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Autore: rekichan    07/10/2008    1 recensioni
Mattino.
La sveglia suona.
La spengo con gesto meccanico. Mi rigiro nel letto. Torpore.
Il vento entra dalla finestra. Brivido.
Mi copro.
Tengo ancora per un attimo gli occhi chiusi, cercando di catturare nel dormiveglia le immagini del sogno. Il primo sogno tra tanti incubi, ormai.
È così lontano, ormai. Così… etereo.
[Cybersix]
Genere: Malinconico, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Vorrei, ma…

Serie: Cybersix

weight:normal">Avvisi: può nuocere gravemente al buonumore.

Note: Mah, partecipava ad un concorso: "Serie conosciute, ma sconosciute", ma non si sa che fine ha fatto, pertanto ormai la pubblico.
I termini del concorso erano questi: doveva essere su una serie poco conosciuta e ispirarsi alle seguenti citazioni:


"La felicità è ovunque, basta trovarla."

"Un amico è una persona che conosce tutto di te, e nonostante questo gli piaci."


Mi riservo di dire che l’ho scritta in fretta, modificando completamente l’idea originale. Volevo ricreare le tinte “Dark” del fumetto, ma non riuscivo a renderle come volevo. Così, ho optato per la struttura narrativa tipica di Cybersix, adottando la narrazione in prima persona. Spero che sia abbastanza chiara. È ambientata dopo il numero 37 della serie (anche dopo il 40). Mi scuso per la frettolosità del testo; non sono neanche sicura di aver seguito bene le tracce, ma si sa, le attinenze ai contest non sono il mio forte. E poi Cyber è un personaggio così… così… emo.

Insomma, spero in bene e che Lucifero me la mandi buona.

A presto.

 

 

 

 

Mattino.

La sveglia suona.

La spengo con gesto meccanico. Mi rigiro nel letto. Torpore.

Il vento entra dalla finestra. Brivido.

Mi copro.

Tengo ancora per un attimo gli occhi chiusi, cercando di catturare nel dormiveglia le immagini del sogno. Il primo sogno tra tanti incubi, ormai.

È così lontano, ormai. Così… etereo.

Vedo i capelli biondi di Lucas.

Lucas, che ha combattuto duramente denunciando le ingiustizie con il suo giornale.

Lucas, che, con le sue mani forti, è riuscito a farmi sentire donna.

Lucas, il padre del bambino che mi è stato strappato alla nascita e che – Dio. – adesso è adulto dopo un solo anno e tenta di uccidere la sua stessa madre.

Lucas, il mio Lucas, che non si ricorda di me e che è partito per l’Antartide lasciandomi sola. Di nuovo.

Dormire mi fa male. Tento di scuotermi.

Mi alzo, scacciando le ultime immagini di Lucas dalla mente.

Preparo il caffè. Me ne dimenticherò e brucerà come al solito, ma lo preparo.

I gesti meccanici della quotidianità mi aiutano a restare attaccata a questo mondo.

So di avere ancora i piedi per terra quando raccolgo gli appunti; quando fumo una sigaretta; quando mi trovo di fronte ai miei alunni e tento – invano! – di farli minimamente appassionare alla letteratura.

Non ho la lezione pronta, oggi. Dovrò improvvisare.

Accendo una sigaretta. Non mi piace, ma mi tiene sveglia. Mi brucia la gola. Mi fa sentire viva. Che schifo.

La spengo.

Odore di bruciato. Il caffè è andato, come volevasi dimostrare.

Lo bevo comunque. È cattivo; amaro come il fiele, ma lo ingurgito.

Non ho la forza di assumere altro.

Apro l’armadio e mi preparo ad indossare, per l’ennesima di non so quante giornate, i panni del timido professore di letteratura, Adrian Seidelman.

 

Lezione.

Non guardo mai i miei alunni negli occhi. Mai.

Me ne sono resa conto oggi, quando Lori – la cara, piccola, disastrata e innamorata Lori. Cosa diresti se sapessi che, sotto i panni dell’uomo amato, si cela una donna? – ha risposto a una mia velenosa replica alle sue advances che, se non le piaccio, glielo devo dire guardandola negli occhi.

È vigliaccheria, la mia? Ho forse paura che qualcuno di questi ragazzi sia un type, o un techno o chissà quale diabolica creatura generata dalla mente malata del mio altrettanto luciferino padre?

Sì, è vigliaccheria. Sono solo una sporca, sudicia vigliacca.

Ho paura di essere scoperta; ho paura di vedermi strappare le persone a me care, ma non so difenderle; ho paura di morire.

Ho soprattutto paura di morire.

Ho paura, ma non faccio niente per cambiare le cose.

Penso che, in fondo, mi sia adattata a questa vita.

La cosa peggiore, è che mi sta bene così.

