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Autore: redseapearl    30/09/2014    8 recensioni
“Ecco, il giornale!” esclamò, del tutto fuori luogo. Gli altri due lo guardarono come se si trattasse di un pazzo. Kise si affrettò a spiegare. “Riguarda quello che stavamo dicendo prima. Ho notato che tutte le ragazze oggi stanno leggendo il giornale della scuola in modo… come dire… appassionato.”
Kise e Aomine guardarono Kuroko nella speranza che lui potesse risolvere quell’enigma al femminile.
“Ehm… probabilmente è dovuto alla storia che è stata pubblicata proprio oggi” spiegò l’interpellato come se fosse la cosa più logica del mondo. Tuttavia, vedendo le espressioni da triglia lessa dei due amici, realizzò che doveva essere più chiaro. “Sul giornale di oggi hanno pubblicato il primo capitolo di una fiction. Si prospetta essere una storia d’amore, suppongo sia per questo che molte ragazze ne siano attratte.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Anonymous

 

 

La vita non è una fanfiction

 

 

Kise emanava luce propria tanta era la gioia che pervadeva tutto il suo essere. Entrò in casa canticchiando e salì le scale saltellando come un fauno in un bosco pieno di ninfe. Non appena scaraventò la cartella sul pavimento e si tolse la giacca, sua sorella Kaori bussò alla porta e, senza attendere il permesso l’aprì.

“Ti ho mai detto che sono la migliore manager del mondo?”

“Tutte le volte che mi procuri un nuovo lavoro” rispose scherzoso Kise.

“Be’ questa volta mi sono superata. Sono riuscita a… eh?”

“Eh? che cosa?”

Il modo curioso, quasi indagatore, con cui Kaori lo guardava gli spense immediatamente il sorriso che aveva mantenuto per tutto il tempo da quando si era salutato con Aomine.

“È successo qualcosa?”

Kise non poteva certo raccontarle che finalmente, dopo tante settimane di travaglio, lui e Aomine si erano ufficialmente messi insieme e in modo a dir poco soddisfacente. Al solo pensiero delle effusioni che si erano scambiati sotto la doccia, delle mani che avevano regalato loro reciproco piacere, l’eccitazione tornò a farsi sentire spudorata e prepotente. “Niente di che.”

Per tutta risposta, Kaori gli si avvicinò fino a ridurre la distanza tra di loro a pochi centimetri. Era come se lo stesse scandagliando alla ricerca di un piccolo indizio. “Hai fatto pace con Daiki-kun?”

“Eh? Ma come diavolo hai fatto a…” Kise si portò subito le mani alla bocca per zittirsi, ma ormai era troppo tardi.

Kaori alzò le braccia in segno di esultanza. “Lo sapevo! Lo sapevo! In questi giorni eri diventato un musone spaventoso, ma adesso sei fin troppo raggiante!”

“Non mi stavi parlando di lavoro?”

“Chi se ne frega! Voglio, anzi no, pretendo che adesso mi racconti tutto, per filo e per segno: come vi siete riappacificati? Chi ha fatto la prima mossa? È stato complicato oppure…”

Kise prese la sorella per le spalle e la spinse di peso fuori dalla porta della sua stanza. “Ry-chan, non si trattano così le sorelle maggiori!”

“Solo quelle troppo impiccione come te” e non appena Kaori ebbe varcato la soglia della camera, Kise richiuse la porta con un sonoro tonfo. “Siamo di nuovo amici. Accontentati di questo.”

“Sicuro che siete solo amici adesso? Non mi sembra che tu abbia quella faccia lì.” Nessuna risposta giunse dall’altra parte, segno che Kise aveva deciso di barricarsi dietro un muro di silenzio per non tradirsi una seconda volta.

Kaori dovette accontentarsi delle sue supposizioni e subito corse in camera sua per prendere il telefono e chiamare qualcuno. Al quarto squillo la persona dall’altra parte rispose.

