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Autore: MellowMas    28/09/2014    1 recensioni
Brittany ha iniziato da poco il suo nuovo lavoro - guardia di sicurezza presso il casello del parcheggio di una prestigiosa azienda- quando gli occhi scuri di una misteriosa brunetta incontrano i suoi.
AU/ Storia Tradotta.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: 
Il testo che state per leggere è la traduzione di Return to Yourself, fanfiction appartenente a "BetTheDuckisInTheHat"( Se volete leggere la storia in lingua originale -->  
https://www.fanfiction.net/u/4089646/BetTheDuckisInTheHat 
Al momento la storia ha nove capitoli e non è terminata, quindi cercherò di pubblicare periodicamente la traduzione.
Vi consiglio di visitare la pagina della scrittrice e lasciare a lei una revisione. Detto questo, buona lettura! |



“Signorina. Signorina!”
Lo sguardo scocciato dell’uomo che stava cercando di attirare la sua attenzione la tirò fuori dallo stato di  torpore in cui la noia l’aveva portata.
La bionda aveva iniziato a lavorare proprio in quella settimana;non poteva permettersi di perdere di già del  tempo ad oziare. Si raddrizzò e prese l’ID dell’uomo, insieme all’abbonamento elettronico per il parcheggio.  L’automobilista sembrava essere impaziente, perciò Brittany  verificò i suoi permessi il più veloce possibile, sebbene non ci fossero macchine in attesa dietro a quella dell’uomo. Gli diede indietro i documenti con tanto di ricevuta e questo, sbuffando, se ne andò. La ragazza sperò che  il dipendente non si lamentasse di quell’inconveniente con il suo superiore, il signor Lynn, anche se sembrava essere abbastanza di fretta, quindi probabilmente non se ne sarebbe nemmeno ricordato.
Questo era il suo terzo giorno, quelli precedenti erano stati praticamente identici: noiosi. Non si sarebbe dovuta aspettare altrimenti, lavorando al casello di un parcheggio. Avevada poco terminato il college e doveva finire di estinguere un prestito  ottenuto per pagare delle cure mediche *.  Si era data parecchio daffare per trovare un lavoro dopo essere stata licenziata dal suo ultimo impiego, per il quale veniva pagata con il minimo sindacale. Noah Puckerman, un suo amico,si era offerto di aiutarla nel periodo in cui questa non riusciva neanche più a pagare la sua quota per l’affitto. Lei, con riluttanza, aveva accettato, dopotutto era sempre meglio che dover chiedere soldi a suo padre. Noah conosceva il ragazzo del signor Lynn, o qualcosa del genere,  e così era riuscito a farle avere il posto come agente di sicurezza al parcheggio . Ciò che Brittany sognava di fare, però, era fare domanda per l’accademia di polizia, ma avendo compiuto da poco vent’anni era ancora troppo giovane per quell’impiego.
Durante il suo primo giorno il signor Lynn le aveva mostrato l’edificio, ma solo la parte principale  e la zona riguardante il parcheggio, il quale era sorprendentemente grande per una struttura tanto modesta: comprendeva addirittura due piani sotterranei.
Dal momento in cui per svolgere il suo lavoro non le era necessario conoscere tutto l’edificio, il signor Lynn le aveva detto che le avrebbe mostrato il resto della struttura nelle  settimane a venire, aggiungendo che probabilmente avrebbe avuto bisogno di lei in un altro campo (promuovendola a nuova occupazione) in futuro; da allora la ragazza stava aspettando impazientemente che quel momento arrivasse.
I giorni precedenti di lavoro erano stati privi di eventi significativi e totalmente noiosi, di buono c’era che il lavoro era decisamente facile. Brittany doveva solo monitorare il parcheggio e fare, di tanto in tanto, qualche ronda per assicurarsi che avessero avuto accesso solo persone autorizzate. Nonostante ci fossero telecamere per ogni piano, i monitor della sua postazione le mostravano solo alcune di esse: quelle sul primo piano e quella sull’entrata ed uscita, di modo che potesse avere sotto controllo il flusso di macchine.
Un altro vantaggio di quel lavoro  era sicuramente  la paga: l’avrebbe tenuta lontana dal lastrico e dai favoritismi di Noah. Inoltre sarebbe stata una nota positiva sul suo curriculum poter dire di aver lavorato per una compagnia così prestigiosa. Non ne aveva ancora memorizzato il nome però, sapeva che iniziasse con una “A” e che avesse per simbolo un lupo – o forse era un cane?- dorato.