Non vivere. Sopravvivere.

In fondo, per una creatura di laboratorio, è già tanto, no?

Lori, vorrei poterti spiegare perché non posso amarti come desideri; vorrei dirti che, sotto i panni di professore, si cela un predatore dei suoi stessi simili.

Vorrei poterti disilludere, ma sono così egoista e assetata d’affetto, che perfino il tuo amore destinato a non essere mai ricambiato, mi è necessario.

Vorrei davvero poter appagare i tuoi desideri.

Vorrei, ma non posso.

 

 

Notte.

Mi cambio.

Adrian Seidelman, la notte va a dormire.

Cybersix, la notte si sveglia.

Esco. L’aria è fresca, ma non me la godo.

Sto male.

La testa mi gira. Mi sento debole.

Sostanza. Ho bisogno di sostanza.

Vago per la città. Una ragazza sta per essere violentata. Un poliziotto si è beccato una pallottola dalla puttana che non ha pagato.

Ignoro tutto.

Ecco la mia preda. Due idea fissa.

La loro mole è paragonabile soltanto alla loro stupidità: tanta.

Li attacco alle spalle. Li tramortisco e calo le mie labbra sui loro colli.

Bevo.

La sostanza è ottima, come sempre quando sono affamata.

La sostanza fa schifo, come sempre quando mi sono saziata.

Merda.

Mi sento una drogata.

Sono una drogata.

Vorrei smetterla.

Vorrei, ma non posso.

Altrimenti, muoio.

 

 

Zoo.

Aspetto Data fuori dalla gabbia delle pantere.

Data, il maschio di pantera in cui il malefico Herr Docktor ha innestato il cervello del mio migliore amico e fratello.

Ora è cresciuto. È un felino grande e forte, ma io in lui rivedo il bambino con cui correvo nell’enorme foresta e disobbedivo a nostro padre.

Aveva ragione in questo: noi cyborg siamo ribelli per natura.

Non ci piace stare rinchiusi, sia la gabbia di un laboratorio, di uno zoo, di una vita che non è la tua, ma che dovrebbe vivere qualcun altro.

A volte mi chiedo se Data non teme di aver defraudato la pantera che lo ospita della sua vita, come a me sembra aver derubato Adrian Seidelman della propria.

Lo accarezzo. È felice. La femmina di pantera lo apprezza, e lui si sente appagato.

Splendido animale dal cervello umano. Mio unico amico. Mio unico appoggio.

Vorrei poterti amare come ho amato Lucas, e il mio bambino.

Vorrei, ma non posso.

 

 

Lucas e Nacho dormono.

Per strada, come al solito. Eppure gliel’ho detto che è pericoloso.

Due bambini non dovrebbero vagabondare in giro di notte. Meriterebbero di stare in una bella casa, con una mamma e un papà che li amano.

Già. Lo meriterebbero, ma non li hanno.

Mi tolgo il mantello e li copro. Carezzo le loro fronti.

Piccoli, dolci amati bambini senza famiglia; vorrei potervi dare l’amore che vi è dovuto.

Vorrei, ma non posso.

 

 

Cybersix è stanca e torna a casa.

Quella notte sognerà il padre crudele che sevizia suo figlio.

Quella notte sognerà suo figlio che tenta di ucciderla.

Quella notte, continuerà ad agitarsi nel sonno, fino a svegliarsi con un urlo e svegliare la padrona di casa che andrà a bussare alla porta, intimandogli di: «Non trascinare donnacce in casa, perché questo è un palazzo rispettabile.»

 

Quella stessa notte, Lori penserà ad Adrian Seidelman che, al mattino, si è scusato per il tono brusco della propria risposta, riaccendendo così le sue speranze.

E sarà felice.

Quella stessa notte, Lucas e Nacho dormiranno al caldo, sotto il mantello di un’amica che vorrebbero chiamare “mamma” e che gli ha lasciato vicino la colazione per il giorno dopo.

E saranno felici.

Quella stessa notte, Data sette andrà a casa di Cybersix. Si sdraierà accanto al letto della sorella e la scalderà col proprio corpo caldo di pantera, vegliando su di lei per tutta la notte.

E sarà felice solo quando vedrà il suo viso distendersi e cadere in un sonno sereno.

 

Cybersix non lo sa, ma al mattino dopo, tante persone saranno felici per merito suo.

Forse, se imparasse a guardarsi meglio intorno, capirebbe che quel pizzico di felicità i suoi amici sono ben disposti a dividerlo con lei.

Perché a chi ti ama, non importa se sei un assassino, un vampiro, un cyborg o qualsivoglia aberrante creatura.

Sei tu, e gli basta.

Per accorgersene, è sufficiente passare dal “Vorrei”, al “Voglio”.

È così facile, in fondo.

   
 
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