- Flashfic
senza alcuna pretesa, sulla nuova generazione. Il mio
rapporto di odi et amo nei confronti della nuova leva si è espresso al
massimo.
- Non
sono capace di scrivere niente di breve, ma qui mi sono
imposta di limitarmi alle 400 parole. E ce l’ho fatta, anche
se questa cosetta
qui non ha niente di speciale.
-
- Ordinario
disordine
-
- «Jamie,
tesoro, perché non aiuti la
mamma apparecchiando la tavola?».
- «Perché
Al può non aiutarti?».
- «Perché
sta facendo i compiti».
- «Ma
anche io!».
- «No,
James. Tu gli stai lanciando
Pallottole Puzzole mentre lui fa i compiti! E, per Merlino, dobbiamo
mangiarci
in sala!».
- Ed eccola, una
serata di ordinario
disordine a casa Potter. Per Ginny, farsi ascoltare da suo figlio
maggiore, era
diventata un’impresa. Da quando aveva terminato il secondo
anno, poi, era
divenuto ancora più scalmanato. Lei sosteneva che fosse
colpa dell’ingresso
nella squadra di Quidditch, Harry della malandrinaggine congenita.
- Sospirò,
esausta: erano arrivati al
dover coniare un nuovo termine per lui.
- Fletté
leggermente il polso in modo che
la bacchetta, stretta nella mano destra, disegnasse una circonferenza.
Nella
pentola, la minestra si rimescolò.
- Osservò
l’orologio sul camino: la
lancetta di suo marito puntava ancora su “lavoro”.
Sbuffò: era in ritardo,
ancora.
- Perché
lei, come sempre, era
riuscita a tornare a casa in orario e lui no? E Teddy sarebbe arrivato
a
minuti! Perlomeno, si disse, la cena era pronta.
- Si
voltò appena in tempo per bloccare
suo figlio che, bacchetta in pugno, stava per combinare
l’ennesimo misfatto.
- «James!
Non puoi usare la magia fuori
da Hogwarts!», strillò, indignata.
- Prima che
potesse attraversare la sala
da pranzo – e malmenare il suo bambino
– sua figlia più piccola, la
coscienziosa Lily, strappò la bacchetta di mano al fratello
e la consegnò alla
madre.
- «Grazie,
Lils». Le lasciò una carezza
sul capo rosso e poi infilò la bacchetta nella tasca
posteriore dei pantaloni,
quella non occupata dalla sua.
- Si
fermò a osservare James che si
arrampicava su un mobile per prendere i piatti che aveva quasi
appellato. Lo
seguì con lo sguardo mentre li posava, tutti e sei, sulla
tavola, nei
rispettivi posti. E gli lanciò un’occhiataccia
quando incrociò i suoi occhietti
vispi. Lui rispose con un sorrisetto malandrino, per
l’appunto.
- Quando lei
inquadrò la figura familiare
che, oltre la finestra, si avvicinava al cancello, Jamie stava
già correndo
verso la porta.
- «Teddy!».
- Suo fratello lo
seguì a ruota e, lo
sapeva, si sarebbero litigati il diritto di accoglierlo, come
sempre.
- Lily
trotterellò loro dietro.
- Si
lasciò cadere su una delle sedie
attorno al tavolo, passandosi una mano sulla fronte leggermente sudata.
Ed
eccola che, in un’afosa e frenetica serata estiva a casa
Potter, si chiedeva
come i suoi figli potessero essere ancora così energici.
- Osservò
nuovamente l’orologio: la
lancetta di Harry si stava spostando verso “casa”,
proprio mentre Teddy ne
varcava la soglia.
Sorrise, come sempre.