Serie TV > Revolution
Segui la storia  |       
Autore: Ambaraba    27/09/2014    1 recensioni
Questa e' una AU in cui Miles e Bass conducono una vita normale e gestiscono un bar insieme :) L'idea mi e' venuta da un'immagine su Tumblr, spero sia un esperimento riuscito!
Il nome del locale e' stato suggerito da Wildflower :)
---
Mani. Sveglia. "Spegnila". Cuscini.
Bass, occhi blu, sorriso, luce, risate, "Buongiorno", tepore, caffè, sole, finestre aperte, mattina, capelli spettinati, "Vieni qua".
Miles, sonno, "Stamattina non mi alzo", occhi chiusi, calzini spaiati, barba di due giorni, magliette sparse in giro, stirarsi, sbadigliare, girarsi dall'altra parte.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Miles Matheson, Sebastian Monroe
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
au bar 20 HAPPY BIRTHDAY TO YOU !!!
Questo capitolo è dedicato a Mia Matheson, che domani compie gli anni :D
Tanti auguri di
buon compleanno alla mia saggia sorella maggiore!!! ^_^
Con affetto e tutti i migliori auguri,
Ambaraba ;D
___

Con l'arrivo dell'autunno, la lotta ricomincia.
Miles lo sa benissimo. Sono anni, ormai, che all'arrivo dei primi freddi si prepara alla sfida del secolo: strappare Bass dalle coperte.
L'altro se ne sta artigliato al cuscino come fosse una questione di vita o di morte e si rifiuta di aprire gli occhi, improvvisamente steso da un attacco di pigrizia.
- Fa freddo, - sbuffa, - non mi voglio alzare...
Miles lo scuote appena. È paziente, sa che ci vorrà un po' per fargli cambiare idea. Inoltre è ancora parecchio assonnato, e l'unico motivo per cui ha scelto di alzarsi - nonostante fuori sia ancora buio e sì, ha cominciato a fare più freddo, negli ultimi giorni - è solo uno strenuo senso del dovere.
- Dai, su, pulcino... Il bar non si apre da solo, - lo bacia sulla spalla, lo accarezza. A Bass piace, e vorrebbe restarsene tranquillo sotto le coperte tutta la mattina. Perciò cerca di convincere il "nemico" a passare dalla sua parte. Si volta, si aggrappa alla sua maglietta, lo attira a sé. Rabbrividisce appena, nell'aria fresca dell'alba non ancora sorta, ma poi Miles è su di lui e la sensazione svanisce.
- Bass, non-- - Miles non riesce più a parlare, le parole sfumano in un mugolio indistinto. Lo tiene tra le braccia, un fagottino tiepido e arruffato di coperte e riccioli, e la sua determinazione vacilla. Il pensiero di fregarsene di tutto e restarsene avvinghiato a lui lo sfiora, ed è una tentazione forte; ma poi, mentre ancora si stanno baciando, tira via le coperte provocando un gemito sorpreso e pieno di disappunto sulle labbra di Bass.
Quando si staccano, Miles lo guarda negli occhi e gli sorride, come per prenderlo in giro.
- Ci hai provato, subdolo manipolatore, - gli dice, mentre Bass finalmente sbatte le palpebre e comincia a mettere a fuoco il mondo tutt'intorno. - Ma dovresti saperlo che sono difficile da corrompere, - aggiunge Miles, prima di spingerlo fuori dal letto. Bass scalpiccia barcollando verso il bagno, riconoscendo la sconfitta. Il suo piccolo piano non ha avuto successo, ma non si arrende. Ci saranno altri risvegli, altre mattine; e, una di queste, Miles cederà.
- Non esserne così sicuro, - gli dice quindi con un sorriso leggermente malizioso, prima di voltarsi.
Miles gli risponde con un ghigno divertito. In realtà, sa benissimo di non essere incorruttibile come dice: deve fare uno sforzo immane, tutte le volte, per non saltargli addosso.

- ... Dico sul serio, sono stato io il primo ad avere l'idea dell'iPhone. Cioè, ovviamente non si chiamava iPhone, ma... Sono sicuro che mi abbiano rubato l'idea!