Diede un’occhiata all’orologio sul muro, erano solo le 15. Le rimanevano ancora due ore prima le che macchine cominciassero ad uscire in massa.  Quello che aveva notato finora era che le macchine  venivano ad ondate. Ce n’era una alle 17 ed un’altra alle 17 e 30, poi l’ultima alle 18. L’impresa era ben organizzata. C’erano delle eccezioni, alcune macchine andavano via un po’ più tardi ed altre restavano per tutta la notte;  fino ad allora però i suoi turni finivano alle 18.30 ed l’ultimo turno della sua giornata lavorativa era appunto assicurarsi che le macchine che restavano erano autorizzate a farlo. In caso contrario doveva semplicemente scriverlo su un foglio da consegnare alla guardia del turno successivo. La ditta per cui lavorava era davvero rigida su certe regole, doveva ricordarsi di chiedere a Noah di cosa si occupasse quell’impresa.
Non aveva molto da fare, si era già occupata delle scartoffie quel giorno, ed ora stava ponderando cosa fare, ancora con la penna in mano. Decise di dedicarsi alla ronda dell’ora, ma proprio quando si alzò in piedi il telefono squillò. La sigla di Adventure Time cominciò a farsi sentire e Brittany afferrò il vecchio cellulare che un suo ex coinquilino le aveva venduto per pochi dollari.
“Pronto?” Chiese  premendo il tastino verde, sapendo già di chi si trattasse.
“Brittany, sei a lavoro? Suppongo di sì. ” la voce irritata della sua coinquilina,  Cassandra, le riempì le orecchie. Cassandra July, un’attrice che in seguito ad una fulminea carriera a Brodway si era trasferita a Los Angeles da tre anni per iniziarne una nuova.  Le due erano coinquiline da un anno circa, ma di certo non erano amiche per la pelle.
“Non torno  a casa sta sera, ho delle faccende da sbrigare.” Prima che Brittany potesse ribattere la voce dalla cornetta del telefono tornò a farsi sentire. “Il padrone di casa ha detto che il citofono è rotto, quindi beh, non preoccuparti.”
“E allora come faccio ad entrare in casa?” Chiese Brittany, cercando di nascondere dal tono di voce  la sua irritazione.
“Non mi riguarda, non è colpa mia se hai perso le chiavi.” Replicò l’altra con tono di sufficienza.
“Mi dispiace, ma non ho proprio tempo per passare da te e lasciarti le mie chiavi, adesso.” La donna sospirò dall’altra parte del telefono, come a voler scusare le proprie azioni. “Inoltre Puck stava poltrendo sul nostro divano quando sono uscita di casa,  quindi magari è ancora lì.”
“Ma..” Brittany provò a protestare, c’erano davvero poche possibilità che dopo tutto quel tempo Noah fosse rimasto dove Cassandra l’aveva lasciato.
“Devo andare, ciao.”   La donna riattaccò, lasciando una Brittany accigliata  senza parole, con gli occhi fissi sul telefono per lo stupore. Era un’ingiustizia. Doveva proprio perdere le chiavi quel weekend?
Il padrone di casa le aveva detto che ci sarebbero voluti almeno cinque giorni prima di poterle dare un nuovo mazzo di chiavi. Inoltre le sarebbe costato cinquanta bigliettoni perché sarebbe stato necessario cambiare anche le serrature. Brittany l’aveva rassicurato spiegandogli che era certa di averle perse dentro casa e che le avrebbe trovate al più presto. Anche se non le aveva ancora trovate.
Compose in fretta il numero di Puck sperando che fosse ancora a casa sua, non voleva doversi intrufolare come una ladra nel proprio appartamento.
“Ehi, B!” Aveva risposto lui allegramente, sul terzo squillo.
“Puck! Sei a casa?” Chiese speranzosa.
“Beh, se intendi casa tua sì, ci sono.” Replicò il ragazzo, con tanto di una risata nervosa.
“Grazie a Dio” la ragazza tirò un sospiro di sollievo.
“ ‘Grazie a Dio’? Questo è un miracolo. È tutto okay, B?” chiese confuso, era la prima volta che Brittany fosse felice del fatto che Puck stesse oziando a casa sua.