“Ciao, ho da dirti una cosa molto importante.” Raccontò quanto aveva visto e ipotizzato, dilungandosi su quanto Kise fosse sorprendentemente felice e arzillo più che mai. “Tu ne sai niente?... Ah, capisco… va bene, allora domani controlla tu e fammi sapere non appena scopri qualcosa… Ok, a domani allora!”

 

 

Aomine e Kise erano impalati davanti al cancello della scuola come due condannati a morte che presto sarebbero stati condotti al patibolo nella piazza pubblica. Il quarto capitolo di Master Basket, come aveva dichiarato lo stesso autore nella lettera anonima, era stato sicuramente pubblicato quella mattina. I due ragazzi sarebbero stati oggetto di sguardi maliziosi, risate giulive e, probabilmente, di scherzi maligni da parte degli altri studenti maschi.

“Be’, è inutile starsene qui. Prima o poi succederà, quindi entriamo e basta” esordì Aomine dopo svariati minuti di teso silenzio.

“Sì, credo tu abbia ragione” disse Kise, anche se non troppo convinto.

Entrati nel cortile della scuola respirarono un’aria ben diversa da quella che si aspettavano. Nessun chiacchiericcio concitato; nessuna euforia; nessuna gioia…

I due si guardarono prima l’un l’altro come per chiedersi reciprocamente conferma di quello che stava succedendo, o non stava succedendo, poi fecero vagare lo sguardo tutto intorno. Le ragazze riunite in gruppetti da tre, quattro o addirittura dieci reggevano il giornale e lo fissavano come se vi avessero letto un necrologio.

Le espressioni erano contrite, allibite, da lutto. Aomine individuò Momoi da sola, anch’ella intenta a leggere la prima pagina del giornaletto scolastico, completamente assorta.

Sastuki, che sta succedendo?”

Momoi si voltò verso l’amico e quando sollevò la testa mostrò un’espressione così addolorata che sembrava in procinto di piangere per la disperazione. “Dai-chan… la storia… è stata…” singhiozzò.

Aomine le strappò il giornale di mano e Kise lo affiancò per leggere l’annuncio riportato in prima pagina.

 

 

‘La redazione del giornale è sentitamente mortificata di dover annunciare ai propri affezionati lettori che la storia a capitoli Master Basket non potrà essere più pubblicata, in quanto i contenuti in essa presenti violano l’Art. 85 e l’Art.98 del regolamento scolastico.

Pertanto, a seguito delle restrizioni imposte dal Preside dell’istituto, vi chiediamo di non fare richiesta a questa redazione di proseguire ugualmente con la pubblicazione e invitiamo l’autore della storia a non inviare più i suoi scritti.

 

Cordialmente,

Yosano Naousuke

Presidente del club di giornalismo’

 

“Questo non è giusto” sbottò Momoi. “Non c’era scritto niente di male in quella storia, anzi, parlava di sentimenti bellissimi, di amore, di amicizia, di…”

Ma Aomine e Kise già non l’ascoltavano più. Troppo increduli dell’assurda fortuna che gli era piovuta dal cielo, lessero tre volte di seguito l’annuncio per assicurarsi di non aver preso un abbaglio.

Aominecchi, siamo salvi” bisbigliò Kise per non farsi sentire da Momoi, che di certo non avrebbe apprezzato il loro sollievo.

La loro dignità era salva e finalmente quell’incubo era finito! Certo, non potevano negare che era stato proprio grazie a Master Basket se loro due si erano messi insieme, ma ciò non toglieva il fatto che la loro vita intima sarebbe stata letta da chiunque portando non poco disagio e imbarazzo.

“Scommetto che ora ne sarete contenti, vero? Era quello che volevate…”

Aomine non aveva la minima intenzione di farsi rovinare il buon umore dalla scenata isterica di Momoi in piena astinenza da yaoi. “Vieni, Kise, qui tira una brutta aria!”

“DAI-CHAN! Non mi trattare così e non mi ignorare!”

Ma Aomine e Kise erano già lontani e parlottavano tra loro, in particolare Kise sembrava rinato e pieno di entusiasmo.