Bass ascoltava Aaron, uno dei loro clienti fissi, che sbraitava qualcosa sulle ingiustizie del mondo e sui colossi dell'informatica. Si sfilò la felpa, mentre l'altro pranzava, prima di tornare al proprio piccolo negozio di computer, dall'altro lato della strada. Era uno di quelli che, dopo il primissimo giorno in cui Miles e Bass avevano aperto il bar, si era trovato bene e poi era sempre tornato: col tempo, erano diventati amici. Insieme a lui lavorava Nora, una ragazza di origini sudamericane che faceva tutte quelle commissioni che il suo datore di lavoro, pigro e panciuto, non aveva voglia di fare. Anche lei era un'ottima amica, per loro; capitava spesso che uscissero tutti e quattro a bere qualcosa, di sera, a chiacchierare e ridere tra amici.
Aaron aveva una predilezione per Bass perché era quello più disponibile ad ascoltare e perché Miles si annoiava presto a sentir parlare di aggeggi elettronici: lui sapeva a malapena accendere la lavatrice e questo era già molto tecnologico, per i suoi standard.
- Credo che se denunciassi la Apple ne usciresti rovinato, - gli fece notare Bass, lanciando la felpa oltre il bancone. Il freddo del primo mattino, verso mezzogiorno, lasciava il posto al caldo di sempre: era strano, ma non poteva far altro che adeguarsi. Indossò di nuovo il grembiule rosso scuro del bar, con ricamato in alto a destra sul petto il nome del locale, e sparecchiò i tavoli di chi aveva già finito.
Aaron si strinse nelle spalle, addentando il panino.
- Eppure, qualcuno dovrebbe aver bisogno di un nerd laureato al Mit, - considerò, sconsolato, tra sé e sé. - Google, per esempio, - concluse, versandosi una Coca Cola.
Bass gli fece un sorriso, prima di andare ad aiutare Miles in cucina.
- Vedrai che anche tu avrai la tua occasione, prima o poi, - disse ad Aaron, sperando di tirarlo un po' su.
Con il lavoro che facevano, lui e Miles chiacchieravano con tutti. Molto spesso, oltre a una birra o a un caffé, i clienti cercavano anche un consiglio o qualcuno con cui scambiare qualche considerazione, e loro si prestavano volentieri. Era un po' come fare gli psicologi - a livelli molto spiccioli, però.
In cucina, sorprese piacevolmente Miles con un bacio che non si aspettava.
- Dai, ci penso io qua, - gli disse con un sorriso, prendendo il suo posto ai fornelli. Miles lo abbracciò e ricambiò il bacio.
- Come vuoi, - sussurrò con un tono insolitamente dolce, poi prese i vassoi che aveva già preparato e li servì ai tavoli. Non poteva immaginarsi di lavorare con qualcuno diverso da Bass: erano l'accoppiata perfetta, collaboravano in armonia e con assoluta naturalezza.

Decisero quasi all'ultimo di accettare l'invito di Aaron e Nora di andare a mangiare una pizza. La seconda era passata a cercare il primo per fargli firmare un po' di fogli per il ritiro di alcuni computer e aveva deciso di costringerli a uscire, così il pancione occhialuto per cui lavorava avrebbe finalmente smesso di piangersi addosso.
Miles era stanco e Bass anche, ma non dicevano mai di no. Si erano inseriti, finalmente, e ci tenevano a coltivare i piccoli rapporti che tenevano insieme il loro nuovo microcosmo. Passarono a casa per cambiarsi velocemente, e poi li raggiunsero nella pizzeria piccola e accogliente in cui lavorava saltuariamente anche Charlie, quando non andava a scuola.
Verso metà serata e qualche bicchiere, Bass aveva già cambiato colore e Miles gli sfilò la birra dalle mani.
- Non esagerare, o dovrò portarti a casa in braccio, - lo rimproverò dolcemente Miles, a voce bassa perché potesse sentirlo solo lui. Bass lo guardò, con gli occhi lucidi e un sorriso sornione sulle labbra. Sapevano benissimo entrambi l'effetto che l'alcol gli faceva, e non si contavano le volte in cui Miles lo aveva riaccompagnato in camera sostenendolo perché non si reggeva in piedi.