“Sì, sto bene.” Replicò massaggiandosi la faccia. “Mi ha chiamata Cassandra dicendo che sta sera non torna a casa, quindi ho bisogno di qualcuno che mi faccia entrare. Oh, il citofono è rotto quindi ti manderò un messaggio appena ci sono. ”   
“Quindi immagino che oggi resto da te. Ma cazzo, è una stronza.” Si era lamentato il ragazzo, dal tono di voce Brittany poteva immaginare che stesse masticando qualcosa. “Bellissima, ma pur sempre una stronza.”
“Eww Puck, non mi ricordare di voi due!” La faccia della bionda si era contorta in un’espressione di disgusto.
“ Era una cosa da una botta e via! Non toccherò mai più quel nido di vespe..” Si difese, suonando incredibilmente serio nella sua ultima affermazione.
Brittany provò a non ridere con scarsi risultati, ma Noah non sembrò offendersi visto che si unì a lei nella risata.
“Grazie Puck” lo ringraziò dopo aver smesso di ridere. Poi si ricordò. “Ma che ci fai a casa mia nel mezzo del pomeriggio?”
“Merda, sapevo che me l’avresti chiesto..” La bionda poteva praticamente vedere il ragazzo spalancare gli occhi e mettersi a sedere per spiegare alla meglio la cosa.
“Noah..”
“Non ti preoccupare, avevo la giornata libera. Mi sto soltanto.. rilassando.”  Disse lui pacatamente, la ragazza poteva immaginare il sorriso ebete stampato sul suo viso. “E ho portato l’xBox.”
“Aspetta, avevi già pianificato di restare da me?”
“Ehm, forse..” Sapeva già quel era la prossima domanda che avrebbe ricevuto.
“Che cosa hai in mente?!” Domandò Brittany, sperando di cuore che-qualsiasi cosa fosse- non coinvolgesse il suo appartamento.
“Beh, c’è questa ragazza..” Iniziò lui.
“Era ovvio.” Lo interruppe la bionda con sarcasmo.
“Ehi, non odiare lo charm Puckerman!” Noah poteva vedere la bionda roteare gli occhi, ma non ci fece caso. “Ad ogni modo, ho questo appuntamento con ‘sta tipa..”
“Maddai?” Lo interruppe di nuovo, scettica.
“Beh sì, e vive a pochi isolati da qui. Quindi ho pensato che sarebbe stato più comodo fermarmi qui per poi fare le mie cose.” Disse, e  approfittando del silenzio della ragazza andò avanti. “Sai, andare là, andarci ‘dentro’ e sgattaiolare via.”
“ Sei un maiale, Noah.” Aveva decretato lei. Sapeva che le voleva bene, ma il suo comportamento da donnaiolo non le era mai piaciuto, neanche alle medie.
“ Te rode perché sei na pippa!”
“Smettila di provare ad imitare la gente del ghetto, sembri cretino” Replicò Brittany trattenendo una risata.
“Vabbé, vedi di essere a casa per cena, mogliettina.” Rispose lui, sapendo di irritarla con quel soprannome.
“Ciao Puck” disse riattaccando, sapendo che l’altro stava probabilmente già ridendo.
Conclusa la conversazione Brittany tornò a fare il suo dovere, afferrò la piccola torcia che le era stata data in dotazione e allungò la mano verso le chiavi, per poi mettersi  a posto la cintura. Si incamminò per la ronda, partendo dal primo piano riportando volta per volta le macchine senza permesso. Notò le scale e l’ascensore poste sul fondo del parcheggio e decise di prendere le scale per scendere al secondo piano sotto terra.  Quello non era un luogo a lei familiare e, a differenza del primo piano,  non ospitava poi tante vetture. Le uniche parcheggiate, tuttavia, non passavano certo inosservate: erano decisamente costose.  Erano il tipo di vettura che  la bionda non si sarebbe potuta permettere neanche in un’altra vita.  
Stava segnando sulla sua lista un’altra automobile, una magnifica Bentley argentata, quando si accorse di una macchina che sembrava essere fuori luogo lì. Era una Toyota Avalon, Brittany non se la sarebbe comunque potuta permettere,  totalmente fuoriposto rispetto alle altre. **Un’altra cosa che notò, era che i finestrini dell’auto erano oscurati. In più, il parcheggio che occupava quello  vicino ad un secondo ascensore. Doveva essere una persona fortunata.
Fece in fretta a terminare il giro visto che le macchine erano poche e fece ritorno al gabbiotto della sicurezza  dove rimase fino alla fine del turno.