Momoi li osservò finché non sparirono oltre l’edificio. Prese subito il cellulare dalla cartella e digitò un sms con su scritto: ‘Avevi ragione’. Con un sorriso furbo e trionfante inviò il messaggio. Un paio di minuti dopo il cellulare trillò e Momoi lesse la risposta: ‘Che ti avevo detto ieri?’.

 

 

Entrati nell’edificio, i due si sentirono chiamare da una voce ferma e autoritaria. Videro Akashi avvicinarsi ed ebbero il forte sentore che stesse per rimproverarli di qualcosa.

“Cercavo proprio voi due. Immagino che avete saputo della sospensione della storia sul giornaletto scolastico.”

“Sì, appena pochi minuti fa” rispose Kise.

“Bene. Vi informo che sono stato io a fare la segnalazione al Preside in persona, visto che la storia violava in modo abbastanza esplicito alcuni articoli del regolamento scolastico. Mi sono anche premurato di fargli notare che alcuni professori sono troppo negligenti nel loro lavoro e che dovrebbero prestare maggiore attenzione durante le attività dei vari club.”

Aomine e Kise si guardarono. Entrambi si sentirono degli idioti per non aver pensato subito di richiedere l’intervento di qualche professore. Era anche vero, però, che per loro il regolamento scolastico, e quindi ciò che è consentito e ciò che non lo è all’interno della scuola, era un documento misterioso e ignoto. Avevano peccato di ingenuità, pensando che se la storia veniva pubblicata allora non violava alcuna regola.

“Grazie, Akashicchi! Ci hai salvato!”

“Ma io non l’ho fatto per voi.”

L’allegria di Kise si spense all’istante, mentre Aomine si irrigidì tutto.

“Eravate un po’ troppo presi da questa storia e il vostro rendimento durante gli allenamenti era drasticamente calato. Eravate distratti e persino goffi. Per non parlare del fatto che avete saltato una partita.”

“È successo solo una volta ed era solo una partita di allenamento” intervenne Aomine che proprio non sentiva di meritarsi una ramanzina.

“Ad ogni modo, ora che siete liberi da questi stupidi pensieri vi voglio più concentrati che mai. Vi ricordo che presto inizierà il campionato e non ci tengo a perdere due dei nostri migliori titolari per colpa di qualcosa di così futile. Ci vediamo dopo le lezioni, in palestra, per l’allenamento.”

Kise e Aomine rimasero fermi ancora qualche secondo quando Akashi fu andato via. Alle volte, quel ragazzo diventava davvero spaventoso.

 

 

Durante la pausa pranzo, Aomine aveva preferito andare sul tetto per starsene un po’ tranquillo, ma il suo neofidanzato non era dello stesso avviso. Così si ritrovarono entrambi a consumare il loro bento sulla terrazza in cima alla scuola.

“Ora che la storia non sarà più pubblicata, non sapremo mai chi è l’autore misterioso” rifletté Kise.

“Non me ne importa più niente, ormai. Sono solo felice che questa storia sia finita.”

“Non dire così. Anche tu eri curioso, in fondo.” Kise poggiò a terra il proprio contenitore vuoto e appoggiò la testa sulla spalla del compagno, strofinando il naso contro il suo collo inebriandosi del suo profumo.

“Piantala! Se venisse qualcuno…”

“Ma lo hai detto tu stesso che qui sopra non ci viene mai nessuno.” Kise non sembrava intenzionato a staccarsi dall’altro.

Aomine, che ben conosceva la sua insistenza, si rassegnò ad accettare passivamente le sue coccole. Coccole che ben presto cominciarono a diventare troppo calorose. Kise lo baciò sul collo, a piccoli tocchi. Aveva capito quanto piacevano quelle particolari attenzioni al suo Aominecchi e insistette particolarmente sotto l’orecchio, lì dove lo sentì rabbrividire di più. Istintivamente gli portò una mano al cavallo dei pantaloni.