- Allora credo che continuerò a bere, - rispose l'altro ridacchiando, con le guance rosse e in fiamme. In quel momento, il cellulare di Nora squillò e la ragazza si alzò per rispondere. Aaron era in bagno.
Miles si chinò verso di lui. Non potevano lasciarsi andare del tutto, ma la cosa in un certo senso rendeva tutto più eccitante. Gli sfiorò appena il dorso della mano, e incatenò i suoi occhi ai propri.
- Non hai bisogno di ubriacarti, per questo. Anche perché - si interruppe, studiando l'espressione rapita di Bass e trovandolo irresistibile. Aveva una voglia folle di baciarlo...  - Non posso approfittarmi di te, se sei incosciente.
La tensione che scorreva tra loro, il desiderio e l'attrazione, erano così forti da farli rabbrividire sottilmente. Da ogni minimo contatto sembravano sprizzare scintille; e questo, almeno per Bass, era amplificato dal leggero stordimento dell'alcol in circolo. I suoi occhi blu erano come incandescenti, sopraffatti da un'eccitazione crescente a cui sapeva di non poter cedere, non lì e non in quel momento. Frammenti di sensazioni e immagini di loro due gli attraversarono confusamente la testa, e il desiderio di sentire le mani di Miles addosso divenne ingestibile.
- Miles... - sussurrò il suo nome, e la sua voce aveva un tono quasi implorante. Tutta la stanchezza di una giornata volò via, sostituita dall'esigenza improvvisa di starsi addosso. Si sentiva accaldato e il battito del cuore gli era accelerato all'improvviso.
Si erano avvicinati un po' troppo, e il repentino ritorno di Aaron fu come una doccia fredda, per i loro bollenti spiriti; il loro amico non sembrava consapevole di aver interrotto qualcosa. Quando poco dopo tornò anche Nora, con un'espressione un po' tesa e un po' divertita, Miles e Bass riuscirono a trovare modo di distrarsi dalla parentesi di poco prima, impegnandosi in una nuova conversazione.
- Come mai quella faccia? - chiese Bass, sorridendo gentilmente. Nora aveva l'aria di una che stava per fare un annuncio importante.
- Be'... Ho cominciato a uscire con qualcuno, - disse lei, arrossendo leggermente. Aveva raccontato quasi tutto ai suoi amici, compresa la fine della sua precedente relazione - aveva cacciato fuori il suo ex tirandogli dietro la sua roba, - e questi ultimi furono contenti di sapere che stava provando a rimettersi in gioco.
Quando fece il nome della sua ultima conquista, però, fu Miles quello più felice di tutti. Quasi le sputò in faccia la birra dalla sorpresa, preso alla sprovvista:
- Jeremy? Quel Jeremy???
Nora lo guardò perplessa, trattenendo una risata alla sua reazione: - Sì... Una volta è passato perché non ricordava più la password del sistema operativo, e-- - Si strinse nelle spalle. - A parte questo, abbiamo chiacchierato un po' ed è stato molto carino. Non so, forse è presto per dirlo, ma credo che andremo d'accordo, - concluse, leggermente a disagio. Era comprensibile che non volesse sbilanciarsi, visti i precedenti.
Fecero un brindisi a un - forse -  amore nascente, alla coppia insolita che stava per formarsi.
- Tu fallo con l'aranciata, - disse Miles a Bass, che finse di essere offeso.
- È colpa del metabolismo! - protestò.
Quando la serata finì, Miles impedì a Bass di finire lungo disteso a faccia avanti per un gradino che non aveva visto e gli passò un braccio intorno alle spalle, per accompagnarlo in macchina senza rischiare che cadesse come un sacco di patate. Mentre l'aria fresca della sera schiariva loro le idee, Miles tirò un sospiro.
- Non ti dà un senso di pace, vedere che prima o poi tutti trovano il loro posto? - disse, lo sguardo scuro che si perdeva nel cielo appeso sopra di loro. Bass, ancora mezzo stordito, gli rivolse un sorriso affettuoso.