Più tardi si ritrovò fuori dal portone del suo appartamento, costretta ad abbracciarsi da sola per proteggersi dal vento. Era una giornata abbastanza fredda per LA, e la ragazza aveva dimenticato la giacca.
Aveva inviato il messaggio a Puck come da accordo, e pochi secondi dopo il ragazzo aveva aperto il portone principale tramite il citofono. La ragazza si fiondò sul pianerottolo e venne investita da un’ondata piacevole di calore. Con il borsone sopra la testa fece quasi volando le due rampe di scale che la separavano dal suo appartamento e una volta giunta al proprio pianerottolo trovò la porta aperta e del cibo cinese riscaldato sul tavolo ad aspettarla. Noah Puckerman il più delle volte era un coglione, ma spesso e volentieri era un amabile coglione.  Lui era tornato a stendersi sul divano per riprendere la partita all’xBox che aveva messo in pausa per aprire alla ragazza e Brittany si era diretta  in cucina, dove aveva trovato – spulciando negli armadietti- una nuova scatola dei suoi cereali preferiti ed altre provviste. Sapeva che non era opera di Cassandra, quella pensava solo a se stessa. Era merito di Puck. Brittany si era stancata di ripetergli che non doveva comprarle cibo, anche perché lui insisteva col dire che per via del suo fisico avrebbe mangiato per due o per tre e quindi si sentiva in obbligo di comprare cibo in più. Una cosa che aveva notato era che Puck, dopo aver scoperto dei problemi finanziari di Brittany, si fermava più spesso a cena o a pranzo a casa della ragazza. Si comportava come un donnaiolo perdigiorno  e lo  usava la scusa per poter fare il pieno al frigo o ai mobiletti della cucina. Qualche volta le aveva fatto anche delle ricariche telefoniche “per sbaglio”. Noah era l’unica persona da cui Brittany accettasse tali  favori, seppur controvoglia.
Era il suo modo per dimostrare alle persone che ci teneva, nonostante l’apparenza da Macho sotto sotto il ragazzo aveva un cuore d’oro. Trattava l’amica come se fosse sua sorella, sebbene non avessero un benché minimo legame di parentela.
Puckerman lavorava faceva il camionista per una ditta, il che significava che guadagnava molto ma stava in giro parecchio. Non gli dava fastidio quello stile di vita, ma gli mancava la sua sorella non-ebrea, come diceva lui. Questo era il motivo per cui, una volta tornato, passava tanto tempo a casa della bionda, per il dispiacere di Cassandra.
L’appartamento di Brittany non era un Hotel: c’erano due camere da letto, un bagno, un piccolo salotto ed una minuscola cucina. Non riusciva nemmeno  a capire come facesse Puck a stare comodo su quel divano – che era un bel divano, nel complesso, ma non era come un bel letto soffice.  Lui ci dormiva bene, anche se quando Cassandra aveva un diavolo per capello questo si doveva rifugiare nella camera di Brittany, dormendo per terra dentro ad un sacco a pelo come i profughi.
Brittany guardò sorridente la propria dispensa, ora stracolma, e raggiunse il suo amico sul divano. Mangiò il cibo cinese che le aveva preso Puck e si stappò una Dr. Pepper ***. Quando Noah uscì di casa per consumare la sua notte di sesso aka appuntamento, la ragazza si era già addormentata nel proprio letto, esausta.
Il mattino seguente si era sveglia prestissimo, prima di Puckerman e addirittura prima che Cassandra tornasse da Dio sa dove.  La aspettava un turno di dieci ore, perciò doveva recarsi là prima del solito per rincasare dopo. Il signor Lynn le aveva detto che se avesse fatto due turni lunghi consecutivi si sarebbe guadagnata dei soldi in più e Brittany non poteva proprio rifiutare. Si intrufolò in silenzio in salotto, dove il ragazzo dormiva sul divano, e gli preparò in fretta dei Waffles per colazione. Lui le aveva riempito la dispensa ed il minimo che potesse fare lei era preparargli qualcosa da mangiare.
A quell’ora non c’era molto traffico, quindi arrivò sul posto di lavoro prima del previsto.
Osservò il casino che aveva lasciato la guardia precedente, un certo “F. Hudson”. La lista delle macchine era un vero macello. Brittany non lo aveva ancora conosciuto e già odiava il suo modo di essere confusionario. E pensare che probabilmente faceva quel lavoro da prima di lei!