Aomine gliel’afferrò con gesto fulmineo, allontanandolo da sé. “Stai esagerando, adesso.”

Per tutta risposta Kise gli sorrise malizioso, baciandolo poi sulle labbra senza preavviso. Per Aomine era accaduto tutto nell’arco di pochi giorni, ma Kise erano mesi che lo sognava, desiderava e ora che finalmente aveva ciò che gli spettava non intendeva perdere altro tempo. “Solo cinque minuti…” gli sussurrò voluttuoso.

Le promesse non dette che gli occhi di Kise gli trasmettevano bastarono a far sciogliere la presa di Aomine, lasciando al compagno campo libero.

La mano birichina del modello si insinuò sotto i pantaloni, dentro i boxer, con un’agilità felina e Kise fu più che lieto di constatare che i suoi baci avevano già sortito un certo effetto. Continuarono a baciarsi, mentre il respiro di Aomine si faceva sempre più pesante. Doveva ricambiare come aveva fatto sotto la doccia il giorno prima o poteva starsene comodamente seduto a farsi toccare? Kise non gli chiese nulla e lui lo lasciò fare.

Aominecchi, c’è una cosa che vorrei fare, ma se non vuoi fa niente.”

Aomine sbarrò gli occhi. Il tetto della scuola, durante l’ora di pranzo, non gli sembrava né il luogo né il momento adatto per fare delle proposte indecenti. Non che non avesse voglia di Kise, ma una camera, con un bel letto, senza genitori tra i piedi, sarebbe stata molto più rilassante.

“Che cosa?”

Kise si avvicinò al suo orecchio e gli bisbigliò il proibito desiderio. Improvvisamente, Aomine sentì i boxer farsi ancora più stretti. Davvero non si aspettava tanta audacia da parte di Kise già il loro secondo giorno insieme. Non che la cosa gli dispiacesse, tutt’altro…

Kise capì subito che Aomine non gli avrebbe mai dato il suo consenso apertamente, così decise di passare all’azione senza troppi preamboli. Mancavano solo dieci minuti alla fine della pausa pranzo. Lo baciò a piena bocca, facendo guizzare la lingua per creare la giusta ‘atmosfera’, mentre con la mano passò ad aprirgli di più i pantaloni. Non riuscì a fare a meno di sorridere quando sentì l’inconfondibile gonfiore dentro i boxer giungere al suo massimo. Abbassò la biancheria quel tanto che bastava a scoprire la sua zona più intima e subito calò la testa tra le sue gambe. Era un desiderio su cui aveva fantasticato numerose volte nei mesi passati. Certo, nei suoi sogni Aomine gli restituiva il favore con gioia, ma confidava che presto sarebbe stato pronto per farlo.

Intanto, si godeva i suoi gemiti rochi e silenziosi. Sentì la mano del fidanzato carezzargli la testa che andava su e giù, persino, soffermandosi in particolar modo sulla nuca. Strinse le labbra appena un po’ di più e le dita gli artigliarono i capelli così forte che per poco non gliene strappavano qualcuno. Continuò a dargli piacere con la bocca ancora qualche minuto, fino a che non si accorse che Aomine era già arrivato al suo limite. Sollevò la testa e completò il lavoro con la mano. Non gli sfuggì il mugugno di dissenso di Aomine per quel cambio di modalità, ma Kise lo ignorò.

“Sai, Aominecchi…”

“Cosa?” Aomine aveva una voce stanca e beata, come se gli stesse parlando da un angolo remoto della coscienza. Era la prima volta che provava una cosa del genere e già meditava di chiederlo al suo ragazzo un’altra volta, dopo l’allenamento, sotto la doccia.

“Dovresti allenarti un po’ sulla resistenza.”

“Senti chi parla.”

“Ti ricordo che ieri fosti tu ad arrivare per primo.”

“Sì, di un paio di secondi e neanche.”

“Allora vorrà dire che considererò la tua scarsa resistenza come un complimento alla mia bravura.”