- Mi piace il tuo lato meditativo, - sussurrò, le guance arrossate che sembravano dipinte. - Comunque hai ragione. Sono contento per Nora, spero proprio che sia la volta giusta, - disse, inspirando a fondo nel tentativo di recuperare lucidità. Decisamente, non poteva concedersi più di un bicchiere: doveva ricordarselo, per le prossime volte.
- E poi lei è cintura nera di karate, - commentò Miles ridendo. Continuava a sorreggere Bass, mancava ancora un po' per arrivare alla macchina. - Se solo si azzardasse a guardare chiunque altra, o altro, - fece una piccola pausa che non aveva bisogno di spiegazioni, - lo spaccherebbe di botte!
Anche Bass rise: - Sei crudele, a volte, - disse. - Non hai bisogno di far picchiare Jeremy, - si aggrappò alla sua maglietta, lo guardò negli occhi. Miles si perse nei suoi occhi azzurri vagamente annebbiati: Bass era sempre bellissimo, anche quando era alterato e non pienamente padrone di sé. - Io sono tuo, Miles, e lo sai.
La tensione che avevano soffocato a metà serata tornò improvvisamente a galla. Miles dovette lottare contro sé stesso per non cedere e prenderlo lì, in quel momento, fregandosene di tutto il mondo intorno.
- E io sono tuo, - rispose in un sussurro. Non era molto nel suo stile dire certe cose, ma gli venne spontaneo e non si frenò. - Ti amo, Bass. Sei l'unica persona che amo e amerò per sempre.
Le ultime parole sfumarono quasi in un sussurro. Gli occhi di Bass erano lucidi e lo sguardo tradiva una certa commozione, sotto gli spessi strati di euforia artificiale e di evidente eccitazione.
- Anch'io ti amo, Miles. - Tremava leggermente. L'altro lo fece sedere nell'automobile e gli offrì la propria felpa, dopo averla recuperata dal sedile posteriore. Si scambiarono qualche bacio, prima di partire.
- Non vedo l'ora che andiamo a casa, - mormorò Bass, in stato di leggero dormiveglia, accoccolato sul sedile accanto. Miles non poté fare a meno di sfiorarlo con uno sguardo intenerito. Era diventato sempre più consapevole, nel corso degli anni, di ciò che provava per Bass - e di ciò che Bass provava per lui. Era un sentimento che li aveva sopraffatti, legati e soggiogati, ed era qualcosa di miracoloso. Miles a volte aveva quasi paura di quanto spericolatamente lo amasse. Bass era tutto, era il centro della sua vita. Faceva parte di lui, come un organo pulsante e vivo, senza il quale non avrebbe potuto vivere.
Aveva bisogno di Bass, riconobbe, forse più di quanto Bass avesse bisogno di lui. Miles era sempre stato quello più forte, più sicuro di sé, quello più pratico: ma era stato tutto questo per Bass. Perché lo amava in un modo che gli aveva dato un coraggio che non credeva di avere. Era quello, ciò che l'amore faceva? Rendeva più forti?
Miles guidò fino a casa con questo tipo di pensieri. Riscosse l'altro dal leggero torpore in cui era sprofondato, quando furono arrivati.
Sì, l'amore per Bass lo aveva reso più forte.
Lo guardò mentre, arruffato e sottosopra, cercava di sganciarsi la cintura nel modo sbagliato, e sentì un sorriso enorme aprirsi da dentro. Era lui la sua forza, quel pulcino talmente scassato da non riuscire nemmeno a scendere dalla macchina. Finalmente poterono lasciarsi andare, e bruciarono in un attimo i pochi metri che li separavano dalla loro stanza. Miles lo baciò, chiudendolo contro la parete e percorrendo con le mani i suoi fianchi, prima di guidarlo verso il letto. Il contatto e il sapore della sua bocca erano qualcosa di cui non riusciva a fare a meno, e più lo assaggiava e più ne voleva di più. Anche per Bass sembrava essere un desiderio impellente; cercava Miles, lo accarezzava, lo baciava con tanta foga da dimenticarsi di respirare, e gemette di sollievo quando sentì le lenzuola contro la propria schiena nuda, e il corpo caldo, conosciuto e forte di Miles pesargli addosso.