Si raddrizzò e partì per la ronda mattutina, con lo scopo di scoprire quali macchine erano rimaste durante la notte. C’erano solo tre macchine al primo piano. Quando scese al secondo piano notò la Avalon del giorno precedente. Diede un’occhiata alla lista e a giudicare da questo Hudson la Avalon non era una delle macchine rimaste per tutta la notte. Doveva essere arrivata incredibilmente presto. Non poté fare a meno di chiedersi a chi appartenesse.
Mise da parte la curiosità e tornò al gabbiotto della sicurezza.
Durante la giornata non accadde nulla di interessante. Aveva preso in considerazione l’idea di portarsi un mazzo di carte per ammazzare la noia, ma lo decretò come “non professionale”. Sarebbe rimasta a guardare i monitor e a fare rapporto, da brava lavoratrice, per tenere al sicuro il parcheggio.  Anche se in effetti non c’era niente da osservare. O da rapportare.
Quando giunse l’ora di pranzo Brittany rimase in postazione a consumare il suo pasto da sola. Il signor Lynn le aveva mostrato la mensa dei dipendenti e la zona in cui era possibile fare acquisti all’interno dell’edificio; tutto però era dannatamente costoso così la bionda aveva finito col portarsi il mangiare da casa.
Si era preparata due sandwich al burro di arachidi e ne stava mangiucchiando uno, in attesa che il tempo passasse. Intravide un movimento nel monitor che catturò la sua attenzione. Vide la macchina di quella mattina muoversi ed avvicinarsi alla rampa. Realizzò che quella era la prima volta in cui la piccola e scintillante Avalon si scontrasse con lei.
La macchina si fermò esattamente al finestrino del gabbiotto della bionda. Il finestrino oscurato della vettura si abbassò lentamente ed il cuore di Brittany quasi si fermò.
Nella  vettura c’era la donna più bella che avesse mai visto. I suoi occhi erano neri ed espressivi. I capelli scuri erano raccolti in un’ordinata coda di cavallo che metteva in risalto i lineamenti del suo viso. I suoi zigomi erano ben definiti e pieni.  Era praticamente priva di trucco, il che sorprendentemente la faceva sembrare ancora più bella.  
Brittany non poté fare altro che fissarla intontita.
La donna la fissò di rimando per qualche secondo, probabilmente intrigata.  Poi decise di mettere fine a quel silenzio.
“Hey.” Il tono della donna non suonava né severo né scortese, a differenza di quanto accadeva con tutti gli altri automobilisti quando la bionda impiegava troppo tempo per verificare le credenziali. Era un tono gentile, la sua voce era roca  e  allo stesso tempo leggera.
“Ciao.” Mormorò Brittany arrossendo per la propria incapacità di dire altro in presenza di quella donna.
Un sorrisetto si stampò sul volto della mora, rendendola, per quanto possibile, ancora più bella. Dopo essersi resa conto che la ragazza probabilmente non avrebbe aggiunto altro, le allungò il proprio permesso di parcheggio assieme all’ID.
Brittany restò per quasi un minuto a guardarle la mano prima di ricordarsi quale fosse il suo lavoro. Cercò di ignorare il calore sul suo viso, segno che probabilmente era arrossita ancora.   
 Voleva parlare con quella donna, moriva dalla voglia di sentire ancora quella voce, ma non le venne niente in mente.
“Come ti chiami?” Sputò fuori senza pensarci su. Voleva prendersi a calci per essere stata tanto patetica.
La mora aveva una risata bellissima, almeno questo fu quello che realizzò Brittany quando questa scoppiò in una risatina. Non sembrava che si stesse prendendo gioco della bionda. Sembrava più che altro divertita dalla situazione, siccome non smise di sorridere. Sembrava essere sorpresa dal suo stesso comportamento.
Brittany pensò che quella donna non dovesse sorridere molto spesso.
“Santana.” Disse, fissando con insistenza l’azzurro degli occhi di Brittany, che sentì il cuore martellarle il petto con tanto ardore che pensò di non riuscire a darle una risposta.
“Io sono Brittany.”
“Lo so.” Disse l’altra, sempre con quel sorriso gentile. L’espressione confusa sul volto di Brittany indusse la mora a puntare il proprio dito verso il petto della ragazza, dov’era appeso il cartellino da guardia di sicurezza in cui spiccava il suo nome. Brittany si sarebbe davvero presa a schiaffi questa volta.
Controllò i permessi della donna e finalmente capì perché la mora sembrasse tanto divertita dalla domanda che Brittany  le aveva fatto; l’ ID  che  la donna le aveva dato riportava il suo nome: Santana Lopez.