“Potresti fare di meglio.” Aomine si risistemò i pantaloni e proprio in quel momento la campanella che segnava la fine della pausa pranzo suonò.

“E tu che ne sai di cosa sia meglio?” domandò un indispettito, nonché allarmato, Kise.

Aomine raccolse il contenitore vuoto del suo bento e si avviò verso le scale. “Mai fatto un giro su qualche sito porno?” e scomparve oltre la porta che dava accesso al terrazzo.

“Pervertito!”

 

 

Nella palestra non era ancora giunto nessuno per l’inizio degli allenamenti. Momoi si sedette alla panca a bordo campo e ritornò a leggere l’annuncio sul giornaletto scolastico che tanto l’addolorava.

Momoi-san.”

La ragazza sussultò visibilmente di paura nel sentirsi chiamare così all’improvviso. Si voltò e vide alla sua destra l’unico ragazzo capace di fare una cosa del genere: Kuroko.

Tetsu-kun, scusami non ti avevo sentito entrare.”

“Veramente ero già qui quando sei arrivata tu.”

“Ah, sul serio?” Momoi non era poi così sicura, ma preferì non approfondire la questione per non urtare i sentimenti del ragazzo. In fondo come poteva risultare credibile quando diceva che gli piaceva tanto se poi neanche notava la sua presenza?

Momoi-san, volevo dirti una cosa molto importante.”

“Sarebbe?”

Kuroko si profuse in un profondo inchino e Momoi si turbò non poco davanti a quel comportamento. “Io ti devo le mie più profonde scuse, perché so che sei tu l’autrice di Master Basket, ma ho sempre fatto finta di niente.”

Momoi restò pietrificata per alcuni istanti prima di realizzare quanto Kuroko le avesse detto. Lui sapeva. Era convinta che nessuno, eccetto Kaori Kise, sapesse che dietro Master Basket si nascondesse il suo estro creativo. In fondo, era stata proprio un’idea della sorella di Kise. Si erano incontrate un giorno per caso. Gli allenamenti pomeridiani non erano ancora iniziati e quella ragazza dai lunghi capelli biondi chiese a Momoi se sapesse dove poteva trovare Kise, dato che si era dimenticato il pranzo a casa e non voleva certo che il suo fratellino modello svenisse per la fame.

Strinsero amicizia da subito. Kaori era un vulcano di parole, senza alcuna vergogna nel dire quello che pensava, tanto che arrivò persino a parlare apertamente della mostruosa cotta che suo fratello si era preso per Aomine.

In quel momento, Momoi ebbe la conferma che ciò che pure lei sospettava da tempo avesse del fondamento. Da parte sua aveva notato che Aomine aveva sviluppato un insolito interesse per Kise, molto diverso da quello per Kuroko. Con il suo adorato Tetsu-kun si era creata un’amicizia ben consolidata, in cui i loro due caratteri così diversi si incastravano alla perfezione, ma con Kise era tutta un’altra storia. Conosceva molto bene Aomine da poter dire che i tipi chiacchierini e insistenti come Kise gli davano sui nervi, eppure anziché mandarlo al diavolo finiva persino per assecondare le sue piagnucolose richieste di giocare insieme da soli. Altra cosa strana, visto che Aomine non amava perdere tempo con i novellini.

Tutte teorie e congetture che fino a quel momento Momoi aveva tenuto rigorosamente per sé, ma con Kaori sentiva che poteva confidarsi. Inutile dire che quando raccontò tutto, la ragazza sembrò esplodere di gioia nell’udire che forse il suo fratellino aveva qualche possibilità di conquistare il ragazzo dei suoi sogni.

Le idee per ‘aiutarli’ a scoprire i loro reciproci sentimenti iniziarono a fioccare, fino a raggiungere il culmine con il diario segreto e la storia da pubblicare sul giornale scolastico. Dopotutto, non era stato un caso che Kaori avesse sistemato il diario sotto il letto del fratello poco prima che Aomine andasse a suonare alla loro porta, così come non era stato un caso che lei avesse spinto Ryota a parlare apertamente con lui.