- Ti amo, Miles - gemette, lasciando che l'altro lo invadesse, - ti amo, - ripeté, sotto di lui, tenendolo stretto e gemendo forte.
Miles si spinse più a fondo che poteva, ingabbiandolo tra le braccia, marchiandolo di baci e morsi leggeri - perché Bass lo faceva sentire selvatico e affamato e fuori controllo come un lupo, gli faceva venire voglia quasi di mangiarlo, - godendo dei suoi tremiti e dei suoni che salivano dalla sua gola. Gli passò una mano tra i capelli, chiuse le dita attorno ai suoi riccioli, possessivo. Lo baciò sul collo e si nascose nell'incavo, nel profumo dolce e forte di Bass, chiudendo gli occhi quando sentì di essere arrivato all'ultimo. Assaporò la sensazione di loro due uniti fino all'ultimo millimetro, del corpo ospitale e docile di Bass, aperto e irresistibile sotto di lui, e pensò alla dolcezza delle sue carezze, all'azzurro dei suoi occhi, alla splendida sfumatura rosata delle sue labbra. Ripensò a tutte le cose di Bass che lo facevano impazzire, e ripensò alla propria frase di poco prima: Non ti dà un senso di pace, vedere che prima o poi tutti trovano il loro posto? Lui era stato così fortunato da trovarlo subito. Un'ondata di gratitudine verso la vita lo investì, mentre stringeva Bass con tenerezza, disseminandogli il viso di piccoli, rapidi baci.
L'altro gli rivolse un sorriso da capogiro. Anche Bass aveva pensato qualcosa di simile, mentre sentiva Miles prendere possesso di lui. Aveva ripensato a tutte le cose di Miles che adorava, aveva pensato a tutto ciò che avevano condiviso, e si era sentito appagato e felice. Amava i suoi occhi scuri, amava i suoi modi a volte indolenti, amava la sua andatura dinoccolata, amava la dolcezza dietro la superficie indistruttibile, amava la sua saggezza improvvisa e semplice. Amava le sue mani e il modo con cui gli trasmetteva amore anche solo con una carezza. Amava il timbro della sua voce e amava guardarlo mentre suonava la chitarra, amava i suoi abbracci e amava lo splendido disordine che lasciava in giro, seminando per le stanze libri e dischi che parlavano di loro, di tutta la vita che avevano scoperto insieme. Amava i suoi contrasti, rude-affettuoso e forte-gentile, amava il modo in cui lo teneva sempre vicino a sé di notte e tutti gli strani intrecci di gambe che facevano sotto le coperte. Amava abbandonarsi a lui. Erano fatti per stare insieme.
- Ti amo anch'io, pulcino, - disse, pettinandogli gentilmente i riccioletti all'indietro con le dita. Bass chiuse gli occhi, godendosi le sue attenzioni. Tutto il sonno e la stanchezza si riversarono loro addosso all'improvviso, e si ritrovarono a sbadigliare, con le palpebre pesanti.
- Mmm... Credo che stanotte farà ancora freddino, - mugolò Bass, sorridendo contro la sua spalla. Si era raggomitolato addosso a lui come un gatto. Miles lo strinse ancora un po' di più.
- Chissà perché, ma ho l'impressione che tu mi stia suggerendo qualcosa, - commentò Miles, assonnato. Bass aprì leggermente gli occhi e li piantò nei suoi, con un sorriso così dolce e fragile che Miles non poté trattenersi dal baciarlo.
- Infatti, - ammise l'altro, rannicchiandosi nel suo abbraccio. - Dicono che per resistere al freddo bisogna stare molto vicini... - Era così stanco che, dopo quelle parole, ebbe solo la forza di sussurrare la buonanotte prima di crollare. Miles lo seguì nel mondo dei sogni poco dopo.
Non c'era niente di più bello che addormentarsi con la serena certezza di aver trovato il proprio posto nel mondo.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Revolution / Vai alla pagina dell'autore: Ambaraba