Brittany avrebbe voluto sotterrarsi, non era mai stata tanto stupida in tutta la sua vita.
Santana non aveva smesso di sembrare divertita, nemmeno quando ricevette i documenti indietro. Mormorò un “grazie” d’educazione. Durante lo scambio dei documenti le loro mani indugiarono forse più del dovuto.
Brittany le augurò una buona giornata e con ciò la donna sgommò via, fuori dalla sua vita.
O almeno così pensò lei.
Un pensiero si insinuò nella mente della bionda: se era uscita per pranzare avrebbe sicuramente dovuto fare ritorno. E così accadde, esattamente venti minuti dopo. Quella donna doveva mangiare davvero in fretta.
Il finestrino si abbassò nuovamente e al suo interno la signorina Santana Lopez le stava già sorridendo. Le porse gentilmente le sue credenziali, proprio come aveva fatto venti minuti prima. Il suo sorriso le faceva davvero un bel faccino, più luminoso del sole.
Brittany avrebbe davvero voluto trovare un argomento per fare conversazione, ma aveva la lingua bloccata e la mora sembrava aver fretta. Quindi si limitò a segnare l’ora di arrivo della donna e la lasciò entrare nel parcheggio.
Il pomeriggio fu privo di eventi, specialmente se comparati all’eccitazione dovuta all’incontro con Santana. Quella donna non era solo stupenda. C’era qualcosa di strano in quegli occhi scuri, tanto profondi da sembrare infiniti. Sembravano celare segreti inimmaginabili e Brittany moriva dalla voglia di sapere tutto su Santana, senza sapere il perché.
Dopo l’ondata serale di macchine, Brittany si sedette sulla sedia in modo più comodo. Siccome il suo turno sarebbe stato più lungo dei precedenti si era portata una barretta dolce da mangiare per resistere senza crollare fino all’ora di cena. Stava masticando la sua barretta croccante quando un movimento  attirò nuovamente la sua attenzione. Era l’Avalon nera, si stava muovendo in sua direzione.
Scoccò uno sguardo verso l’orologio vicino alla scrivania e notò che erano le 19:08 – più tardi di ogni suo turno. Ecco perché non aveva mai visto Santana fino ad allora.
Brittany pensò immediatamente ad un argomento per fare conversazione, voleva dimostrarle di essere in grado di sostenere una chiacchierata intelligente senza sembrare stupida o suonare patetica.
La macchina si fermò e Santana stava già fissando Brittany.
“Hey.” Mormorò la mora, con un sorriso sulle labbra.
“Ciao.” Replicò Brittany, mezza intontita.
Afferrò il documento e canzonò mentalmente per non essere riuscita a dire altro.
 “Giornata lunga?” Provò, chiedendole la prima cosa che le passava per la testa.
“Qualcosa di simile.” Rispose Santana, sospirando. Brittany desiderava follemente sedersi vicino a lei in macchina e sentirla parlare per ore ed ore ed ore.
Doveva essersi persa nel fissarla perché  Santana parlò ancora. “Bell’orologio.” Aveva detto con un grosso sorriso, gli occhi fissi sull’orologio a forma di robot che usciva dalla manica della divisa della bionda.
La faccia di Brittany si scaldò nuovamente, come aveva fatto a dimenticarsi di toglierlo?? Quell'orologio le era stato regalato da suo padre ed era uno dei suoi preferiti. Annuì senza sapere veramente il perché, impegnata com'era ad arrossire.
Santana la salvò di nuovo, continuando a sorridere. “Buonanotte, Brittany.”
“Buonanotte anche a te, Santana.”
L’Avalon si allontanò dal parcheggio, lasciando Brittany da sola con i suoi pensieri. Voleva davvero rivedere Santana.. Forse quel lavoro non era poi così noioso.

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NdT:
* in America si pagano persino le visite mediche ospedaliere, la sanità è infatti privata  e non pubblica.
** Una Toyota Avalon è molto meno costosa di un’auto come una Bentley. (si parla di 30.000$ contro 200.000 circa)
***La dr. Pepper è una bibita molto diffusa in America. 


- Magari scrivetemi se siete interessati al resto della storia. (Se qualcuno volesse aiutarmi con la traduzione sarebbe magnifico!)  Chiedo scusa per eventuali errori, non è betata quindi.. beh, pardon!
  
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