Momoi era certa che nessuno mai lo avrebbe potuto scoprire e invece ecco che Kuroko l’aveva smascherata.

“Da quando lo sai?”

“Ho sospettato qualcosa già dal primo capitolo, ma la certezza l’ho avuta solo dopo aver letto il secondo.”

“Ma come hai fatto?”

“Di solito un autore prende sempre spunto dalla realtà che lo circonda per trovare l’ispirazione. Quindi ho pensato che a scrivere Master Basket dovesse essere una persona molto vicina ad Aomine-kun e Kise-kun. Considerata la natura della storia, poi, era ovvio che fosse una ragazza, quindi i sospetti si erano ristretti a te e alle altre ragazze che danno una mano nel club. Infine, ho notato che Aimine aveva parecchie cose in comune con l’Aomine vero e quindi ho ritenuto che solo una persona che lo conosceva bene avrebbe potuto sapere determinati aspetti del suo carattere. E l’unica persona a cui mi hanno portato tutti questi indizi sei tu, Momoi-san. Inoltre ho notato come li guardi quando stanno insieme.”

“In che modo li guardo?”

“Molto contenta.”

“Oh, non me ne ero mai accorta.” Kuroko le aveva spiegato tutto in modo semplice, quasi scontato. “E pensare che nemmeno i diretti interessati hanno mai sospettato nulla.”

Aomine-kun e Kise-kun non capiscono nemmeno loro stessi.”

Mai affermazione era stata più vera e Momoi rise di gusto a quella battuta.

“Quindi, quando mi hai fatto quel discorso sulla terapia d’urto, in realtà mi stavi convincendo a far leggere il quarto capitolo a Dai-chan e Ki-chan?”

“Sì, per questo mi devi scusare se non sono stato sincero, ma temevo che la cosa potesse imbarazzarti.”

Ancora una volta Momoi si ritrovò estasiata dall’intelligenza di Kuroko, dal suo spirito di osservazione e dal suo profondo rispetto per i sentimenti altrui. Aveva tutte le caratteristiche che cercava in un ragazzo e quello era davvero il momento perfetto per dire qualcosa di romantico, in pieno stile romanzo d’amore. Chissà se anche per lei ci sarebbe stato un bel finale come era accaduto per Aomine e Kise.

“Oh, Tetsu-kun, sei così acuto e sensibile! Nessun ragazzo riesce a capirmi come te…”

Il suono metallico di un pallone che rimbalzava sul ferro del canestro le troncò la frase a metà.

“Hai detto qualcosa, Momoi-san? Stavo tentando qualche tiro.”

Più sconfortata che mai, Momoi dovette scontrarsi con la dolorosa verità: la vita reale non è come una fanfiction.

 

 

Note dell’autrice

E sono riuscita a concludere anche questa! Caspita ci ho messo la bellezza di un anno e mezzo per farlo >.< Vergogna su di me! Però, considerato che stavo quasi per mollarla alla fine posso ritenermi più che soddisfatta!

Vorrei davvero ringraziare tutti coloro che l’hanno seguita e soprattutto chi l’ha recensita (anche se molti sembra che abbiano abbandonato il fandom *sob) dandomi così la forza di continuare a scriverla!

Ben 138 lettori tra preferiti/seguiti/ricordati *w* Cioè, wow, neanche pensavo che in questo fandom gironzolassero tante persone! Sono sicura che molte di queste non aprono più la pagina di Kuroko no basket da parecchio tempo, ma per chi c’è ancora sarei molto felice se volesse farmi sapere la sua opinione sulla storia ora che è conclusa. Sì, lo so che molti di voi pensano ‘se ho letto 16 capitoli è perché mi piace, che altro c’è da dire?’, però io di qua non lo so chi ha letto tutti i capitoli e chi no ^^ Grazie in anticipo a chi lo farà e un enorme GRAZIE a chi lo ha già fatto nei capitoli precedenti! Alla prossima storia… chissà :3

   
 
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