo tardi. Troppo tardi perché la posizione supina riuscisse a farle recuperare il sonno perso assumendo le altre due infruttuose posizioni laterali.
È rimasto fregato. Non c’è che dire, fregato!






NOTE DELL’AUTORE:
Questa “parodia” (chiamiamola un po’ così…) del “Re Lear” di Shakespeare apparentemente può sembrare semplice e lineare, ma in realtà – modestia a parte – si tratta di un’operazione intellettuale alquanto ardita. Dopo aver visto il film “Ran” di Akira Kurosawa, che rileggeva a suo modo in epoca samurai l’opera shakespeariana, decisi di stravolgerla anch’io. Così scrissi i miei primi 3 racconti, ognuno dei quali stravolgeva sempre più il “Re Lear”. Questo che ho pubblicato è l’ultimo, il più ESTREMO. Qui tutto è interiorizzato nel protagonista (ed inevitabilmente decontestualizzato): cose, avvenimenti e personaggi (di fatti, le 3 figlie del re Lear sono rappresentate dalle 3 posizioni tenute a letto). In tal modo ho voluto estrapolare la “morale” della tragica ed universale storia, liberandola di qualsiasi orpello e riducendola alla sua struttura essenziale ed austera. Infine mi sono voluto divertire sotto il profilo formale, adoperando un punto di vista narrativo molto particolare, e costruendo la storia in maniera molto ironica e grottesca: questa scelta stilistica enfatizza in maniera opposta la storia raccontata, che in realtà è tragica e rappresentativa dell’incapacità umana di “credere ai propri occhi pur avendo fiducia in sé”.

Un grazie sincero a tutti quelli che vorranno recensirla, nel bene e nel male.
  
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